lunedì 22 febbraio 2016

LONDRA - CORNWAL - WALES: L'AVVENTURA PIU' INCREDIBILE



THOMAS – LONDRA E LE MISTRIOSE TERRE INGLESI DELL'EST

Maggio 1982.
"Ma sei sicuro che siamo a Londra?" sbottai guardando in faccia l'espressione soddisfatta di Thomas come se da mesi non avesse più visto un raggio di sole, annuì con la testa, mi misi a ridere mentre camminando veloci in tuta da ginnastica avevamo accostato Wellington Road, passando vicino all'Humana Hospital. Poi girando sulla sinistra ci mettemmo a correre sulla Prince Albert Road e dopo aver percorso mezzo chilometro, prendemmo un viottolo sulla destra che passava sopra il Grand Union Canal e dopo ancora finimmo sul Circle Outer finalmente all'interno del Regent's Park.
Che meraviglia, e quanto verde, mi sono sempre stupito degli enormi parchi che le città del nord Europa possedevano al loro interno e pensavo al parco Sempione di Milano che era almeno un quinto della sua grandezza.
"E' meraviglioso qui..." dissi al mio amico mentre rallentavamo la corsa mettendoci a camminare sotto quel sole tiepido che illuminava quella vastità di verde e aiuole di fiori.
"Of course" rispose lui prendendomi per un braccio e trascinandomi verso una stradina, così ci trovammo davanti ad un piccolo chiosco di bibite, ci prendemmo dell'acqua naturale.
Poco dopo seduti su una panchina, osservavamo la gente che passeggiava per quel parco e davvero mi sentivo in paradiso.
In un italiano approssimativo Thomas mi disse "Te piacerò visitare Queen Mary's Gardens... E' little avanzare poco là." Mi venne da ridere per quell'accento buffo "Essere a sei-ziro-ziro-ziro yards da here." risi davvero e lui mi diede una sberla in testa al che gli risposi "Tommy parli l'italiano come una mucca olandese" e corsi via inseguito da lui. Più tardi sudati ed accaldati ci trovammo nell'Inner Circle e da lì potevo vedere nitidamente  il Regent College.
Davvero mi sembrava di essere in una sorta di Eden e non nel centro di Londra, passeggiavamo tranquilli mentre alcune vecchiette col cappellino portavano al guinzaglio i loro cani educatissimi, poi andando verso sud, praticamente verso la Madam Tassaud's, vidi una schiera di case disposte a semicerchio, dalla cui vista si poteva godere tutto quel verde meraviglioso. Ne rimasi incantato, mi sembrava di vedere Peter Pan volarci sopra e giuro che mi sarei aspettato una Mary Poppins scendere dall'alto col suo ombrello per aiutare qualche bambino solitario.
"Hey dreamer, look here." mi fece tornare alla realtà la voce di Tommy, sul prato verde due scoiattoli correvano verso una pianta e poco più in la un cerbiatto camminava lento sull'erba. Non ci potevo credere, dove stava il registro per avere la residenza in questo posto stupendo?
Thomas mi cinse le spalle con il braccio era un modo simpatico per farmi muovere, mi sembrava di essere una bambola imbalsamata nell'osservare il paesaggio attorno. Guardai il suo braccio sulla mia spalla, Thomas sorrise "Tu rilassare, non esserci niente di brutto se ti abbraccio.... Londra non è Italia ahahahah. Voi italians molti problemi fare."
Effettivamente mi sentivo un po' sciocco, il classico italiano pieno di pregiudizi mentre là girava di tutto, poco dopo mentre eravamo su un autobus per tornare a Carlton Hill dove abitava il mio amico, sorrisi nel vedere un ragazzo punk che baciava una ragazza addobbata come un cesto di rose, sul marciapiede davanti al semaforo dove ci eravamo fermati. Davvero in quella città nulla stupisce, non ci si deve sorprendere da quel miscuglio di umanità, l'autobus si fermo poco dopo Malborough Hospital e scendemmo avviandoci verso casa.
Avevo ancora sei giorni di vacanza e stare a Londra era il massimo, l'indomani Thomas mi avrebbe portato da suo fratello a Amersham, poco distante dalla città e avremmo passato due giorni in campagna.
"Please Tom, Friday to take me to know Aunt Betty II? (mi faresti conoscere zia Betty-la regina)" chiesi al mio amico.
"Stupìdo!" mi rispose come faceva Stanlio nelle comiche e corremmo su per le scale della sua casa, la porta si aprì prima che suonassimo e sua madre (tipica signora inglese dagli occhiali rotondi) ci sorrise sulla soglia: "Oh my God, Thomas is now a perfect Italian" disse a me guardando suo figlio mentre non appena entrato in casa lanciò le scarpe in alto, "Are you crazy Tom?" continuò lei chiudendo la porta osservando la mia faccia stupita, avrei voluto dirle che io non lancio le scarpe in casa ogni volta che rientro ma penso fosse stata una battuta quella della signora.
Tom  mi guardò con aria sinistra e con gli occhi da bischero, ed esordì con un "Want to give you a shower before me, maybe I wash first, or do together?" 
Scoppiai a ridere, sua madre nonostante avesse il sorriso sulle labbra lo fulminò "Tom!"
Ma ridendo si avvicinò a lei e l'abbracciò dicendo che era solo una battuta sul fatto che noi italiani abbiamo un po' di pregiudizi, poi spari in bagno, Betty mi guardò scuotendo la testa e tornò in cucina per preparare la cena. Mi sedetti sulla poltrona davanti alla libreria e chiusi gli occhi mentre l'immagine di Regent's Park si faceva strada davanti a me con il suo immenso verde e le sue aiuole piene di fiori.




WALES (Galles), Giugno 1983

   Guardando questa fotografia, i miei ricordi vagano in un passato lontano, quando feci la mia prima vacanza in Gran Bretagna; l'anno precedente ero ospite dal mio amico Thomas con cui mi sono divertito tantissimo a Londra, la nostra giovane età ci aveva permesso di combinarne di ogni ed era stata una vacanza fantastica all'insegna del divertimento. 
   Poi con un altro amico di Milano, decisi di tornare l'anno successivo, Thomas era da alcuni parenti in Australia, così abbiamo provato a cambiare il programma a pochi giorni dalla nostra partenza per le isole britanniche.
   Non so perché programmando il viaggio con Marco, avevamo deciso solo di fare una tappa a Londra per due giorni e poi in Cornovaglia per altri tre giorni ed infine, incuriositi da un reportage sulla "misteriosa" ed un po' selvaggia regione del Galles ed un po' perché "sentivo" il desiderio di visitarla come un richiamo antico, avevamo optato per una settimana in quel posto.
    Arrivati a Londra e poi visitata la Cornovaglia, avevamo preso in affitto una vecchia auto da un simpatico e lentigginoso signore proprietario di una concessionaria che si occupava dei turisti, e così da quella celtica e magica Terra di Avalon, in un bellissimo mattino di metà giugno eravamo partiti da Taunton alla volta di Bristol, passando poi da Newport  fino a raggiungere Swansea e poi su verso nord fino a Cardigan. 
   Da Taunton, la Motorway n° 5 ci fece attraversare queste verdi terre solcate da paesini molto semplici e belli, passata poi Bridgewater, nel giro di un'oretta avevamo già superato Bristol ed immessi nella M4 che con un ponte enorme ci fece passare sul fiume Severn, che ormai era già alla fine del suo corso, sulla sinistra si poteva intravedere già il canale di Bristol, immenso come può essere un mare piccolo che divide due terre appartenenti allo stesso stato.
   Ci siamo fermati a pranzare a Newport, città tipicamente anglosassone ma con edifici moderni, situata su un fiume chiamato Usk... Non ci siamo fermati molto e nel tardo pomeriggio avevamo già superato anche Cardiff finendo dopo poco Porthcawl, un paese sul canale di Bristol. Non so perchè ma avevamo deciso di evitare le grandi città, come se una strana curiosità ci spingesse a trovare posti tranquilli e solitari, selvaggi ed antichi. 
   La cittadina si era rivelata bellissima, con case bianche sul mare, dove onde altissime andavano ad infrangersi sui muretti che dividevano la strada dalla spiaggia. Un posto meraviglioso tant'è che avevamo deciso di fermarci a dormire non prima di aver visto un meraviglioso tramonto sul mare.
   Nella notte ci fu un temporale forte che mi fece svegliare di soprassalto, sentendo a fianco Marco dormire con un leggero russare, mi rassicurai e in quel momento mi era venuta in mente una specie di storia che subito mi affrettai a scrivere su un foglio nelle pagine del mio diario di viaggio, finito di scrivere ritornai a dormire.
   Il giorno dopo eravamo già un bel po' avanti, avevamo superato Swansea che credevo molto più piccola di quanto fosse realmente, Marco guidava quasi sempre lui, a me faceva impressione stare seduto sulla sinistra, ogni volta che incrociavamo un'auto mi sembrava di andarci a sbattere contro.
   Marco mi disse che la M4 stava per finire e dovevamo decidere se proseguire all'interno con la A48 e poi immettendoci nella A40 per arrivare fino a Cardigan, altrimenti potevamo fare le strade alternative sulla costa, però ci si metteva molto più tempo, almeno due giorni, senza contare il fatto che non eravamo molto ricchi da permetterci benzina ogni volta e dormire almeno due altre volte in alberghi o viaggiare tutta la notte.
 Allora avevamo preso le due Primary Route, la 48 e la 40 e nel giro di una giornata godendoci il panorama verde di quei posti, innamorandomi anche di due cittadine come la colorata Narberth e la romantica Haverfordwest dove poi ci siamo fermati passando davvero una serata stupenda, dove si cenò benissimo e dormito un po' meno bene, in un piccolo Hotel vicino al fiume dove sognai un mare blu e una tempesta. 
   Il mattino dopo scendendo per primo mi misi a fare colazione senza aspettare Marco, sapevo che doveva curare il suo fisico dopo la doccia e ci avrebbe messo un sacco di tempo, infatti quando arrivò poco più tardi mi vide scrivere sul diario delle frasi.
   "Che fai?" mi chiese,  gli risposi serio serio... "Ma forse scriverò un libro." e ci mettemmo a ridere.
   Verso le dieci e trenta, avevamo ripreso il viaggio verso Cardigan, passata Fishguard, una cittadina dal nome buffo situata sul mare, immersa nella natura, da dove partivano i battelli per una gita di circa tre ore e mezza verso le coste a ovest. Ci siamo fermati per il pranzo e poi dopo poco più di due ore finalmente eravamo arrivati a Cardigan. Avevo paura che la cittadina non fosse bella o interessante invece il luogo era davvero piacevole, ameno, le sue case colorate erano in stile gallese, molto più semplice delle più elaborate english house ma altrettanto magnifiche. 
   L'Hotel che avevamo prenotato da Londra, era leggermente in alto rispetto al paese da cui si dominava nel verde il fiume che poi si immetteva quasi subito nella Cardigan Bay, un corso molto bello dove barche e motoscafi potevano viaggiare fino a Cardigan Island, una piccola isoletta fuori sul mare. 
   Un mare verde-blu strano, con spiagge color oro al tramonto, ed un cielo che spesso cambiava tonalità. Avevamo passato quattro giorni a visitare i dintorni, finendo per innamorarmi di quel posto selvaggio e antico, avrei voluto vivere lì per sempre, Marco non era di quell'idea, però anche lui aveva ammesso poi di sentirsi meglio in quel luogo lontano da Milano. Un pomeriggio grazie ad un consiglio di un signore che aveva una distilleria, ci aveva convinto di fare una visita veloce, a Newcastle Emlyn, una piccola cittadina all'interno tra le colline, ci sarebbe stata una bella sorpresa, disse a noi quell'uomo robusto  dagli occhi verdi, strizzando l'occhio.
   Il giorno dopo eravamo lì... Rimasi a bocca aperta: le rovine di un castello mi affascinarono in modo particolare, vidi una tenuta dove c'erano molte pecore ed il paese con le sue tipiche case  davvero suggestive, immerso nel verde tra le colline e un'ansa del fiume Afon Teifi che scendeva giù verso Cardigan, che qui tutti chiamavano Aberteifi, il vero nome gallese della città dove eravamo ospiti.
   Dopo una passeggiata nel pomeriggio ci eravamo fermati in un pub, dire che  fosse il classico caratteristico pub inglese o gallese non era proprio esatto, era molto di più: respiravi aria antica, affascinante e d'atmosfera, sembrava un locale di altri tempi, sembrava tutto molto strano; ci siamo seduti sulle sedie trapuntate di stoffa rossa, attorno a noi, tavolacci, panche e altre sedie, i mobili di legno d'ebano pesanti e tanti quadri alle pareti. 
   Arrivò sorridente il proprietario, avevamo ordinato da bere e due sandwich ben ripieni, poco dopo ci aveva servito una bella ragazza dai capelli lunghi e biondi, Isabel che conosceva un po' di italiano. Da una radio accesa, nell'aria si era sprigionata una musica celtica bellissima, quasi da sogno, guardai Marco che si sbafava quel panino con gusto poi sorridendo rivolsi lo sguardo verso la finestra aperta e delle colline verdi erano davanti ai miei occhi... 
  Un impulso irrefrenabile mi aveva fatto aprire lo zainetto e prendendo in mano il diario, avevo iniziato nuovamente a scrivere qualcosa. Marco allibito, aveva strabuzzato gli occhi davanti a me: "Anche qui davanti a questo ben di dio?" aveva detto farfugliando mentre stava ingoiando quel sandwich... Avevo accennato un si con la testa e la penna scorreva tra le mie dita.
   Dopo un po' la voce di Marco mi aveva distolto da ciò che stavo facendo "Il libro eh?"... Lo avevo guardato contraccambiando una breve risata.
   "E certo, quando un artista ha la vena ispiratrice mica deve smettere...". dopo aver bevuto un po' di birra, mi osservava in maniera strana, credo che sia rimasto impressionato dalla serietà con cui avevo risposto.
   "Ma racconterai del nostro viaggio?".
   "Non so... Non credo Marco, forse è qualcosa che andrà oltre ad un viaggio fatto da noi due." Marco aveva accennato ad un mezzo sorriso, gli occhi azzurri e i capelli neri lunghi incorniciavano il suo volto dai tratti duri, ma la sua espressione era sempre stata bonaria. Osservavo quella locanda, la bella ragazza bionda dal nome Isabel e quel paesaggio verde fuori dalla finestra, sentivo il bisogno di farlo.
   La sera stessa a Cardigan, in camera mentre il mio amico stava leggendo un libro, mi voltai istintivamente ad osservarlo, era talmente preso dalla lettura che aveva uno sguardo strano, i suoi occhi sembravano fissi e gelidi su quelle pagine, mi era venuta in mente in quell'istante una cosa e l'annotai su un foglio bianco sempre sul mio diario.
   "Altra ispirazione?" Marco si era accorto che l'avevo fissato.
   "Certo e devo dire che tu mi hai aiutato molto in questo caso." quello saltò in ginocchio sul letto "Wow se lo pubblichi e diventi famoso voglio i diritti..."
   "Si come no..."  la mia risposta era sarcastica.
   "Mmmm, visto che non è la nostra avventura nel Galles, di cosa parlerà questo fantomatico libro?"
   In quel momento mi ero reso conto di essere in difficoltà, non sapevo cosa dirgli, avevo solo scritto delle pagine che non c'entravano nulla l'una con l'altra. Descrivevo dei paesaggi, due figure una donna bionda e un ragazzo moro senza legami tra loro. Poi brevi frasi su una locanda e sul suo proprietario, un uomo grosso dagli occhi verdi. 
   "Allora Paolino?" aveva continuato Marco raggiungendo la mia postazione mettendomi la sua mano sulla mia spalla e con l'altra mi aveva dato un buffetto sui capelli che si arruffarono in piedi. "Ahahah sembri uno che abbia visto un fantasma coi quei capelli ritti!" si era messo a ridere di gusto, mentre io stringendo gli occhi voltandomi verso il diario avevo preso nuovamente in mano la penna.
   "E no e? Non dirmi che la sberla ti ha dato un'altra ispirazione..."
   Eppure qualcosa si era mosso dentro di me ed intanto che lui parlava e brontolava, io ormai non lo sentivo più e la penna tra le mie mani scorreva veloce su quei fogli bianchi. Poi fermandomi, mi ero voltato verso di lui che, quel momento era in mutande mentre stava "ballando" seguendo il ritmo di una musica da disco molto in voga allora proveniente dalla radio che aveva appena acceso nella camera.
   "Se lo intitolassi Verdi Colline?"
   Marco si era fermato di colpo, e girandosi verso di me aveva storto la bocca, sospirando e con gli occhi chiusi a fessura guardando i miei capelli ancora arruffati con voce lugubre aveva detto "E perché non - Il fantasma delle colline del Galles?"
   Era troppo stupido in quel momento, eppure a me suonava bene quel titolo "Le verdi colline" e scrivendo quelle tre parole all'inizio delle pagine scritte avevo pensato "Il resto verrà da se". 
  Il giorno dopo ci aspettava il ritorno, avevamo ancora una settimana di vacanza, ma non so il perché non avrei mai voluto lasciare quel posto, quasi sentivo che quei verdi colli volessero trattenermi per chissà quale motivo.
   La mattina seguente eravamo già sulla A40 e guardavo le alture allontanarsi sempre di più, avevo nello zaino il diario e sembrava quasi che mi chiamasse, ma riuscii a resistere a quella tentazione. Pensavo ancora al titolo - Le verdi colline -
   "Chissà se un giorno questo sogno si potrà realizzare..." pensavo continuamente mentre Marco accelerava la vettura aumentando velocità e passata una curva tra due alture, il mare era apparso improvvisamente di fianco a noi... "Tornerò qui ancora." ricordo di aver pensato, "Rivedrò di nuovo le verdi colline".
   In lontananza la cittadina di Fishguard era all'orizzonte mentre un sole caldo ed un vento tiepido ci accompagnarono per tutto il viaggio.




Estate 1997,Cornwall.
Quando lo vidi apparire davanti ai miei occhi in quella terra verde e umida, con una leggera bruma azzurrina che lambiva il terreno attorno, ebbi un momento di emozione fortissima: la sensazione di essere tornato da un passato lontano. Con la mente rividi i fuochi di Beltane, nativi che ballavano e si muovevano attraverso i fuochi e i canti, un'atmosfera animista, forte e piena di energia. Marco mi toccò il braccio. "Beh?... Ti sei addormentato?" Gli sorrisi negando con la testa e proseguimmo con la comitiva verso la collina, la "Sacra Collina Celtica".
Il Tor ora era lì davanti a me, l'atmosfera del mattino era quasi magica, carica di mistero e fascino. Dopo le spiegazioni della nostra guida, ci incamminammo su per il sentiero che ci portava fino in cima ai resti della torre in vetta. Eppure mentre il sole si irradiava nella pianura sottostante mettendo in evidenza un meraviglioso paesaggio, mi sentii attraversare da una corrente energetica, sempre crescendo, più mi avvicinavo a quei resti. 
Una forza proveniente dal profondo della terra sottostante e quando tutta la comitiva raggiunse la torre, io mi allontanai di poco e mi nascosi dalla parte opposta dov'erano i miei compagni. Mi concentrai e come in un sogno sentii una corrente azzurra quasi attraversarmi il corpo e con la mente rividi dei piedi che correvano sull'erba, sentivo il fiato delle persone per la fatica e poco distante una cantilena che sfociava in varie tonalità maschili. 
Una musica bassa ma quasi assordante, oltre ai piedi vidi gambe muscolose che correvano e una mano teneva un pugnale di bronzo ed un segno sulla destra, uguale a quello che ho sulla mia mano. Poi, sempre col pensiero vidi un cerchio formato da uomini vestiti di bianco e attorno a loro inginocchiate, figure femminili vestite di azzurro mentre con le mani usavano dell'acqua vicino ai piedi dei primi. all'improvviso sentii una voce chiamare "Yynswy... Yynswy..." mi girai e sorrisi.
All'improvviso un raggio di sole mi arrivo dritto negli occhi quasi accecandomi. "Paolo... Ma sei qui allora..." Rividi tra le macchie davanti ai miei occhi, causate dal raggio di sole, il mio amico Marco che sorrideva invitandomi a scendere con gli altri. Più tardi sul sentiero che ci portava sotto, mi rigirai verso il Tor, che sensazione strana, lo vidi come immerso in una luce argentea e ripensai a quel nome Yynswy, un nome strano ma quasi familiare. 
Mi diedi del sognatore e scesi con loro fino a raggiungere il pullman che ci portava poi all'albergo. Nel tragitto, dietro di noi, due donne parlavano fitto in un inglese penso dialettale e una di loro disse qualche parola strana tra cui "Ynais Ertoys Winis" incuriosito mi girai ed incrociai gli occhi di queste, quella più anziana dagli occhi azzurro chiaro mi sorrise e mi disse fissandomi negli occhi: "Welcome back, sorry I wanted to say welcome to the land of Yinis Witrin or rather Avalon." sorrisi con il dubbio stampato nei miei occhi davanti a quei visi tipicamente inglesi. 
La bionda a fianco, guardò l'altra poi di nuovo me: "Sooner or later we all return to places we know or ... or ... somewhere in the past where he lived. Do not you think?". Rimasi perplesso ma feci segno di si con la testa non capendo bene cosa alludesse.
Marco mi diede una gomitata leggera "Ma attacchi bottone proprio con tutti eh?" rise. Mentre scendevamo dal bus, salutai con la mano le due simpatiche signore che erano ospiti in una specie di cottage vicino al nostro hotel, la bionda si avvicinò a me e mi diede una cosa avvolta in una carta gialla, sbirciai nella borsa ne aveva almeno una decina dentro. "Consider it a lucky charm", la ringraziai e misi in tasca il piccolo pacchettino. 
   Feci una doccia, mi cambiai per cena e prima di scendere aprii l'involucro e mi trovai in mano un ciondolo rotondo di rame, I bordi erano ricamati come dei petali piccoli e al centro una "Y". Pensai a quel nome Yynswy... Rimasi incerto e stranito, lo misi in tasca e scesi in sala da pranzo. Una coincidenza strana... Chissà...


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