La via della vita è sempre lastricata da pietre, da varchi
insormontabili, spesso quando vedi uno spiraglio dietro ci sono subito
grossi alberi che ti impediscono l'accesso... Poche sono le persone che
si trovano su una strada pianeggiante, verde e piena di fiori, molte
quelle su pendii ripidi pronti a cadere nel vuoto. La voglia di sedersi e
fermarsi per non andare oltre affiora nelle menti di alcuni ma qualcosa
dentro spinge loro ad andare avanti nonostante non si vedano soluzioni.
Errori? Delusioni? Fallimenti? Perdite? Non sempre è colpa di queste
esperienze ma a volte, si ha bisogno di un prato per riposare prima di
riprendere il duro cammino come tanti, un prato che non c'è mai se non per
i soliti pochi fortunati. E soprattutto mai voltarsi indietro a vedere
chi hai aiutato e che ora fa finta di non vedere e sentire, quello che è
stato fatto allora non ha importanza oggi, le persone sono sole nel
viaggio e sole arriveranno alla meta, qualsiasi essere abbiano accanto
nonostante tutto.
mercoledì 23 settembre 2015
lunedì 21 settembre 2015
EQUINOZIO D'AUTUNNO: 23 SETTEMBRE 2015 - ORE 09,21
EQUINOZIO D'AUTUNNO
23 settembre 2015 - ore 09,21
Nella tradizione druidica l’Equinozio d’Autunno viene chiamato Alban Elfed (Autunno, o «Elued», Luce dell’Acqua).
Ancora una volta, il giorno e la notte sono in perfetto equilibrio, come lo erano all’Equinozio di Primavera, ma ben presto le notti cresceranno fino ad essere più lunghe dei giorni, e l’inverno sarà di nuovo tra di noi.
L’equilibrio è più intenso in questo momento piuttosto che nel fermento e nell’agitazione della primavera, e questa data autunnale è spesso la più tranquilla tra le feste.
Nella memoria di queste antiche popolazioni l’Equinozio autunnale veniva festeggiato col nome di Mabon: il giovane dio della vegetazione e dei raccolti.
“Mabon, indicato col nome di Maponus nelle iscrizioni romano-britanne, è il figlio di Modron, la Dea Madre: rapito tre notti dopo la sua nascita, venne imprigionato per lunghi anni fino al giorno in cui venne liberato dal Re Artù e dai suoi compagni.
Il suo rapimento è l’equivalente celtico del rapimento greco di Persefone: un simbolo evidente dei frutti della terra che sono immagazzinati in luoghi sicuri e poi sacrificati” per dare la vita agli uomini.”
lunedì 14 settembre 2015
UNA NOTTE D'AMORE CON TE
La luce del mattino mi svegliò da quel sonno profondo ma agitato, non ricordai cosa mi turbò in quel mondo dove i sensi sono sopiti, ma rammentai subito cosa successe la notte prima. La mia mano toccò le lenzuola sulla mia destra, cercavo un corpo, una pelle ancora calda ma tra le dita mi ritrovai un bigliettino.
Nudo mi sedetti sul letto aprendo quel foglietto lasciato lì, credo, da poco, istintivamente guardai l'ora di quella domenica mattina, erano solo le nove, ma la persona che doveva essere distesa al mio fianco, non c'era più.
Aprii quel foglietto: "Grazie, non saprai mai quanto mi hai dato questa notte. A."
Istintivamente mi ricoricai supino appoggiando il braccio dietro la nuca e rividi la sera precedente come in un film:
"La Siesta", discoteca a San Colombano al Lambro, meta di tutti i giovani lodigiani e non, ambiente piccolo, ottima musica, gente simpatica, proprietario un amico. Quella sera ero arrivato in anticipo con due carissimi amici, qualcuno fuori fumava, all'interno c'era già qualche persona al bar ma la pista da ballo era vuota.
Come al solito salutai dei conoscenti e con i miei due compagni di serata finimmo in pista a ballare... Poi dopo qualche canzone, lasciai il gruppo che si era formato nella sala e mi rifugiai in giardino per il troppo caldo.
Desideravo anche rinfrescarmi il volto ed andai in bagno, l'acqua fredda sul viso mi diede un po' carica ma quando alzai la testa davanti allo specchio, dietro di me in piedi ferma, c'era quella persona.
"Ciao." disse sorridendo con occhi seri.
"Ciao..." risposi un po' stupito, non eravamo proprio in confidenza anche se ci salutavamo, ma stranamente quel momento sembrò quasi magico.
"Vedo che ti sei già dato da fare in pista..."
Risi, sapeva che mi piaceva ballare "Sono un ottimo ballerino e sai com'è la musica ti entra nelle vene e..."
Non finii la frase, mi si avvicinò gettando lo sguardo attorno, non c'era nessuno...
"Stai con me stanotte..."
"Eh? Cosa?" il mio sguardo doveva sembrare da cretino quando quella persona disse queste parole... Davvero non riuscivo a capire, ma sopratutto dette in quel modo quasi disperato.
"Ti prego stai con me stanotte... Non posso tornare a casa, anzi non voglio..."
Guardai quegli occhi scuri di fuoco, tristi ma passionali, i capelli lunghissimi e neri, non mi sarei mai aspettato una proposta del genere, non così da A..
Si guardò nuovamente attorno, aveva paura, la sentivo sulla pelle, aveva paura che qualcuno potesse sentire o vedere... Toccai il suo braccio "Senti... Io..."
"Dammi la chiavi della tua auto... La prendo e ti aspetto al parcheggio in fondo alla via..."
"Cosa? Ma sei..." mi guardò con occhi febbrili... "Non sono venuto da solo, ho due amici con me, mica li posso piantare così..."
"Puoi farlo, lo so... Che puoi, se vuoi."
Mi ritrovai sulla mia auto dieci minuti dopo, con quella persona a fianco e la strada di notte illuminata dalla luna e dalle stelle che scorreva sotto di noi.
Sentii due dita fresche sul mio volto e con la coda dell'occhio vidi un suo sorriso e poi con un gesto spostò la lunga chioma scura dalla sua faccia.
"Stupito?"
"Si molto!" risposi "Perché?" chiesi.
"Perché cosa... Perché ti ho chiesto di passare la notte con me?" prima che dicessi qualcosa continuò "E' da molto che volevo sentire le tue mani, la tua bocca, i tuoi baci, le tue carezze e..." mi sentivo arrossire, che situazione imbarazzante, il buio nascondeva il mio turbamento e i sensi che si accendevano solo al pensiero. Ma si, che sarà mai un'avventura, mi era sempre piaciuta quella persona, ma non immaginavo fosse così audace e che nutrisse un'attrazione nei miei confronti.
"Se pensi che l'ho fatto con molti ti stai sbagliando!" la voce pareva esplodere nell'auto. "Potrai non crederci ma è la prima volta che lo faccio... Era tanto che ti desideravo, mi basta solo una notte."
Sapevo che quella persona era impegnata, oltretutto con qualcuno che, sinceramente, non mi andava a genio e che conoscevo fin da piccolo.
"Va bene A., se sono qui è perché lo desidero anche io." dissi parcheggiando la mia auto sotto casa, la sua mano mi fece girare verso il suo viso e mi baciò.
Non c'era nessuno a casa mia, i miei erano in vacanza, avevamo tutto il tempo che volevamo. Entrammo in casa, altri baci e poi in camera mia, la luna in quell'istante spuntò tra le torri del castello di fronte illuminando di chiaro la mia stanza.
Fu una notte d'amore splendida, il profumo ed il calore della nostra pelle incendiò i corpi tra quelle lenzuola candide. Carezze, baci ed i corpi che si fondevano insieme, fino alla fine.
La luce bluastra della notte donava un che di magico a quello che accadeva nella camera e sulla nostra pelle nuda.
La luce bluastra della notte donava un che di magico a quello che accadeva nella camera e sulla nostra pelle nuda.
Ci addormentammo quasi abbracciati, sentivo i suoi capelli lunghi sulle mie spalle e fu buio attorno a noi.
E così quella persona senza farsi sentire era uscita di casa senza un rumore, magari mi aveva baciato mentre dormivo, chissà.
E così quella persona senza farsi sentire era uscita di casa senza un rumore, magari mi aveva baciato mentre dormivo, chissà.
Mi alzai dal letto e finii in doccia, canticchiai un motivetto ma vedevo nella mia mente il suo volto e il suo corpo, era rimasto quel biglietto sul letto.
In accappatoio con i capelli bagnati lunghi sulle spalle mi preparai la colazione in cucina, ma quando andai in soggiorno per gustarmela prim di vestirmi ed uscire per una passeggiata vidi un'altro foglio, il secondo appoggiato sul tavolo.
In accappatoio con i capelli bagnati lunghi sulle spalle mi preparai la colazione in cucina, ma quando andai in soggiorno per gustarmela prim di vestirmi ed uscire per una passeggiata vidi un'altro foglio, il secondo appoggiato sul tavolo.
"Scusami se scappo via così, non volevo guardarti negli occhi e sentirti dire qualcosa, magari di circostanza... Per me questa notte è stata importante e tu non sai quanto. Credo la porterò per sempre nel mio cuore anche quando, tra poco tempo, la mia vita cambierà..."
Già il tuo futuro matrimonio, pensai "Sei stato dolce e forte, mi hai dato passione e amore... Anche solo per una notte, ricordami ogni tanto, così farò io. Un bacio, A."
Non compresi mai il vero motivo per cui quella persona si era concessa a me in quel modo così passionale, ci eravamo visti dopo un po' di tempo e per caso in centro, un pomeriggio, era con chi avrebbe sposato qualche mese dopo, ci eravamo salutati tranquillamente ma i suoi occhi erano ancora di fuoco mentre incrociavano i miei...
Non dimenticai mai quella notte e non ci fu più nulla tra noi, ma ogni volta che ci incontravamo, sapevamo già che in ogni istante poteva accadere di nuovo.
Sono passati molti anni ed ognuno ha preso la sua strada, ha creato la propria famiglia ma sono sicuro dovunque sia ora, quella notte la porterà nel cuore per tutta la vita.
"Una notte d'amore con te".
Giampaolo Daccò Dos Lerèn
"Una notte d'amore con te".
Giampaolo Daccò Dos Lerèn
lunedì 24 agosto 2015
LEI VOLEVA SORRIDERE ED ESSERE FELICE
Quando
nacque in quell'estate torrida, lei era l'ultima dei figli di quella
famiglia grande, la quarta dopo la morte di un fratellino.
Non urlava come facevano tutti i neonati, ma sorrideva ogni volta che la si prendeva in braccio, era una bambina buona.
Non urlava come facevano tutti i neonati, ma sorrideva ogni volta che la si prendeva in braccio, era una bambina buona.
Cresceva
con mamma, papà, due sorelle, la nonna e due zii in quella grande
casa di campagna.
Poi,
a tre anni aveva perso il padre, non ocmprendendo cos'era accaduto lei sorrideva e giocava in casa mentre tutti erano
tristi ma i suoi parenti le dicevano di non fare quelle cose. perché facendole era una
cosa cattiva.
Poco
tempo dopo, fu spedita in collegio tra le montagne per via della guerra,
le suore la sgridavano spesso perché cantava e giocava da sola, stava con
la testa tra le nuvole persa nei suoi sogni e poi non voleva dire le
preghiere, ma era troppo piccola per capire quelle regole, ma per quelle donne vestite
di nero era cattiva.
A
cinque anni era scomparsa anche la sorella maggiore, capìta la situazione cercava di consolare la mamma con carezze e sorrisi, ma veniva sgridata
dalla zia, non ci si comportava così quando c'era tanto dolore.
Poi
la mamma incominciò a lavorare lontano e lei era rimasta a casa con la
zia e lo zio, fratelli di mamma, con la nonna e l'altra sorella; per sfuggire
alle regole ferree di casa, viveva nel suo mondo di sogni e fantasia,
ogni volta che la chiamavano e lei non rispondeva, erano sgridate.
Le dicevano: "Sei
solo una bimba troppo sognatrice e sciocca e non sorridere sempre,
solo le persone stupide fanno così.", solo
l'unica sorella rimasta difendeva la piccola.
Poi erano cresciuti ed invecchiati tutti e così dopo la morte dell'anziana nonna, lei con
mamma e sorella andarono a vivere per proprio conto. Fu ancora più
felice, finalmente si sentiva libera dal peso di regole ed
imposizioni.
A
quindici anni presentò il fidanzatino alle amiche, era felice e
sorrideva ma una di loro ne diventò l'amante ed in seguito la
fidanzata ufficiale, fu un dolore per lei, ma la giovane età le
permise poi di superare la delusione.
Poi aveva conosciuto lui durante una festa in paese, quello che la fece innamorare completamente, si sentiva al settimo
cielo, finalmente era arrivata la vera gioia e quando il suo amore partì per il servizio militare non eaveva avuto paura e fu sua come pegno di fedeltà.
Si era ritrovata incinta poco tempo dopo e mentre tutti furono disperati per
la sua giovane età e lo scandalo creato in quei lontani anni, lei
era contenta, avrebbe avuto il suo bambino e si sarebbe sposata con
il suo amore.
Lui avuta la notizia, dalla caserma lontana aveva fatto sapere che non avrebbe preso le sue responsabilità e questa volta lei non aveva sorriso più, piangeva chiusa in camera...
Passarono alcuni mesi e la sua pancia si ingrossava sempre di più, come si ingrossavano le voci maligne, una ragazza madre era cosa indegna in quegli anni.
Passarono alcuni mesi e la sua pancia si ingrossava sempre di più, come si ingrossavano le voci maligne, una ragazza madre era cosa indegna in quegli anni.
Poi
finito il militare lui, convinto dai suoi genitori, l'aveva sposata ugualmente, per dovere e forse ancora per amore e tutto appariva normale, di nuovo la serenità sembrò tornare in lei.
Nacque
il primo bimbo, la felicità... Poi lei si era accorta che il suo marito non amava
quel bimbo, non lo accettava, lo sentiva un ostacolo alla sua vita ed
ai suoi progetti, lo colpevolizzò inconsciamente di avergli impedito
una carriera nello sport, costringendolo a mantenere la famiglia con
un lavoro che odiava.
Lei
cercava col sorriso e con cura di fargli amare quel piccolo ma presto si era resa conto che fare quel lavoro era un peso ed un'inutile fatica verso il suo uomo.
Aveva rinunciato a lottare e per il suo bimbo aveva tanto amore che bastava per
due.
Poi tre anni dopo perse il secondo figlio quando aveva pochi mesi, dopo due anni nacque l'altro, quello che suo marito amava tanto, quello desiderato tanto dall'uomo... Dentro di se provava dolore per quella differenza creata dal marito, ma almeno apparentemente, sembravano una famiglia felice.
Poi tre anni dopo perse il secondo figlio quando aveva pochi mesi, dopo due anni nacque l'altro, quello che suo marito amava tanto, quello desiderato tanto dall'uomo... Dentro di se provava dolore per quella differenza creata dal marito, ma almeno apparentemente, sembravano una famiglia felice.
Non aveva sorriso più quando di nuovo aveva perso il quarto figlio mentre prestava le cure
alla suocera e alla sua mamma entrambe anziane e malate e lì un
giorno tramite una lettera trovata per caso in una giacca del marito, aveva scoperto il tradimento del suo uomo.
C'era un'altra donna tra loro.... Da anni e non se n'era mai accorta.
C'era un'altra donna tra loro.... Da anni e non se n'era mai accorta.
I
suoi sorrisi si fecero più rari e ancor di più quando lui se n'era andato via per sempre dalla loro vita con l'altra. Poi, il tempo aveva medicato ogni ferita, i suoi figli le stettero vicino e lei aveva ritrovato la tranquillità alla rassegnazione.
Era arrivato un nuovo amore, una nuova passione, e nuovamente i suoi sogni
ed i dolci sorrisi, per tutti... Ma una “strega cattiva” si era intrufolata tra loro due e come un ragno che tesseva il suo filo
appiccicoso attorno, era riuscita ad interrompere quell'amore.
Per
la prima volta lei, aveva sentito che nel suo cuore si stava aprendo una
crepa, un dolore che non riusciva più a farle tornare l'espressione
felice sul volto, ma aveva ancora loro i suoi due amati ragazzi.
Dentro
nella sua mente però alcuni pensieri brutti e strani incominciavano a farsi
strada e i suoi occhi sembravano ogni tanto, perdere la luce.
Poi
come tutte le tempeste che arrivano improvvisamente, una sera aveva dato un bacio e un saluto al suo secondogenito mentre usciva di casa, il
quale non tornò mai più...
Una
malattia fulminante lo colpì mentre era con la fidanzata ed amici e
da quel momento, il ragazzo si spense fino a lasciare tutto, la
sua casa, suo fratello, la sua fidanzata, il suo lavoro e lei, sua
madre.
Da
quel giorno lei era diventata una statua di marmo, non parlava più, non
capiva tutto quel dolore buttato addosso, non
comprendeva perché il destino si era accanito contro di lei, contro
quella che tanto tempo prima, era una bambina felice che sognava e
fantasticava di vivere in un bellissimo mondo.
Con il passare del tempo la sua mente incominciava ad darle visioni ed incubi terribili e non
capiva perché le sue gesta e le sue parole non andavano bene per gli
altri, finché un giorno si era ritrovata in una stanza bianca, con un
odore acre di medicine che la circondavano e davanti ai suoi occhi
l'unico figlio rimasto e vicino ad lui delle persone vestite di
bianco.
Piangeva, piangeva ancora sempre più forte, fino a che poi urlò...
La sentirono nei reparti vicini ed arrivarono altri dottori.
La sentirono nei reparti vicini ed arrivarono altri dottori.
Molti anni erano passati, lei si trovava là immobile in un letto più comodo, in una
stanza rosa con vicino una finestra la cui visuale dava sulla campagna
poco distante, dove il sole in estate calava lentamente inondando di
luce rossa quel posto, lasciando poi spazio alla sera stellata.
Un
giorno aveva visto con la sua mente, entrare nella camera ed avvicinarsi al letto la sua mamma, il
suo secondo figlio andati via anni prima che le parlavano e le dicevano tante cose belle, e
di colpo si era sentita felice, serena, allegra.
Tutto
quello che c'era attorno a lei non esisteva più, la stanza rosa, la
finestra sui prati, l'altro figlio, i dottori, le medicine...
Non
esisteva più nulla se non il volto dei suoi cari vicino a
lei e sul suo finalmente si era aperto quel sorriso che ha sempre
voluto avere per tutti e questa volta era solo per lei, per la sua
felicità... Per sempre.
Adesso
lei è in quel posto magnifico pieno di luci e musica a vivere la sua felicità.
Giampaolo Daccò Dos Lerèn
Giampaolo Daccò Dos Lerèn
martedì 18 agosto 2015
MALINCONIA
MALINCONIA
Mestre-Venezia 1980... Aspettavo seduto sulla panchina del binario n°1 il cui treno, che da Trieste portava a Milano era come al solito in ritardo. Era l'ultimo giorno del militare e guardavo il congedo nella mano destra mentre altri miei commilitoni parlavano fitto e felici di aver lasciato alle spalle un anno di militare a volte difficile, a volte divertente comunque duro. Dal juke box del bar vicino uscirono improvvisamente le note di questa canzone. Le sue parole rispecchiavano i sentimenti che provavo allora... Malinconia, lasciavo Treviso, Lori, François, Patrizio, Daniele, Antonio, Maurizio, Tony, Michele, altri amici e tanti ricordi che sono vivi ancora oggi nel cuore e nella mente... Era finito un capitolo importante per me e questa canzone mi fece piangere per un tratto del viaggio tra lo stupore di alcuni amici... Non avevano capito cosa sentivo dentro e cosa lasciavo, poi incontrai gli occhi di Mario seduto di fronte e lessi tra i suoi pensieri la stessa cosa che sentivo io... Intanto il treno viaggiava veloce sui binari e presto saremmo tornati alla vita di sempre con qualcosa in più ed in meno dentro.
lunedì 27 luglio 2015
POETAS ANDALUCES
Poetas Andaluces
¿Qué cantan los poetas andaluces de ahora?
¿Qué miran los poetas andaluces de ahora?
¿Qué sienten los poetas andaluces de ahora?
Cantan con voz de hombre, pero ¿Dónde los hombres?
Con ojos de hombres miran, pero ¿Dónde los hombres?
Con pecho de hombres sienten, pero ¿Dónde los hombres?
Cantan y cuando cantan, parece que están solos
Miran y cuando miran, parece que están solos
Sienten y cuando sienten, parece que están solos
¿Es que ya Andalucía se ha quedado sin nadie?
¿Es que acaso en los montes andaluces no hay nadie?
¿Qué en los campos y mares andaluces no hay nadie?
No habrá ya quien responda a la voz del poeta
Quien mire al corazón sin muros del poeta
¿Tantas cosas han muerto que no hay más que el poeta?
Cantad alto, oiréis que oyen otros oídos
Mirad alto, veréis que miran otros ojos
Latid alto, sabréis que palpita otra sangre
No es más hondo el poeta en su oscuro subsuelo encerrado
Su canto asciende a más profundo
Cuando abierto en el aire, ya es de todos los hombres
Y ya su canto es de todos los hombres
Y ya su canto es de todos los hombres
¿Qué miran los poetas andaluces de ahora?
¿Qué sienten los poetas andaluces de ahora?
Cantan con voz de hombre, pero ¿Dónde los hombres?
Con ojos de hombres miran, pero ¿Dónde los hombres?
Con pecho de hombres sienten, pero ¿Dónde los hombres?
Cantan y cuando cantan, parece que están solos
Miran y cuando miran, parece que están solos
Sienten y cuando sienten, parece que están solos
¿Es que ya Andalucía se ha quedado sin nadie?
¿Es que acaso en los montes andaluces no hay nadie?
¿Qué en los campos y mares andaluces no hay nadie?
No habrá ya quien responda a la voz del poeta
Quien mire al corazón sin muros del poeta
¿Tantas cosas han muerto que no hay más que el poeta?
Cantad alto, oiréis que oyen otros oídos
Mirad alto, veréis que miran otros ojos
Latid alto, sabréis que palpita otra sangre
No es más hondo el poeta en su oscuro subsuelo encerrado
Su canto asciende a más profundo
Cuando abierto en el aire, ya es de todos los hombres
Y ya su canto es de todos los hombres
Y ya su canto es de todos los hombres
lunedì 20 luglio 2015
CITTADINO DEL MONDO, VIAGGIATORE NEL TEMPO
CITTADINO DEL MONDO
VIAGGIATORE NEL TEMPO
VIAGGIATORE NEL TEMPO
Nome: Giampaolo
Occhi: Grigio-blu
Capelli: Biondi
Residenza: Pianeta Terra
"Pianeta Terra"???
Quanti occhi stupiti
Quante bocche spalancate
Quante domande nascoste
Nella loro mente
Persone stupite
Da quella dichiarazione
Che ho sempre dato
In aeroporto, in albergo
Al mare, in montagna
All'estero, in treno
Ma sempre ogni volta
L'espressione strana
Incredula, sarcastica
Eppure
In ogni luogo
In ogni città
In ogni nazione
In ogni mare
Lago, montagna
Deserto, isola
Villaggi, alberghi
Mi sono sentito
Cittadino ogni volta
E parte di questa
Meravigliosa stupenda terra
E per sempre sarò il suo
Viaggiatore nel tempo
giovedì 9 luglio 2015
MY ANGEL - Dedicated to my friend Nicole H ..
Dedicated to my friend Nicole H
MY ANGEL
My Angel
My Angel
from up there if you can
love me again
love me with a passion
you had
when you were here
with me
let me touch once
the ecstasy of the immensity
with your love
Bring me yet on the stars
hug me and letting me know
as they are still loved by you
Into space
where do you live now
give me a kiss
to let me know
you're there
watching my life
to see how they are now,
only thinking of you,
after all this time
where you left
My life I'll be waiting
until you return to recover
to bring into your home
among the stars of the sky
(Giampaolo for Nicole)
(Giampaolo for Nicole)
UNA GRANDE AMICIZIA
Una grande amicizia
Giampaolo 12 anni da sempre è amico di Claudio 14 enne, Claudio a sua volta è amico di Marco 16 anni e Marco è amico da una vita di Maurizio 15 anni.
Un giorno di tantissimi anni fa, le coppie di amici di sempre si unirono per caso, era l'inizio di un'estate calda quella del 1973, si ritrovarono a casa di Marco, il cui padre era il bidello di scuola media "F. Baracca", un bell'uomo alto dagli occhi azzurro cielo, ma anche un grande uomo e vigile del fuoco (infatti Marco e la sua famiglia erano i responsabili della caserma dei pompieri).
La sua era una casa, una famiglia piena di affetto e di amore grazie alla sua mamma, donna dolcissima, a due fratelli simpatici e la cosa buffa stava nel fatto che Giampaolo era compagno di banco sia della sorella di Maurizio che della cugina di Marco per cui era inevitabile che un giorno diventassero amici.
Claudio invece era cresciuto con Giampaolo ed abitavano uno di fronte all'altro, nella via dietro il grande castello ed altra cosa buffa, suo fratello minore e la sorella del secondo sono cresciuti insieme anche loro come fratelli...
Una vita normale in una cittadina nei pressi di Milano, tra cinema, oratorio, scuola ed i rispettivi cortili delle proprie case dove ci si conosceva tutti ed eravamo alla lunga, tutti un po' imparentati tra prozii e bisnonni vari sparsi per tutta la cittadina.
Una vita normale in una cittadina nei pressi di Milano, tra cinema, oratorio, scuola ed i rispettivi cortili delle proprie case dove ci si conosceva tutti ed eravamo alla lunga, tutti un po' imparentati tra prozii e bisnonni vari sparsi per tutta la cittadina.
Giampaolo era il più piccolino di tutti ed in tutti i sensi, una mascotte furbetta che si sentiva protetto da questi amici più grandi e più alti fisicamente.
Quando entrarono nella caserma dei VdF quel giorno caldo d'estate, per Giampaolo era stata un'emozione, non aveva mai visto una caserma così grande, così pure i loro enormi camion dove in caso d'emergenza uscivano per andare a spegnere qualche fuoco pericoloso...
In caserma c'erano altri vigili che li salutarono simpaticamente e i quattro ragazzini s'infilarono nella casa attigua dove la mamma di Marco ma anche di Pietro e Luigi, aveva preparato sul tavolo tre fette di anguria fresca e dell'acqua da bere e seppe di chi era nipote il piccolo Giampaolo, visto che conosceva le sue nonne e quindi era inevitabile che diventasse uno di "famiglia" come Claudio e Maurizio.
Quando entrarono nella caserma dei VdF quel giorno caldo d'estate, per Giampaolo era stata un'emozione, non aveva mai visto una caserma così grande, così pure i loro enormi camion dove in caso d'emergenza uscivano per andare a spegnere qualche fuoco pericoloso...
In caserma c'erano altri vigili che li salutarono simpaticamente e i quattro ragazzini s'infilarono nella casa attigua dove la mamma di Marco ma anche di Pietro e Luigi, aveva preparato sul tavolo tre fette di anguria fresca e dell'acqua da bere e seppe di chi era nipote il piccolo Giampaolo, visto che conosceva le sue nonne e quindi era inevitabile che diventasse uno di "famiglia" come Claudio e Maurizio.
Da quel giorno tutti e quattro furono inseparabili, ognuno col suo carattere: con Maurizio, Giampaolo si beccava sempre, quest'ultimo pensava che essendo più grande di lui, Maurizio pretendeva di avere sempre ragione, allora interveniva spesso Claudio che difendeva Giampaolo ma faceva da paciere per la maggior parte delle volte.
Marco per il più piccolo era l'idolo, il ragazzo da imitare perché sapeva tante cose mentre Claudio era il fratello grande con cui Giampaolo, aveva incominciato a dividere la vita dall'età di 4 anni.
Erano i quattro moschettieri (circondati da altri amici ma sempre loro quattro erano la band indiscussa), quattro ragazzi formati comunque da due coppie Marco-Maurizio e Claudio-Giampaolo.
Ovviamente crescendo le differenze si notarono sempre di più, soprattutto quelle caratteriali ma non impedivano loro di volersi bene, i tre più grandi avevano insegnato a Giampaolo a pescare nelle rogge in campagna, a lanciare con la fionda i sassi, a guidare il motorino, Giampaolo invece "insegnò" loro a ballare e anche l'approccio con le ragazze (era il più "sgamato" nonostante fosse più giovane) e quindi facendo tenerezza alle ragazze più grandi era indubbio che poi gli altri tre facessero il filo alle giovani di turno.
Poi incominciarono a frequentare le nuove discoteche che presero il posto delle balere, si andava a ballare nel pomeriggio ed alla sera era impossibile, i genitori non lo permettevano. Poi a viaggiare in macchina, e piano piano nonostante si vedevano sempre ognuno di loro incominciava a prendere inconsciamente la propria strada.
Marco, Claudio ed Giampaolo lavorarono insieme ma per poco... Uno alla volta, a partire da Marco, dovettero assolvere il dovere militare... Così incominciò la lontananza l'uno dall'altro, una lontananza che aumentava sempre di più col passare dei mesi.
Marco, Claudio ed Giampaolo lavorarono insieme ma per poco... Uno alla volta, a partire da Marco, dovettero assolvere il dovere militare... Così incominciò la lontananza l'uno dall'altro, una lontananza che aumentava sempre di più col passare dei mesi.
Non c'erano più le corse in bicicletta per le colline di San Colombano, le feste di capodanno fatte in caserma, i pomeriggi in discoteca, le passeggiate e le visite nelle città vicine. Tra i ricordi più divertenti che capitò ai quattro fu l'episodio accaduto nel lontano 1976, alla festa di Sant'Ambrogio a Milano in piazza Duomo: una bancarella cadde mentre passavano i quattro ragazzi ed il proprietario li incolpò dell'accaduto nonostante non avessero fatto nulla. Quattro ragazzini che potevano essere colpevoli agli occhi degli altri in quanto troppo vicini alla bancarella, mentre quell'uomo dagli occhi di faina, probabilmente chiedendo dei danni, provvedeva a rifornirsi del portafoglio vista la magra vendita della giornata.
Due vigili urbani intervennero e per evitare discussioni ed altro, i quattro decisero di pagare un forfait di 15 mila lire (allora tante) a quel crumiro di ambulante e si consolarono dalla delusione, dall'affronto e dal freddo con un'ottima cioccolata con panna in un bar del centro.
Molte sono state le risate, le discussioni, i giochi, le corse, le serate alle sagre dei dintorni, tutto vissuto in un lontano tempo, dove le cose erano più semplici, più genuine come lo erano loro.
Altri amici fecero parte della combriccola ma non si sa il perché non erano mai riusciti ad essere in completa sintonia con loro... Forse Eugenio B. a cui erano legati da una forte amicizia e a volte anche Angelo D.B. ma alla fine il quartetto erano sempre Marco, Maurizio, Claudio e Giampaolo.
Altri amici fecero parte della combriccola ma non si sa il perché non erano mai riusciti ad essere in completa sintonia con loro... Forse Eugenio B. a cui erano legati da una forte amicizia e a volte anche Angelo D.B. ma alla fine il quartetto erano sempre Marco, Maurizio, Claudio e Giampaolo.
Ora dopo questi aneddoti, questi ricordi, posso parlare in prima persona: non avevo mai confessato a tutti e tre il bene che volevo a loro, mi sentivo protetto e con essi ho potuto fare cose che altri della mia età non avrebbero potuto fare fare per tanti motivi poi, il vento dell'età adulta ci fece cambiare strada:
Marco si fidanzò con un'altra amica mia dolce e simpatica, Maurizio addirittura fu il primo a sposarsi e cambiare città, Claudio incominciò a lavorare nella metropoli e tornando la sera tardi la sua presenza fu sempre più rara ed io dopo il militare ne me andai a convivere sempre a Milano perdendoci di vista...
Precisamente mi allontanai da loro per primo anche se per qualche tempo ci si incontrava per strada ma ormai qualcosa era cambiato, eravamo diventati adulti e le nostre vie si erano immancabilmente divise...
Ci ritrovammo tutti al matrimonio di Claudio nel 1993 e con noi anche Eugenio B., quel giorno sembrava fossimo tornati indietro di vent'anni e guardandoci con complicità negli occhi, capimmo che per noi nulla era cambiato, era come se ci fossimo fermati allora, a quel tempo con le stesse parole, gli stessi gesti, gli stessi sguardi e ovviamente tutto sembrava come quando eravamo ragazzini ma...
Il giorno dopo era tutto tornato come sempre, l'uno lontano dagli altri.
Ora, dopo tantissimi anni ci siamo ritrovati qui su queste pagine di facebook e l'affetto che ci univa è rimasto intatto non appena abbiamo incominciato a scriverci, solo Claudio non è presente sul social ma è sempre con noi anche senza la sua presenza...
Ecco volevo dedicare questo piccola storia ai miei amici in special modo a Marco (senza togliere niente a Maurizio e Claudio), Marco che era il mio idolo, il buono, il paciere, il ragazzo da imitare per la sua bravura e bel carattere, Marco a cui voglio un bene immenso, Marco che ha sposato una donna in gamba, un'amica come Angela, Marco che mi ha dato molto e mi ha fatto sentire grande.
Vorrei solo dire a tutti e tre, grazie di avermi fatto crescere con voi e avermi fatto vivere tante cose insieme e che i nostri valori acquisiti a quel tempo ed il bene che ci siamo voluti e ci vogliamo ancora, saranno sempre nel mio cuore e nell'anima.
Un abbraccio a tutti voi. Giampaolo.
lunedì 6 luglio 2015
Una nuova vita, una nuova opportunità
UNA NUOVA VITA
UNA NUOVA OPPORTUNITA'
A volte tutto viene per caso, a volte per scelta obbligata, a volte per una decisione presa, a volte per una cattiva sorpresa, a volte...
E' anche difficile stabilire il perché accadono le cose, le scelte, i cambiamenti, le lotte per trovare una collocazione e poi dopo tanti pensieri, calcoli, fantasie, ti ritrovi su un'altra strada.
Come se a volte nelle nostre decisioni stabilite o programmate, arriva il "destino" che cambia le carte in tavola e ti ritrovi a scoprire che le persone non sono come credevi, che i progetti prendono una via completamente opposta all'iniziale decisione, che ciò pareva esser duraturo in una frazione di minuto è già finito come una bolla di sapone.
Di sicuro si sa che lasci con tristezza e rimpianto affetti conquistati piano piano e lasci pure altre cose che credevi buone e vicine invece si sono rivelate in seguito tutt'altro che piacevoli lasciandoti amaro in bocca.
Un amaro di cui non conosci il vero significato ed alla fine devi accettare per forza tutto quello che sta per accadere nonostante il cuore e la mente cercano di ancorarsi a quello che stai per lasciare, alle emozioni che sfoceranno sicuramente in commozione ma...
Come dice il padre di un carissimo amico: "E' una nuova vita nella tua vita" riconosco che è vero anche se è dura.
Allora lasciamoci alle spalle questo passato breve di serenità durato un soffio e ripartiamo da zero, da una nuova "vita", da nuovi progetti, da una nuova casa, da nuove conoscenze, da un altro ritmo e da altri paesaggi.
Qualcosa di bello rimarrà dentro come l'esperienza e poche persone che in quel breve spazio hanno avuto una parte importante sia affettivamente che di amicizia.
E qualcosa di brutto da dimenticare senza pensarci più perché ormai, farà parte di un passato che non aveva prodotto nulla se non illusioni.
Guardando il nuovo paesaggio che si prospetta al nuovo orizzonte cerchi di accoglierlo nel migliore dei modi e già il pensiero è rivolto a nuove sistemazioni, a nuovi progetti e come riorganizzare la propria vita in modo normale.
Chissà qualche bella sorpresa sarà pronta per far si che tutto inizi per il meglio.
Osservando ora il prato aperto che si staglia davanti a me al posto del giardino precedente, chiuso da mura di mattoni a vista, mi da la sensazione di grandezza, di sapore di campagna aperta, di profumi intensi delle serate estive e di notti incantate.
Un enorme terrazzo coperto da un tetto aperto verso il nord, dona alla vista le stupende colline del Monferrato, che cambiano colore in ogni stagione ed anche ad ogni ora del giorno e della notte.
Il cielo più ampio al di sopra so che ci darà un'infinità di albe rosate e di tramonti rossi, da mattinate azzurre e pomeriggi assolati e la strada piccola circondata da ville piene di verde e fiori sarà il nuovo cammino per la nostra vita futura.
giovedì 25 giugno 2015
LUNA: DIMORA VIII
LUNA DI GIUGNO
Primo quarto 24 giugno 2015 - 13:04:07.
Da 00° a 12° 51' 26" CANCRO
Da 00° a 12° 51' 26" CANCRO
La mezza luna del 24 giugno, si trova nella sua VIII DIMORA CANCRO, chiamata AMATURA o ALAMIATHRA.
La sua influenza è soprattutto favorevole al momento della vita famigliare, un profondo attaccamento alla famiglia ed ai bambini, anche estranei. Ottima posizione per preparare i pentacoli per l'amore e l'amicizia ed anche i viaggi per terra, ma anche per incatenare l'odio e la cattiveria delle persone.
AL NATHRAH - LA GREPPIA degli Arabi, rende alquanto creduloni ma promette la nascita dell'amore o dell'amicizia nel corso dei viaggi.
SING dei Cinesi, questa Dimora, nel Celeste Impero viene interpretata come indice di carità e del bisogno di votarsi o sacrificarsi per le persone amate o per un ideale.
PUSHYA - IL FIORE chiamata così dagli Indiani, è considerata favorevole alla rinomanza e alla popolarità, dona agli esseri umani il dono dell'economia, virtuosità, gradevolezza. E' anche indice di tenacia nello sforzo, della volontà tesa verso le mete prefissate e della difficoltà di arrestare una persona quando si avvia per una strada sbagliata o prende una cattiva direzione.
VITA
VITA
Com'era difficile trovare la strada
Avrei voluto assomigliare a lei
Avrei voluto non essere come lui
Avrei rischiato di odiare o amare me stesso
Invece il destino ha aperto una strada
Una strada dura e difficile
Una strada che mi ha portato lontano
Lontano da ciò che temevo
Lontano da lei e da lui
Poi il tempo è passato e ho scoperto
La somiglianza di lei e di lui fisicamente
Ma dentro nulla che mi accomuna ad entrambi
La mia vita non è stata uguale alla loro
Il mio percorso è stato unico e diverso
Il destino ha fatto ciò che non mi sarei mai aspettato
Ma che ha creato ciò che sono ora
E che non cambierei nonostante tutto.
Ora guardandomi allo specchio
Vedo un uomo nuovo ed irriconoscibile
Dal ragazzo di allora
E solo adesso posso dire
E' stata una fortuna
Ora è il tempo di cose nuove
Ed il tempo dell'attesa
(GD)
DONNE
DONNE
Donne della mia vita
Donne di grande carattere
Donne di grande spessore
Donne uniche
Donne amorevoli
Donne indipendenti
Donne speciali
Donne che hanno lottato
Donne che hanno vinto
Donne che hanno perso
Donne che hanno insegnato
Donne che hanno amato
Donne che non amate abbastanza
Donne unite da un destino tragico
Donne che hanno fatto di me un vero "uomo"
Donne che amerò sempre.
(GDS)
Donne della mia vita
Donne di grande carattere
Donne di grande spessore
Donne uniche
Donne amorevoli
Donne indipendenti
Donne speciali
Donne che hanno lottato
Donne che hanno vinto
Donne che hanno perso
Donne che hanno insegnato
Donne che hanno amato
Donne che non amate abbastanza
Donne unite da un destino tragico
Donne che hanno fatto di me un vero "uomo"
Donne che amerò sempre.
(GDS)
martedì 16 giugno 2015
La LUNA NUOVA o LUNA NERA del 16 giugno 2015
16 giugno 2015,
giorno della Luna Nuova o Luna Nera
Un simbolo molto importante visto che tra poco ci sarà il Solstizio d'Estate che avverrà il giorno 21 alle ore 16,38.
La LUNA NUOVA questo mese si forma negli ultimo gradi dei GEMELLI nella sua VII DIMORA.
Questa dimora denominata in nomi diversi. ADDYVAT - ALDYARAS - ALDRYABE che non sono altro deformazione dall'arabo AL DIRHA.
E' la dimora dei sapienti la sua influenza si esercita soprattutto sul piano mentale ed intuitivo.
In magia è consigliata per creare pentacoli destinati a facilitare i commerci, i viaggi per acqua e la probabilità in generale, come operare i sortilegi al fine di ottenee grandi servigi oppure discordie.
Gli Arabi la chiamavano Il Seme o La Branchia e la consideravano favorevole all'amore, alle amicizie, alle guarigioni ed ai successi ma, molto sfavorevole alla Legge e Giustizia.
Gli Indiani la chiamavano PANARVASU (FRATELLI TORNANTI), le si attribuisce carattere amabile e ragionevole, simpatico e accomodante. Contraria però alla vita mondana ed incline ad una vita privata circondati da famiglia e pochi amici intimi.
In cina p il Ramo del Salice, dimora legata al culto degli antenati e favorevole alla vita famigliare e cambiamento dell'esistenza durante la giovinezza.
Nella Kabbala viene chiamata ZIAH, dimora legata alla confidenza e favorevole all'amicizia.
La dimora è legata a Saturno, il pianeta austero.
venerdì 5 giugno 2015
Parigi 5: DAI TETTI DI PARIGI
DAI TETTI DI PARIGI
Paris, un maggio di tanti anni fa.
Erano passati tre anni che non ritornavo a Parigi, tre anni da quando Louis con la sua famiglia si erano trasferiti in Canada.
I primi mesi arrivarono le telefonate, poi le lettere e negli ultimi tempi più nulla... Ogni tanto Nadine o Robert mi scrivevano per farmi avere loro notizie e notizie del nostro amico, poi anche loro avevano perso le sue tracce e tra noi piano piano la corrispondenza si fece sempre più rara, fino a scomparire incominciando dalle cartoline di buon Natale.
Avevo ancora una settimana di ferie da finire, la decisione fu presa improvvisa: partire per Parigi e ritrovare qualcosa del passato, qualcosa che mi facesse star bene, qualcosa che non ho più avuto e che a quel tempo rimpiangevo molto.
Tre anni prima, dopo il mio ritorno a casa e aver dato addio a Louis, molte cose erano cambiate nella mia famiglia e la spensieratezza, la felicità e tanto altro erano sparite in qualche meandro oscuro tramato del destino...
Fu allora che mi accorsi nella mia solitudine che mi mancava, mi mancavano quegli anni spensierati e soprattutto quei viaggi e vacanze nella città luminosa, divertente e romantica, mi mancavano quei ragazzi e soprattutto Louis.
Mi ero svegliato presto il mattino successivo al mio arrivo a Parigi, avevo trovato un bell'albergo nei pressi di Avenue Marceau, volevo il meglio e godermi questi giorni prima di ritornare alla mia vita.
Dopo essermi preparato per scendere e gustarmi la prima colazione, mi ero affacciato alla finestra: davanti a me la Tour Eiffel si stagliava in tutta la sua bellezza, il cielo era di un azzurro chiaro e i palazzi color avorio dai tetti così particolari incorniciavano quel paesaggio.
Più tardi ero già tra la folla, guardavo i volti delle persone come se cercassi qualcuno per ritrovare quel passato, osservavo le vetrine, gli alberi che ombreggiavano dal sole caldo di quel maggio luminoso come solo Parigi poteva avere.
Arrivai fino al Pont de l'Almà, era quasi ora di pranzo, ma mi fermai a metà per guardare la Senna ed i battelli che la solcavano, mi venne in mente quel giorno in cui Louis era disperato e mi confessò la sua prossima partenza per l'America...
In quell'attimo mi era assalita una tristezza che quasi ero corso dall'altra parte del ponte, magicamente mi trovai in Rue de l'Universitè davanti ad un bar, avevo sete e fame. Entrai.
Seduto ad un tavolino stavo gustandomi un leggero pranzo, guardando la folla dalla vetrina di fianco a me, quando una voce alle mie spalle mi aveva fatto trasalire:
"Il est incroyable, je ne peux pas y croire, mais ... Jean Paul!"
Rimasi con il pane a metà tra la bocca ed il piatto, vi voltai di scatto, Didier era davanti a me, in piedi ed allibito.
"Mon Dieu quanto tempo caro amico..." disse, mi alzai e Didier mi abbracciò talmente forte che sentivo quasi le costole incrinarsi. Era un rugbista e ovviamente poco conscio della sua forza.
Era incredibile, un segno del destino... Il primo ricordo del passato che si faceva vivo durante quella vacanza, eravamo strabiliati. Lui era cambiato in tre anni: si era fatto crescere la barbetta biondiccia sul volto, i tratti erano più adulti, i capelli lunghi e ricci incorniciavano quel sorriso ancora da bambino nonostante la mole.
Ci raccontammo per un'ora tutto quello che ci era accaduto nei tre anni passati senza vederci ne scriverci, si era scusato molto ma con la sua squadra viaggiava spesso e gli allenamenti lo occupavano tanto ma mi aveva sempre pensato. Dissi così anche io, tralasciai di metterlo al corrente delle cose spiacevoli capitatemi... Poi mi disse che aveva tutta la giornata disposizione e voleva dedicarmela, così accettai.
Finimmo ormai sera poi a casa sua dove viveva con sua madre, una signora che conobbi anni prima, simpatica di origini fiamminghe e cenammo lì, tra i fiori su un terrazzo piastrellato di azulejos e vasi in coccio.
Dopo cena e prima di riaccompagnarmi in albergo, in camera sua incominciò a raccontarmi di tutti gli altri, seppi della scomparsa in un incidente di Marcel, che dispiacere fu per me saperlo... Seppi anche del trasferimento a Saint-Etienne di Nadine e del matrimonio di Robert, poi silenzio...
Sapeva che volevo parlare di Louis, avevo un brutto presentimento ma i suoi occhi allegri e il sorriso simpatico mi fece tirare un sospiro di sollievo.
"Louis, vive in Australia ora... Suo padre ha avuto un incarico speciale a Perth e si sono trasferiti in quella città più di otto mesi fa, l'avevo incontrato qui poco prima e come al solito non ci siamo scambiati i recapiti... Capisci? Odio gli addii..."
Lo sapevo ed era per quello che il giorno della mia definitiva partenza tre anni prima, non si fece vedere ma mi mandò i saluti da Robert.
"Mi aveva chiesto di te e non seppi dargli l'indirizzo, perdonami Jean, mi dispiace..."
"Non fa nulla" gli risposi "L'importante è che stia bene e magari un domani chissà.... Forse ci ritroveremo tutti quanti."
Il suo volto si era rabbuiato, Didier era troppo sensibile, riviveva ad ogni addio o allontanamento di qualcuno, il trauma dell'abbandono del padre quand'era piccolo. Sentiva il distacco come un rifiuto, non continuai oltre, poi si era alzato improvvisamente e da un cassetto della sua scrivania prese una lettera.
"Tieni è per te, me l'aveva data Louis l'ultima volta, dicendomi che se ti avessi incontrato un domani... Avrei dovuto dartela, quasi se lo sentiva quel testone. Tieni è tua, la leggerai da solo in camera dell'albergo."
Avevo quella busta in mano, una busta color avorio con scritto in blu "Pour mon ami JP", sentivo le lacrime agli occhi.
Dopo aver salutato sua madre madame De Claudet, Didier mi riaccompagnò in auto fino all'Hotel.
"Jean mi dispiace ma domani parto per Lilla, ho gli allenamenti per la fine del campionato e starò via una settimana..."
Non importa gli dissi e ci abbracciammo forte, mi prese una mano come non volesse lasciarmi andare, lo guardai e negli occhi vidi tutta la sua solitudine.
"Cerca la tua felicità..." gli dissi scendendo dall'auto.
"Lo farò te lo prometto, è ora anche per me.Ciao caro amico mio..." fu l'ultima volta che vidi anche lui.
La Tour Eiffel si stagliava illuminata davanti ai miei occhi, seduto al tavolino sul terrazzino della mia camera, rigiravo la busta che mi aveva lasciato Louis, avevo paura ad aprirla e non ne capivo il perché.
Poi sentii un profumo di fiori dal balcone vicino al mio e l'aprii.
Lessi quelle parole scritte in cinque pagine, parole fitte, dove mi raccontava tutto... Dove ogni lettera si scolpiva nella mente e nel cuore. quando finii mi accorsi di piangere, appoggiai la testa sul tavolino e mi sfogai...
La settimana passò in fretta, avevo deciso la mattina dopo, di fare solo il turista e non pensare ad altro, avevo capito che il passato dovevo lasciarlo andare, di rilegarlo in una parte del mio cuore e della mente.
Quando finita la vacanza, partii per l'italia, dall'aereo vidi la grande città dall'alto, sentii nell'anima che quella era l'ultima volta, sentii che l'avrei rivista dopo tantissimi anni ma non avrei rivisto più le persone che in quegli anni fecero parte della mia vita...
E così fu
Giampaolo
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