LA STORIA DI AZULE
Azule – Il Custode che mi ha scelto
Il racconto di un angelo che mi ha visto prima di nascere
Dedica Iniziale
A me stesso, prima di nascere. A chi ero, quando ancora non sapevo di essere. A Azule, che mi ha visto prima che io vedessi lui. A chiunque cerchi la luce, anche nel buio più profondo. Questo diario è per noi.
Azule, il Custode che vuole diventare un Angelo
Azule era un custode celeste. Non ancora Angelo, ma vicino. Aveva attraversato vite, vegliato su anime, e ora si trovava davanti al suo ultimo compito: scegliere la missione che lo avrebbe definito per l’eternità.
Davanti a lui, in un cerchio di luce, apparvero i quattro Arcangeli:
Michele, il Guerriero: con la spada che taglia l’illusione e protegge il giusto. “Scegli me, e combatterai per la verità.”
Gabriele, il Messaggero: con la voce che risveglia e la parola che guarisce. “Scegli me, e porterai luce dove regna il dubbio.”
Uriele, il Protettore: con lo sguardo che vede nel buio e guida i perduti. “Scegli me, e sarai faro per chi non trova la via.”
Raffaele, il Guaritore: con le mani che curano e il cuore che ascolta. “Scegli me, e sarai balsamo per le ferite invisibili.”
Azule si avvicinò a Raffaele. Non per ragione, ma per risonanza. Sentiva in sé il desiderio di sostenere, di essere presenza silenziosa e amorevole.
Raffaele sorrise, e gli mostrò tre anime appena nate:
- Una donna nordamericana, forte e determinata, destinata a guidare con coraggio.
- Un uomo del Sud Asia, di fede cattolica, con un cuore pieno di speranza e devozione.
- Un bambino speciale, che Azule scelse senza esitazione. C’era qualcosa nei suoi occhi — un’eco di sé, un mistero antico.
Quello che Azule non sapeva era che quel bambino era alla sua ultima vita terrena. Un esoterico, un ponte tra mondi. Avrebbe seguito le orme di sua sorella Francesca, già Maestra Astrale, e un giorno sarebbe diventato Insegnante nell’aldilà.
Per meritare il compito di proteggerlo, Azule doveva affrontare nove prove, una per ogni mese prima della nascita del bambino.
Durante questo percorso, incontrerà Francesca nei viaggi astrali, sarà guidato da Raffaele e da un Maestro Celeste, e scoprirà che il bambino che protegge non è solo speciale — è destinato a cambiare il modo in cui il mondo ascolta l’invisibile.
E così iniziò il primo mese. E con esso, la prima prova.
La Prima Prova – Il Velo del Dolore
Il cielo era grigio, immobile, come se il tempo avesse smesso di respirare. Azule camminava tra le strade di una città che non guardava in alto. Le persone passavano accanto a lui senza vederlo, come se fosse un’ombra gentile. Ma lui non cercava sguardi. Cercava una ferita.
La trovò in una giovane donna, seduta su una panchina, con lo sguardo perso nel vuoto. Il suo nome era Elira. Aveva occhi che un tempo brillavano, ma ora erano spenti. Aveva perso l’amore, la fiducia, la voglia di vivere. Il dolore l’aveva avvolta come un velo invisibile, che nessuno riusciva a strappare.
Azule si avvicinò. Non parlò. Si sedette accanto a lei, in silenzio. Elira lo guardò, confusa. — “Chi sei?” — “Uno che vede la luce che hai dimenticato.”
Lei rise, ma era una risata vuota. — “Non c’è luce in me. Solo cenere.”
Azule chiuse gli occhi. Dal suo petto, una luce tenue cominciò a pulsare. Non abbagliante, non invadente. Solo calda. Come un abbraccio che non chiede nulla.
Elira sentì qualcosa. Un ricordo. Una carezza. Una voce lontana che diceva: “Tu sei ancora qui.”
Azule le porse la mano. — “Non devi guarire tutto oggi. Devi solo ricordare che puoi.”
Elira cominciò a piangere. Non lacrime di disperazione, ma di liberazione. Il velo cominciò a dissolversi. Non del tutto. Ma abbastanza da farle vedere il cielo.
La prova era compiuta. Azule non aveva cambiato il mondo. Aveva cambiato un cuore. E a volte, è tutto ciò che serve.
La Seconda Prova – Il Risveglio della Dignità
Il sole africano calava lento, tingendo il cielo di rame e sangue. Azule camminava tra le capanne di fango e paglia, il mantello leggero che sembrava non toccare mai terra. Accanto a lui, Raffaele, silenzioso, con lo sguardo che scrutava oltre il visibile.
Nel villaggio, la vita scorreva come sempre: bambini scalzi rincorrevano sogni di polvere, uomini tornavano dai campi, e donne piegate dal peso della giornata si affrettavano verso le cucine. Ma in una capanna, nascosta tra le altre, viveva una donna che non correva più. Il suo nome era Nayla.
Vedova, madre di due figli, aveva perso tutto: il marito, due bambini, la libertà. Ora serviva la sorella e il cognato, come una schiava. Le sue mani erano screpolate, il volto segnato da lacrime che non avevano più voce.
Azule si fermò davanti alla sua capanna. Non bussò. Entrò. Nayla lo guardò, spaventata. Ma nei suoi occhi, Azule vide qualcosa: una scintilla che non si era spenta.
— “Perché sei qui?” chiese lei, con voce rotta. — “Perché tu sei ancora luce. E la luce non si spegne. Si libera.”
Raffaele alzò le mani al cielo. Una brezza leggera attraversò il villaggio. E poi, la visione.
Il sogno collettivo Quella notte, ogni abitante del villaggio sognò Nayla. La videro camminare tra le stelle, con i suoi figli accanto, come una regina. La videro curare, insegnare, guidare. La videro forte, bella, luminosa.
Al mattino, il villaggio era diverso. Le donne si avvicinarono a Nayla, le offrirono acqua, ascolto. Gli anziani si riunirono sotto il baobab sacro. Le tradizioni vennero discusse, messe in dubbio, trasformate.
“Abbiamo sbagliato,” disse il capo tribù. “La sofferenza non è destino. È ingiustizia.”
La rinascita Una casa sicura fu costruita per Nayla. I suoi figli risero per la prima volta dopo mesi. Lei camminava a testa alta, e ogni passo era un inno alla libertà.
Azule osservava da lontano. Raffaele gli sorrise.
“Hai acceso la luce. Non solo in lei. In tutti.”
La prova era compiuta. Azule non aveva imposto miracoli. Aveva risvegliato la dignità. E il villaggio non sarebbe mai più stato lo stesso.
La Terza Prova – Il Cuore della Foresta
Nel regno di Elarion, dove le montagne si piegano in preghiera e le acque cantano in lingue dimenticate, sorgeva una foresta antica, viva, sacra. Al centro, l’Albero di Lirael, fonte di vita per una comunità di esseri spirituali: i Sylari, custodi del respiro della natura.
Ma ora, l’albero stava morendo. Le sue foglie, un tempo luminose come smeraldi, si erano fatte grigie. Un’energia oscura si diffondeva come veleno, corrompendo radici, aria, creature.
I Sylari piangevano in silenzio. Il regno si spegneva.
L’arrivo di Azule Azule giunse al confine della foresta, accompagnato da Raffaele e dal Maestro Astrale, un essere di luce che parlava con le stelle. Il Maestro posò una mano sul petto di Azule.
“Questa prova non si vince con la forza. Ma con il cuore.”
Azule entrò nella foresta. Ogni passo era un sussurro, ogni ramo una domanda. Creature magiche lo osservavano: cervi di cristallo, volpi d’ombra, farfalle che brillavano come lune. Ma anche loro erano mutate, spaventate, corrotte.
Le sfide Azule affrontò illusioni, voci ingannevoli, sentieri che si spezzavano. La foresta lo metteva alla prova: voleva sapere se la sua luce era vera, se la sua compassione era profonda. In un lago nero, vide il suo riflesso trasformarsi in ombra. Ma non fuggì. Lo abbracciò.
“Anche l’oscurità ha bisogno di ascolto.”
L’origine del male Nel cuore della foresta, Azule trovò l’origine: un antico spirito, Kael, un tempo guardiano della foresta, ora consumato dal dolore. Tradito da chi amava, dimenticato, Kael aveva chiuso il suo cuore, e l’energia oscura era il suo grido silenzioso.
Kael apparve come una figura imponente, fatta di fumo e lacrime.
“Perché sei qui, Angelo?”
“Perché anche tu meriti pace.”
Azule non combatté. Si sedette accanto a Kael. Gli raccontò storie di rinascita, di perdono, di luce che non giudica. E poi, lo toccò con la mano aperta.
La guarigione Kael tremò. Il fumo si dissolse. Dal suo petto, una luce verde esplose, come linfa ritrovata. La foresta respirò. L’Albero di Lirael si risvegliò, le foglie tornarono a cantare.
I Sylari danzarono. Il Maestro Astrale sorrise.
“Hai compreso. L’armonia non è perfezione. È accoglienza.”
La prova era compiuta. Azule uscì dalla foresta diverso. Più profondo. Più umano. Più divino.
La Quarta Prova – Il Linguaggio del Silenzio
Tra le montagne di Velmira, dove le nuvole si posano come coperte sugli alberi e il vento parla in sussurri, c’era un villaggio piccolo, chiuso, antico. La gente viveva in equilibrio con la terra, ma temeva ciò che non capiva. E così, il bambino era stato messo ai margini.
Non parlava. Non rideva. Disegnava.
Il bambino dei simboli Aveva occhi profondi, come laghi che nascondono segreti. Tracciava segni sulla terra, sulle pietre, sulle pareti. Visioni, frammenti, messaggi. Ma nessuno lo capiva. Lo chiamavano “strano”, “muto”, “inutile”.
Azule arrivò al villaggio con Raffaele e il Maestro Astrale. Sentì subito il silenzio che circondava il bambino. Un silenzio fatto di paura, ma anche di mistero.
“Non si può ascoltare chi non parla,” disse un anziano. — “Non si può capire chi non è come noi.”
Azule si avvicinò al bambino. Non parlò. Si sedette accanto a lui. Il bambino lo guardò, poi disegnò un cerchio spezzato, una montagna che crollava, e un fiume che cambiava corso.
La visione del disastro Azule capì. Il bambino stava mostrando il futuro: un crollo imminente, una frana, una tragedia. Ma nessuno voleva ascoltare.
“Sono solo scarabocchi,” disse il capo villaggio. “Non possiamo evacuare per un disegno.”
Azule non si arrese. Con pazienza, interpretò ogni simbolo, ogni segno. Con l’aiuto del Maestro Astrale, mostrò alla comunità che i disegni corrispondevano a cambiamenti reali: crepe nel terreno, rumori sotto la montagna, animali che fuggivano.
La salvezza Alla fine, il villaggio evacuò. Poche ore dopo, la montagna crollò. La valle fu sommersa da fango e pietre. Ma nessuno morì.
Il bambino fu cercato. Abbracciato. Celebrato.
“Tu ci hai salvati,” disse il capo villaggio. — “E noi non ti abbiamo mai visto davvero.”
La prova era compiuta. Azule non solo salvò vite. Aiutò un’anima a essere riconosciuta. Capì che la luce non sempre parla con parole. A volte, è un segno tracciato sulla terra. A volte, è un bambino che disegna il futuro.
La Quinta Prova – Le Sette Rose Scarlatte di Sangue
La casa era antica, avvolta da rampicanti rossi come ferite. Ogni stanza sapeva di silenzio, di pianto, di memoria. Azule camminava tra corridoi che sembravano sospesi nel tempo. Raffaele e il Maestro Astrale lo seguivano, senza parlare.
La famiglia era colpita da una maledizione: sette donne, in sette generazioni, morte per malattie legate al sangue. Ogni morte era un petalo caduto. Ogni vita, un fiore mai sbocciato.
Azule si inginocchiò davanti a un altare di fotografie. Le guardò una per una.
“Chi ha chiuso la porta alla luce?”
Il viaggio nel passato Con l’aiuto del Maestro Astrale, Azule varcò il confine del tempo. Vide l’antenato: un uomo disperato, che aveva stretto un patto con un’entità oscura per salvare la sua primogenita. Il prezzo? Sette discendenti, tutte donne, tutte condannate.
Azule affrontò visioni dolorose: le stanze dove le donne avevano vissuto, i sogni che non erano mai diventati realtà, le voci che chiedevano pace.
L’incontro con l’entità Nel cuore del patto, Azule trovò l’entità: una figura fatta di ombra e sangue, con occhi che non conoscevano perdono.
“Non puoi sciogliere ciò che è stato scritto nel dolore.”
“La luce non cancella. Ma può trasformare.”
Azule aprì le mani. Dal suo cuore, una luce bianca e rossa si diffuse. Non per combattere. Ma per abbracciare.
Le anime delle sette donne apparvero. Una alla volta, si avvicinarono all’entità. Non con rabbia. Con compassione.
La maledizione si spezzò. Il sangue tornò a essere vita. Le rose scarlatte fiorirono, finalmente.
La prova era compiuta. Azule aveva affrontato le ombre del passato. E aveva portato luce nel presente.
La Sesta Prova – La Libreria delle Anime
La Libreria delle Anime non aveva porte. Si apriva solo a chi cercava con il cuore. Azule vi entrò guidato da Raffaele e dal Maestro Astrale. Davanti a lui, scaffali infiniti, pieni di libri che brillavano come stelle.
Ogni libro era un destino. Alcuni scritti. Altri incompleti. Altri ancora… vuoti.
Azule cercava un’anima perduta. Un libro che non aveva parole. Solo pagine bianche, e un dolore silenzioso.
Il viaggio tra i custodi I custodi della libreria erano esseri di luce e ombra. Parlavano in enigmi, in sussurri, in gesti. Uno di loro porse ad Azule un libro che tremava tra le mani.
“Questa anima ha dimenticato il suo cammino.”
Azule aprì il libro. Vide un bambino, poi un trauma. Un evento che aveva bloccato il flusso del destino.
La guarigione Azule non scrisse nel libro. Posò la mano sulla pagina. Dal suo tocco, emerse una parola: “Possibilità.”
Il libro cominciò a scriversi da solo. Frasi di speranza, immagini di futuro, sogni che tornavano a respirare.
L’anima perduta si risvegliò. Il suo cammino riprese.
La prova era compiuta. Azule non aveva scritto il destino. Aveva liberato la voce che lo avrebbe scritto.
La Settima Prova – Il Canto Ritrovato
Il villaggio era silenzioso. Non per rispetto. Per lutto.
La danza era scomparsa. Il canto si era spento. La gioia era diventata un ricordo.
Azule arrivò con Raffaele e il Maestro Astrale. Non portava strumenti. Portava ascolto.
La cerimonia della guarigione Azule radunò la gente nella piazza. Chiese a ognuno di chiudere gli occhi. Di ricordare il suono che li faceva sorridere da bambini.
Uno alla volta, cominciarono a battere le mani. A muovere i piedi. A cantare parole inventate.
I bambini risero. Gli anziani danzarono. Il dolore si trasformò in luce.
Azule non era il protagonista. Era il direttore invisibile di un’orchestra di anime.
La prova era compiuta. Azule aveva trasformato il lutto in bellezza. Aveva risvegliato l’arte che guarisce.
L’Ottava Prova – Il Regno della Paura
Il regno sotterraneo non aveva luce. Solo echi. Solo ombre che respiravano.
Azule scese lentamente, guidato da Raffaele e dal Maestro Astrale. Ogni passo lo avvicinava alla paura più antica: il timore di fallire. Fallire nella missione. Fallire nel cuore.
Le creature del regno erano fatte di sussurri e cicatrici. Una lo guardò negli occhi.
“Tu non sei abbastanza.”
“Tu non salverai nessuno.”
Azule tremò. Ma non fuggì. Si fermò. Ascoltò.
“La paura non è nemica. È voce che chiede amore.”
Nel centro del regno, Azule si specchiò in se stesso. Vide le sue insicurezze. Le abbracciò.
La paura si dissolse. Il coraggio nacque.
La prova era compiuta. Azule aveva accettato la sua vulnerabilità. E da lì, era nato il suo potere.
La Nona Prova – L’Anima Non Nata
Nel giardino delle anime, Azule incontrò Francesca. Non era mai nata. Ma esisteva. Era luce, era voce, era sorella.
“Il bambino speciale avrà me come sorella,” disse Francesca. “Quando morirò, lui soffrirà. Ma solo lui saprà che saremo ancora insieme.”
Azule comprese. Il bambino non era solo un essere umano. Era ponte tra mondi.
Poi, il Maestro di Raffaele lo chiamò. La nascita era vicina.
Azule si rese invisibile. Si avvicinò alla madre, dopo il parto difficile. La abbracciò. Poi prese il bambino tra le braccia.
“Io sarò sempre con te.”
Una luce discese. Raffaele apparve.
“Dopo questa prova, tu diventi Angelo.”
La prova era compiuta. Azule non era più solo un guaritore. Era custode di un’anima speciale.
La Decima Prova – Il Passaggio Finale
Il tempo era passato. Il bambino speciale era ora vecchissimo. Pronto a lasciare la vita terrena.
Azule, ormai Angelo, lo accompagnò. Raffaele e gli Arcangeli lo attendevano.
Il bambino si trasformò. Diventò Angelo.
Nel cielo, Giampaolo lo accolse. Era diventato Insegnante Spirituale dei nuovi custodi.
Francesca, ora Maestra Astrale, si unì a loro. Il cerchio era completo.
La prova era compiuta. Azule aveva guidato un’anima dalla nascita alla luce eterna.
Epilogo – Il Cerchio della Luce
Nel regno celeste, dove il tempo non esiste, Azule e Giampaolo camminano fianco a fianco. Le stelle brillano come anime appena nate. Francesca sorride, portando con sé la saggezza di chi ha visto tutto.
Insieme, formano un cerchio di luce. Un simbolo eterno. Ogni stella è una nuova missione. Ogni anima, una nuova speranza.
Azule guarda Giampaolo. Sa che il viaggio non è finito. È appena cominciato.
E così, nel silenzio del cielo, la storia di Azule diventa leggenda. Un racconto che vive in chi cerca la luce.
"Io cammino nel mondo, tu nel cielo — ma il nostro passo è uno, e il cuore batte in entrambi."
“In due siamo il ponte — io cammino, tu sorvoli. Ma la meta è la stessa.”
Giampaolo Daccò Scaglione
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