martedì 17 novembre 2015

NYX, LA DEA NOTTE


Notte o Nyx (in greco antico Nύξ, traslitterato in Nýx, "notte") è una delle divinità primordiali della mitologia greca.
Secondo la Teogonia di Esiodo, Notte era figlia di Caos, mentre nella cosmogonia orfica era figlia di Phanes; nelle FabulaeIgino la dice figlia di Caos e di Caligine[3]. Sempre secondo Esiodo, Notte era la personificazione della notte terrestre, in contrapposizione al fratello Erebo, che rappresentava la notte del mondo infernale. Era inoltre contrapposta ai suoi figli Etere (la luce) ed Emera (il giorno).
Notte era una delle divinità più antiche, e dimorava nell'Ade; secondo Omero, anche Zeus ne aveva paura.
Questa divinità fu ripresa nella mitologia romana con il nome di Nox

Figli di Notte

Notte fu madre di alcune delle altre divinità primordiali: secondo Esiodo (Teogonia) e Cicerone (De natura deorum), da suo fratello Erebo Notte ebbeEtere ed Emera; secondo Cicerone e Igino fu madre anche di Eros, sempre da Erebo; Bacchilide afferma invece che Emera la concepì con Crono[1].
Oltre a questi figli, le è attribuita la maternità anche di numerose altre figure della mitologia greca, perlopiù daimones (a volte detti "personificazioni"). Nella Teogonia, Esiodo dice che, senza controparte maschile, Notte da sola generò:
Anche Igino le attribuisce più o meno gli stessi figli, ma stavolta generati con Erebo:
Cicerone le attribuisce, sempre con Erebo:
  • Amor (Eros)
  • Dolus (Dolos)
  • Le esperidi
  • Fatum (Moros)
  • Fraus (Apate)
  • Gratia (Philotes)
  • Invidentia (Nemesi)
  • Labor (Ponos)
  • Metus (Fobos)
  • Miseria (Oizys)
  • Morbus (Nosos)
  • Mors (Tanato)
  • Le parche (moire)
  • Pertinacia
  • Querella (Momos)
  • Senectus (Geras)
  • Somnia (gli oneiroi)
  • Tenebrae (Keres)
Altre fonti le attribuiscono poi diversi altri figli: ad esempio, sia da Cicerone che nell'Argonautica Orphica è detta madre di UranoBacchilide (Frammento 1b) le attribuisce Ecate; la maternità delle erinni le viene attribuita da Eschilo (Le Eumenidi), Licofrone (Alessandra), Ovidio (Le metamorfosi) e Virgilio (Eneide). Nell'Eracle di Euripide è detta anche madre di Lissa, concepita quando venne a contatto col sangue che Urano perse quando venne evirato da Crono.
Dai romani era considerata anche madre di Erumna (Aerumna in latino), la dea dell'incertezza e dell'inquietudine, in costante compagnia del Dolore e del Timore.

L'INIZIO


L'INIZIO

"Ricordo quel tempo in cui il druidismo e lo sciamanesimo 
erano imperante tra i popoli
ed il culto della dea Madre e della Natura
regnavano con amore e magia sulla terra.
Con l'avvento del patriarcato e delle religioni monoteistiche
l'odio, il fanatismo e l'intolleranza
ne sono diventati padroni incontrastati.
Un giorno, spero che tutto ritorni come prima,
seguendo il filo logico della vita.

Felice di non appartenere al credo dell'odio e dell'intolleranza.

Giampaolo Daccò

(Photo Antelao)



martedì 3 novembre 2015

LE DUE PARTI


LE DUE PARTI


Com'è difficile capire qual'è l'angolo più oscuro e quello più chiaro di noi stessi.
Che cosa nascondiamo e che cosa mostriamo a tutti ma soprattutto al nostro io.
Ci è stato insegnato, nell'età più piccola dove siamo vulnerabili alle influenze di tutto ciò che ci circonda: persone, cose, parole, grazie anche ad una sotto cultura religiosa piena di pregiudizi e di alternate o confuse strade politicamente faziose, in base ai gusti di chi ci ha cresciuto, che la parte cattiva di tutto è la "sinistra" dove vive il male e la parte più bella è la "destra", dove c'è il bene.
Ci hanno educato al rispetto apparente delle cose, dimenticando che ognuno di noi ha la propria indole e che al primo momento ed alla prima occasione, la parte peggiore, si rivela non rispettando quell'insegnamento obbligato.
Si parla tanto dell'onestà e della sincerità, della generosità e del rispetto per il prossimo, dove tutti si autoproclamano "Sì, io sono così..." quando poi nella realtà le cose sono ben diverse.
A volte viene esaltata una "sincerità" che "sincerità" non è, ma solo uno sputare di cattiverie e critiche incorniciate da belle parole e a volte non tanto.
Un bimbo viene indicato cattivo se non se la sente di condividere la propria merenda con un altro, spesso lo si obbliga a farlo mentre vorrebbe gustarsela da solo. A volte se non vuoi regalare una cosa smessa a chi magari potrebbe averne bisogno, sei tacciato come taccagno.
Se queste cose invece le fai volontariamente, il bambino è uno sciocco che un domani si farà fregare da tutti, mentre l'altro butta via le cose che in futuro, non si sa mai, potrebbero tornare utili.
Divertente la cosa, facile, molto facile indicare col dito subito i due lati di un individuo in base al proprio comportamento o le proprie azioni.
Sorrido al pensiero delle principesse dai capelli biondi tutte dolci e sacrificate mentre le streghe ovviamente dai capelli scuri, sono cattive ed invidiose...
Quanto spesso è il contrario nella realtà.
Ed i principi o re, belli, alti, muscolosi, pieni di forza e volontà pronti a salvare le principesse dai cattivi di turno e infine amarle con tutto loro stessi; ovviamente i cattivi sono omuncoli brutti, magri, spesso poveri o troppo ricchi.
Quante volte questi principi e re bellissimi nella realtà sono violenti e cattivi con le proprie compagne... Troppe volte, mentre il ragazzo o l'uomo normale, a volte non appariscente nascondono dentro di se, un tesoro o un valore inestimabile?
Eppure siamo ancora tutti qui a giudicare, pardon, a constatare ciò che sono gli altri in base a come li vediamo e crediamo noi.
Infine quali sono le parti oscure o le parti chiare di un individuo?
Nessuno potrà mai saperlo, il bene si confonde con il male e viceversa. Lo so il mio potrebbe sembrare un discorso banale, forse senza un senso vero e proprio, ma gli eventi accaduti in questi giorni mi hanno fatto riflettere su questo.
Un mio esame di coscienza, questa volta sincero fino ad essere spietato, mi ha fatto prendere coscienza di molte cose, scoprendo sia la parte oscura che quella in luce del mio io e non è stato facile accettare tutto.
Ma credo di essere sulla strada giusta per equilibrare le forze positive e negative, una strada che nonostante le esperienze passate, quelle attuali, le persone conosciute ed i rapporti, i cambiamenti avvenuti accettati e non, sarà ancora molto lunga nonostante "una certa età". 
E chissà mai di riuscire a trovare un'armonia per poter dire solamente un giorno, sono solo un uomo vero.


NO RACE, ONLY HUMANITY AND FAMILY


NO RACE, ONLY HUMANITY AND FAMILY

MY BROTHER
MY COUSIN
MY BEST-FRIEND
MY NEPHEW
MY STEP-BROTHER
MY STEP-SON
ME








COME LE ROCCE


COME LE ROCCE

qualsiasi tempesta,
qualsiasi marea,
qualsiasi uragano,
potrà colpirti
ma mai distruggerti
se sarai come una roccia

ogni tornado 
lascerà il segno
indelebile sulla pelle
sul cuore
nell'anima,
ma mai potrà
piegarti e spezzarti

le ferite si rimarginano,
la tempra è più forte
e sarai ancora pronto
ad affrontare la vita,
osservando il futuro
davanti a te
come la roccia
che da millenni
osserva il mondo

Giampaolo Daccò

(photo Piero Calzona)

lunedì 26 ottobre 2015

E' STATO SOLO UN SOGNO





28 OTTOBRE 1991/28 0TT0BRE 2015
E' STATO SOLO UN SOGNO
Dieci disegni e fotografie per descrivere un numero, un numero che al momento non potrà sembrare nulla d'importante ma che invece, per chi ha vissuto quel “sogno”, in questo istante lo è.

I 24° libri ognuno con 24 capitoli formati da 24 pagine ed in ogni pagina fatta di 24 righe, sono stati narrati 24 sogni, corredati da 24 disegni, dove si potevano intravvedere 24 orizzonti diversi, che portavano in 24 lunghi viaggi, fatti di 24 voli leggeri verso 24 cieli immensi.

Ed oggi 28 ottobre, tu ora dove sei?
Avevi 24 anni e sono 24 anni che sei svanita nel nulla, scomparsa chissà dove e con chissà chi. 
Ti piaceva il n° 24 e mi sono chiesto chissà mai il perché? 
Avevi 24 giorni quando mamma per la prima volta ti mise fra le mie braccia, preoccupata che potessi farti cadere.
Avevi il n° 24 come posto all'asilo ed era il giorno 24 quando avevi incontrato l'amore per la prima volta, me lo dicesti con gli occhi che brillavano. 
Sono state esattamente 24 giornate bellissime la nostra ultima vacanza insieme al mare prima che tu ti fidanzassi e sposassi.
Anche quel giorno era il 24 febbraio, quando ci chiamarono perché tu eri molto grave e forse non avresti passato la notte.
Poi ti operarono e passarono altre 24 ore per sapere se potevi essere fuori pericolo e fu così per fortuna. 
Chissà perché alcune persone sono “segnate” da un numero per tutta la vita.
Poi arrivarono quei giorni terribili, il giovedì “casualmente” del 24 ottobre, qualcosa andò storto... 
Alle ore 24 del giorno dopo eri finita in chissà quale luogo lontano dove nessuno potesse, consciamente, raggiungerti.
Che numero strano il 24, anche quel lunedi del 28 ottobre, la telefonata arrivò alle 13,24 annunciandoci che tu eri partita per altri lidi, forse molto più gioiosi, dove la tua bellezza sarebbe stata ancor più valorizzata, perché si sa, i più amati e belli, se ne vanno nel viaggio prima degli altri.
E così si ritorna ai disegni e alle parole collegate poco sopra, dove la tua vita è stata vissuta come fosse fatta solo di 24 libri, 24 capitoli, 24 pagine, 24 righe in cui si sono raccontati 24 sogni e colorati 24 dipinti, messi come sottofondo a 24 orizzonti pieni di speranze che poi si sono persi in quei 24 lunghi viaggi diversi tra loro per dividersi in 24 voli alla volta di 24 cieli luminosi... 
Ed ora io mi chiedo: sei stata una realtà o un sogno?
Ciò che abbiamo vissuto insieme per 24 favole colorate è stato solo frutto della mia fantasia o c'è stato veramente?
Voglio credere che quella luce che s'intravede alle mie spalle mentre ti ricordavo in quell'istante, prima di scrivere queste povere righe fossi tu, a dirmi “c'ero” “ci sono” e “ci sarò” sempre.

sabato 17 ottobre 2015

OGGI QUALCOSA E' CAMBIATO


OGGI QUALCOSA E' CAMBIATO

Mi sono svegliato dopo una notte insonne ed agitata...
Quanto ho aperto le finestre ed ho visto il cielo azzurro,
ho sentito che qualcosa dentro di me era cambiata.
Ho messo la musica ad alto volume
e cantando sono entrato in doccia.
Più tardi dopo aver sistemato casa ed
indossato gli abiti che mi piacciono molto,
come se in quel momento portassero fortuna,
sono uscito in strada.
C'erano molte persone nel viale alberato,
il sole era forte e l'aria fresca,
qualche nuvola leggera passava veloce in cielo,
così mi sono rifugiato in una pasticceria e
dopo una golosissima colazione,
ho preso la strada per il centro
finendo con una lenta passeggiata
in Brera, il quartiere degli artisti,
ammirando strane botteghe e locali insoliti,
poco dopo, come fossi stato attratto 
da una forza irresistibile
sono entrato nel grande parco verde
e la sensazione che la vita sia entrata in me
è stata immensa.
Una specie di felicità e di serenità mi ha pervaso,
ogni passo sulle foglie dei vialetti
tra le castagne cadute dagli alberi, 
ogni sguardo su quel verde, bruno e giallo
di quelle enormi piante e prati attorno a me,
ogni cinguettare ed ogni rumore della natura
mi hanno fatto sentire vivo e pieno di energia.
Mi sono seduto ad assaporare quella 
bellissima sensazione che da molto non sentivo.
Mi sembrava di stare in comunione con il tutto,
un a sorta di piccola estasi ed "ascoltavo" ad occhi chiusi
quella sintonia naturale che tutti
dovrebbero avere con il mondo, con l'universo.
A volte basta poco per trovare una serenità
che ogni giorno perdiamo
distratti da mille cose e pensieri,
basta un nulla ed un attimo di attenzione
a ciò che abbiamo attorno
per farti scoprire quanto è bello vivere, 
nonostante tutto.


lunedì 5 ottobre 2015

STAGIONI BUIE




STAGIONI BUIE

Odio l'autunno
Odio l'inverno
Ho imparato a detestarli
Per il freddo
Per le piogge umide
Per la fine della luce
Per chi ho amato
Chi ha fatto parte della mia vita
E che ho perso
In queste stagioni
Odio le giornate buie
Che non lasciano spazio al respiro
Odio il freddo pungente
Che penetra nelle ossa
E nel mio cuore
Odio il vento gelido
Che porta ricordi 
Tristi e lontani dell'abbandono
Odio le feste invernali
Perché la solitudine 
Adombra i sentimenti
Odio vivere sperando
Che torni presto
La primavera e l'estate

(Giampaolo Daccò)

venerdì 2 ottobre 2015

IL DOLORE DEI POVERI


IL DOLORE DEI POVERI


Questa frase "Il dolore dei poveri" mi è rimasta impressa nella mente da qualche giorno, da quando una signora che conosco da tanto tempo mi disse: "I ricchi non conoscono il dolore dei poveri."
Una frase davvero toccante a cui non ho saputo rispondere se non con un abbraccio e queste parole a quella signora che piangeva: "Ma non sanno quanto amore c'è nel cuore dei poveri."
Vorrei raccontarne la storia per far capire quanta miseria umana c'è in giro, quante persone ricche, ma molto ricche possano essere di una meschinità e cattiveria immane mentre, persone umili o povere, di ceto sociale inferiore e straniere, possano essere di una levatura mentale e del cuore suprema comprendendo una dignità incredibile.
Ovviamente cambierò i nomi, alcune situazioni per non far riconoscere i protagonisti della storia, non sarebbe giusto ma vorrei far comprendere a chi leggerà questo racconto, quanto squallore ed arroganza c'è intorno a noi, soprattuttonel nostro piccolo.

Due giorni fa ho visto Rosario in un angolo del palazzo piangere, Rosario è una signora straniera dal forte accento spagnolo che con la sua famiglia, da più di trent'anni vive e lavora in Italia. Una persona dal cuore immenso, di un'onestà e bravura quasi indescrivibile, dolce sempre sorridente e pronta ad una buona parola anche in un momento di difficoltà suo e degli altri.
Mi sono avvicinato e le ho messo la mano sulla spalla "Che succede Rosario?" ho chiesto preoccupato.
Mi ha guardato con quegli occhi scuri e buoni restando un attimo in silenzio poi disse: "E' accaduta una cosa tremenda Paolo, mia nipote di trentacinque anni è caduta dal motorino mentre tornava dal lavoro ed è morta picchiando la testa sull'asfalto..."
Istintivamente le diedi un abbraccio "Ha lasciato qui due bambini, una di un anno e uno di dodici..."
Che dolore, che tristezza negli occhi di Rosario, ho cercato di trovare delle parole di consolazione e siamo andati poi a bere un caffè, volevo farle compagnia anche per poco e per non farla sentire sola. 
Sentivo dentro di me che c'era dell'altro, non era solo un dolore per la morte di una persona cara, forse nascondeva qualcosa di più.
Nella mia vita ho imparato a guardare negli occhi le persone ed ascoltare le loro parole e soprattutto andare oltre a ciò che si vede nello sguardo e nelle frasi dette.
Appena usciti dal bar e rimasti soli, la guardai negli occhi e le ho chiesto vista la confidenza che ci accomuna da anni: "C'è qualcos'altro vero?".
Abbassando gli occhi e rispose: "Sì... Sono molto addolorata per un'altra cosa..."
Intuii il motivo e ne avevo il timore.
"Ho chiesto alla mia signora un permesso per il funerale e..." la voce le si era rotta per un attimo "Le ho detto se potevo prendere un permesso di mezza giornata. Mi ha chiesto il perché e le risposi per andare al funerale di mia nipote, mi ha guardato fredda e mi ha detto poi - La conosco? - No signora non è mai venuta qui..."
In quel momento ho incominciato ad immaginare il resto del racconto.
Rosario con gli occhi bassi continuò: "Allora girandomi le spalle mi ha risposto - E che sarà mai! Io ho bisogno di lei, potrebbe anche non andare. Anche una mia conoscente le è morta la figlia cadendo dalla moto ed io non ci sono andata al funerale."
Provai una rabbia cercando di non darla a vedere, solo la mia voce tradiva una forte durezza: "E tu che le hai risposto?" dissi pensando che se fossi stato al suo posto l'avrei picchiata.
"Niente, cioè ho insistito, così mi ha dato il permesso ma facendomi sostituire da uno dei miei figli... Non ho potuto fare altro."
Le toccai la mano in segno di conforto "Ora vado a lavorare, mi aspetta e non vorrei si arrabbiasse." 
Staccandosi dalla mia mano, piano prese la strada per le scale, si fermò un attimo davanti alla porta e girandosi verso di me che stavo lì a guardarla disse:
"I ricchi non conoscono il dolore dei poveri." la sua voce era molto triste.
"Ma non sanno quanto amore c'è nel cuore dei poveri." risposi istintivamente. Rosario chiuse la porta dietro di se lasciandomi costernato ed arrabbiato.
Ci sono catene che non ti permettono di essere libero, catene che rendono da migliaia di anni, l'essere umano schiavo in un modo o nell'altro di altri esseri umani "privilegiati" e senza cuore.
La dignità di Rosario ed il dolore sommesso non hanno scalfito minimamente la durezza del cuore dell'altra persona, una persona che non le importa della sofferenza altrui, immersa nel proprio egocentrismo.
So che Rosario saprà superare tutti i dolori di questa vicenda ma mi chiederò sempre il perché di questa cattiveria umana e della mancanza di pietà verso il prossimo, soprattutto se quest'ultimo è un sottoposto, un dipendente, un disadattato, uno straniero.
Potrà anche essere consolante la frase: "Quello che si semina si raccoglie", ma ho il vago sospetto che a pagare il prezzo più alto siano sempre i più deboli.

Giampaolo Daccò Dos Lerèn

mercoledì 23 settembre 2015

La via della vita



La via della vita è sempre lastricata da pietre, da varchi insormontabili, spesso quando vedi uno spiraglio dietro ci sono subito grossi alberi che ti impediscono l'accesso... Poche sono le persone che si trovano su una strada pianeggiante, verde e piena di fiori, molte quelle su pendii ripidi pronti a cadere nel vuoto. La voglia di sedersi e fermarsi per non andare oltre affiora nelle menti di alcuni ma qualcosa dentro spinge loro ad andare avanti nonostante non si vedano soluzioni. Errori? Delusioni? Fallimenti? Perdite? Non sempre è colpa di queste esperienze ma a volte, si ha bisogno di un prato per riposare prima di riprendere il duro cammino come tanti, un prato che non c'è mai se non per i soliti pochi fortunati. E soprattutto mai voltarsi indietro a vedere chi hai aiutato e che ora fa finta di non vedere e sentire, quello che è stato fatto allora non ha importanza oggi, le persone sono sole nel viaggio e sole arriveranno alla meta, qualsiasi essere abbiano accanto nonostante tutto.

lunedì 21 settembre 2015

EQUINOZIO D'AUTUNNO: 23 SETTEMBRE 2015 - ORE 09,21





EQUINOZIO D'AUTUNNO

23 settembre 2015 - ore 09,21

Nella tradizione druidica l’Equinozio d’Autunno viene chiamato Alban Elfed (Autunno, o «Elued», Luce dell’Acqua).
Esso rappresenta la seconda festività del raccolto, segnando per parte sua la fine della mietitura, così come Lughnasad ne aveva segnato l’inizio.

Ancora una volta, il giorno e la notte sono in perfetto equilibrio, come lo erano all’Equinozio di Primavera, ma ben presto le notti cresceranno fino ad essere più lunghe dei giorni, e l’inverno sarà di nuovo tra di noi. 
L’equilibrio è più intenso in questo momento piuttosto che nel fermento e nell’agitazione della primavera, e questa data autunnale è spesso la più tranquilla tra le feste.
Nella memoria di queste antiche popolazioni l’Equinozio autunnale veniva festeggiato col nome di Mabon: il giovane dio della vegetazione e dei raccolti.
“Mabon, indicato col nome di Maponus nelle iscrizioni romano-britanne, è il figlio di Modron, la Dea Madre: rapito tre notti dopo la sua nascita, venne imprigionato per lunghi anni fino al giorno in cui venne liberato dal Re Artù e dai suoi compagni.
Il suo rapimento è l’equivalente celtico del rapimento greco di Persefone: un simbolo evidente dei frutti della terra che sono immagazzinati in luoghi sicuri e poi sacrificati” per dare la vita agli uomini.”

lunedì 14 settembre 2015

UNA NOTTE D'AMORE CON TE


La luce del mattino mi svegliò da quel sonno profondo ma agitato, non ricordai cosa mi turbò in quel mondo dove i sensi sono sopiti, ma rammentai subito cosa successe la notte prima. La mia mano toccò le lenzuola sulla mia destra, cercavo un corpo, una pelle ancora calda ma tra le dita mi ritrovai un bigliettino.
Nudo mi sedetti sul letto aprendo quel foglietto lasciato lì, credo, da poco, istintivamente guardai l'ora di quella domenica mattina, erano solo le nove, ma la persona che doveva essere distesa al mio fianco, non c'era più.
Aprii quel foglietto: "Grazie, non saprai mai quanto mi hai dato questa notte. A."
Istintivamente mi ricoricai supino appoggiando il braccio dietro la nuca e rividi la sera precedente come in un film:
"La Siesta", discoteca a San Colombano al Lambro, meta di tutti i giovani lodigiani e non, ambiente piccolo, ottima musica, gente simpatica, proprietario un amico. Quella sera ero arrivato in anticipo con due carissimi amici, qualcuno fuori fumava, all'interno c'era già qualche persona al bar ma la pista da ballo era vuota.
Come al solito salutai dei conoscenti e con i miei due compagni di serata finimmo in pista a ballare... Poi dopo qualche canzone, lasciai il gruppo che si era formato nella sala e mi rifugiai in giardino per il troppo caldo.
Desideravo anche rinfrescarmi il volto ed andai in bagno, l'acqua fredda sul viso mi diede un po' carica ma quando alzai la testa davanti allo specchio, dietro di me in piedi ferma, c'era quella persona.
"Ciao." disse sorridendo con occhi seri.
"Ciao..." risposi un po' stupito, non eravamo proprio in confidenza anche se ci salutavamo, ma stranamente quel momento sembrò quasi magico.
"Vedo che ti sei già dato da fare in pista..."
Risi, sapeva che mi piaceva ballare "Sono un ottimo ballerino e sai com'è la musica ti entra nelle vene e..."
Non finii la frase, mi si avvicinò gettando lo sguardo attorno, non c'era nessuno...
"Stai con me stanotte..."
"Eh? Cosa?" il mio sguardo doveva sembrare da cretino quando quella persona disse queste parole... Davvero non riuscivo a capire, ma sopratutto dette in quel modo quasi disperato.
"Ti prego stai con me stanotte... Non posso tornare a casa, anzi non voglio..."
Guardai quegli occhi scuri di fuoco, tristi ma passionali, i capelli lunghissimi e neri, non mi sarei mai aspettato una proposta del genere, non così da A..
Si guardò nuovamente attorno, aveva paura, la sentivo sulla pelle, aveva paura che qualcuno potesse sentire o vedere... Toccai il suo braccio "Senti... Io..."
"Dammi la chiavi della tua auto... La prendo e ti aspetto al parcheggio in fondo alla via..."
"Cosa? Ma sei..." mi guardò con occhi febbrili... "Non sono venuto da solo, ho due amici con me, mica li posso piantare così..."
"Puoi farlo, lo so... Che puoi, se vuoi."
Mi ritrovai sulla mia auto dieci minuti dopo, con quella persona a fianco e la strada di notte illuminata dalla luna e dalle stelle che scorreva sotto di noi.
Sentii due dita fresche sul mio volto e con la coda dell'occhio vidi un suo sorriso e poi con un gesto spostò la lunga chioma scura dalla sua faccia.
"Stupito?"
"Si molto!" risposi "Perché?" chiesi.
"Perché cosa... Perché ti ho chiesto di passare la notte con me?" prima che dicessi qualcosa continuò "E' da molto che volevo sentire le tue mani, la tua bocca, i tuoi baci, le tue carezze e..." mi sentivo arrossire, che situazione imbarazzante, il buio nascondeva il mio turbamento e i sensi che si accendevano solo al pensiero. Ma si, che sarà mai un'avventura, mi era sempre piaciuta quella persona, ma non immaginavo fosse così audace e che nutrisse un'attrazione nei miei confronti.
"Se pensi che l'ho fatto con molti ti stai sbagliando!" la voce pareva esplodere nell'auto. "Potrai non crederci ma è la prima volta che lo faccio... Era tanto che ti desideravo, mi basta solo una notte."
Sapevo che quella persona era impegnata, oltretutto con qualcuno che, sinceramente, non mi andava a genio e che conoscevo fin da piccolo.
"Va bene A., se sono qui è perché lo desidero anche io." dissi parcheggiando la mia auto sotto casa, la sua mano mi fece girare verso il suo viso e mi baciò.
Non c'era nessuno a casa mia, i miei erano in vacanza, avevamo tutto il tempo che volevamo. Entrammo in casa, altri baci e poi in camera mia, la luna in quell'istante spuntò tra le torri del castello di fronte illuminando di chiaro la mia stanza.
Fu una notte d'amore splendida, il profumo ed il calore della nostra pelle incendiò i corpi tra quelle lenzuola candide. Carezze, baci ed i corpi che si fondevano insieme, fino alla fine.
La luce bluastra della notte donava un che di magico a quello che accadeva nella camera e sulla nostra pelle nuda.
Ci addormentammo quasi abbracciati, sentivo i suoi capelli lunghi sulle mie spalle e fu buio attorno a noi.
E così quella persona senza farsi sentire era uscita di casa senza un rumore, magari mi aveva baciato mentre dormivo, chissà.
Mi alzai dal letto e finii in doccia, canticchiai un motivetto ma vedevo nella mia mente il suo volto e il suo corpo, era rimasto quel biglietto sul letto. 
In accappatoio con i capelli bagnati lunghi sulle spalle mi preparai la colazione in cucina, ma quando andai in soggiorno  per gustarmela prim di vestirmi ed uscire per una passeggiata vidi un'altro foglio, il secondo appoggiato sul tavolo.
"Scusami se scappo via così, non volevo guardarti negli occhi e sentirti dire qualcosa, magari di circostanza... Per me questa notte è stata importante e tu non sai quanto. Credo la porterò per sempre nel mio cuore anche quando, tra poco tempo, la mia vita cambierà..."
Già il tuo futuro matrimonio, pensai "Sei stato dolce e forte, mi hai dato passione e amore... Anche solo per una notte, ricordami ogni tanto, così farò io. Un bacio, A."
Non compresi mai il vero motivo per cui quella persona si era concessa a me in quel modo così passionale, ci eravamo visti dopo un po' di tempo e per caso in centro, un pomeriggio, era con chi avrebbe sposato qualche mese dopo, ci eravamo salutati tranquillamente ma i suoi occhi erano ancora di fuoco mentre incrociavano i miei...
Non dimenticai mai quella notte e non ci fu più nulla tra noi, ma ogni volta che ci incontravamo, sapevamo già che in ogni istante poteva accadere di nuovo. 
Sono passati molti anni ed ognuno ha preso la sua strada, ha creato la propria famiglia ma sono sicuro dovunque sia ora, quella notte la porterà nel cuore per tutta la vita. 
"Una notte d'amore con te".

Giampaolo Daccò Dos Lerèn