lunedì 2 maggio 2016

VAI PER LA TUA STRADA



VAI PER LA TUA STRADA


Erano passati pochi giorni da quando partisti per altri lidi, per un posto che non è mai stato qui vicino a noi, per un luogo sconosciuto a tutti, per un mondo dove i profumi intensi accolgono chi, come te, avevano sofferto e vissuto molto nella loto vita.
Ti pensavo seduto sui gradini di casa con alle spalle la famosa scala che vide, nel corso degli anni, la vita di tutti noi, quella scala che osservata dal basso sembrava portasse in chissà quale giardino o terrazzo meravigliosi.
Guardavo le nuvole bianchissime nel cielo, la volta sopra di me era un manto azzurro incredibile e per passare il tempo, contavo le feritoie del castello di fronte, nella via dove abitavamo da sempre.
Pensavo a ricordi, ad un passato lontano, a tutto ciò che era stato, che poteva essere e che non era mai accaduto dopo...
Quel dopo che sapeva di sconfitta, di dolore, di impotenza. Quel dopo che aveva fatto sprofondare negli abissi le persone che avevano vissuto quella storia
Eppure non sentivo tristezza, ma solo malinconia. Una leggera brezza soffiava sul mio volto e sui miei capelli e con la mente vedevo lei: leggera, bionda, ma sempre di spalle, come non volesse più guardarmi negli occhi.
Mentre stavo la stavo pensando ed il mio cuore incominciava a stringersi in una morsa di malinconia ecco, un'ombra passò di fianco a me, vidi una valigia azzurra posarsi sull'asfalto davanti ai miei occhi, la mano che la teneva aveva un bracciale ed un anello inconfondibile.
Prima che mi riavessi dallo stupore, dietro la mia nuca sentii questa frase:
"Vai caro, Ora si... Vai per la tua strada."
Mentre stavo per parlare e chiamarla, mi girai verso le scale e la vidi salire senza voltarsi indietro, i capelli biondi e lunghi sulle spalle, un vestito azzurro le copriva le forme del corpo esile, lei stava salendo velocemente mentre la mia mano istintivamente prese la valigia azzurra.
Leggiadra scomparve alla fine delle scale, inghiottita forse da quel giardino o terrazzo tanto immaginato alla fine di quella rampa. Mi alzai per vedere o trovare qualcosa, davanti ai miei occhi solo un quadro azzurro, come fosse stato dipinto dalla tavolozza di un pittore che chiudeva tutto, una parete di cristallo in cui non poteva riflettersi nulla.
Nella mia mente solo quella frase: "Vai per la tua strada."
Abbassai lo sguardo e mi vidi vestito in jeans e maglietta bianca, la valigia azzurra nella mano e davanti a me una via lunga con i suoi cigli pieni di fiori, poi di alberi, di rovi, di spine, poi più lontano ancora cespugli di fiori profumati ed poi ancora roseti e ulivi.
Quella strada finiva lontanissima verso un punto, un punto che dovevo raggiungere chissà quando e nel cuore: "Vai per la tua strada." 
Vi voltai per istinto ma non c'era più nulla dietro me, ne la casa, ne la scala, ne il castello... Solo un cielo dorato ed un profumo intenso di qualcosa di arcano, ripresi il mio cammino lentamente verso quel punto lontanissimo dove il cielo spariva alla vista.
Un rumore mi fece aprire gli occhi, mi risvegliò da quel sogno strano; in un angolo della stanza la mia valigia azzurra era là, ferma come sempre vicino alla finestra della mia camera e nei miei pensieri è rimasta quella voce che conoscevo bene:
"Vai per la tua strada."
In quel momento nonostante il dolore nel cuore mi sentii libero di andare.

Giampaolo D.S.

1 commento:

  1. Ciao Paolo ! Ho finito di leggere il tuo racconto” vai per le tua strada “e non so spiegarti quanto mi è piaciuto! Ogni tua parola mi ha emozionato e divertito e la fine del racconto mi ha commosso



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