Novembre.
I miei passi cadenzati dalla corsa mattutina, risuonavano ritmati e leggeri sulla strada coperta di foglie, quella strada che partiva dalla periferia della cittadina fino alla cima delle colline "banine" poco distanti. L'aria era fredda e leggermente umida mentre gli alberi spogli e i pendii dei bassi colli erano bagnati dalla pioggia della notte precedente ed i loro colori dalle tonalità calde, sembravano più vividi e brillanti. Ero arrivato ad un bivio quando sentii un auto alle spalle rallentare, mi spostai all'interno del ciglio della strada ma la macchina mi seguiva lentamente e così mi voltai. Quando fu al mio fianco si abbassarono i finestrini e la faccia di S. un amico mi sorrise salutandomi. "Corsetta per tenerti in forma eh?" disse con il solito sorriso che ricambiai sbuffando l'alito grigio dal freddo. "Tanto non ne hai bisogno. Senti ti ho visto da lontano e seguendoti mi è venuta in mente una cosa che vorrei dirti..." Lo guardai bene, nonostante l'espressione allegra sia la voce che gli occhi mi parevano tristi. "S. io sono un po' sudato e fermarmi con questa freschetto rischio di beccarmi qualcosa, se vuoi ci vediamo dopo in città... Ho la macchina vicino a Villa Favorita e...".
"Sali ti do un passaggio..." sinceramente avrei preferito farmela a piedi correndo e glielo avrei anche detto se non avesse avuto quell'espressione disperata, sospirando salii, capìì che doveva dirmi qualcosa di non facile tant'è che era rimasto in silenzio per tutto il tragitto. "Senti ti va se andiamo a Miradolo per una colazione? Capisco che sei in tuta e vorresti tornare a casa, ma davvero... conoscendoti penso che tu sia la persona che mi possa capire... ".
"Va bene." risposi tranquillo mentre il riscaldamento dell'auto aveva fatto asciugare la maglietta e la felpa che indossavo, la macchina proseguì verso Monteleone e poi fino a Miradolo e lì prendemmo posto in un angolo dentro un bar ordinando due cappuccini e due croissant, mi trovai ad osservare S. che stava alla cassa e poi fuori dalla finestra, il cielo che si era fatto scuro e la pioggia imminente.
"Riecccomi, scusa.." mi disse S. mentre prese posto a fianco "Non so da che parte cominciare... Mi vergogno un po' ma se non mi sfogo impazzisco..." osservavo il suo volto piegato verso il tavolino "Sei un amico, sei una persona intelligente e forse mi potrà dare un consiglio che gli altri non saprebbero darmi..."
"Beh tu prova a raccontare cominciando dal principio, poi vedo cosa posso fare..." il barista ci portò la colazione e mentre iniziai a gustarla S. comincio il suo racconto.
"Come ben sai tra un po' mi dovrò sposare..." sembrava un condannato a morte, non voleva farlo era evidente "Solo che, io non voglio." mi guardò negli occhi e sentii la mia voce dirgli "E tu non farlo"
"Fosse semplice Paolo ma come posso? E' tutto pronto." lo guardai con un punto esclamativo nei miei occhi "Ho conosciuto un altra persona e ci siamo innamorati, per me è una cosa nuova... Non ci posso credere e sono disperato."
"Beh amare non vuol dire disperazione, poi dipende." cercai di rincuorarlo "Molte coppie si lasciano e altre si trovano, si possono commettere errori e cambiare vita. Se ti sposi pur amando un altra, fai danno a te stesso ed alle altre due."
"Paolo l'altra persona è un uomo!" la brioche mi si fermò in gola "Cosa? Tu?" mi era scappata, non avrei voluto dirlo ma sembrava uno sciupa femmine, aveva una nomea molto forte di conquistatore ed ora, quella confessione.
"Sono finocchio capisci?"
"A me sembra che tu sia stupido, a parte la tremenda parola finocchio e non va mai detta ma capisco anche il fatto che ti sei trovato in una situazione che mai avresti pensato però..."
Non mi fece finire la frase e inizio a raccontare tutta la storia, da quando aveva conosciuto l'altro e di come ora sta andando avanti, capii che la sua disperazione non era tanto lasciare una ragazza a poche settimane dal matrimonio, che non era l'inizio di una storia d'amore importante con un'altra persona, ma il fatto di aver preso coscienza di essere omosessuale e soprattutto di non accettarlo. Mi fece pena, avrebbe affrontato la nuova identità già con problematiche della non accettazione, in più viveva in un contesto davvero retrogrado, mi chiesi che avrebbe fatto.
Volle tornare in auto, si sentiva meglio a guidare. La pioggia batteva sull'auto e i campi attorno a noi erano diventati grigi, l'umidità sembrava bruna che saliva dal terreno fradicio "Che farai?"
"Non so" rispose con lo sguardo fisso in avanti "Tu che faresti?" mi chiese.
Bella domanda pensai, io non sono in questa situazione "Io fossi in te, non mi sposerei e se davvero amassi quell'uomo andrei con lui..." risposi, almeno credo pensai dopo.
"Non so se ce la farò..."
Il giorno dopo a casa pensai a quell'episodio, guardavo i tetti bagnati dalle finestre, mi sembrava un novembre più triste del solito, pensavo a S. e a cosa avrei fatto davvero io se mi fossi trovato nella sua situazione, sperai bene per lui. Col tempo la sua scelta era stata la più sbagliata: si era sposato, aveva avuto dei figli pur continuando a tenere la sua vita segreta a tutti. Seppi che stava ancora con quel ragazzo, che la moglie non aveva mai saputo nulla e davanti a tutti, la sua vita era esattamente come volevano gli altri.
Ci siamo incontrati stamattina per caso, in centro mentre ero uscito per bere un caffè e fare una passeggiata durante la pausa lavoro. Mi ha raccontato della sua vita e dei suoi errori, i figli sono grandi, la moglie serena e lui continua ad avere una storia con un altro uomo, sembrava allegro ma dentro di me provai tristezza per una vita così finta, così difficile soprattutto per lui stesso. E' stata come fosse un'altra confessione ma a differenza di quel novembre di tanti anni fa questa volta mi ha dato fastidio, l'ho salutato e sono uscito dal bar percorrendo veloce la strada. Mi chiedo perchè le persone rinunciano alla propria felicità e a quella di chi li circonda? Perchè si preferisce vivere fingendo, con ipocrisia piuttosto che affrontare la realtà per ciò che si è? Perchè molti non hanno il coraggio di accettare l'amore e se stessi?
Nonostante tutto, nonostante l'incontro e il ricordo di allora, mi sono ritrovato a "guardare" questo novembre appena iniziato, luminoso e pieno di colori caldi e felice di vivere la mia vita, lontano dalle scelte sbagliate di S. e dalla finzione.
E' sempre molto difficile la felicità.
RispondiEliminaQuando si e' felici, sembra che lo si debba tenere nascosto per non sentirsi in colpa nei confronti di chi non lo e', o, ancor di piu', nei confronti di chi, per quella felicita' e' ora pieno di dolore.
Cosi', si fa prima a nascondere tutto, a cullarsi nel segreto della propria incapacita' a "dare dolore" - analoga a quella di non darci la giusta dose di gioia - et voilà, si vive a metà, sospesi tra la voglia di fuggire, la presunzione di essere indispensabili alla serenita' degli altri, la mortificazione del proprio benessere, la grandezza dell'immolarsi, ed altre mille scuse che orientano un passo dopo l'altro. Questa, pure, e' la vita.
Ciao, trovato per caso, inseguendo una foto dal titolo NOVEMBRE!
Ciao e grazie per il tuo commento e ti do ragione per ciò che hai scritto. Spesso la vita di porta a compiere scelte obbligate, libere ma ognuna di queste cose è solo responsabilità nostra...
EliminaCiao Giampaolo!
RispondiEliminaÈ tua la fotografia di questo articolo? La hai fatto tu?
No la foto non l'ho fatta io, è presa da internet. In genere quando vedo un fotogramma che rispecchia il racconto che voglio scrivere, la pubblico, per dare anche un'immagine del racconto.
RispondiEliminaCi vuole coraggio e forza per affrontare situazioni difficili ma è sbagliato sempre nascondersi e tradire per primi se stessi.....le maschere non mi sono mai piaciute però come tutte le cose bisogna esserci dentro una storia e poi si può comprendere talune scelte...
RispondiElimina