THOMAS
– LONDRA E LE MISTRIOSE TERRE INGLESI DELL'EST
Maggio 1982.
"Ma
sei sicuro che siamo a Londra?" sbottai guardando in faccia
l'espressione soddisfatta di Thomas come se da mesi non avesse più
visto un raggio di sole, annuì con la testa, mi misi a ridere mentre
camminando veloci in tuta da ginnastica avevamo accostato Wellington
Road, passando vicino all'Humana Hospital. Poi girando sulla sinistra
ci mettemmo a correre sulla Prince Albert Road e dopo aver percorso
mezzo chilometro, prendemmo un viottolo sulla destra che passava sopra
il Grand Union Canal e dopo ancora finimmo sul Circle Outer
finalmente all'interno del Regent's Park.
Che
meraviglia, e quanto verde, mi sono sempre stupito degli enormi
parchi che le città del nord Europa possedevano al loro interno e
pensavo al parco Sempione di Milano che era almeno un quinto della
sua grandezza.
"E'
meraviglioso qui..." dissi al mio amico mentre rallentavamo la
corsa mettendoci a camminare sotto quel sole tiepido che illuminava
quella vastità di verde e aiuole di fiori.
"Of
course" rispose lui prendendomi per un braccio e trascinandomi
verso una stradina, così ci trovammo davanti ad un piccolo chiosco
di bibite, ci prendemmo dell'acqua naturale.
Poco
dopo seduti su una panchina, osservavamo la gente che passeggiava per
quel parco e davvero mi sentivo in paradiso.
In
un italiano approssimativo Thomas mi disse "Te piacerò visitare
Queen Mary's Gardens... E' little avanzare poco là." Mi venne
da ridere per quell'accento buffo "Essere a sei-ziro-ziro-ziro
yards da here." risi davvero e lui mi diede una sberla in testa
al che gli risposi "Tommy parli l'italiano come una mucca
olandese" e corsi via inseguito da lui. Più tardi sudati ed
accaldati ci trovammo nell'Inner Circle e da lì potevo vedere
nitidamente il Regent College.
Davvero
mi sembrava di essere in una sorta di Eden e non nel centro di
Londra, passeggiavamo tranquilli mentre alcune vecchiette col
cappellino portavano al guinzaglio i loro cani educatissimi, poi
andando verso sud, praticamente verso la Madam Tassaud's, vidi una
schiera di case disposte a semicerchio, dalla cui vista si poteva
godere tutto quel verde meraviglioso. Ne rimasi incantato, mi
sembrava di vedere Peter Pan volarci sopra e giuro che mi sarei
aspettato una Mary Poppins scendere dall'alto col suo ombrello per
aiutare qualche bambino solitario.
"Hey
dreamer, look here." mi fece tornare alla realtà la voce di
Tommy, sul prato verde due scoiattoli correvano verso una pianta e
poco più in la un cerbiatto camminava lento sull'erba. Non ci potevo
credere, dove stava il registro per avere la residenza in questo
posto stupendo?
Thomas mi cinse le spalle con il braccio era un modo simpatico per farmi muovere, mi sembrava di essere una bambola imbalsamata nell'osservare il paesaggio attorno. Guardai il suo braccio sulla mia spalla, Thomas sorrise "Tu rilassare, non esserci niente di brutto se ti abbraccio.... Londra non è Italia ahahahah. Voi italians molti problemi fare."
Thomas mi cinse le spalle con il braccio era un modo simpatico per farmi muovere, mi sembrava di essere una bambola imbalsamata nell'osservare il paesaggio attorno. Guardai il suo braccio sulla mia spalla, Thomas sorrise "Tu rilassare, non esserci niente di brutto se ti abbraccio.... Londra non è Italia ahahahah. Voi italians molti problemi fare."
Effettivamente
mi sentivo un po' sciocco, il classico italiano pieno di pregiudizi
mentre là girava di tutto, poco dopo mentre eravamo su un autobus
per tornare a Carlton Hill dove abitava il mio amico, sorrisi nel
vedere un ragazzo punk che baciava una ragazza addobbata come un
cesto di rose, sul marciapiede davanti al semaforo dove ci eravamo
fermati. Davvero in quella città nulla stupisce, non ci si deve
sorprendere da quel miscuglio di umanità, l'autobus si fermo poco
dopo Malborough Hospital e scendemmo avviandoci verso casa.
Avevo
ancora sei giorni di vacanza e stare a Londra era il massimo,
l'indomani Thomas mi avrebbe portato da suo fratello a Amersham, poco
distante dalla città e avremmo passato due giorni in campagna.
"Please
Tom, Friday to take me to know Aunt Betty II? (mi faresti conoscere
zia Betty-la regina)" chiesi al mio amico.
"Stupìdo!"
mi rispose come faceva Stanlio nelle comiche e corremmo su per le
scale della sua casa, la porta si aprì prima che suonassimo e sua
madre (tipica signora inglese dagli occhiali rotondi) ci sorrise
sulla soglia: "Oh my God, Thomas is now a perfect Italian"
disse a me guardando suo figlio mentre non appena entrato in casa
lanciò le scarpe in alto, "Are you crazy Tom?" continuò
lei chiudendo la porta osservando la mia faccia stupita, avrei voluto
dirle che io non lancio le scarpe in casa ogni volta che rientro ma
penso fosse stata una battuta quella della signora.
Tom
mi guardò con aria sinistra e con gli occhi da bischero, ed
esordì con un "Want to give you a shower before me, maybe
I wash first, or do together?"
Scoppiai
a ridere, sua madre nonostante avesse il sorriso sulle labbra lo
fulminò "Tom!"
Ma
ridendo si avvicinò a lei e l'abbracciò dicendo che era solo una
battuta sul fatto che noi italiani abbiamo un po' di pregiudizi, poi
spari in bagno, Betty mi guardò scuotendo la testa e tornò in
cucina per preparare la cena. Mi sedetti sulla poltrona davanti alla
libreria e chiusi gli occhi mentre l'immagine di Regent's Park si
faceva strada davanti a me con il suo immenso verde e le sue aiuole
piene di fiori.
WALES
(Galles), Giugno 1983
Guardando
questa fotografia, i miei ricordi vagano in un passato lontano,
quando feci la mia prima vacanza in Gran Bretagna; l'anno precedente
ero ospite dal mio amico Thomas con cui mi sono divertito tantissimo
a Londra, la nostra giovane età ci aveva permesso di combinarne di
ogni ed era stata una vacanza fantastica all'insegna del
divertimento.
Poi
con un altro amico di Milano, decisi di tornare l'anno successivo,
Thomas era da alcuni parenti in Australia, così abbiamo provato a
cambiare il programma a pochi giorni dalla nostra partenza per le
isole britanniche.
Non
so perché programmando il viaggio con Marco, avevamo deciso solo di
fare una tappa a Londra per due giorni e poi in Cornovaglia per altri
tre giorni ed infine, incuriositi da un reportage sulla "misteriosa"
ed un po' selvaggia regione del Galles ed un po' perché "sentivo"
il desiderio di visitarla come un richiamo antico, avevamo optato per
una settimana in quel posto.
Arrivati
a Londra e poi visitata la Cornovaglia, avevamo preso in affitto una
vecchia auto da un simpatico e lentigginoso signore proprietario di
una concessionaria che si occupava dei turisti, e così da quella
celtica e magica Terra di Avalon, in un bellissimo mattino di metà
giugno eravamo partiti da Taunton alla volta di Bristol, passando poi
da Newport fino a raggiungere Swansea e poi su verso nord fino
a Cardigan.
Da
Taunton, la
Motorway n° 5 ci fece attraversare queste verdi terre solcate da
paesini molto semplici e belli, passata poi Bridgewater, nel giro di
un'oretta avevamo già superato Bristol ed immessi nella M4 che con
un ponte enorme ci fece passare sul fiume Severn, che ormai era già
alla fine del suo corso, sulla sinistra si poteva intravedere già il
canale di Bristol, immenso come può essere un mare piccolo che
divide due terre appartenenti allo stesso stato.
Ci
siamo fermati a pranzare a Newport, città tipicamente anglosassone
ma con edifici moderni, situata su un fiume chiamato Usk... Non ci
siamo fermati molto e nel tardo pomeriggio avevamo già superato
anche Cardiff finendo dopo poco Porthcawl, un paese sul canale di
Bristol. Non so perchè ma avevamo deciso di evitare le grandi città,
come se una strana curiosità ci spingesse a trovare posti tranquilli
e solitari, selvaggi ed antichi.
La
cittadina si era rivelata bellissima, con case bianche sul mare, dove
onde altissime andavano ad infrangersi sui muretti che dividevano la
strada dalla spiaggia. Un posto meraviglioso tant'è che avevamo
deciso di fermarci a dormire non prima di aver visto un meraviglioso
tramonto sul mare.
Nella
notte ci fu un temporale forte che mi fece svegliare di soprassalto,
sentendo a fianco Marco dormire con un leggero russare, mi
rassicurai e in quel momento mi era venuta in mente una specie di
storia che subito mi affrettai a scrivere su un foglio nelle pagine
del mio diario di viaggio, finito di scrivere ritornai a dormire.
Il
giorno dopo eravamo già un bel po' avanti, avevamo superato Swansea
che credevo molto più piccola di quanto fosse realmente, Marco
guidava quasi sempre lui, a me faceva impressione stare seduto sulla
sinistra, ogni volta che incrociavamo un'auto mi sembrava di andarci
a sbattere contro.
Marco
mi disse che la M4 stava per finire e dovevamo decidere se proseguire
all'interno con la A48 e poi immettendoci nella A40 per arrivare fino
a Cardigan, altrimenti potevamo fare le strade alternative sulla
costa, però ci si metteva molto più tempo, almeno due giorni, senza
contare il fatto che non eravamo molto ricchi da permetterci benzina
ogni volta e dormire almeno due altre volte in alberghi o viaggiare
tutta la notte.
Allora
avevamo preso le due Primary Route, la 48 e la 40 e nel giro di una
giornata godendoci il panorama verde di quei posti, innamorandomi
anche di due cittadine come la colorata Narberth e la
romantica Haverfordwest dove poi ci siamo fermati passando davvero
una serata stupenda, dove si cenò benissimo e dormito un po' meno
bene, in un piccolo Hotel vicino al fiume dove sognai un mare blu e
una tempesta.
Il
mattino dopo scendendo per primo mi misi a fare colazione senza
aspettare Marco, sapevo che doveva curare il suo fisico dopo la
doccia e ci avrebbe messo un sacco di tempo, infatti quando arrivò
poco più tardi mi vide scrivere sul diario delle frasi.
"Che
fai?" mi chiese, gli risposi serio serio... "Ma forse
scriverò un libro." e ci mettemmo a ridere.
Verso
le dieci e trenta, avevamo ripreso il viaggio verso Cardigan, passata
Fishguard, una cittadina dal nome buffo situata sul mare, immersa
nella natura, da dove partivano i battelli per una gita di circa tre
ore e mezza verso le coste a ovest. Ci siamo fermati per il pranzo e
poi dopo poco più di due ore finalmente eravamo arrivati a Cardigan.
Avevo paura che la cittadina non fosse bella o interessante invece il
luogo era davvero piacevole, ameno, le sue case colorate erano in
stile gallese, molto più semplice delle più elaborate english house
ma altrettanto magnifiche.
L'Hotel
che avevamo prenotato da Londra, era leggermente in alto rispetto al
paese da cui si dominava nel verde il fiume che poi si immetteva
quasi subito nella Cardigan Bay, un corso molto bello dove barche e
motoscafi potevano viaggiare fino a Cardigan Island, una piccola
isoletta fuori sul mare.
Un
mare verde-blu strano, con spiagge color oro al tramonto, ed un cielo
che spesso cambiava tonalità. Avevamo passato quattro giorni a
visitare i dintorni, finendo per innamorarmi di quel posto selvaggio
e antico, avrei voluto vivere lì per sempre, Marco non era di
quell'idea, però anche lui aveva ammesso poi di sentirsi meglio in
quel luogo lontano da Milano. Un pomeriggio grazie ad un consiglio di
un signore che aveva una distilleria, ci aveva convinto di fare una
visita veloce, a Newcastle Emlyn, una piccola cittadina all'interno
tra le colline, ci sarebbe stata una bella sorpresa, disse a noi
quell'uomo robusto dagli occhi verdi, strizzando l'occhio.
Il
giorno dopo eravamo lì... Rimasi a bocca aperta: le rovine di un
castello mi affascinarono in modo particolare, vidi una tenuta dove
c'erano molte pecore ed il paese con le sue tipiche case davvero
suggestive, immerso nel verde tra le colline e un'ansa del fiume Afon
Teifi che scendeva giù verso Cardigan, che qui tutti chiamavano
Aberteifi, il vero nome gallese della città dove eravamo ospiti.
Dopo
una passeggiata nel pomeriggio ci eravamo fermati in un pub, dire che
fosse il classico caratteristico pub inglese o gallese non era
proprio esatto, era molto di più: respiravi aria antica,
affascinante e d'atmosfera, sembrava un locale di altri tempi,
sembrava tutto molto strano; ci siamo seduti sulle sedie trapuntate
di stoffa rossa, attorno a noi, tavolacci, panche e altre sedie, i
mobili di legno d'ebano pesanti e tanti quadri alle pareti.
Arrivò
sorridente il proprietario, avevamo ordinato da bere e due sandwich
ben ripieni, poco dopo ci aveva servito una bella ragazza dai capelli
lunghi e biondi, Isabel che conosceva un po' di italiano. Da una
radio accesa, nell'aria si era sprigionata una musica celtica
bellissima, quasi da sogno, guardai Marco che si sbafava quel panino
con gusto poi sorridendo rivolsi lo sguardo verso la finestra aperta
e delle colline verdi erano davanti ai miei occhi...
Un
impulso irrefrenabile mi aveva fatto aprire lo zainetto e prendendo
in mano il diario, avevo iniziato nuovamente a scrivere qualcosa.
Marco allibito, aveva strabuzzato gli occhi davanti a me: "Anche
qui davanti a questo ben di dio?" aveva detto farfugliando
mentre stava ingoiando quel sandwich... Avevo accennato un si con la
testa e la penna scorreva tra le mie dita.
Dopo
un po' la voce di Marco mi aveva distolto da ciò che stavo facendo
"Il libro eh?"... Lo avevo guardato contraccambiando una
breve risata.
"E
certo, quando un artista ha la vena ispiratrice mica deve
smettere...". dopo aver bevuto un po' di birra, mi osservava in
maniera strana, credo che sia rimasto impressionato dalla serietà
con cui avevo risposto.
"Ma
racconterai del nostro viaggio?".
"Non
so... Non credo Marco, forse è qualcosa che andrà oltre ad un
viaggio fatto da noi due." Marco aveva accennato ad un mezzo
sorriso, gli occhi azzurri e i capelli neri lunghi incorniciavano il
suo volto dai tratti duri, ma la sua espressione era sempre stata
bonaria. Osservavo quella locanda, la bella ragazza bionda dal nome
Isabel e quel paesaggio verde fuori dalla finestra, sentivo il
bisogno di farlo.
La
sera stessa a Cardigan, in camera mentre il mio amico stava leggendo
un libro, mi voltai istintivamente ad osservarlo, era talmente preso
dalla lettura che aveva uno sguardo strano, i suoi occhi sembravano
fissi e gelidi su quelle pagine, mi era venuta in mente in
quell'istante una cosa e l'annotai su un foglio bianco sempre sul mio
diario.
"Altra
ispirazione?" Marco si era accorto che l'avevo fissato.
"Certo
e devo dire che tu mi hai aiutato molto in questo caso." quello
saltò in ginocchio sul letto "Wow se lo pubblichi e diventi
famoso voglio i diritti..."
"Si
come no..." la mia risposta era sarcastica.
"Mmmm,
visto che non è la nostra avventura nel Galles, di cosa parlerà
questo fantomatico libro?"
In
quel momento mi ero reso conto di essere in difficoltà, non sapevo
cosa dirgli, avevo solo scritto delle pagine che non c'entravano
nulla l'una con l'altra. Descrivevo dei paesaggi, due figure una
donna bionda e un ragazzo moro senza legami tra loro. Poi brevi frasi
su una locanda e sul suo proprietario, un uomo grosso dagli occhi
verdi.
"Allora
Paolino?" aveva continuato Marco raggiungendo la mia postazione
mettendomi la sua mano sulla mia spalla e con l'altra mi aveva dato
un buffetto sui capelli che si arruffarono in piedi. "Ahahah
sembri uno che abbia visto un fantasma coi quei capelli ritti!"
si era messo a ridere di gusto, mentre io stringendo gli occhi
voltandomi verso il diario avevo preso nuovamente in mano la penna.
"E
no e? Non dirmi che la sberla ti ha dato un'altra ispirazione..."
Eppure
qualcosa si era mosso dentro di me ed intanto che lui parlava e
brontolava, io ormai non lo sentivo più e la penna tra le mie mani
scorreva veloce su quei fogli bianchi. Poi fermandomi, mi ero voltato
verso di lui che, quel momento era in mutande mentre stava "ballando"
seguendo il ritmo di una musica da disco molto in voga allora
proveniente dalla radio che aveva appena acceso nella camera.
"Se
lo intitolassi Verdi Colline?"
Marco
si era fermato di colpo, e girandosi verso di me aveva storto la
bocca, sospirando e con gli occhi chiusi a fessura guardando i miei
capelli ancora arruffati con voce lugubre aveva detto "E perché
non - Il fantasma delle colline del Galles?"
Era
troppo stupido in quel momento, eppure a me suonava bene quel titolo
"Le verdi colline" e scrivendo quelle tre parole all'inizio
delle pagine scritte avevo pensato "Il resto verrà da se".
Il
giorno dopo ci aspettava il ritorno, avevamo ancora una settimana di
vacanza, ma non so il perché non avrei mai voluto lasciare quel
posto, quasi sentivo che quei verdi colli volessero trattenermi per
chissà quale motivo.
La
mattina seguente eravamo già sulla A40 e guardavo le alture
allontanarsi sempre di più, avevo nello zaino il diario e sembrava
quasi che mi chiamasse, ma riuscii a resistere a quella tentazione.
Pensavo ancora al titolo - Le verdi colline -
"Chissà
se un giorno questo sogno si potrà realizzare..." pensavo
continuamente mentre Marco accelerava la vettura aumentando velocità
e passata una curva tra due alture, il mare era apparso
improvvisamente di fianco a noi... "Tornerò qui ancora."
ricordo di aver pensato, "Rivedrò di nuovo le verdi colline".
In
lontananza la cittadina di Fishguard era all'orizzonte mentre un sole
caldo ed un vento tiepido ci accompagnarono per tutto il viaggio.
Estate
1997,Cornwall.
Quando lo vidi apparire davanti ai miei occhi in
quella terra verde e umida, con una leggera bruma azzurrina che
lambiva il terreno attorno, ebbi un momento di emozione fortissima:
la sensazione di essere tornato da un passato lontano. Con la mente
rividi i fuochi di Beltane, nativi che ballavano e si muovevano
attraverso i fuochi e i canti, un'atmosfera animista, forte e piena
di energia. Marco mi toccò il braccio. "Beh?... Ti sei
addormentato?" Gli sorrisi negando con la testa e proseguimmo
con la comitiva verso la collina, la "Sacra Collina Celtica".
Il Tor ora era lì davanti a me, l'atmosfera del mattino era quasi magica, carica di mistero e fascino. Dopo le spiegazioni della nostra guida, ci incamminammo su per il sentiero che ci portava fino in cima ai resti della torre in vetta. Eppure mentre il sole si irradiava nella pianura sottostante mettendo in evidenza un meraviglioso paesaggio, mi sentii attraversare da una corrente energetica, sempre crescendo, più mi avvicinavo a quei resti.
Il Tor ora era lì davanti a me, l'atmosfera del mattino era quasi magica, carica di mistero e fascino. Dopo le spiegazioni della nostra guida, ci incamminammo su per il sentiero che ci portava fino in cima ai resti della torre in vetta. Eppure mentre il sole si irradiava nella pianura sottostante mettendo in evidenza un meraviglioso paesaggio, mi sentii attraversare da una corrente energetica, sempre crescendo, più mi avvicinavo a quei resti.
Una
forza proveniente dal profondo della terra sottostante e quando tutta
la comitiva raggiunse la torre, io mi allontanai di poco e mi nascosi
dalla parte opposta dov'erano i miei compagni. Mi concentrai e come
in un sogno sentii una corrente azzurra quasi attraversarmi il corpo
e con la mente rividi dei piedi che correvano sull'erba, sentivo il
fiato delle persone per la fatica e poco distante una cantilena che
sfociava in varie tonalità maschili.
Una
musica bassa ma quasi assordante, oltre ai piedi vidi gambe muscolose
che correvano e una mano teneva un pugnale di bronzo ed un segno
sulla destra, uguale a quello che ho sulla mia mano. Poi, sempre col
pensiero vidi un cerchio formato da uomini vestiti di bianco e
attorno a loro inginocchiate, figure femminili vestite di azzurro
mentre con le mani usavano dell'acqua vicino ai piedi dei primi.
all'improvviso sentii una voce chiamare "Yynswy... Yynswy..."
mi girai e sorrisi.
All'improvviso
un raggio di sole mi arrivo dritto negli occhi quasi accecandomi.
"Paolo... Ma sei qui allora..." Rividi tra le macchie
davanti ai miei occhi, causate dal raggio di sole, il mio amico Marco
che sorrideva invitandomi a scendere con gli altri. Più tardi sul
sentiero che ci portava sotto, mi rigirai verso il Tor, che
sensazione strana, lo vidi come immerso in una luce argentea e
ripensai a quel nome Yynswy, un nome strano ma quasi familiare.
Mi
diedi del sognatore e scesi con loro fino a raggiungere il pullman
che ci portava poi all'albergo. Nel tragitto, dietro di noi, due
donne parlavano fitto in un inglese penso dialettale e una di loro
disse qualche parola strana tra cui "Ynais Ertoys Winis"
incuriosito mi girai ed incrociai gli occhi di queste, quella più
anziana dagli occhi azzurro chiaro mi sorrise e mi disse fissandomi
negli occhi: "Welcome back, sorry I wanted to say welcome to the
land of Yinis Witrin or rather Avalon." sorrisi con il dubbio
stampato nei miei occhi davanti a quei visi tipicamente inglesi.
La
bionda a fianco, guardò l'altra poi di nuovo me: "Sooner or
later we all return to places we know or ... or ... somewhere in the
past where he lived. Do not you think?". Rimasi perplesso ma
feci segno di si con la testa non capendo bene cosa alludesse.
Marco mi diede una gomitata leggera "Ma attacchi bottone proprio con tutti eh?" rise. Mentre scendevamo dal bus, salutai con la mano le due simpatiche signore che erano ospiti in una specie di cottage vicino al nostro hotel, la bionda si avvicinò a me e mi diede una cosa avvolta in una carta gialla, sbirciai nella borsa ne aveva almeno una decina dentro. "Consider it a lucky charm", la ringraziai e misi in tasca il piccolo pacchettino.
Marco mi diede una gomitata leggera "Ma attacchi bottone proprio con tutti eh?" rise. Mentre scendevamo dal bus, salutai con la mano le due simpatiche signore che erano ospiti in una specie di cottage vicino al nostro hotel, la bionda si avvicinò a me e mi diede una cosa avvolta in una carta gialla, sbirciai nella borsa ne aveva almeno una decina dentro. "Consider it a lucky charm", la ringraziai e misi in tasca il piccolo pacchettino.
Feci
una doccia, mi cambiai per cena e prima di scendere aprii l'involucro
e mi trovai in mano un ciondolo rotondo di rame, I bordi erano
ricamati come dei petali piccoli e al centro una "Y".
Pensai a quel nome Yynswy... Rimasi incerto e stranito, lo misi in
tasca e scesi in sala da pranzo. Una coincidenza strana... Chissà...
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