martedì 3 novembre 2015

COME LE ROCCE


COME LE ROCCE

qualsiasi tempesta,
qualsiasi marea,
qualsiasi uragano,
potrà colpirti
ma mai distruggerti
se sarai come una roccia

ogni tornado 
lascerà il segno
indelebile sulla pelle
sul cuore
nell'anima,
ma mai potrà
piegarti e spezzarti

le ferite si rimarginano,
la tempra è più forte
e sarai ancora pronto
ad affrontare la vita,
osservando il futuro
davanti a te
come la roccia
che da millenni
osserva il mondo

Giampaolo Daccò

(photo Piero Calzona)

lunedì 26 ottobre 2015

E' STATO SOLO UN SOGNO





28 OTTOBRE 1991/28 0TT0BRE 2015
E' STATO SOLO UN SOGNO
Dieci disegni e fotografie per descrivere un numero, un numero che al momento non potrà sembrare nulla d'importante ma che invece, per chi ha vissuto quel “sogno”, in questo istante lo è.

I 24° libri ognuno con 24 capitoli formati da 24 pagine ed in ogni pagina fatta di 24 righe, sono stati narrati 24 sogni, corredati da 24 disegni, dove si potevano intravvedere 24 orizzonti diversi, che portavano in 24 lunghi viaggi, fatti di 24 voli leggeri verso 24 cieli immensi.

Ed oggi 28 ottobre, tu ora dove sei?
Avevi 24 anni e sono 24 anni che sei svanita nel nulla, scomparsa chissà dove e con chissà chi. 
Ti piaceva il n° 24 e mi sono chiesto chissà mai il perché? 
Avevi 24 giorni quando mamma per la prima volta ti mise fra le mie braccia, preoccupata che potessi farti cadere.
Avevi il n° 24 come posto all'asilo ed era il giorno 24 quando avevi incontrato l'amore per la prima volta, me lo dicesti con gli occhi che brillavano. 
Sono state esattamente 24 giornate bellissime la nostra ultima vacanza insieme al mare prima che tu ti fidanzassi e sposassi.
Anche quel giorno era il 24 febbraio, quando ci chiamarono perché tu eri molto grave e forse non avresti passato la notte.
Poi ti operarono e passarono altre 24 ore per sapere se potevi essere fuori pericolo e fu così per fortuna. 
Chissà perché alcune persone sono “segnate” da un numero per tutta la vita.
Poi arrivarono quei giorni terribili, il giovedì “casualmente” del 24 ottobre, qualcosa andò storto... 
Alle ore 24 del giorno dopo eri finita in chissà quale luogo lontano dove nessuno potesse, consciamente, raggiungerti.
Che numero strano il 24, anche quel lunedi del 28 ottobre, la telefonata arrivò alle 13,24 annunciandoci che tu eri partita per altri lidi, forse molto più gioiosi, dove la tua bellezza sarebbe stata ancor più valorizzata, perché si sa, i più amati e belli, se ne vanno nel viaggio prima degli altri.
E così si ritorna ai disegni e alle parole collegate poco sopra, dove la tua vita è stata vissuta come fosse fatta solo di 24 libri, 24 capitoli, 24 pagine, 24 righe in cui si sono raccontati 24 sogni e colorati 24 dipinti, messi come sottofondo a 24 orizzonti pieni di speranze che poi si sono persi in quei 24 lunghi viaggi diversi tra loro per dividersi in 24 voli alla volta di 24 cieli luminosi... 
Ed ora io mi chiedo: sei stata una realtà o un sogno?
Ciò che abbiamo vissuto insieme per 24 favole colorate è stato solo frutto della mia fantasia o c'è stato veramente?
Voglio credere che quella luce che s'intravede alle mie spalle mentre ti ricordavo in quell'istante, prima di scrivere queste povere righe fossi tu, a dirmi “c'ero” “ci sono” e “ci sarò” sempre.

sabato 17 ottobre 2015

OGGI QUALCOSA E' CAMBIATO


OGGI QUALCOSA E' CAMBIATO

Mi sono svegliato dopo una notte insonne ed agitata...
Quanto ho aperto le finestre ed ho visto il cielo azzurro,
ho sentito che qualcosa dentro di me era cambiata.
Ho messo la musica ad alto volume
e cantando sono entrato in doccia.
Più tardi dopo aver sistemato casa ed
indossato gli abiti che mi piacciono molto,
come se in quel momento portassero fortuna,
sono uscito in strada.
C'erano molte persone nel viale alberato,
il sole era forte e l'aria fresca,
qualche nuvola leggera passava veloce in cielo,
così mi sono rifugiato in una pasticceria e
dopo una golosissima colazione,
ho preso la strada per il centro
finendo con una lenta passeggiata
in Brera, il quartiere degli artisti,
ammirando strane botteghe e locali insoliti,
poco dopo, come fossi stato attratto 
da una forza irresistibile
sono entrato nel grande parco verde
e la sensazione che la vita sia entrata in me
è stata immensa.
Una specie di felicità e di serenità mi ha pervaso,
ogni passo sulle foglie dei vialetti
tra le castagne cadute dagli alberi, 
ogni sguardo su quel verde, bruno e giallo
di quelle enormi piante e prati attorno a me,
ogni cinguettare ed ogni rumore della natura
mi hanno fatto sentire vivo e pieno di energia.
Mi sono seduto ad assaporare quella 
bellissima sensazione che da molto non sentivo.
Mi sembrava di stare in comunione con il tutto,
un a sorta di piccola estasi ed "ascoltavo" ad occhi chiusi
quella sintonia naturale che tutti
dovrebbero avere con il mondo, con l'universo.
A volte basta poco per trovare una serenità
che ogni giorno perdiamo
distratti da mille cose e pensieri,
basta un nulla ed un attimo di attenzione
a ciò che abbiamo attorno
per farti scoprire quanto è bello vivere, 
nonostante tutto.


lunedì 5 ottobre 2015

STAGIONI BUIE




STAGIONI BUIE

Odio l'autunno
Odio l'inverno
Ho imparato a detestarli
Per il freddo
Per le piogge umide
Per la fine della luce
Per chi ho amato
Chi ha fatto parte della mia vita
E che ho perso
In queste stagioni
Odio le giornate buie
Che non lasciano spazio al respiro
Odio il freddo pungente
Che penetra nelle ossa
E nel mio cuore
Odio il vento gelido
Che porta ricordi 
Tristi e lontani dell'abbandono
Odio le feste invernali
Perché la solitudine 
Adombra i sentimenti
Odio vivere sperando
Che torni presto
La primavera e l'estate

(Giampaolo Daccò)

venerdì 2 ottobre 2015

IL DOLORE DEI POVERI


IL DOLORE DEI POVERI


Questa frase "Il dolore dei poveri" mi è rimasta impressa nella mente da qualche giorno, da quando una signora che conosco da tanto tempo mi disse: "I ricchi non conoscono il dolore dei poveri."
Una frase davvero toccante a cui non ho saputo rispondere se non con un abbraccio e queste parole a quella signora che piangeva: "Ma non sanno quanto amore c'è nel cuore dei poveri."
Vorrei raccontarne la storia per far capire quanta miseria umana c'è in giro, quante persone ricche, ma molto ricche possano essere di una meschinità e cattiveria immane mentre, persone umili o povere, di ceto sociale inferiore e straniere, possano essere di una levatura mentale e del cuore suprema comprendendo una dignità incredibile.
Ovviamente cambierò i nomi, alcune situazioni per non far riconoscere i protagonisti della storia, non sarebbe giusto ma vorrei far comprendere a chi leggerà questo racconto, quanto squallore ed arroganza c'è intorno a noi, soprattuttonel nostro piccolo.

Due giorni fa ho visto Rosario in un angolo del palazzo piangere, Rosario è una signora straniera dal forte accento spagnolo che con la sua famiglia, da più di trent'anni vive e lavora in Italia. Una persona dal cuore immenso, di un'onestà e bravura quasi indescrivibile, dolce sempre sorridente e pronta ad una buona parola anche in un momento di difficoltà suo e degli altri.
Mi sono avvicinato e le ho messo la mano sulla spalla "Che succede Rosario?" ho chiesto preoccupato.
Mi ha guardato con quegli occhi scuri e buoni restando un attimo in silenzio poi disse: "E' accaduta una cosa tremenda Paolo, mia nipote di trentacinque anni è caduta dal motorino mentre tornava dal lavoro ed è morta picchiando la testa sull'asfalto..."
Istintivamente le diedi un abbraccio "Ha lasciato qui due bambini, una di un anno e uno di dodici..."
Che dolore, che tristezza negli occhi di Rosario, ho cercato di trovare delle parole di consolazione e siamo andati poi a bere un caffè, volevo farle compagnia anche per poco e per non farla sentire sola. 
Sentivo dentro di me che c'era dell'altro, non era solo un dolore per la morte di una persona cara, forse nascondeva qualcosa di più.
Nella mia vita ho imparato a guardare negli occhi le persone ed ascoltare le loro parole e soprattutto andare oltre a ciò che si vede nello sguardo e nelle frasi dette.
Appena usciti dal bar e rimasti soli, la guardai negli occhi e le ho chiesto vista la confidenza che ci accomuna da anni: "C'è qualcos'altro vero?".
Abbassando gli occhi e rispose: "Sì... Sono molto addolorata per un'altra cosa..."
Intuii il motivo e ne avevo il timore.
"Ho chiesto alla mia signora un permesso per il funerale e..." la voce le si era rotta per un attimo "Le ho detto se potevo prendere un permesso di mezza giornata. Mi ha chiesto il perché e le risposi per andare al funerale di mia nipote, mi ha guardato fredda e mi ha detto poi - La conosco? - No signora non è mai venuta qui..."
In quel momento ho incominciato ad immaginare il resto del racconto.
Rosario con gli occhi bassi continuò: "Allora girandomi le spalle mi ha risposto - E che sarà mai! Io ho bisogno di lei, potrebbe anche non andare. Anche una mia conoscente le è morta la figlia cadendo dalla moto ed io non ci sono andata al funerale."
Provai una rabbia cercando di non darla a vedere, solo la mia voce tradiva una forte durezza: "E tu che le hai risposto?" dissi pensando che se fossi stato al suo posto l'avrei picchiata.
"Niente, cioè ho insistito, così mi ha dato il permesso ma facendomi sostituire da uno dei miei figli... Non ho potuto fare altro."
Le toccai la mano in segno di conforto "Ora vado a lavorare, mi aspetta e non vorrei si arrabbiasse." 
Staccandosi dalla mia mano, piano prese la strada per le scale, si fermò un attimo davanti alla porta e girandosi verso di me che stavo lì a guardarla disse:
"I ricchi non conoscono il dolore dei poveri." la sua voce era molto triste.
"Ma non sanno quanto amore c'è nel cuore dei poveri." risposi istintivamente. Rosario chiuse la porta dietro di se lasciandomi costernato ed arrabbiato.
Ci sono catene che non ti permettono di essere libero, catene che rendono da migliaia di anni, l'essere umano schiavo in un modo o nell'altro di altri esseri umani "privilegiati" e senza cuore.
La dignità di Rosario ed il dolore sommesso non hanno scalfito minimamente la durezza del cuore dell'altra persona, una persona che non le importa della sofferenza altrui, immersa nel proprio egocentrismo.
So che Rosario saprà superare tutti i dolori di questa vicenda ma mi chiederò sempre il perché di questa cattiveria umana e della mancanza di pietà verso il prossimo, soprattutto se quest'ultimo è un sottoposto, un dipendente, un disadattato, uno straniero.
Potrà anche essere consolante la frase: "Quello che si semina si raccoglie", ma ho il vago sospetto che a pagare il prezzo più alto siano sempre i più deboli.

Giampaolo Daccò Dos Lerèn

mercoledì 23 settembre 2015

La via della vita



La via della vita è sempre lastricata da pietre, da varchi insormontabili, spesso quando vedi uno spiraglio dietro ci sono subito grossi alberi che ti impediscono l'accesso... Poche sono le persone che si trovano su una strada pianeggiante, verde e piena di fiori, molte quelle su pendii ripidi pronti a cadere nel vuoto. La voglia di sedersi e fermarsi per non andare oltre affiora nelle menti di alcuni ma qualcosa dentro spinge loro ad andare avanti nonostante non si vedano soluzioni. Errori? Delusioni? Fallimenti? Perdite? Non sempre è colpa di queste esperienze ma a volte, si ha bisogno di un prato per riposare prima di riprendere il duro cammino come tanti, un prato che non c'è mai se non per i soliti pochi fortunati. E soprattutto mai voltarsi indietro a vedere chi hai aiutato e che ora fa finta di non vedere e sentire, quello che è stato fatto allora non ha importanza oggi, le persone sono sole nel viaggio e sole arriveranno alla meta, qualsiasi essere abbiano accanto nonostante tutto.

lunedì 21 settembre 2015

EQUINOZIO D'AUTUNNO: 23 SETTEMBRE 2015 - ORE 09,21





EQUINOZIO D'AUTUNNO

23 settembre 2015 - ore 09,21

Nella tradizione druidica l’Equinozio d’Autunno viene chiamato Alban Elfed (Autunno, o «Elued», Luce dell’Acqua).
Esso rappresenta la seconda festività del raccolto, segnando per parte sua la fine della mietitura, così come Lughnasad ne aveva segnato l’inizio.

Ancora una volta, il giorno e la notte sono in perfetto equilibrio, come lo erano all’Equinozio di Primavera, ma ben presto le notti cresceranno fino ad essere più lunghe dei giorni, e l’inverno sarà di nuovo tra di noi. 
L’equilibrio è più intenso in questo momento piuttosto che nel fermento e nell’agitazione della primavera, e questa data autunnale è spesso la più tranquilla tra le feste.
Nella memoria di queste antiche popolazioni l’Equinozio autunnale veniva festeggiato col nome di Mabon: il giovane dio della vegetazione e dei raccolti.
“Mabon, indicato col nome di Maponus nelle iscrizioni romano-britanne, è il figlio di Modron, la Dea Madre: rapito tre notti dopo la sua nascita, venne imprigionato per lunghi anni fino al giorno in cui venne liberato dal Re Artù e dai suoi compagni.
Il suo rapimento è l’equivalente celtico del rapimento greco di Persefone: un simbolo evidente dei frutti della terra che sono immagazzinati in luoghi sicuri e poi sacrificati” per dare la vita agli uomini.”

lunedì 14 settembre 2015

UNA NOTTE D'AMORE CON TE


La luce del mattino mi svegliò da quel sonno profondo ma agitato, non ricordai cosa mi turbò in quel mondo dove i sensi sono sopiti, ma rammentai subito cosa successe la notte prima. La mia mano toccò le lenzuola sulla mia destra, cercavo un corpo, una pelle ancora calda ma tra le dita mi ritrovai un bigliettino.
Nudo mi sedetti sul letto aprendo quel foglietto lasciato lì, credo, da poco, istintivamente guardai l'ora di quella domenica mattina, erano solo le nove, ma la persona che doveva essere distesa al mio fianco, non c'era più.
Aprii quel foglietto: "Grazie, non saprai mai quanto mi hai dato questa notte. A."
Istintivamente mi ricoricai supino appoggiando il braccio dietro la nuca e rividi la sera precedente come in un film:
"La Siesta", discoteca a San Colombano al Lambro, meta di tutti i giovani lodigiani e non, ambiente piccolo, ottima musica, gente simpatica, proprietario un amico. Quella sera ero arrivato in anticipo con due carissimi amici, qualcuno fuori fumava, all'interno c'era già qualche persona al bar ma la pista da ballo era vuota.
Come al solito salutai dei conoscenti e con i miei due compagni di serata finimmo in pista a ballare... Poi dopo qualche canzone, lasciai il gruppo che si era formato nella sala e mi rifugiai in giardino per il troppo caldo.
Desideravo anche rinfrescarmi il volto ed andai in bagno, l'acqua fredda sul viso mi diede un po' carica ma quando alzai la testa davanti allo specchio, dietro di me in piedi ferma, c'era quella persona.
"Ciao." disse sorridendo con occhi seri.
"Ciao..." risposi un po' stupito, non eravamo proprio in confidenza anche se ci salutavamo, ma stranamente quel momento sembrò quasi magico.
"Vedo che ti sei già dato da fare in pista..."
Risi, sapeva che mi piaceva ballare "Sono un ottimo ballerino e sai com'è la musica ti entra nelle vene e..."
Non finii la frase, mi si avvicinò gettando lo sguardo attorno, non c'era nessuno...
"Stai con me stanotte..."
"Eh? Cosa?" il mio sguardo doveva sembrare da cretino quando quella persona disse queste parole... Davvero non riuscivo a capire, ma sopratutto dette in quel modo quasi disperato.
"Ti prego stai con me stanotte... Non posso tornare a casa, anzi non voglio..."
Guardai quegli occhi scuri di fuoco, tristi ma passionali, i capelli lunghissimi e neri, non mi sarei mai aspettato una proposta del genere, non così da A..
Si guardò nuovamente attorno, aveva paura, la sentivo sulla pelle, aveva paura che qualcuno potesse sentire o vedere... Toccai il suo braccio "Senti... Io..."
"Dammi la chiavi della tua auto... La prendo e ti aspetto al parcheggio in fondo alla via..."
"Cosa? Ma sei..." mi guardò con occhi febbrili... "Non sono venuto da solo, ho due amici con me, mica li posso piantare così..."
"Puoi farlo, lo so... Che puoi, se vuoi."
Mi ritrovai sulla mia auto dieci minuti dopo, con quella persona a fianco e la strada di notte illuminata dalla luna e dalle stelle che scorreva sotto di noi.
Sentii due dita fresche sul mio volto e con la coda dell'occhio vidi un suo sorriso e poi con un gesto spostò la lunga chioma scura dalla sua faccia.
"Stupito?"
"Si molto!" risposi "Perché?" chiesi.
"Perché cosa... Perché ti ho chiesto di passare la notte con me?" prima che dicessi qualcosa continuò "E' da molto che volevo sentire le tue mani, la tua bocca, i tuoi baci, le tue carezze e..." mi sentivo arrossire, che situazione imbarazzante, il buio nascondeva il mio turbamento e i sensi che si accendevano solo al pensiero. Ma si, che sarà mai un'avventura, mi era sempre piaciuta quella persona, ma non immaginavo fosse così audace e che nutrisse un'attrazione nei miei confronti.
"Se pensi che l'ho fatto con molti ti stai sbagliando!" la voce pareva esplodere nell'auto. "Potrai non crederci ma è la prima volta che lo faccio... Era tanto che ti desideravo, mi basta solo una notte."
Sapevo che quella persona era impegnata, oltretutto con qualcuno che, sinceramente, non mi andava a genio e che conoscevo fin da piccolo.
"Va bene A., se sono qui è perché lo desidero anche io." dissi parcheggiando la mia auto sotto casa, la sua mano mi fece girare verso il suo viso e mi baciò.
Non c'era nessuno a casa mia, i miei erano in vacanza, avevamo tutto il tempo che volevamo. Entrammo in casa, altri baci e poi in camera mia, la luna in quell'istante spuntò tra le torri del castello di fronte illuminando di chiaro la mia stanza.
Fu una notte d'amore splendida, il profumo ed il calore della nostra pelle incendiò i corpi tra quelle lenzuola candide. Carezze, baci ed i corpi che si fondevano insieme, fino alla fine.
La luce bluastra della notte donava un che di magico a quello che accadeva nella camera e sulla nostra pelle nuda.
Ci addormentammo quasi abbracciati, sentivo i suoi capelli lunghi sulle mie spalle e fu buio attorno a noi.
E così quella persona senza farsi sentire era uscita di casa senza un rumore, magari mi aveva baciato mentre dormivo, chissà.
Mi alzai dal letto e finii in doccia, canticchiai un motivetto ma vedevo nella mia mente il suo volto e il suo corpo, era rimasto quel biglietto sul letto. 
In accappatoio con i capelli bagnati lunghi sulle spalle mi preparai la colazione in cucina, ma quando andai in soggiorno  per gustarmela prim di vestirmi ed uscire per una passeggiata vidi un'altro foglio, il secondo appoggiato sul tavolo.
"Scusami se scappo via così, non volevo guardarti negli occhi e sentirti dire qualcosa, magari di circostanza... Per me questa notte è stata importante e tu non sai quanto. Credo la porterò per sempre nel mio cuore anche quando, tra poco tempo, la mia vita cambierà..."
Già il tuo futuro matrimonio, pensai "Sei stato dolce e forte, mi hai dato passione e amore... Anche solo per una notte, ricordami ogni tanto, così farò io. Un bacio, A."
Non compresi mai il vero motivo per cui quella persona si era concessa a me in quel modo così passionale, ci eravamo visti dopo un po' di tempo e per caso in centro, un pomeriggio, era con chi avrebbe sposato qualche mese dopo, ci eravamo salutati tranquillamente ma i suoi occhi erano ancora di fuoco mentre incrociavano i miei...
Non dimenticai mai quella notte e non ci fu più nulla tra noi, ma ogni volta che ci incontravamo, sapevamo già che in ogni istante poteva accadere di nuovo. 
Sono passati molti anni ed ognuno ha preso la sua strada, ha creato la propria famiglia ma sono sicuro dovunque sia ora, quella notte la porterà nel cuore per tutta la vita. 
"Una notte d'amore con te".

Giampaolo Daccò Dos Lerèn

lunedì 24 agosto 2015

LEI VOLEVA SORRIDERE ED ESSERE FELICE



Quando nacque in quell'estate torrida, lei era l'ultima dei figli di quella famiglia grande, la quarta dopo la morte di un fratellino. 
Non urlava come facevano tutti i neonati, ma sorrideva ogni volta che la si prendeva in braccio, era una bambina buona.
Cresceva con mamma, papà, due sorelle, la nonna e due zii in quella grande casa di campagna.
Poi, a tre anni aveva perso il padre, non ocmprendendo cos'era accaduto lei sorrideva e giocava in casa mentre tutti erano tristi ma i suoi parenti le dicevano di non fare quelle cose. perché facendole era una cosa cattiva.
Poco tempo dopo, fu spedita in collegio tra le montagne per via della guerra, le suore la sgridavano spesso perché cantava e giocava da sola, stava con la testa tra le nuvole persa nei suoi sogni e poi non voleva dire le preghiere, ma era troppo piccola per capire quelle regole, ma per quelle donne vestite di nero era cattiva.
A cinque anni era scomparsa anche la sorella maggiore, capìta la situazione cercava di consolare la mamma con carezze e sorrisi,  ma veniva sgridata dalla zia, non ci si comportava così quando c'era tanto dolore.
Poi la mamma incominciò a lavorare lontano e lei era rimasta a casa con la zia e lo zio, fratelli di mamma, con la nonna e l'altra sorella; per sfuggire alle regole ferree di casa, viveva nel suo mondo di sogni e fantasia, ogni volta che la chiamavano e lei non rispondeva, erano sgridate.
Le dicevano: "Sei solo una bimba troppo sognatrice e sciocca e non sorridere sempre, solo le persone stupide fanno così.", solo l'unica sorella rimasta difendeva la piccola.
Poi erano cresciuti ed invecchiati tutti e così dopo la morte dell'anziana nonna, lei con mamma e sorella andarono a vivere per proprio conto. Fu ancora più felice, finalmente si sentiva libera dal peso di regole ed imposizioni.
A quindici anni presentò il fidanzatino alle amiche, era felice e sorrideva ma una di loro ne diventò l'amante ed in seguito la fidanzata ufficiale, fu un dolore per lei, ma la giovane età le permise poi di superare la delusione.
Poi aveva conosciuto lui durante una festa in paese, quello che la fece innamorare completamente, si sentiva al settimo cielo, finalmente era arrivata la vera gioia e quando il suo amore partì per il servizio militare non eaveva avuto paura e fu sua come pegno di fedeltà.
Si era ritrovata incinta poco tempo dopo e mentre tutti furono disperati per la sua giovane età e lo scandalo creato in quei lontani anni, lei era contenta, avrebbe avuto il suo bambino e si sarebbe sposata con il suo amore.
Lui avuta la notizia, dalla caserma lontana aveva fatto sapere che non avrebbe preso le sue responsabilità e questa volta lei non aveva sorriso più, piangeva chiusa in camera... 
Passarono alcuni mesi e la sua pancia si ingrossava sempre di più, come si ingrossavano le voci maligne, una ragazza madre era cosa indegna in quegli anni.
Poi finito il militare lui, convinto dai suoi genitori, l'aveva sposata ugualmente, per dovere e forse ancora per amore e tutto appariva normale, di nuovo la serenità sembrò tornare in lei.
Nacque il primo bimbo, la felicità... Poi lei si era accorta che il suo marito non amava quel bimbo, non lo accettava, lo sentiva un ostacolo alla sua vita ed ai suoi progetti, lo colpevolizzò inconsciamente di avergli impedito una carriera nello sport, costringendolo a mantenere la famiglia con un lavoro che odiava.
Lei cercava col sorriso e con cura di fargli amare quel piccolo ma presto si era resa conto che fare quel lavoro era un peso ed un'inutile fatica verso il suo uomo.
Aveva rinunciato a lottare e per il suo bimbo aveva tanto amore che bastava per due.
Poi tre anni dopo perse il secondo figlio quando aveva pochi mesi, dopo due anni nacque l'altro, quello che suo marito amava tanto, quello desiderato tanto dall'uomo... Dentro di se provava dolore per quella differenza creata dal marito, ma almeno apparentemente, sembravano una famiglia felice.
Non aveva sorriso più quando di nuovo aveva perso il quarto figlio mentre prestava le cure alla suocera e alla sua mamma entrambe anziane e malate e lì un giorno tramite una lettera trovata per caso in una giacca del marito, aveva scoperto il tradimento del suo uomo. 
C'era un'altra donna tra loro.... Da anni e non se n'era mai accorta.
I suoi sorrisi si fecero più rari e ancor di più quando lui se n'era andato via per sempre dalla loro vita con l'altra. Poi, il tempo aveva medicato ogni ferita, i suoi figli le stettero vicino e lei aveva ritrovato la tranquillità alla rassegnazione.
Era arrivato un nuovo amore, una nuova passione, e nuovamente i suoi sogni ed i dolci sorrisi, per tutti... Ma una “strega cattiva” si era intrufolata tra loro due e come un ragno che tesseva il suo filo appiccicoso attorno, era riuscita ad interrompere quell'amore.
Per la prima volta lei, aveva sentito che nel suo cuore si stava aprendo una crepa, un dolore che non riusciva più a farle tornare l'espressione felice sul volto, ma aveva ancora loro i suoi due amati ragazzi.
Dentro nella sua mente però alcuni pensieri brutti e strani incominciavano a farsi strada e i suoi occhi sembravano ogni tanto, perdere la luce.
Poi come tutte le tempeste che arrivano improvvisamente, una sera aveva dato un bacio e un saluto al suo secondogenito mentre usciva di casa, il quale non tornò mai più...
Una malattia fulminante lo colpì mentre era con la fidanzata ed amici e da quel momento, il ragazzo si spense fino a lasciare tutto, la sua casa, suo fratello, la sua fidanzata, il suo lavoro e lei, sua madre.
Da quel giorno lei era diventata una statua di marmo, non parlava più, non capiva tutto quel dolore buttato addosso, non comprendeva perché il destino si era accanito contro di lei, contro quella che tanto tempo prima, era una bambina felice che sognava e fantasticava di vivere in un bellissimo mondo.
Con il passare del tempo la sua mente incominciava ad darle visioni ed incubi terribili e non capiva perché le sue gesta e le sue parole non andavano bene per gli altri, finché un giorno si era ritrovata in una stanza bianca, con un odore acre di medicine che la circondavano e davanti ai suoi occhi l'unico figlio rimasto e vicino ad lui delle persone vestite di bianco.
Piangeva, piangeva ancora sempre più forte, fino a che poi urlò... 
La sentirono nei reparti vicini ed arrivarono altri dottori.
Molti anni erano passati, lei si trovava là immobile in un letto più comodo, in una stanza rosa con vicino una finestra la cui visuale dava sulla campagna poco distante, dove il sole in estate calava lentamente inondando di luce rossa quel posto, lasciando poi spazio alla sera stellata.
Un giorno aveva visto con la sua mente, entrare nella camera ed avvicinarsi al letto la sua mamma, il suo secondo figlio andati via anni prima che le parlavano e le dicevano tante cose belle, e di colpo si era sentita felice, serena, allegra.
Tutto quello che c'era attorno a lei non esisteva più, la stanza rosa, la finestra sui prati, l'altro figlio, i dottori, le medicine...
Non esisteva più nulla se non il volto dei suoi cari vicino a lei e sul suo finalmente si era aperto quel sorriso che ha sempre voluto avere per tutti e questa volta era solo per lei, per la sua felicità... Per sempre.
Adesso lei è in quel posto magnifico pieno di luci e musica a vivere la sua felicità.

Giampaolo Daccò Dos Lerèn


martedì 18 agosto 2015

MALINCONIA




MALINCONIA

Mestre-Venezia 1980... Aspettavo seduto sulla panchina del binario n°1 il cui treno, che da Trieste portava a Milano era come al solito in ritardo. Era l'ultimo giorno del militare e guardavo il congedo nella mano destra mentre altri miei commilitoni parlavano fitto e felici di aver lasciato alle spalle un anno di militare a volte difficile, a volte divertente comunque duro. Dal juke box del bar vicino uscirono improvvisamente le note di questa canzone. Le sue parole rispecchiavano i sentimenti che provavo allora... Malinconia, lasciavo Treviso, Lori, François, Patrizio, Daniele, Antonio, Maurizio, Tony, Michele, altri amici e tanti ricordi che sono vivi ancora oggi nel cuore e nella mente... Era finito un capitolo importante per me e questa canzone mi fece piangere per un tratto del viaggio tra lo stupore di alcuni amici... Non avevano capito cosa sentivo dentro e cosa lasciavo, poi incontrai gli occhi di Mario seduto di fronte e lessi tra i suoi pensieri la stessa cosa che sentivo io... Intanto il treno viaggiava veloce sui binari e presto saremmo tornati alla vita di sempre con qualcosa in più ed in meno dentro.

lunedì 27 luglio 2015

POETAS ANDALUCES


Poetas Andaluces

¿Qué cantan los poetas andaluces de ahora?
¿Qué miran los poetas andaluces de ahora? 
¿Qué sienten los poetas andaluces de ahora? 
Cantan con voz de hombre, pero ¿Dónde los hombres?
Con ojos de hombres miran, pero ¿Dónde los hombres?
Con pecho de hombres sienten, pero ¿Dónde los hombres?
Cantan y cuando cantan, parece que están solos
Miran y cuando miran, parece que están solos
Sienten y cuando sienten, parece que están solos
¿Es que ya Andalucía se ha quedado sin nadie?
¿Es que acaso en los montes andaluces no hay nadie?
¿Qué en los campos y mares andaluces no hay nadie?
No habrá ya quien responda a la voz del poeta
Quien mire al corazón sin muros del poeta
¿Tantas cosas han muerto que no hay más que el poeta?
Cantad alto, oiréis que oyen otros oídos
Mirad alto, veréis que miran otros ojos
Latid alto, sabréis que palpita otra sangre
No es más hondo el poeta en su oscuro subsuelo encerrado
Su canto asciende a más profundo
Cuando abierto en el aire, ya es de todos los hombres
Y ya su canto es de todos los hombres
Y ya su canto es de todos los hombres

lunedì 20 luglio 2015

CITTADINO DEL MONDO, VIAGGIATORE NEL TEMPO



CITTADINO DEL MONDO
VIAGGIATORE NEL TEMPO

Nome:   Giampaolo
Occhi:   Grigio-blu
Capelli: Biondi
Residenza: Pianeta Terra
"Pianeta Terra"???
Quanti occhi stupiti
Quante bocche spalancate
Quante domande nascoste 
Nella loro mente
Persone stupite 
Da quella dichiarazione
Che ho sempre dato
In aeroporto, in albergo
Al mare, in montagna
All'estero, in treno
Ma sempre ogni volta
L'espressione strana
Incredula, sarcastica
Eppure
In ogni luogo
In ogni città
In ogni nazione
In ogni mare
Lago, montagna
Deserto, isola
Villaggi, alberghi
Mi sono sentito
Cittadino ogni volta
 E parte di questa 
Meravigliosa stupenda terra
E per sempre sarò il suo
Viaggiatore nel tempo


giovedì 9 luglio 2015

MY ANGEL - Dedicated to my friend Nicole H ..


Dedicated to my friend Nicole H

MY ANGEL

My Angel
from up there if you can
love me again
love me with a passion
you had
when you were here
with me
let me touch once
the ecstasy of the immensity
with your love
Bring me yet on the stars
hug me and letting me know
as they are still loved by you
Into space
where do you live now
give me a kiss
to let me know
you're there
watching my life
to see how they are now,
only thinking of you,
after all this time
where you left
My life I'll be waiting
until you return to recover
to bring into your home
among the stars of the sky

(Giampaolo for Nicole)

UNA GRANDE AMICIZIA



Una grande amicizia

Giampaolo 12 anni da sempre è amico di Claudio 14 enne, Claudio a sua volta è amico di Marco 16 anni e Marco è amico da una vita di Maurizio 15 anni.
Un giorno di tantissimi anni fa, le coppie di amici di sempre si unirono per caso, era l'inizio di un'estate calda quella del 1973, si ritrovarono a casa di Marco, il cui padre era il bidello di scuola media "F. Baracca", un bell'uomo alto dagli occhi azzurro cielo, ma anche un grande uomo e vigile del fuoco (infatti Marco e la sua famiglia erano i responsabili della caserma dei pompieri).
La sua era una casa, una famiglia  piena di affetto e di amore grazie alla sua mamma, donna dolcissima, a due fratelli simpatici e la cosa buffa stava nel fatto che Giampaolo era compagno di banco sia della sorella di Maurizio che della cugina di Marco per cui era inevitabile che un giorno diventassero amici.
Claudio invece era cresciuto con Giampaolo ed abitavano uno di fronte all'altro, nella via dietro il grande castello ed altra cosa buffa, suo fratello minore e la sorella del secondo sono cresciuti insieme anche loro come fratelli... 
Una vita normale in una cittadina nei pressi di Milano, tra cinema, oratorio, scuola ed i rispettivi cortili delle proprie case dove ci si conosceva tutti ed eravamo alla lunga, tutti un po' imparentati tra prozii e bisnonni vari sparsi per tutta la cittadina.
Giampaolo era il più piccolino di tutti ed in tutti i sensi, una mascotte furbetta che si sentiva protetto da questi amici più grandi e più alti fisicamente. 
Quando entrarono nella caserma dei VdF quel giorno caldo d'estate, per Giampaolo era stata un'emozione, non aveva mai visto una caserma così grande, così pure i loro enormi camion dove in caso d'emergenza uscivano per andare a spegnere qualche fuoco pericoloso... 
In caserma c'erano altri vigili che li salutarono simpaticamente e i quattro ragazzini s'infilarono nella casa attigua dove la mamma di Marco ma anche di Pietro e Luigi, aveva preparato sul tavolo tre fette di anguria fresca e dell'acqua da bere e seppe di chi era nipote il piccolo Giampaolo, visto che conosceva le sue nonne e quindi era inevitabile che diventasse uno di "famiglia" come Claudio e Maurizio.
Da quel giorno tutti e quattro furono inseparabili, ognuno col suo carattere: con Maurizio, Giampaolo si beccava sempre, quest'ultimo pensava che essendo più grande di lui, Maurizio pretendeva di avere sempre ragione, allora interveniva spesso Claudio che difendeva Giampaolo ma faceva da paciere per la maggior parte delle volte. 
Marco per il più piccolo era l'idolo, il ragazzo da imitare perché sapeva tante cose mentre Claudio era il fratello grande con cui Giampaolo, aveva incominciato a dividere la vita dall'età di 4 anni.
Erano i quattro moschettieri (circondati da altri amici ma sempre loro quattro erano la band indiscussa), quattro ragazzi formati comunque da due coppie Marco-Maurizio e Claudio-Giampaolo.
Ovviamente crescendo le differenze si notarono sempre di più, soprattutto quelle caratteriali ma non impedivano loro di volersi bene, i tre più grandi avevano insegnato a Giampaolo a pescare nelle rogge in campagna, a lanciare con la fionda i sassi, a guidare il motorino, Giampaolo invece "insegnò"  loro a ballare e anche l'approccio con le ragazze (era il più "sgamato" nonostante fosse più giovane) e quindi facendo tenerezza alle ragazze più grandi era indubbio che poi gli altri tre facessero il filo alle giovani di turno. 
Poi incominciarono a frequentare le nuove discoteche che presero il posto delle balere, si andava a ballare nel pomeriggio ed alla sera era impossibile, i genitori non lo permettevano. Poi a viaggiare in macchina, e piano piano nonostante si vedevano sempre ognuno di loro incominciava a prendere inconsciamente la propria strada. 
Marco, Claudio ed Giampaolo lavorarono insieme ma per poco... Uno alla volta, a partire da Marco, dovettero assolvere il dovere militare... Così incominciò la lontananza l'uno dall'altro, una lontananza che aumentava sempre di più col passare dei mesi.
Non c'erano più le corse in bicicletta per le colline di San Colombano, le feste di capodanno fatte in caserma, i pomeriggi in discoteca, le passeggiate e le visite nelle città vicine. Tra i ricordi più divertenti che capitò ai quattro fu l'episodio accaduto nel lontano 1976, alla festa di Sant'Ambrogio a Milano in piazza Duomo: una bancarella cadde mentre passavano i quattro ragazzi ed il proprietario li incolpò dell'accaduto nonostante non avessero fatto nulla. Quattro ragazzini che potevano essere colpevoli agli occhi degli altri in quanto troppo vicini alla bancarella, mentre quell'uomo dagli occhi di faina, probabilmente chiedendo dei danni, provvedeva a rifornirsi del portafoglio vista la magra vendita della giornata.
Due vigili urbani intervennero e per evitare discussioni ed altro,  i quattro decisero di pagare un forfait di 15 mila lire (allora tante) a quel crumiro di ambulante e si consolarono dalla delusione, dall'affronto e dal freddo con un'ottima cioccolata con panna in un bar del centro.
Molte sono state le risate, le discussioni, i giochi, le corse, le serate alle sagre dei dintorni, tutto vissuto in un lontano tempo, dove le cose erano più semplici, più genuine come lo erano loro.
Altri amici fecero parte della combriccola ma non si sa il perché non erano mai riusciti ad essere in completa sintonia con loro... Forse Eugenio B. a cui erano legati da una forte amicizia e a volte anche Angelo D.B. ma alla fine il quartetto erano sempre Marco, Maurizio, Claudio e Giampaolo.
Ora dopo questi aneddoti, questi ricordi, posso parlare in prima persona: non avevo mai confessato a tutti e tre il bene che volevo a loro, mi sentivo protetto e con essi ho potuto fare cose che altri della mia età non avrebbero potuto fare fare per tanti motivi poi, il vento dell'età adulta ci fece cambiare strada:
Marco si fidanzò con un'altra amica mia dolce e simpatica, Maurizio addirittura fu il primo a sposarsi e cambiare città, Claudio incominciò a lavorare nella metropoli e tornando la sera tardi la sua presenza fu sempre più rara ed io dopo il militare ne me andai a convivere sempre a Milano perdendoci di vista... 
Precisamente mi allontanai da loro per primo anche se per qualche tempo ci si incontrava per strada ma ormai qualcosa era cambiato, eravamo diventati adulti e le nostre vie si erano immancabilmente divise... 
Ci ritrovammo tutti al matrimonio di Claudio nel 1993 e con noi anche Eugenio B., quel giorno sembrava fossimo tornati indietro di vent'anni e guardandoci con complicità negli occhi, capimmo che per noi nulla era cambiato, era come se ci fossimo fermati allora, a quel tempo con le stesse parole, gli stessi gesti, gli stessi sguardi e ovviamente tutto sembrava come quando eravamo ragazzini ma...
Il giorno dopo era tutto tornato come sempre, l'uno lontano dagli altri.
Ora, dopo tantissimi anni ci siamo ritrovati qui su queste pagine di facebook e l'affetto che ci univa è rimasto intatto non appena abbiamo incominciato a scriverci, solo Claudio non è presente sul social ma è sempre con noi anche senza la sua presenza...
Ecco volevo dedicare questo piccola storia ai miei amici in special modo a Marco (senza togliere niente a Maurizio e Claudio), Marco che era il mio idolo, il buono, il paciere, il ragazzo da imitare per la sua bravura e bel carattere, Marco a cui voglio un bene immenso, Marco che ha sposato una donna in gamba, un'amica come Angela, Marco che mi ha dato molto e mi ha fatto sentire grande.
Vorrei solo dire a tutti e tre, grazie di avermi fatto crescere con voi e avermi fatto vivere tante cose insieme e che i nostri valori acquisiti a quel tempo ed il bene che ci siamo voluti e ci vogliamo ancora, saranno sempre nel mio cuore e nell'anima.
Un abbraccio a tutti voi. Giampaolo.



lunedì 6 luglio 2015

Una nuova vita, una nuova opportunità





UNA NUOVA VITA
UNA NUOVA OPPORTUNITA'

A volte tutto viene per caso, a volte per scelta obbligata, a volte per una decisione presa, a volte per una cattiva sorpresa, a volte...
E' anche difficile stabilire il perché accadono le cose, le scelte, i cambiamenti, le lotte per trovare una collocazione e poi dopo tanti pensieri, calcoli, fantasie, ti ritrovi su un'altra strada.
Come se a volte nelle nostre decisioni stabilite o programmate, arriva il "destino" che cambia le carte in tavola e ti ritrovi a scoprire che le persone non sono come credevi, che i progetti prendono una via completamente opposta all'iniziale decisione, che ciò pareva esser duraturo in una frazione di minuto è già finito come una bolla di sapone.
Di sicuro si sa che lasci con tristezza e rimpianto affetti conquistati piano piano e lasci pure altre cose che credevi buone e vicine invece si sono rivelate in seguito tutt'altro che piacevoli lasciandoti amaro in bocca.
Un amaro di cui non conosci il vero significato ed alla fine devi accettare per forza tutto quello che sta per accadere nonostante il cuore e la mente cercano di ancorarsi a quello che stai per lasciare, alle emozioni che sfoceranno sicuramente in commozione ma...
Come dice il padre di un carissimo amico: "E' una nuova vita nella tua vita" riconosco che è vero anche se è dura.
Allora lasciamoci alle spalle questo passato breve di serenità durato un soffio e ripartiamo da zero, da una nuova "vita", da nuovi progetti, da una nuova casa, da nuove conoscenze, da un altro ritmo e da altri paesaggi.
Qualcosa di bello rimarrà dentro come l'esperienza e poche persone che in quel breve spazio hanno avuto una parte importante sia affettivamente che di amicizia.
E qualcosa di brutto da dimenticare senza pensarci più perché ormai, farà parte di un passato che non aveva prodotto nulla se non illusioni.
Guardando il nuovo paesaggio che si prospetta al nuovo orizzonte cerchi di accoglierlo nel migliore dei modi e già il pensiero è rivolto a nuove sistemazioni, a nuovi progetti e come riorganizzare la propria vita in modo normale.
Chissà qualche bella sorpresa sarà pronta per far si che tutto inizi per il meglio.
Osservando ora il prato aperto che si staglia davanti a me al posto del giardino precedente, chiuso da mura di mattoni a vista, mi da la sensazione di grandezza, di sapore di campagna aperta, di profumi intensi delle serate estive e di notti incantate.
Un enorme terrazzo coperto da un tetto aperto verso il nord, dona alla vista le stupende colline del Monferrato, che cambiano colore in ogni stagione ed  anche ad ogni ora del giorno e della notte.
Il cielo più ampio al di sopra so che ci darà un'infinità di albe rosate e di tramonti rossi, da mattinate azzurre e pomeriggi assolati e la strada piccola circondata da ville piene di verde e fiori sarà il nuovo cammino per la nostra vita futura.