Figli dell’Abisso
“Tre volti, un destino. Il figlio del mare, il fratello del cuore, la regina del fuoco. Uniti non dal sangue, ma dal sacrificio. Protetti dagli dèi, scelti dal vento. Nel loro abbraccio vive la memoria. Nel loro sguardo, il futuro canta.”
Inciso nel marmo del Valhalla, sotto il sole del Nord.
Il Canto del Ghiaccio e del Fuoco Una saga tra Roma e il Nord, dove il sangue degli dèi decide il destino degli uomini.
A chi crede che il mito non sia solo passato, ma anche futuro. A chi sente il mare dentro, il fuoco nel cuore, e il ghiaccio nelle vene. A chi sa che fratellanza, sacrificio e verità valgono più di mille troni.
Mappa del Mondo – I Regni del Ghiaccio e del Fuoco
- Roma: Cuore dell’Impero, dove il Pontifex e l’Imperatore tramano nel silenzio. Terra di ordine, destino e sangue antico.
- Norrpik: Villaggio vichingo tra le nevi eterne, sede della prigione e del tradimento. Qui dorme il Ghiaccio Eterno.
- Altura Sacra: Luogo del fuoco sacro, dove Freydis e Völgr evocano gli dèi. Punto di convergenza tra Nord e Olimpo.
- Ghiaccio Eterno: Terra proibita, dove il tempo si spezza e i vichinghi traditori si nascondono. Qui si compie il destino.
- Costa del Nord: Dove la barca romana approda. Confine tra salvezza e sacrificio.
- Valhalla: Regno celeste di Odino, dove il veggente ascende come dio di luce.
Elysium/Elnar
ELYSIUM/ELNAR
Davanti allo specchio, Elysium Alyssos osservava il riflesso che non riconosceva del tutto. I lunghi capelli biondi cadevano sulle spalle, incorniciando un volto che sembrava più barbaro che romano. La pelliccia grezza, il mantello ruvido, il cinturone consumato—ogni dettaglio era studiato per nascondere la verità.
Ma gli occhi no. Gli occhi erano ancora quelli di Roma.
Stringendo il medaglione nascosto sotto la tunica, Elysium sussurrò il nome del fratello rapito. “Per te, attraverserò il mondo. E se dovrò diventare Elnar per salvarti, allora Elnar sarò.”
Poi si voltò, lasciando il riflesso alle spalle. Il viaggio verso la Scandinavia era appena cominciato.
Il Sogno Profetico di Elnar
La notte era silenziosa. Il vento del nord sibilava tra le travi del rifugio, portando con sé l’eco di lingue dimenticate. Elnar dormiva avvolto nel mantello di pelliccia, ma il sonno non era quieto.
Nel sogno, si trovava in un campo di grano dorato, sotto un cielo che non apparteneva né a Roma né alla Scandinavia. Al centro del campo, una figura lo attendeva: alta, sottile, con il volto coperto da un elmo romano spezzato. Quando si avvicinò, il cuore di Elnar si fermò.
Era suo fratello.
Ma non come lo ricordava. Il volto era più pallido, gli occhi più profondi, e sulle braccia portava rune incise con il sangue. Parlava in latino, ma le parole erano spezzate da echi norreni.
“Elysium… il tempo è breve. Mi tengono dove il sole non tocca la terra. Ma non sono solo. C’è chi veglia su di me.”
Dietro di lui, apparve una figura femminile avvolta in nebbia, con corvi sulle spalle e una lancia nella mano. Era la dea Freyja, o forse la Sibilla romana, o entrambe fuse in un’unica entità.
“Per trovarlo, devi perdere te stesso. Il tuo nome, la tua lingua, il tuo sangue. Solo allora la verità ti sarà rivelata.”
Il campo si dissolse in fiamme. Elnar si svegliò di colpo, il medaglione del fratello stretto nella mano, caldo come se fosse stato appena forgiato.
La Rivelazione dell’Acqua e del Ghiaccio
Era notte fonda nel villaggio vichingo. Il cielo era nero come pece, e il vento portava con sé l’odore di neve. Elnar si era allontanato dal fuoco centrale, cercando rifugio tra le rocce vicino al fiume. Il sogno del fratello lo tormentava ancora, e il medaglione pulsava sotto la tunica, come se volesse parlargli.
Si inginocchiò sulla riva. L’acqua era gelida, ma non lo temeva. Chiuse gli occhi e sussurrò in latino antico:
“Oceano, padre mio… mostrami la via.”
Le onde si fermarono. Il fiume si placò. E poi, lentamente, l’acqua cominciò a sollevarsi davanti a lui—una colonna liquida che brillava sotto la luna. Al suo interno, un volto: quello del fratello, imprigionato nel ghiaccio.
Elnar tese la mano. Il ghiaccio si formò attorno alle dita, poi si estese lungo il braccio, come un guanto divino. Il potere fluiva in lui, antico e selvaggio.
Ma non era solo.
Dietro una roccia, Bjorn, un giovane guerriero del villaggio, osservava tutto. I suoi occhi erano spalancati, il respiro corto. Aveva visto l’acqua obbedire. Aveva visto il ghiaccio nascere dal nulla.
Elnar si voltò di scatto. I due si fissarono.
“Tu… non sei uno di noi,” sussurrò Bjorn.
“No,” rispose Elnar, con voce calma. “Ma non sono nemico.”
Lettera della Sibilla al Sommo Imperatore di Roma
A te, fratello mio, Imperatore di Roma e custode del destino degli uomini, scrivo non come sorella, ma come voce degli dèi.
Elysium Alyssos, tuo figlio nel cuore, mio nipote nel sangue, è partito. Non per fuggire, ma per compiere ciò che nessun mortale oserebbe: attraversare le terre del gelo per salvare Aeneas, il figlio perduto, rapito dagli uomini del nord.
Non l’ho fermato. Nessuno poteva. Il mare stesso lo ha chiamato, e Nettuno, nostro zio e signore delle acque, ha promesso la sua protezione. Ma il cammino sarà oscuro, e il ghiaccio non conosce pietà.
La madre di Elysium, tua sorella, ha finalmente rivelato ciò che io custodivo da anni: il ragazzo non è solo uomo. È figlio di Oceano, fratello di Nettuno, nato da un’unione che gli dèi stessi hanno benedetto e temuto. L’acqua gli obbedisce. Il ghiaccio lo serve. Ma ogni potere ha un prezzo.
Ti prego, non dire nulla al Pontifex. Il suo cuore è già spezzato per Aeneas, e la verità su Elysium lo distruggerebbe. Lascia che il dolore resti silenzioso, finché il destino non parlerà.
So che già tramandi ordini segreti. Guerrieri scelti, fedeli solo a te, partiranno per il nord. Non solo per proteggere Elysium, ma per trovare Aeneas. Che sia così. Ma ricorda: non sono le spade che salveranno i tuoi figli. È il sangue che scorre in loro, antico e divino.
Che gli dèi ti guidino, fratello mio. E che tu sappia, quando il tempo verrà, che il tuo regno è appeso al cuore di un ragazzo che cammina tra uomini e dèi.
Sibilla Aurelia, figlia del tempo, custode del segreto.
Il Veggente del Nord
La notte era gelida. Elnar dormiva nella capanna di legno, avvolto nel mantello di pelliccia. Il respiro era lento, il volto sereno. Ma fuori, tra le rocce dell’altura, Völgr, il veggente cieco del villaggio, aveva già visto troppo.
Bjorn, il giovane che aveva spiato Elnar al fiume, era salito fino alla capanna del veggente, tremando.
“Ha parlato all’acqua,” disse. “Il ghiaccio lo ha seguito. Non è uno di noi.”
Völgr non rispose subito. Si voltò verso il fuoco sacro, acceso nel centro della sua dimora. Poi prese un pugno di polvere nera, fatta di ossa bruciate e cenere di quercia, e lo gettò tra le fiamme.
Le fiamme si alzarono. Urlarono.
Nel fuoco apparve un volto: Elysium, giovane, bello, con gli occhi blu come il mare in tempesta. Dietro di lui, si stagliavano tre figure: Odino, con il corvo sulla spalla; Zeus, con il fulmine in mano; e Nettuno, con il tridente immerso nell’oceano.
“Il figlio dell’abisso è tra noi,” sussurrò Völgr. “Il destino si è mosso. Gli dèi si stanno preparando.”
Bjorn indietreggiò, spaventato.
“Cosa dobbiamo fare?”
“Nulla,” rispose il veggente. “Solo il fuoco può vedere. E il fuoco ha parlato. Elysium non è nemico. Ma il mondo cambierà per lui.”
La fiamma si abbassò. Il silenzio tornò. Elnar dormiva ancora, ignaro che il suo segreto non era più tale.
Il Sogno di Aeneas
La prigione sotto il palazzo reale di Norrpik era fredda, umida, e piena di lingue sconosciute. Aeneas, figlio del Pontifex e fratello di Elysium, sedeva contro il muro di pietra, le mani legate, il corpo segnato da giorni di prigionia. Intorno a lui, uomini di terre lontane: greci, egizi, persiani. Tutti silenziosi. Tutti dimenticati.
Quella notte, il sonno lo prese come un’onda.
Nel sogno, si trovava su una scogliera. Il mare era nero, ma una luce azzurra lo attraversava. Dall’acqua emerse una figura: Elysium, avvolto in un mantello di ghiaccio e luce, trasportato da un’onda invisibile. Dietro di lui, il tridente di Nettuno brillava come una stella.
“Sono vicino, fratello,” disse Elysium. “Ma il pericolo è più grande di quanto pensi. Odino ci osserva. Zeus è in silenzio. E il mare… il mare si agita.”
Aeneas si svegliò di colpo. Il cuore batteva forte. Si alzò, trascinando le catene, e si avvicinò al prigioniero più anziano: un uomo cieco, con la pelle come pergamena e gli occhi bianchi.
“Tu… tu sei il veggente di Tharsis, vero?”
“Lo ero,” rispose l’uomo. “Ora vedo solo ciò che gli dèi vogliono mostrarmi.”
“Mio fratello è qui. Lo sento. Dobbiamo fuggire. Prima che il destino ci divori.”
Il veggente annuì lentamente.
“Allora ascolta, giovane romano. Il fuoco ci guiderà. Ma prima, devi sapere chi sei davvero.”
La Capanna di Elnar
Nel villaggio vichingo, la notte era silenziosa. Elnar dormiva ancora, il volto sereno, il medaglione stretto tra le dita. Ma qualcosa cambiò.
Un suono. Un passo. Un respiro.
La porta della capanna si aprì lentamente. Una figura entrò, avvolta in un mantello scuro. Non parlava. Non si muoveva. Osservava.
Elnar si svegliò di colpo. Gli occhi si spalancarono. Il gelo si formò sulle dita.
“Chi sei?” sussurrò.
Silenzio.
La figura fece un passo avanti. Il fuoco nel braciere si abbassò, come se temesse quella presenza.
Elnar si alzò di scatto, il cuore martellava nel petto. La figura davanti a lui era avvolta nell’ombra, il volto nascosto. Il fuoco tremolava, incerto.
“Chi sei?” chiese, la voce ferma ma tesa.
La figura fece un altro passo. Era Freydis, la figlia del capo villaggio. Ma qualcosa nei suoi occhi era diverso: non paura, ma consapevolezza.
“Ti ho visto. Al fiume. Il ghiaccio ti ha obbedito. Tu non sei solo un guerriero.”
Elnar non rispose. Il medaglione pulsava sotto la tunica.
“Mio padre non deve sapere. Ma c’è qualcuno che vuole parlarti. Il veggente. Völgr. Dice che sei il segno.”
Le Prigioni di Norrpik
La pietra era fredda. Le catene stringevano i polsi di Aeneas, ma il pensiero della visione lo scaldava. Accanto a lui, il veggente cieco di Tharsis respirava piano, come se ascoltasse qualcosa che gli altri non potevano udire.
“Come possiamo fuggire?” chiese Aeneas, la voce rotta dalla speranza.
Il veggente sorrise, mostrando denti consumati dal tempo.
“Non con la forza. Con il fuoco.”
Prese una pietra nera dalla tasca. La strinse. Un bagliore rosso si accese, pulsando come un cuore antico. Le pareti tremarono. Gli altri prigionieri si svegliarono, confusi, spaventati.
“Quando il fuoco parlerà, le porte si apriranno. Ma solo se il sangue è pronto a bruciare.”
Aeneas annuì. Il tempo era vicino. Ma il prezzo non era ancora chiaro.
Il Rituale del Veggente Vichingo
Sull’altura, il vento ululava come un lupo antico. Völgr era solo. Davanti a lui, il fuoco sacro bruciava alto, alimentato da legno di quercia e ceneri di antenati.
Il veggente prese tre oggetti:
- una piuma di corvo, simbolo di Odino
- un frammento di ghiaccio, dono del nord
- una conchiglia romana, memoria del mare
Li gettò nel fuoco.
“Odino, Zeus, Nettuno… parlate.”
Le fiamme si alzarono. Urlarono. Una figura apparve: Elysium, con il mantello bagnato, gli occhi blu come l’abisso, e il medaglione che brillava come una stella.
Dietro di lui, il mare si agitava. Il cielo si spezzava. E una voce parlò:
“Il figlio dell’abisso è il ponte. Se cadrà, cadranno gli dèi.”
Völgr cadde in ginocchio. Le fiamme si spensero. Il destino era stato rivelato. Ma nessuno ancora sapeva cosa significasse davvero.
L’Incontro con Völgr
La capanna del veggente era costruita con legno antico, annerito dal tempo e dalle fiamme. Elnar entrò, guidato da Freydis, ma il silenzio lo precedeva. Ogni passo sembrava pesare come pietra.
Völgr sedeva al centro, cieco, immobile. Il fuoco davanti a lui bruciava basso, come se attendesse qualcosa.
“Tu sei il figlio dell’abisso,” disse il veggente, senza voltarsi. “Ma non sei solo figlio del mare. Sei figlio del gelo, della luce, e del tradimento.”
Elnar non rispose. Il medaglione pulsava sotto la tunica, come se volesse parlare al posto suo.
“Hai visto tuo fratello. Hai sentito il richiamo. Ma non sai ancora chi sei.”
Völgr si alzò lentamente. Le sue mani tremavano, ma la voce era ferma.
“Odino ti teme. Zeus ti osserva. Nettuno ti protegge. Ma nessuno può salvarti dal tuo stesso sangue.”
Freydis si avvicinò, posando una mano sul braccio di Elnar.
“Cosa devo fare?” chiese lui.
Il veggente sorrise.
“Devi scegliere. Tra Roma e il Nord. Tra il fratello e il mondo. Tra il nome che hai lasciato… e quello che ancora non conosci.”
Il fuoco si alzò. Una nuova visione apparve: Aeneas, in catene, circondato da ombre. Elnar cadde in ginocchio. Il destino lo aveva trovato.
Freydis e il Fuoco Sacro
L’altura era avvolta dalla nebbia. Il villaggio dormiva, ma il cielo no. Sopra le rocce, il vento ululava come se volesse parlare, e le stelle sembravano tremare.
Freydis camminava davanti, il mantello scuro che sfiorava la terra. Elnar la seguiva in silenzio, il medaglione pulsante sotto la tunica, come se riconoscesse il luogo.
Al centro dell’altura, una fossa circolare ospitava il fuoco sacro. Le fiamme non erano rosse, ma azzurre, e danzavano come spiriti antichi.
“Questo è il cuore del nord,” disse Freydis, senza voltarsi. “Qui parlano gli dèi. Qui si decide il destino.”
Elnar si fermò. Il ghiaccio sotto i suoi piedi non lo feriva. Il freddo sembrava parte di lui.
“Tu non sei solo un guerriero,” continuò Freydis. “Sei il figlio dell’abisso. E io… io sono nata sotto il segno di Skuld, la Norna del futuro. Il mio sangue non è umano. La mia voce è legata al tempo.”
Elnar non rispose. Ma il fuoco si alzò, come se avesse ascoltato.
Freydis sollevò le mani. Tra le dita, rune incise brillavano. Sussurrò parole in una lingua che non apparteneva né a Roma né al Nord.
“Odino, Zeus, Nettuno… vegliate.”
Dal cielo, una scarica di luce colpì il fuoco. Le fiamme esplosero. Elnar fu avvolto da un turbine di ghiaccio e vento. Il medaglione si sollevò, brillando come una stella.
Dalle ombre, emersero i nemici: guerrieri del nord, mandati dal re di Norrpik per catturare il figlio del mare. Le spade erano pronte. Gli occhi pieni d’odio.
Freydis non tremò.
“Ora, Elnar. Mostra loro chi sei.”
Elnar chiuse gli occhi. Il sangue divino si risvegliò. L’acqua si sollevò dal terreno, il ghiaccio si formò nell’aria. Con un gesto, le onde si fecero lame, e il gelo si abbatté sui nemici.
Freydis parlava con il fuoco. Le fiamme obbedivano. I guerrieri caddero, non per la forza, ma per il potere antico che non potevano comprendere.
Quando tutto fu silenzio, Elnar cadde in ginocchio. Il medaglione era spento. Ma il cielo era aperto. E gli dèi… avevano visto.
La Fuga di Aeneas
La pietra era umida. Il silenzio, assoluto. Aeneas sedeva accanto al veggente cieco, le catene ancora strette ai polsi, ma il cuore già in marcia. Il sogno del fratello lo bruciava dentro, come una fiamma che non si spegne.
“Come possiamo fuggire?” sussurrò.
Il veggente sorrise. I suoi occhi, bianchi come la neve, non guardavano il mondo. Ma vedevano oltre.
“Non con la forza. Con il fuoco.”
Dalla tunica strappata, estrasse una pietra nera. La strinse. Un bagliore rosso si accese, pulsando come un cuore antico. Le pareti tremarono. I prigionieri si svegliarono, confusi, spaventati.
“Quando il fuoco parlerà, le porte si apriranno. Ma solo se il sangue è pronto a bruciare.”
Aeneas annuì. Accanto a lui, due uomini si alzarono: – Menes, un egizio dal volto scolpito dal deserto – Thalos, un greco dai capelli d’argento e dagli occhi pieni di vendetta
Il veggente si alzò. Le sue mani tremavano, ma la voce era ferma.
“Seguite il respiro della pietra. Non voltatevi. Non parlate. E quando vedrete il mare… non fidatevi del silenzio.”
Un colpo secco. Le catene si spezzarono. Le torce si spensero. Un passaggio si aprì nel muro, scavato nella roccia viva, nascosto da secoli.
Aeneas si voltò verso il veggente.
“Tu non vieni?”
“Io ho già visto troppo. Ma tu… tu devi ancora vedere chi sei.”
Poi gli porse una tavoletta di legno, incisa con rune e simboli romani.
“Trova il ponte. Trova tuo fratello. Ma non cercare Roma. Roma cercherà te.”
Aeneas strinse la tavoletta. Il vento soffiava dal tunnel. Il mare chiamava. La fuga era cominciata.
La Barca di Lucious Alyssos
La costa era avvolta dalla nebbia. Le onde si infrangevano lente, come se il mare stesso stesse trattenendo il respiro. Aeneas, Menes e Thalos avanzavano tra le rocce, i mantelli strappati, i volti segnati dalla fuga.
Il veggente cieco era rimasto indietro. Ma la tavoletta che Aeneas stringeva tra le mani brillava di luce propria, come se volesse guidarli.
Poi, tra le ombre del mattino, apparve una sagoma: una barca romana, ornata con simboli sacri, ancorata tra i ghiacci. Le vele erano abbassate, ma sul ponte si muoveva una figura.
“Lucius Alyssos,” sussurrò Aeneas. “Il sangue ci ha trovato.”
Il giovane comandante scese dalla barca. Indossava una tunica imperiale, ma il volto era segnato dalla fatica. I suoi occhi, identici a quelli di Elysium, si posarono sul fratello perduto.
“Aeneas. Sei vivo.”
“Grazie a chi non ha dimenticato.”
Lucius li fece salire a bordo. I soldati romani, silenziosi e fedeli, offrirono coperte, acqua, pane. Menes e Thalos si sedettero, increduli. Il mare sembrava più calmo.
Ma Lucius era inquieto.
“Elysium non è con voi. E il nord si muove. Se non lo troviamo, il sangue degli dèi sarà perduto.”
Aeneas annuì. Il medaglione che portava al collo si era spento. Ma il legame non era rotto.
“Lo troveremo. Prima che il ghiaccio diventi eterno.”
La barca si staccò dalla riva. Le vele si alzarono. Il viaggio verso il cuore del nord era appena cominciato.
Il Ghiaccio Eterno
Il vortice lo aveva strappato al mondo. Elnar si risvegliò tra le rovine di un altopiano ghiacciato, dove il cielo non aveva colore e il vento sembrava sussurrare nomi perduti. Davanti a lui, un esercito. I vichinghi traditori, armati e pronti. Al centro, il capo villaggio: il padre di Freydis, con lo sguardo pieno d’odio e orgoglio.
“Il figlio del mare è qui,” disse. “Ma non è il nostro re. È il nostro nemico.”
Elnar si alzò. Il medaglione brillava. Il ghiaccio sotto i suoi piedi si frantumava, ma non lo inghiottiva. Poi, un suono. Un respiro. Una fiamma.
Freydis apparve tra le nevi, avvolta in un mantello di luce. I suoi occhi erano fuoco. Le sue mani, rune viventi.
“Non sono tua figlia,” disse al padre. “Sono nata dal sangue di Odino. E legata al figlio di Nettuno.”
Il cielo si aprì. Elnar si sollevò, il corpo avvolto dal ghiaccio divino. Freydis lo raggiunse, il fuoco danzava intorno a lei. Insieme, si alzarono sopra l’esercito. Le mani unite. Il potere risvegliato.
“Per gli dèi. Per il destino. Per la verità.”
Una tempesta di fuoco e ghiaccio si abbatté sui nemici. Le armi si sciolsero. Le urla si persero nel vento. Alcuni fuggirono. Altri caddero. Ma il padre di Freydis, accecato dalla rabbia, gridò:
“Traditrice! Non sei mia! Ma morirai come tale!”
Il suo braccio destro lanciò una lancia sacra. Il cielo si fermò. La lancia colpì Elnar. Il corpo cadde. Il ghiaccio lo avvolse. Il medaglione si spense.
Freydis urlò. Il fuoco esplose. Ma il nemico avanzava.
Poi, il vento cambiò.
Il Sacrificio del Veggente
Il campo era silenzioso. Elnar giaceva a terra, il corpo avvolto dal ghiaccio, il medaglione spento. Freydis, in ginocchio, stringeva le mani al cielo, il fuoco intorno a lei tremava.
Il padre, ferito ma ancora in piedi, avanzava con la lancia insanguinata.
“Figlia del tradimento. Morirai come tuo fratello.”
Ma il vento cambiò.
Dalle montagne, una nebbia si sollevò. Il cielo si oscurò. E il veggente cieco apparve, camminando tra le rovine, il volto sereno, gli occhi bianchi come stelle.
“Non moriranno. Perché io… sono già morto.”
Il suo corpo si dissolse. Il vento si fece carne. Una tempesta gelida si abbatté sul campo. Le armature si spezzarono. Le urla si spensero. Il padre di Freydis fu travolto, ma con un ultimo gesto, trafisse il cuore del veggente.
Il vento tacque.
Aeneas, testimone del sacrificio, avanzò.
“Per Roma. Per mio fratello. Per gli dèi.” Con un colpo secco, mise fine al tradimento.
Il campo si fermò. I vichinghi, tremanti, si inginocchiarono.
“Abbiamo sbagliato. Odino… perdonaci.”
Odino apparve nel cielo, avvolto da corvi e luce.
“Il veggente ha dato tutto. Ma non morirà.” Il corpo di Völgr si sollevò, trasformandosi in un piccolo dio di luce dorata. “Nel Valhalla vivrà. E il suo nome sarà cantato.”
Freydis fu incoronata regina. Il popolo vichingo tornò buono. Elnar ed Elysium si abbracciarono.
“Fratello,” disse Elnar. “Il mare ci ha divisi. Ma il sangue ci ha ritrovati.”
Lucius, in silenzio, guardava Freydis. Il cuore diviso.
“Un giorno,” disse lei, “verrò da te. E porterò con me il futuro.”
La nave salpò. Le acque si calmarono. Il sole apparve.
Sulla barca, Aeneas abbracciò il fratello. Lucius salutò Freydis. Ma nel cielo, una luce. Odino portò via il veggente, trasformato in dio. Il popolo cantò. I corvi volarono. Il mare si aprì.
Elnar, in contatto mentale, vide una visione: Freydis, accanto a Lucius, con un figlio tra le braccia.
“Un giorno,” disse la voce, “sarà re. E il nord non dimenticherà.”
Il sole tramontò sul mare del nord. Il ghiaccio dormiva. Il fuoco taceva. Ma la leggenda… era eterna.
Glossario dei Personaggi
- Elysium / Elnar: Figlio del mare, nato dal sangue di Nettuno. Guerriero del ghiaccio, fratello di Aeneas.
- Aeneas: Figlio del Pontifex, prigioniero e profeta. Cuore della missione, voce della redenzione.
- Freydis: Figlia (non figlia) del capo villaggio. Nata dal sangue di Odino, custode del fuoco sacro.
- Lucius Alyssos: Cugino di Elysium, comandante romano. Diviso tra dovere e amore, tra Roma e il Nord.
- Völgr: Veggente cieco, figlio del tempo. Sacrificio vivente, trasformato in dio di luce.
- Il Capo Villaggio: Padre di Freydis, traditore degli dèi. Simbolo dell’orgoglio che distrugge.
- Menes e Thalos: Prigionieri salvati da Aeneas. Testimoni della verità, fratelli nella fuga
Appendice Mitologica – Gli Dèi del Destino
Nettuno – Il Mare che Ricorda
Dio romano del mare, padre invisibile di Elnar. Non parla, ma guida. Le sue acque non solo trasportano, ma proteggono. Il medaglione di Elnar è il suo sigillo. Quando il ghiaccio si muove, è Nettuno che respira.
“Il mare non dimentica chi ha il sale nel sangue.”
Odino – Il Fuoco che Giudica
Dio nordico della guerra, della saggezza e della profezia. Padre spirituale di Freydis, tradito dal suo stesso popolo. I suoi corvi osservano, le sue rune parlano. Quando il fuoco brucia senza consumare, è Odino che veglia.
“Chi tradisce il sangue, tradisce il cielo.”
Zeus – Il Silenzio che Sorveglia
Presente ma distante. Non interviene, ma osserva. Rappresenta l’equilibrio tra i mondi. Il fulmine non cade, ma minaccia. È il dio che aspetta il momento giusto per parlare.
“Il cielo non è vuoto. È solo paziente.”
Völgr – Il Veggente che Diventa Dio
Nato cieco, ma vedeva più di tutti. Sacrificato per salvare Elnar e Freydis. Odino lo trasforma in dio di luce dorata, custode della memoria. Nel Valhalla, canta le storie che nessuno ha ancora vissuto.
“Chi muore per gli altri, vive per sempre.”
Visione Futura – Il Figlio del Fuoco e del Mare
La nave è scomparsa all’orizzonte. Il mare si è calmato. Il ghiaccio dorme. Ma nel cuore di Freydis, una fiamma resta accesa.
Nel tempio del nord, sotto le stelle, lei cammina sola. Lucius è lontano, ma il legame non si è spezzato. Un giorno, lei lo raggiungerà. E con sé porterà un figlio.
Un bambino nato dal fuoco e dal dovere. Un erede del nord e di Roma. Un ponte tra gli dèi e gli uomini.
Il popolo lo chiamerà Alyssar, il Re del Ghiaccio Caldo. E il suo nome sarà cantato da Völgr, il dio della memoria.
Il sole tramonta. Ma nel cielo, una stella si accende. La leggenda… continua a sussurrare.
Giampaolo Daccò Scaglione
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