giovedì 13 ottobre 2016

UN VOLTO, UNA STORIA SCONOSCIUTA


UN VOLTO, UNA STORIA SCONOSCIUTA


UNA DONNA


UNA DONNA SOLA


UNA DONNA SOLA NELLA VIA

UN VOLTO,
UNA STORIA  SCONOSCIUTA

   Ti ho vista, ho visto la tua figura piccola e malandata in un freddo mattino di ottobre, dove il grigio incorniciava il paesaggio di una città semi deserta.
   Ho visto il tuo volto, triste, pensieroso, con le rughe di chi ha passato tanti anni cercando di vivere una vita.
   Ti ho vista con i vestiti rovinati e sporchi dal tempo, camminare in modo sgraziato trascinando i piedi ed una valigia con le ruote, logora, spellata, di un colore verdastro sbiadito e con qualche sacchetto di plastica, pieni di chissà cosa, legati al manico.
   Ti ho vista e mi si è stretto il cuore, una piccola donna solitaria, una senza tetto, sicuramente italiana, un viso scuro con due occhi grigi e i capelli bianchi, i cui ricci erano puntati sulla nuca da mollettoni colorati, come un buffo clown che non aveva battute per far ridere qualcuno.
   Non so quale sia stata la tua vita: forse eri una principessa fuggita da un re odioso e cattivo finendo in mano a qualche cacciatore senza cuore.
   Forse eri una famosa cantante d'opera che aveva speso tutti i suoi averi per vanità ed esibizionismo, finendo miseramente nel dimenticatoio con l'età.
   Oppure probabilmente eri una ricca ereditiera incontentabile, giravi il mondo in cerca di un improbabile viveur che ti togliesse dalle etichette di una società noiosa ed antipatica.
   Forse eri una donna in carriera che aveva sacrificato l'amore ed una vita privata per raggiungere il successo finanziario e lavorativo, caduta poi all'arrivo della giovane ambiziosa di turno ed il tuo orgoglio ferito, ha fatto si che tu diventassi sempre più chiusa finendo in chissà quale baratro infelice.
    Invece potresti essere solo una donna semplice e normale che ha avuto una vita difficile, prima nella tua famiglia di origine, povera e con molti fratelli da sfamare, poi vittima di un marito egoista e di nuovo l'annullarsi per tenere in piedi una tua famiglia dalle fondamenta fragili.
   Magari con figli egoisti che nel tempo si sono dimenticati di te e ti hanno lasciata sola, cosicché la tua mente piano piano si è annebbiata, finendo in un mondo fantastico dove solo tu sogni, dove solo tu riesci a vivere una vita fantastica e piena di gioia, dove nessuno potrà mai farti soffrire.
    Eppure quando ti ho vista, i tuoi occhi erano tristi, il tuo sguardo era lucido, avevi abbassato la testa e piano sei andata lontano per la tua strada col capo chino trascinando le tue poche e logore cose.
   Il freddo di ottobre probabilmente sarà penetrato nelle tue ossa attraverso quei vestiti ormai consumati dal tempo, come è penetrato nel mio cuore nel vederti così.
   Ti ho vista e non so chi tu sia, povera figura dolce e malinconica, ti ho seguita con lo sguardo fino al punto in cui sei sparita.
   Vorrei solo immaginare di essermi sbagliato, vorrei che invece tu fossi solamente una persona trascurata e solitaria ma con una sua casa ed una storia forse banale, ma una donna con una vita, magari sconosciuta, ma una vita alle spalle.
   Ti ho vista e non sono riuscito a pensare ad altro in quel mattino freddo di ottobre, mentre la mia mente fantasticava sulle tue varie vite avventurose, il mio cuore era triste e malinconico e ricordava di un'altra vita già conosciuta tempo fa.
    Spero solo che... No, non è la frase giusta, non ci sono altre parole da aggiungere e sarebbero troppo banali, non basta incontrare volto ed una vita sconosciuta e sperare chissà cosa.
   Lei andrà per la sua strada, con la vita che si è scelta oppure è stata in qualche modo obbligata a viverla, nessuno potrà fare nulla.

GpDS

(foto e testo Giampaolo Daccò)

martedì 4 ottobre 2016

Riflessioni: DAVANTI AL MARE - LE NOSTRE ISOLE



"DAVANTI AL MARE"

Guardare l'orizzonte blu
davanti a noi..
Quel magnifico oceano
pieno di incognite,
di sorprese per...
Aspettare cosa?
Una vita fatta di gioie?
Un'esistenza piena di dolore?
Il venire di un amore mai vissuto?
Una maturità di spirito?

Un dono da parte di chi abbiamo aiutato?
Eppure molti aspettano,
i loro occhi sono puntati
verso la fine di quella distesa
senza agire
senza muoversi.
Eppure tutto potrebbe 
essere davanti a noi,
basta un gesto e la tua vita
riprenderà il cammino.


photo Giampaolo DS)
GpDS 




"LE NOSTRE ISOLE"

Immaginare
immaginare un'isola
immaginare la nostra isola.
Ognuno di noi ha la propria
un posto bellissimo
dove vivono
i nostri sogni
i nostri desideri
le nostre speranze.
Isole piene di colori
isole piene di profumi
isole piene di amore.
Di quanti desideri
di quante speranze
di quante gioie
sono colme queste
nostre belle isole.
Le raggiungeremo
solo quando avremo
nel cuore e nell'anima
la purezza e la libertà.
Perché come tutti sanno
l'isola è dentro di noi.

GpDS

sabato 1 ottobre 2016

DUE PICCOLI PENSIERI: FANTASIA E REALTA'


FANTASIA


"Fingere di essere leggero,

sognare di volare nel cielo,
immaginare spazi immensi,
sapere che mete lontane,
e mille luoghi solitari,
sono il mio paradiso."




REALTA'

Uomini che bevono té

Uomini che sanno gustare
Uomini che hanno un cuore
Uomini che sanno vivere
Uomini che danno calore
Non siamo in tanti
noi uomini sensibili
a volte bistrattati
dai nostri simili
a volte denigrati
per saper donare
piangere e abbracciare.
Eppure ci siamo
siamo qui per tutti
per una parola
per un consiglio
per un aiuto
e questo grazie
alla tazza di tè
che solo le donne
ne conoscono il significato.
Ed è per questo 
che le amiamo 
per così come sono.


martedì 20 settembre 2016

VESPRO



VESPRO

"Ombre scure
sulla strada

che porta l'uomo
verso la sua casa.
La luce del Vespro
all'orizzonte lontana
accompagna
la notte vicina
con il suo silenzio.
Una stella nel cielo
appare improvvisa
sul suo cammino
mentre profumi di fiori
accompagnano chi
torna a casa stanco.
La sera volge al desio

e l'ora del Vespro
è ormai terminata
e chi ritorna a casa
ritrova il calore della vita."

(photo e testo Giampaolo Daccò)

giovedì 15 settembre 2016

VENTO D'AUTUNNO



VENTO D'AUTUNNO

Den Haag/L'Aia, autunno di tanti anni fa.
Sapevo che prima o poi sarebbe finita, sapevo che con la brutta stagione qualcosa sarebbe cambiato.
Lo sentivo nell'aria, nelle cose che mi circondavano, nelle ombre della sera che qui al nord, arrivavano prima che nel mio paese, l'Italia.
Avevo lasciato R. a casa mentre leggeva un libro davanti al caminetto già acceso, m'infilai la giacca a vento rossa e presi la strada per la spiaggia.
Mi ero voltato per un attimo a guardare la nostra casa a poche centinaia di metri dal mare, alla periferia di Den Haag, erano passati quasi due anni dall'inizio della nostra storia e solamente uno dalla convivenza.
I primi tempi andavamo avanti ed indietro a vicenda tra i nostri Paesi, con la gioia ogni volta di vedersi, di abbracciarsi, di fare l'amore. Poi quel mio colpo di fortuna: un lavoro in un locale italiano vicino casa e andare ad abitare definitivamente insieme.
Arrivato in spiaggia, la sabbia bianca si alzava a quel vento freddo che proveniva dal'Atlantico, il cielo era grigio ma ancora non minacciava pioggia, poche erano le persone sulla rena per passeggiare o sedersi a guardare quel mare verde dalle onde spumose.
Mi ero seduto su una piccola altura vicino alla struttura in legno, dove i bagnini in estate, controllavano le persone in acqua e il litorale visibile.
Una mano mi aveva fatto segno di saluto, le due simpatiche vecchiette, vicine di casa con il loro cani stavano camminando poco distanti.
Sorrisi a loro ricambiando il gesto, ma poi il mio sguardo si era nuovamente rivolto verso il mare ed ai ricordi.
Erano belli i primi tempi, spesso eravamo ad Amsterdam a casa di amici, i quali vivevano nelle barche sui canali del centro, che meraviglia mi sembrava di vivere un sogno, quasi una favola antica.
D'estate facevamo escursioni sui canali viaggiando su barconi o chiatte galleggianti, fermandoci a dormire in piccoli alberghi circondati da fiori e profumi.
Rotterdam, così moderna e tremenda col suo porto, allora il più grande del mondo, poi le sagre dei fiori nelle varie cittadine che sembravano piccoli scrigni da quanto erano in ordine e stupende, le nostre corse in bicicletta per le stradine tra campi verdi e mulini a vento.
Spesso gli abitanti mi scambiavano per un olandese come loro, come R., avevo fatto crescere i capelli lunghi, mi vestivo male o alla casaccio, un accenno di barbetta rossa, tanto per dare, insieme alle mie lentiggini, un'idea del ragazzo nordico (idea che mi era sempre piaciuta), ma mai ero riuscito ad imparare quella lingua strana, mista tra tedesco, inglese e qualcosa di fiammingo.
Ma l'anno intero, vissuto pienamente in quella bellissima terra mi aveva segnato nell'anima, non avrei voluto mai più andar via da lì.
Un raggio di sole aveva fatto capolino tra le nuvole del tramonto, non mi ero accorto del passare del tempo, mi ero alzato in piedi velocemente e ritornai a casa, in quella casa bianca dalle persiane verdi e dal giardino ora brullo per la stagione autunnale.
Il vento soffiava ancora ed era diventato più freddo, quando avevo la porta alle mie spalle, R. era davanti a me con il suo sorriso un po' triste, le mie valigie erano sotto la scala che saliva al primo piano, mentre l'altra mia roba, era stata spedita qualche giorno prima in Italia, in quel momento le avevamo guardate entrambi.
I nostri occhi si erano incontrati ancora per un attimo, avevo visto sul suo volto una gamma di espressioni, mi ero illuso di aver letto: ho sbagliato, torniamo insieme e resta qui... Ma appunto, era stata solo un'illusione mia.
"Paul, het spijt me zo te zijn, zodat meer dan voor ons" avevo guardato serio il suo volto fermo.
"Oh scusa me, Paul, I'm so sorry to be so over for us".
Che c'era da scusarsi ora? Ormai era finito tutto, del suo dispiacere non me ne importava nulla, avevo solo il mio cuore spezzato ma avevo comunque sorriso.
"R. does not have to worry. Everything will be fine..." avevo detto spostandomi in cucina e poi mente stavo versando del tè in una tazza, dimi aveva detto:
"I'll take you to the airport tomorrow morning, Jim will not come, do not have time ... "
Avevo risposto con un sorriso strano e con un grazie, ormai non c'era nient'altro da dire, finito, tutto.
Il giorno dopo in aereo appena decollato, mi ero messo a leggere un libro, quando eravamo già sulla Germania, mi era tornato in mente di aver lasciato là una foto a cui tenevo molto, noi due sulla spiaggia nell'autunno precedente, seduti sull'altura con il vento tra i capelli.
Con gesto di rabbia avevo chiuso il libro di colpo, improvvisamente un angolo di una busta era apparso tra l'ultima pagina e la retro copertina, una busta che avevo aperto non appena mi ero accorto che dentro c'era una foto, la mia foto, la nostra foto, quella che pensavo di aver lasciato nella casa bianca dalle persiane verdi ed il giardino brullo, vicino al mare.
Dietro la foto una scritta.
"To never forget our love, a copy is in my memories. R."
Per non dimenticare mai il nostro amore, una copia è tra i miei ricordi. R.
Cercavo di trattene il pianto che stava per arrivare, solo qualche goccia di lacrima era caduta sul mio volto, mentre stringevo la foto sul cuore.
L'aereo si stava abbassando di quota e l'annuncio del prossimo atterraggio a Linate mi aveva distolto dal pensiero, guardai fuori dal finestrino, un grande lago e dei monti innevati avevano preso il posto della distesa di campi fioriti, del mare del nord e dei miei due anni vissuti in un paese magico.
Ora stava per iniziare un nuovo capitolo.

Giamapolo Daccò Dos Lerèn (J.P.)

giovedì 8 settembre 2016

SEBASTIAN, ANGELO AZZURRO/SEBASTIAN BLUE ANGEL



SEBASTIAN ANGELO AZZURRO

Perdonatemi se questo mio racconto è triste e si parla di un caro amico che oggi non c'è più ma, penso che sia giusto ricordarlo, ricordare quel ragazzo sorridente che, nonostante le avversità, ha voluto combattere, fortemente come una roccia sfida il mare in tempesta. Ora è lassù nell'azzurro del cielo, libero nel vento e senza più sofferenza.

"CIAO ANGELO.
Sebastian, io vorrei dirti tante parole, tante cose, ma il mio cuore si è spezzato non appena ho saputo che tu non ci sei più.
Non posso credere che la tua bellezza, vitalità, intelligenza, anima e sentimenti ora sono solo un alito di vento nel cielo.
Simpatico, intelligente e pieno di amore eri un ragazzo che non si fermava davanti a nulla, il tuo coraggio durante le prove dure della tua vita, hanno fatto di te una persona speciale, un amico speciale.
Ti penserò sempre e ti vorrò un mucchio di bene e spero che tu lo senta da dove ti trovi ora.
Spero tu sia in un meraviglioso posto dove le anime belle come la tua possano vivere felici e correre nell'azzurro universo.
Ti ho voluto ricordare con queste due foto che ti ritraggono bellissimo e dolce come lo eri tu, anche se forte e deciso nelle tue parole e battaglie.
Tesoro, un bacio ed un abbraccio sperando ti arrivino lassù, dove sei ora. 
Mi mancherai come mi mancheranno le tue parole. Ciao Seba."


SEBASTIAN BLUE ANGEL

Forgive me if my story is sad and there is talk of a dear friend who today is gone, but I think it is right to remember, remember that smiling guy who, despite adversity, he wanted to fight, strong as a challenge rock sea stormy. Now it's up there in the blue sky, free in the wind, and no more suffering.

"BYE ANGEL.
Sebastian, I would tell you so many words, so many things, but my heart is broken as soon as I heard that you are no longer here.
I can not believe that your beauty, vitality, intelligence, soul and feelings now are only a breath of wind in the sky.
Sympathetic, intelligent, and full of love you were a guy who would not stop at nothing, your courage during the hardships of your life, they have made you a special person, a special friend.
I always think you and I want a lot of good and I hope you hear it from where you are now.
I hope you are in a wonderful place where the beautiful souls like yours can live happy and run into the blue universe.
I wanted you to remember with these two photos of you beautiful and sweet as you were, even if strong and resolute in your words and battles.
Honey, a kiss and a hug hoping you come up there, where you are now.
I will miss you as I will miss your words. Goodbye Seba."

Giampaolo.

lunedì 5 settembre 2016

SOGNANDO SETTEMBRE



SOGNANDO SETTEMBRE

"Ehi piccolo sognatore..."
La voce del ragazzo che stava sul pulmino di fianco a me, mi aveva chiamato facendomi segno di salire, il suo sorriso era aperto e simpatico.
Mi ero alzato dal prato su cui ero seduto e salendo su quel mezzo, avevo preso il mio solito posto accanto al finestrino.
Come tutti gli anni, prima dell'inizio delle scuole, settembre era il mese più bello per noi ragazzi anche se segnava la fine delle vacanze fatte al mare o in montagna nel mese di agosto.
Settembre era come se fosse un'altro tipo di vacanza: abitando, allora, vicino alle colline di San Colombano al Lambro, alcuni genitori mandavano i figli a fare la stagione lavorativa della raccolta di frutta, un po' per svagarli e far prendere loro coscienza di cosa significa lavorare ed un po' per starsene tranquilli senza rompiscatole tra i piedi dopo la fine della scuola. 
Infatti dalle nostre parti si diceva: fine della scuola raccolta delle ciliege, inizio della scuola raccolta dell'uva.
E così come quasi tutti gli anni, mi ritrovai con amici conoscenti o estranei, coinvolto a raccogliere l'uva tra i vigneti vicino alla città dove abitavo da ragazzo.
Che meraviglia, si lavorava sotto il sole si, ma con allegria. Si cantava, si raccontavano storie, ci si riposava sotto alberi grandi cercando l'ombra ed il nostro pranzo era tutto nei contenitori che i genitori ci dotavano al mattino presto, prima della nostra partenza.
Il caldo ed il frinire delle ultime cicale, le fila di formiche che sparivano con il cibo in varie piccole buche per terra, poi il ronzio di mosconi, il vento che soffiava tranquillo sui nostri vestiti, le nuvole bianche che volavano leggere nel cielo azzurro, davano un senso fiabesco a chi sapeva raccogliere il senso stupendo della natura in quel mese.
Erano le ultime vere giornate luminose prima di farsi da parte per lasciare il posto all'autunno piovoso e umido.
Difficilmente nascevano amori tra noi in quel periodo, se non qualche bacio o flirt innocente, finito non appena la raccolta terminava ma...
La cosa che io amavo di più era la sera, poco prima del nostro rientro a casa, le giornate si erano fatte più corte ed il tramonto si stagliava presto al'orizzonte.
Ero chiamato il "sognatore", perché o con la macchina fotografica o con fogli e un astuccio di matite colorate, portate nel mio zaino, prima del ritorno a casa, mi mettevo a disegnare o fotografare quel panorama rosso-arancione davanti a me.
Ogni volta mi sembrava diverso, il più bello era stato quello dove un giorno, ci avevano portati proprio verso l'ultima collina ad ovest dove da quell'altezza, abbracciavi quasi tutta la pianura padana da Piacenza a Torino, con il sinuoso corso del Po, le colline che circondavano gli Appennini e a destra la fila delle Alpi con il Monviso ed il Monte Rosa, circondati dai raggi del sole che piano scendeva dietro quegli alti monti.
Nella mia mente a quella visione, apparivano le immagini dei racconti di Ignazio Silone o di alcune poesie di Pascoli e così la mia mente vagava in sogni ad occhi aperti. 
Mentre tornavamo col pulmino scendendo le ripide strade di quelle colline, io mi sedevo sempre dalla parte verso il tramonto. Lo sapevano tutti i miei compagni di lavoro ed il mio posto fisso era sempre quello, dove potevo vedere quel paesaggio magnifico.
"Si può sapere piccolo, perché come tutte le sere, i tuoi occhi sono inchiodati verso quel panorama sempre uguale? Non ti stanchi mai?" mi aveva detto l'ultima sera del raccolto l'autista, questa volta davvero incuriosito tra le risatine degli altri.
"Non è sempre uguale il panorama che osservo..." gli avevo detto guardando i suoi occhi nello specchietto retrovisore.
"A me sembra tutto simile ogni volta, ma mi spieghi il perché li trovi diversi?"
"Mmmm... Troppo lungo e complicato spiegartelo." avevo continuato sorridendogli.
Gli occhi azzurri dell'autista mi avevano guardato sorpresi, come se una domanda in sospeso si era fermata nella sua mente.
"Sono solo sogni di settembre..." conclusi voltandomi verso il tramonto, "E sono solo miei" avevo pensato sorridendo a mia volta mentre guardavo il rosso del cielo dietro le colline.
Intanto il pulmino velocemente si era avviato sulla statale, le ombre scure ad est avevano fatto la loro comparsa, senza cancellare i rossi tramonti, i miei sogni di settembre.
GpDS

mercoledì 31 agosto 2016

IL PROFUMO DEL MARE




IL PROFUMO DEL MARE

Seduto di fianco ad una barca di un pescatore, guardavo la luna riflettermi nel mare scuro.
La striscia d'argento sull'acqua arrivava a lambire la spiaggia e le mie gambe mentre con il corpo ero appoggiato sul fianco di quella barca che sapeva di legno bagnato e salsedine.
Erano gli ultimi giorni di una splendida vacanza, passata tra sole, mare, passeggiate e purtroppo con il solito flirt appassionato che sarebbe finito con la caduta delle foglie, del primo autunno.
Che sarebbe finito dopo telefonate sempre più rare, rilegandolo nella memoria futura come un dolce ricordo, eppure...
Eppure avrei voluto che non fosse finito con il ritorno a Milano, avrei voluto fermarmi lì in quella bella città piena di profumi, di colori, di gente.
Avevo chiuso gli occhi e respirato a lungo, il profumo del mare aveva raggiunto i miei sensi e con la mente, rivedevo la nostra storia fin dall'inizio. Dall'incontro al bar della spiaggia e della persona che mi aveva scambiato per un tedesco o inglese.
Davvero avevo sentito un colpo al cuore, l'allegria e la felicità di quegli occhi chiari e i capelli biondi come i miei, mentre ora che guardavo quel mare e la luna, la tristezza si stava impadronendo del mio cuore.
Avevo cercato quel riparo lontano da tutti, dalla compagnia per non sentirmi ancora più solo, con quella persona vicino, avevo inventato una scusa plausibile ma mi chiedevo perché avevo fatto una cosa del genere.
L'avevo capito dopo poco, quando un'ombra alle mi spalle si era stagliata su di me verso il mare, grazie alla luna piena, non mi ero neanche voltato sapevo già chi fosse.
"Paul, my darling, you will not run away from their fears ... Not this way."
"E cosa avrei dovuto fare?" avevo risposto in italiano.
"Stay with me... Tu stare con io..." la sua voce dolce si era fatta più vicina e l'ombra era sparita, ormai sentivo la sua testa appoggiarsi alle mie spalle.
"Honey, all summer stories end in a few days you'll be back at home and I in Holland ... What solution could we have? In fifteen days can not bring about love of a lifetime."
"You're right..." Certo che aveva ragione, accidenti a me ed al mio cuore impazzito.
La sua bocca era sempre più vicina, la sua mano sul mio petto ed in un attimo ci eravamo trovati distesi all'ombra della barca nascosti ai raggi della luna.
La passione si era scatenata, i nostri corpi nudi sotto un cielo luminoso, su una spiaggia deserta, coperti dalle poche stelle visibili e dal profumo intendo del mare, le onde cullavano e nascondevano i nostri sospiri.
Ci eravamo svegliati abbracciati dopo poche ore, mentre un alba rosa si stagliava all'orizzonte, la spiaggia era deserta ancora e troppo lontana da chi poteva vederci.
Qualche minuto dopo le nostre impronte sulla sabbia dorata, avevano lasciato il segno della nostra presenza, tornavamo per mano verso il nostro albergo, ma non vi eravamo voltati indietro.
Non porta fortuna girarsi a guardare dove ci eravamo amati tanto... Vuol dire  "non ritornarci mai più".
Ma il destino aveva voluto che per lunghi anni non potevamo più tornare in quel posto. Avevo rivisto quel pluogo dopo sedici anni, sempre nello stesso albergo, dove i figli del proprietario ne erano diventati proprietari a loro volta in quanto il padre era andato in pensione, ogni tanto al telefono ci sentivamo con la mia promessa di ritornare presto.
Un mattino L. la figlia più giovane mi aveva raccontato che l'anno prima era arrivata in vacanza una persona ed aveva chiesto di me. 
Un tuffo al cuore quando avevo sentito il suo nome, aveva chiesto informazioni sulla mia vita.
Ma ormai il tempo era passato in fretta ed era rimasto solo il profumo del mare.

Giampaolo Daccò Dos Lerèn

lunedì 22 agosto 2016

NAUFRAGIO



NAUFRAGIO
Un naufragio salva la vita,
salva dal dolore,
salva dal male e da persone malvagie.
Un naufragio può essere vivo
dentro di noi,
è quella cosa
che ti fa ricominciare
a vivere tra pezzetti di materia,
ritrovati mentre cammini
su una spiaggia
sia di sassi che di sabbia.
E' quello che si costruisce
dopo un'altra vita
lasciata alle spalle
che mai più potrebbe servire.
Il naufragio,
se ricostruito con intelligenza,
ti fa toccare
le stelle ed il sole
con le mani
e ricominci a vivere
nel puro senso della parola.
Giampaolo.

venerdì 19 agosto 2016

SOTTO UN CIELO COLOR ALABASTRO



SOTTO UN CIELO COLOR ALABASTRO

    Questa sera avrei voluto osservare un tramonto di fuoco, dal terrazzo sul tetto del mio palazzo.
   Avrei voluto guardare il sole scendere piano all'orizzonte tra alti grattacieli di una Milano irriconoscibile.
   Volevo godere dei colori rossastri e meravigliosi verso ovest mentre un tiepido vento proveniente dalle montagne poco a nord, togliere la calura del giorno sulla pelle.
    Mi sono seduto sui gradini davanti al tramonto ma quello che vedo è solo un cielo color alabastro, quasi grigio ma non per l'inquinamento o per un brutto tempo.
   No, mi sono accorto che sono i miei occhi a vederlo tale, livido come un'alba del nord Europa ed invece ecco che quel tramonto rosso tenue, è invece di uno strano colore di pietra grezza, quasi grigio argenteo.
   Non so che cosa ci sia nel mio cuore in questo periodo difficile, doloroso per me, non so cosa la mia mente, seppur lucida, mi fa pensare a dolori passati e presenti, quasi senza via d'uscita, se non perdere la memoria di essi.
   Sto osservando un volo di aereo sopra a quelle alte torri brune stagliate nell'alabastro e dentro la voglia di scappare, di fuggire da tutto, ma fuggire dove?
   Da dove le cose non vanno come dovrebbero? Da una vita difficile dove devi sorridere e dentro ti senti quasi finito? Da un corpo che incomincia ad invecchiare e ti senti stanco dentro e fuori mentre c'è chi ti dice "Sei in splendida forma"?
   Cos'è il mio, un grido muto d'aiuto, una voce che chiede comprensione, una verità che non voglio nascondere, un momento di sconforto troppo lungo a cui non so dare una collocazione?
   Eppure quel cielo color alabastro è lì davanti a me, lo osservo attentamente e mi piace, forse mi piace quel dolore che ho dentro e che può farmi piangere o sorridere amaramente, pensando che la vita è davvero brutta nonostante tutti dicono il contrario.
   Facile, troppo facile pensare che tutto possa aggiustarsi, che ogni giorno può essere diverso e cambiare la tua vita, incominciando a vedere o trovare le cose in positivo.
   Facile per chi non sa, non conosce o ha un carattere diverso oppure un tempo, aveva vicino qualcuno che l'aveva sostenuto.
   Mi alzo da quei gradini scaldati dal sole del pomeriggio, mi appoggio al balconcino e vedo le strade deserte sotto di me, qualche puntino colorato laggiù cammina verso il centro in cerca di qualche locale aperto.
   Prima di andarmene da questo  posto, guardo ancora il cielo diventato leggermente più scuro, più violaceo facendo scomparire il color alabastro che tanto mi aveva colpito poco prima ed osservo la sfera rossa del sole, che sta calando velocemente ad ovest.
   Sette piani di scale da fare, non prendo l'ascensore voglio che i miei pensieri, gradino per gradino mi aiutino a cancellare qualcosa che dentro fa male.
   Qualcosa scompare ad ogni piano, ma quando ormai sono davanti alla mia porta, so che devo ancora aspettare settembre, il mese che dovrebbe essere quello del mio riposo ma che invece dovrò affrontare una delle tante prove della vita.
   La parte più dura è quella di aver capito che il tempo non lascia spazio e tu invecchi con lui.

GpDS
   



giovedì 18 agosto 2016

TYLAH, DONNA E SIRENA



Tylah donna e sirena

Imprigionata 
in una tazza di tè
dal sapore forte.
Nuota leggera
in quell'ambrata
dolce acqua.
Aveva lasciato il mare
la sua casa
per seguire il sogno
di assaporare
il nettare ambrato
così tanto amato
dalle donne.
Scoprì così che
l'amore non è solo
tempesta salata
onde bianche grandi,
ma anche
una calma dorata
che appaga 
i sensi.
Basta scegliere
il gusto giusto.



GpDS

martedì 16 agosto 2016

IN UN LIVIDO TRAMONTO



IN UN LIVIDO TRAMONTO

Agosto
  Il tramonto alle nove di quella sera, al contrario di quelli precedenti, aveva un che di livido, di malato, di oscuro, nonostante il rosso si stagliava all'orizzonte occidentale verso la campagna, aldilà della cittadina di mare dove mi ero trasferito per qualche tempo causa un lavoro.
   Andavo veloce con la bicicletta su quella strada sterrata tra i canneti che portavano verso il mare, verso quella spiaggia deserta dove non ci andava mai nessuno, se non qualche vecchietto o persone con il cane appresso.
Poi appoggiando la bicicletta sulla sabbia mi ero seduto su un sasso a guardare quel livido tramonto e da quel momento incominciavo a piangere in silenzio.
 Le nuvole attorno al sole che stava scomparendo erano violacee, fredde quasi gelide come quella sensazione che avevo nel cuore quella sera.
Eppure... Eppure solo nel pomeriggio, quando il sole era forte e nella pausa di lavoro ci eravamo recati al mare per un bagno veloce in attesa di ricominciare, eravamo felici.
Si rideva, si scherzava, ci si tuffava nel blu di quell'acqua fresca, due o tre coppie in compagnia si baciavano, alcune ragazze prendevano il sole come lucertole, ferme come fossero pietre colorate su polvere d'oro.
Maurizio si distese con il suo "salviettone" di lato dov'ero io, appoggiandosi su un fianco, sentivo i suoi occhi verdi fissi su di me.
Mi ero alzato appoggiandomi sui gomiti.
"Che c'è?" lo avevo fissato voltando lo sguardo su di lui.
Mi aveva fatto un sorriso strano e mi strofinò poi con la mano, i capelli.
"Oggi è il giorno... Mi ha detto si, mi ha detto si esco con te..."
"Eh? Dopo tutto questo tempo? Ti ha detto si?" lo fissavo sbalordito, pensando a quella preda tanto ambita da tutti, finalmente Maurizio ce l'aveva fatta.
"Non vengo al lavoro, ho preso tre ore di permesso e così andremo a fare un giro verso le colline e poi un aperitivo e... Lasceremo fare tutto al destino."
Sorrideva con i suoi denti bianchi sul volto abbronzato, bello incorniciato da lunghi capelli ricci.
"E così ce l'ha fatta il "latin-lover" della compagnia." pensavo mentre lo vedevo sorridere distendendosi sulla sabbia, bagnandosi di sole.
Tre ore dopo eravamo attorno ad un tavolo degli uffici del'azienda, con il nostro direttore di lavoro che ci dava quella notizia terribile.
Maurizio era felice e con la sua moto stava andando dal suo futuro amore, ma un'auto, uscita all'improvviso dallo stop, aveva messo fine ai suoi sogni, alla sua voglia di vivere, alla sua bellezza ed ai suoi futuri progetti.
Ero scappato quasi subito da tutti i miei colleghi non appena avevo udito tutto questo, avevo preso la mia bicicletta e corsi veloce verso il mare, l'unico posto che ogni volta mi faceva e mi fa star bene o mi culla nel dolore.
Oggi 16 agosto, sono ormai trentacinque anni che sei volato in cielo, ma ancora oggi ricordo i tuoi occhi chiari di quel giorno quando ti vidi l'ultima volta.
Questa sera non guarderò il tramonto per non vedere nuovamente il livido viola delle nuvole attorno al rosso del cielo.
Non permetterò che il dolore o il ricordo si faccia strada nella mia mente.
Forse non riuscirò a pensare a quel giorno lontani... Forse.

GpDS