mercoledì 11 maggio 2016

LUI CHE ASPETTAVA




LUI CHE ASPETTAVA

"Mi chiamano... Devo andare!"
Era la solita frase che conosceva già da tempo, Davide sapeva che questa cosa succedeva sempre nel momento in cui mai doveva accadere e soprattutto quando squillava quel dannato telefono.
Davide guardava quella figura dalla finestra, l'osservava mentre entrava in auto e con una velocità folle spariva in fondo alla via.
Lo sapeva Davide, sapeva a ciò che andava incontro quando quella domenica mattina piovosa di agosto incontrò Livio, nell'unico bar aperto in centro della città dove entrambi vivevano, senza mai essersi visti ne conosciuti.
Ricorda bene quel ragazzo di trentanni vestito elegantemente di blu, l'orologio costoso al polso e l'anello, la fede matrimoniale nella mano sinistra.
Quando Davide ordinò il suo caffè, l'altro si girò a guardarlo, al ragazzo tremò per un attimo il cuore, due occhi verdi incredibili ed un sorriso si aprirono davanti a lui.
"Altra anima sola..." disse ridendo facendo l'occhiolino al barista che, probabilmente conosceva da tempo "In questa città vuota per le ferie... Mi chiamo Livio." disse porgendogli la mano.
"Davide" balbettò arrossendo l'altro...
Non si sa come i fili del destino intreccino le vite delle persone, nel giro di due ore si ritrovò in camera da letto di Livio.
Davide avrebbe voluto scappare ma qualcosa lo trattenne e nello stesso tempo l'attrazione per quell'uomo si mischiava con la voglia di fuggire.
"Non aver paura, so cosa sto facendo Davide, mia moglie e le mie figlie... " continuava Livio spogliandosi, mentre con una stretta al cuore, Davide osservava le foto di quella famiglia sorridere felice da luoghi incantevoli "Dicevo la mia famiglia è al mare ed io... Ogni tanto mi tolgo un desiderio..."
"Un desiderio!" pensava Davide attratto da quel fisico, da quella voce, da quella personalità "E' solo un'avventura con uno sposato che tradisce la moglie e la prende in giro e chissà con chi altri."
"Se stai pensando che io vada con chi mi capita a tiro, ti sbagli piccolo!" rispose lui guardandolo negli occhi... "Io scelgo, da perfetto egoista ed ipocrita, scelgo ciò che mi sembra il meglio..." ed avvicinandosi sempre di più a Davide accarezzandogli poi la fronte con due dita continuò "E tu lo sei, l'ho capito subito.".
Fu la prima volta che al ragazzo capitava una cosa del genere, più tardi guardava la pioggia cadere fitta dal cielo in quella camera dalle ombre blu, mentre l'altro dormiva abbracciato a lui. 
Non sapeva ancora che Livio sarebbe entrato nella sua vita per tanto tempo.
Tre anni di amore nascosto, tre anni di sofferenza, per la nascita di un altro suo figlio e per i fine settimana passati da solo o con qualche amico, pensando a Livio con la sua famiglia ignara di tutto ciò. 
Fu un colpo al cuore quando li vide tutti e cinque in centro un sabato pomeriggio, aveva evitato le uscite in quelle ore, per non incontrarlo ma quella volta no, era stato davvero un caso.
La moglie, giovane e bella, bionda e sorridente presentatagli con noncuranza dall'altro mentre nel suo petto il cuore batteva forte ed avrebbe voluto gridare.
Le due bambine ed il maschietto, i figli stupendi ed ignari come la loro madre di ciò che era il padre...
I giorni passavano e Livio era ancora presente nella sua vita, solo un paio di sere la settimana a casa sua, di Davide. Briciole. Polvere. Granuli di uno strano amore.
E bastava una telefonata che subito Livio fuggisse via da lui anche nel momento in cui non si dovrebbe farlo mai...
Per Davide ora alla finestra, era venuto il tempo di dare una fine a questo amore, a questa storia. Soffriva troppo e quando aveva visto sparire l'auto di Livio dietro alla curva alla fine della sua strada, aveva deciso: basta!
Si era messo sul divano a piangere come un bambino, il viso tra le mani mentre le lacrime bagnavano quel volto triste, ma non sarebbe tornato indietro... Domani lo avrebbe chiamato.
Un piccolo raggio di sole in quel momento stava entrando nella camera ed illuminò la foto sul mobile a fianco, la foto di quando Davide era bambino, al mare seduto sull'altalena sorridendo a suo padre mentre scattava quella foto.
Alzandosi, la prese e la mise tra le sue braccia stretta al cuore, era di nuovo pronto a dare una svolta alla sua vita, a dimenticare, forse, lui. L'uomo del "Devo andare", l'uomo che non poteva dargli ciò che cercava: una vita insieme.
Appoggiò la foto sul mobile ed uscì di casa.

(Dedicato a te L. amico mio, che finalmente hai deciso per la tua serenità)
G.D.S.

1 commento:

  1. Mi piace leggere i tuoi racconti Paolo perche racconti nuove emozioni , nuovi stili ,cambi spesso genere ,il mondo della lettura e una immensa gelateria e io non riuscirei mai a gustare sempre lo stesso tipo di gelato mi verrebbe noia perderei il gusto. ciao

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