Sottotitolo: Una favola di foglie, magie e memoria
Dedica dell’Autore
A chi ha perso qualcosa ma continua a coltivare amore, a chi parla ai fiori come fossero amici, a chi crede che la magia esista nei dettagli più piccoli: questa favola è per voi.
Per i fratelli che si cercano, per gli elfi che curano, per i tulipani che ascoltano in silenzio.
E soprattutto, per chi scrive con il cuore di sambuco e la fantasia di ortensia. —
Giampaolo Daccò Scaglione
Il Tulipano della Partenza “Io ero lì. E nessuno lo sapeva.”
Vicino a una vecchia casa di campagna, tra i ciottoli e le crepe nel muro, crescevo. Ero un tulipano semplice, dal colore tra il tramonto e il lampone. Vivevano lì due fratelli orfani, uno più grande, l’altro ancora bambino. Un giorno, la guerra mandò una cartolina. Il fratello maggiore partì. L’altro restò. E nel silenzio di quel pomeriggio, quando il ragazzo si sedette sulla panca di legno a guardare il fratello allontanarsi verso l'autobus… io feci qualcosa che nessun tulipano dovrebbe poter fare.
Con uno sforzo disperato, spinsi la mia radice verso di lui. Mi allungai. Mi piegai. Mi avvicinai. E mi misi accanto al dolore, per non lasciarlo solo. Non parlavo. Ma ogni giorno aprivo i miei petali per lui, aspettando con lui il ritorno.
Il fratello tornò? Non lo so. Ma per quell’attesa condivisa, io fui memoria. Io fui famiglia vegetale.
Il Tulipano del Ritorno
Oggi è arrivata una lettera. Il ragazzo piccolo l’ha letta piano, con la voce spezzata e gli occhi larghi. “Sto bene per ora, anche se ho paura”, scriveva il fratello partito.
Il Tulipano, che ormai si era fatto più alto, ascoltò ogni parola come gocce di rugiada. E quando il silenzio tornò, vide il ragazzo abbassare lo sguardo.
Fu lì che accadde.
“Tu sei bellissimo,” disse il ragazzo al fiore, “e se ti proteggo, se ti curo ogni giorno… mio fratello tornerà sano. Tu sei il suo filo nel mondo. Tu sei il suo cuore piantato qui.”
Da quel momento, il Tulipano ricevette acqua e parole, carezze e compagnia. Non più solo fiore, ma preghiera vivente. E la brezza lo vide dondolare, orgoglioso, come se già portasse con sé un ritorno.
Il Sambuco della Chiamata
Accanto alla vecchia staccionata, dove il sole e la luna si alternano come visitatori distratti, viveva un Sambuco antico. Da anni si accontentava di essere ombra e legno, foglia e pioggia. Aveva visto stagioni passare, e aveva osservato il Tulipano fiorire con struggente dedizione accanto al ragazzo solo.
Il Tulipano raccontava ogni giorno, riceveva parole dal giovane che sperava nel ritorno del fratello partito per la guerra. E in quelle confidenze, il Sambuco ascoltava qualcosa che lo smosse: la fedeltà. La dolcezza. La cura.
Fu allora che si ricordò di sé. Il Sambuco, come tutti i suoi simili, portava un legame segreto con uno spirito elfico, un guardiano dei rami e delle memorie vegetali. Non lo aveva mai invocato, rassegnato com'era a esistere nel ciclo delle cose.
Ma quella sera, sotto il cielo viola di tempesta, lo chiamò.
“Spirito del mio legno, ascolta me. Aiuta quel ragazzo a tornare, perché il Tulipano è ormai più umano di noi, e il suo cuore batte petali d’amore.”
Il vento cambiò direzione. Il crepuscolo si fece silenzioso. Nessuna risposta, ma una promessa nascosta nelle correnti d’aria. Intanto la guerra diventava più feroce, e il fratello minore continuava a curare il Tulipano, raccontando i ricordi, le paure, i sogni. Ogni parola diventava una radice.
Il Viaggio dell’Elfo dei Sambuco
Il Tulipano aveva occhi attenti, e pur silenzioso, vedeva l’ombra muoversi tra le fronde del Sambuco. Lì si era materializzato lo Spirito Elfo Guardiano dei Sambuchi, giunto dal passato col mantello impolverato di secoli e cicatrici invisibili.
Aveva ascoltato la richiesta. Aveva visto il giovane, fedele al fratello perduto. E in lui aveva rivissuto un’eco straziante: la morte del suo fratello elfico, trafitto dalla pianta velenosa dell’Orco Rosso, in una guerra che nessun mortale ricordava più.
Non parlò molto. Solo nel linguaggio silenzioso delle cortecce, confidò al Sambuco:
“Se c’è un petalo che resiste alla tempesta, io posso essere radice che lo sorregge.”
Nel frattempo, il Tulipano sentiva tutto. Non con le orecchie, ma con la linfa. Avvicinò il suo stelo al Sambuco e si scambiarono fiori-detti, parole segrete che solo i vegetali sanno: la speranza si fa verde, l’addio profuma d’estate, l’amicizia sa di rugiada.
Così, tra foglie tremanti e ali di vento, l’Elfo partì per il fronte. Portava con sé il nome del ragazzo, la storia del fratello, e il coraggio di chi ha perso ma non smesso di amare. Dietro di lui, il Tulipano lo guardava, promettendo di rimanere un faro per il fratello minore.
Dove Fanno Ritorno le Radici
Il campo di battaglia era un deserto di grida. Il fratello maggiore, piegato tra le rovine, aveva ormai solo il fiato della disperazione. Dal nulla, le mani dell’Elfo del Sambuco si illuminano di una magia dimenticata: un soffio antico che addormenta il nemico e rende invisibile il salvato.
Con il mantello trasparente sulle spalle, l’Elfo lo prende in braccio e vola, come una cometa gentile sopra valli e tetti, fino a posarlo tra i campi a pochi chilometri da casa.
Il ragazzo si sveglia confuso. Davanti a lui, un essere splendente, dagli occhi come laghi di stelle.
“Sei in salvo,” dice l’Elfo. “Non è il Paradiso. Ma... guarda laggiù.”
Indica il giardino. Tra la staccionata e l’erba baciata dalla rugiada, il fratello minore parla al Tulipano come se fosse lui. Gli racconta di sogni, dolori, speranze. Lo cura. Lo aspetta.
Il maggiore piange in silenzio.
“È vero tutto questo?” “Lo è,” sussurra l’Elfo. E lo accompagna a casa.
L’incontro è un fiore di lacrime: i fratelli si abbracciano come radici ritrovate, e il Tulipano viene sfiorato dolcemente dalle foglie del Sambuco — un gesto che dice: “grazie per aver resistito.”
Ma l’Elfo non resta. Volando verso il Giardino delle Ortensie, trova un ragazzo biondo, seduto, intento a scrivere fiabe. Si posa accanto a lui come brezza, e nella sua mente pianta un seme:
“Tulipano, fratelli, guerra, magia.”
Il giovane sorride. Il libro prende vita. E tra le sue pagine nasce la storia che hai appena raccontato.
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