La Pietra Rosa
Estate 1996 – Riviera Ligure di Ponente
Il sole splendeva alto sul mare blu della Liguria, una breve vacanza decisa grazie ad una coppia sposata di amici, che avevano in affido due giovanissime sorelle ucraine senza genitori, che vivevano in un orfanotrofio a Samara.
Così ci siamo aggregati a loro, formando una comitiva di otto persone, ospitate nella casa di vacanza di uno dei nostri amici presenti, una comitiva divertente e con una multicolore confusione di gioia e risate.
Le bambine ucraine avevano una dodici e l'altra tredici anni, bionde molto carine e piuttosto alte per la loro età. Una delle due con i capelli sciolti, dolce e curiosa, mi seguiva sempre: ascoltava le fiabe che inventavo, fiabe che non aveva mai sentito prima.
Nell’altra sorella dalla treccia che cadeva lunga sulla schiena, era più chiusa e probabilmente gelosa, si rifletteva un’ombra diversa ed in lei si notava una certa diffidenza, scontrosità che neanche i modi dolcissimi della nostra amica che l’aveva in affido riusciva a distendere.
Sembrava di vedere in loro il giorno e la notte, il nero ed il bianco, la luce e l’oscurità e quella biondina scontrosa mi faceva pena e tenerezza, probabilmente non riusciva a dimostrare tutto ciò che aveva dentro al contrario della sorella così vivace che viveva con entusiasmo quella vacanza in Italia.
Un pomeriggio caldo, mentre stavo nuotavo in quel mare limpido, mi sentii un po' stanco ed il sole mi dava fastidio, decisi così di tornare a riva. All’improvviso, nell’acqua, brillò qualcosa: una pietra rotonda, perfetta, di un colore rosa pastello.
Sembrava un confetto magico, un dono del mare. Istintivamente pensai al volto della ragazzina dolce, presi quella pietra levigata e le consegnai la pietra tra le sue mani. I suoi occhi si illuminarono: era come se le avessi donato un tesoro.
Ma la sorella, furiosa, gliela strappò di mano e la gettò a terra con rabbia e furia, mi ero pentito subito del gesto istintivo non pensando ad una conseguenza simile.
“Io niente? Sono invisibile?” gridò.
Tra il silenzio irreale e l’imbarazzo di tutti in quel momento, mi rimisi subito in cerca di un dono anche per lei e trovai poco distante una pietra verde trasparente, lucida molto bella quasi simile a una ghianda. Gliela offrii con gentilezza, ma lei la rifiutò, gettandola via.
Questa volta i due genitori affidatari si erano arrabbiati per il comportamento maleducato della ragazzina e scusandosi con noi, si allontanarono con lei parlando fitto fitto.
Eravamo rimasti noi amici seduti sulla sabbia con l’altra ragazzina che con evidente stupore, ci raccontò che sua sorella faceva sempre così e che lei cercava di aiutarla ma sembrava sempre arrabbiata, maleducata, gelosa.
Veniva spesso punita nell'orfanotrofio dove vivevano e che la sua paura era per il futuro della sorella, probabilmente le avrebbero divise se fossero state adottate definitivamente vedendo il comportamento scontroso dell'altra.
Così la pietra rosa tornò nelle mani della bambina dolce, la pietra verde tornò a me, mentre la coppia con quella bambina difficile ora apparentemente calma tornarono da noi, nuovamente scusandosi di tutto il disagio.
In quell'istante mi alzai, guardando la pietra verde nel mio palmo aperto, dissi alle piccole che l’avrei custodita e donata a chi di loro due avesse studiato e si sarebbe comportata bene verso gli altri, una promessa per quando ci saremmo rivisti durante le vacanze dell’anno prossimo.
Raccontai che la pietra verde sarebbe diventata viva e luminosa come una stella nella notte del natale ortodosso indicandomi in sogno, il viso di chi l’avrebbe meritata tra loro due fissando negli occhi la bambina scontrosa.
Finalmente lei sorrise, istintivamente mi diede un bacio frettoloso sulla guancia e accettò dentro di se la fiaba che avevo inventato in quel momento. Di nascosto schiacciai l’occhio all’altra che ricambiando la strizzata, sorridendo mise la pietra rosa nella sua sacca.
Purtroppo non tutte le favole finiscono lietamente, infatti la coppia che le aveva in adozione di dissero in una sera grigia di fine inverno che non le avremmo più viste, la loro sofferenza era evidente: le sorelle erano state adottate definitivamente da una famiglia ucraina.
Da allora non ho avuto più notizie, ma so che la pietra rosa è rimasta con la bambina dolce, come il ricordo di un mare che non aveva mai visto.
“Il mare dona, la pietra brilla. Una sorella sorride, l’altra rifiuta. Il custode scrive, la fiaba resta.”
Dedica alle due sorelle:
“Che la pietra rosa continui a brillare nelle mani di chi ha sorriso, e che la pietra verde, anche se rifiutata, sia seme di forza invisibile.
Che la vita vi accompagni, dove il destino vi ha portate, in qualunque terra, in qualunque casa, con la protezione del mare che vi ha accolte.
Che la memoria di un giorno d’estate vi ricordi che siete amate, e che il ricordo di tutti noi veglia ancora su di voi.”
Giampaolo Daccò Scaglione











