11 Gennaio di molti anni fa
Che freddo quella mattina d'inverno, ricordo che dalla finestra del terrazzo vidi nel prato dietro casa due bucaneve spuntati per caso, due steli verdi e dei petali bianchi che sembravano quasi finti in quel paesaggio silenzioso. Sembravano un felice presagio per il giorno del mio compleanno. Un corvo pigramente appoggiato ad un ramo spoglio sembrava osservarli anche lui stupito come me, da quanto tempo non ne vedevo che quasi non ricordavo più esistessero... L'ultima volta avrò avuto sette anni ed ero nel cortile della nonna paterna quando spuntarono dalla neve quei fiori così belli e delicati.
Più tardi nel bar dove solitamente si faceva colazione, M. davanti ai nostri due cappucci bollenti e due grandi brioche al cioccolato mi disse:
"Non sarò mica scema! Mi dispiace Paolo ma non offenderti, se c'è alla festa del tuo compleanno R. non vengo, mi sta troppo sullo stomaco con tutte le sue arie." Beh si effettivamente R. un po' se ne dava di arie ma era anche simpatico e non capivo perché lei lo odiava così tanto.
La convinsi comunque dopo la colazione con due fette di torta mentre mi malediva per la perdita della sua linea, sorridevo vedendola parlare con la bocca piena... Tutto contro
R. con una foga talmente strana da mettermi dei dubbi in testa.
Il pomeriggio aveva già il colore del vespero, ombre scure nel cielo segnavano già la sera precocemente scesa e in città le luci dei lampioni e delle auto tra la leggera foschia del freddo facevano da padroni, in palestra durante corso di stretching, R. mi guardò dicendomi secco: "Non dirmi che stasera c'è anche quella gallina di M.?"
"Ma che ti ha fatto sta ragazza?" gli chiesi ricordando lei lo stesso mattino che ne parlava male con la stessa acredine.
"Troppo convinta, mette troppo in evidenza che lei ha i soldi, che lei ha studiato, che lei ha i cavalli... Insomma proprio il genere che mi sta sullo stomaco." mi guardò di sottecchi mentre stiravamo all'indietro la gamba destra e mi venne da ridere. "Allora c'è quella stasera alla festa?" i suoi occhi scuri spuntarono tra i ricci sudati e scomposti.
Con un'alzata di spalle gli dissi: "Penso di no... Mi ha detto che forse ha un impegno e si scusa..." R. continuava a guardarmi con un leggero sospetto nello sguardo ma l'espressione quasi angelica dei miei occhi lo convinsero "Allora vengo dai".
Sera stranamente serena, con stelle azzurre nel cielo scuro e la luce della luna che rischiarava le strade. Ore 21,30... Trentotto persone a casa tra la disperazione di mia madre che decise di andare a casa di sua sorella per non vedere oltre. sul tavolo grande posto accanto al muro c'erano tre torte giganti e tre chili di pasticcini e qualche salatino senza contare bibite e spumanti, spariti in un baleno dopo un brindisi ma poco prima mi resi conto che mancavano due invitati: M. e R.
Ero un poco deluso e mi sedetti sulla sedia vicino alla finestra a guardare alcuni amici ballare e chiacchierare, pensare che avevo creato delle sorprese a ogni persona donando loro dei piccoli ninnoli simpatici e speravo tanto che fossero venuti. All'improvviso suonò il campanello alla porta, mia sorella aprendo si trovò davanti M. tutta infreddolita portando con se l'aria gelida dell'inverno, sentii che si scusava con lei del ritardo e quando le andai incontro mi abbracciò dicendomi che si era fermata stupita a guardare i bucaneve nel prato, non ricordava di averli mai visti, le sorrisi ma vidi i suoi occhi cercare tra gli amici qualcuno che sperava di non incontrare. Le consegnai un regalino e lei mi riabbracciò contenta dando un'ultima occhiata furtiva attorno per vedere se c'era R. che odiava tanto.
Dieci minuti dopo suona di nuovo il campanello, due delle tre torte erano già fatte sparire dal branco di lupi famelici che avevo in casa e la terza era ormai finita oltre la metà. Andai ad aprire e mi trovai di fronte R. che mi bacia sulle guance mettendomi in mano il suo regalo, dicendo di aver fatto tardi per colpa di suo padre (per me era per via di una partita calcio sicuramente), consegno il suo regalino, mi sorride facendomi l'occhiolino "A proposito che sono quei fiori bianchi sul prato dei vicini?"
"Bucaneve" risposi mentre prendevo il suo giaccone appoggiandolo all'attaccapanni.
"Come i biscotti..." disse con aria di chi mai li aveva sentiti nominare come fiori. "Mi hanno fatto venir fame, scusa è già rimasto poco e non vorrei perdere pure quello..." e velocemente si avviò verso il tavolo con l'ultima torta e i pochi pasticcini rimasti.
Non ricordo se M. e R. si erano visti o ignorati per quei cinque minuti prima fare il brindisi per poi di scatenarsi tutti con la disco, ricordo che i due quando decisero di aprire il regalino che ho consegnato loro, M. si ritrovò tra le mani la foto di Bo Derek nuda e R. quella di Andrea Occhipinti a torso nudo e qualcosa in più... Uno scambio, un mio sbaglio nel donar loro quegli stupidi gadget. I due si ritrovarono quasi faccia a faccia mostrando il proprio regalo all'altro scoppiando a ridere. Girandosi verso di me che avevo accanto mia sorella mi osservarono dubbiosi, ma io feci una faccia talmente stupita alzando le mani in segno di resa che credettero alla mia innocenza e da quel momento non mi degnarono più di uno sguardo e sparirono nel salotto a fianco a chiacchierare.
"Beh meglio così no?" Disse mia sorella quando alla fine tutti gli ospiti se n'erano andati. Già pensai.
Otto anni dopo in un maggio caldo, M. e R. dissero "Si" davanti al prete in quella chiesa addobbata da mille fiori bianchi e gialli, felici e beati.
Mi sono sempre chiesto in tutti quegli anni: sarà stato merito dello scambio dei regalini oppure dei bucaneve?
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