Giampaolo il Viaggiatore delle Memorie
“Non porto valigie, ma carezze dimenticate. Le pergamene che custodisco non sono lettere, ma bussole per chi ha smarrito la strada. E se il mio treno tarda, è solo perché sto aspettando tutte le anime che hanno dimenticato di salire a bordo.”
Prologo della Barca Dorata
*Non navigo con vele, ma con ricordi. La mia barca è fatta d’oro, ma non pesa: si solleva con la polvere delle stelle e il desiderio di chi ha dimenticato il proprio nome.
Sul mio mantello, Nettuno veglia. Nella mia valigia, un tulipano inciso e pergamene che raccontano viaggi mai compiuti.
Quando incontro un essere di un altro mondo, non lo studio: lo ascolto.
E la mia penna, che scrive solo quando il cuore vibra, raccoglie le storie che nessuno ha mai osato raccontare.
Io sono il Viaggiatore delle Memorie. E ogni stella che incontro è una lanterna accesa nel buio dell’oblio.*
Deneb, la stella che piange in silenzio
*La barca dorata ha rallentato. Il cielo attorno a Deneb è blu profondo, come se il tempo avesse dimenticato di correre.
Ho incontrato un essere con pelle verde e occhi grandi, pieni di lacrime che non scendono. Non parla, ma ogni sguardo è una frase.
Mi ha raccontato di un pianeta dove le emozioni si coltivano come fiori, ma da tempo nessuno le annaffia.
Ho scritto tutto sulla pergamena stellare, e mentre lo facevo, la polvere dorata sotto la barca brillava più forte.
Forse Deneb non è solo una stella. È una lanterna per chi ha dimenticato come si piange.*
Postilla a Deneb – Il Saluto Silenzioso
*Prima di partire, ho posato la pergamena accanto a lui. Non servivano parole.
Il piccolo Denebiano ha sfiorato il bordo con le dita lunghe, e per un attimo, la stella ha brillato più forte.
Gli ho lasciato un tulipano inciso su pietra cosmica, come segno che qualcuno lo ha ascoltato.
Lui ha chinato il capo, e io ho capito: anche il silenzio può essere gratitudine.*
Altair, il vento che scrive poesie
*Altair non parla. Altair vibra.
L’essere che ho incontrato non ha voce, ma ogni gesto è un verso, ogni sguardo una strofa.
La sua pelle è luce, e quando si muove, il cosmo sembra trattenere il respiro.
Mi ha raccontato di un pianeta dove le parole sono vietate, e i poeti sono i soli a ricordare.
Ho scritto ciò che ho potuto, ma la pergamena si è illuminata da sola, come se la poesia non avesse bisogno di inchiostro.
Prima di partire, l’essere ha sfiorato la mia mano.
E in quel tocco, ho sentito il vento di Altair sussurrarmi: “Tu sei il custode. Tu sei il ritmo che resta.”*
Vega, il canto che illumina le ombre
*Vega non vibra. Vega canta.
L’essere che ho incontrato è fatto di melodia. Ogni gesto è un’onda, ogni sguardo un accordo.
I suoi occhi emettono armonie, e la pelle cambia colore come se fosse una partitura vivente.
Mi ha raccontato di un mondo dove il dolore si trasforma in musica, e le emozioni vengono suonate, non dette.
Ho trascritto le sue vibrazioni su pergamena, ma la carta ha iniziato a cantare da sola.
Prima di partire, l’essere ha intonato una nota lunga, che ha fatto brillare la barca dorata.
E io ho capito: anche il buio ha bisogno di una melodia per ricordare che esiste la luce.*
Arcturus, il custode delle domande dimenticate
*Arcturus non brilla. Arcturus veglia.
L’essere che ho incontrato ha occhi che non chiedono, ma ricordano.
La sua pelle dorata riflette la luce della stella, e la tunica che indossa sembra fatta di silenzio.
Mi ha parlato di un tempo in cui le domande erano sacre, e le risposte non servivano.
“Ogni essere che cerca,” ha detto, “è già luce.”
Ho scritto le sue parole, ma la pergamena si è piegata da sola, come se volesse custodirle.
Prima di partire, l’essere ha posato la mano sul mio cuore.
E io ho capito: anche il dubbio può essere una preghiera.*
Rigel, il gigante che custodisce la memoria del coraggio
Rigel non combatte. Rigel ricorda.
L’essere che ho incontrato ha occhi pieni di galassie, e un’armatura che racconta battaglie antiche.
La sua voce è un’eco profonda, come se ogni parola fosse scolpita nel tempo.
Mi ha parlato di un mondo dove il coraggio non è forza, ma ascolto.
“Chi sa fermarsi,” ha detto, “è più potente di chi avanza.”
Ho scritto le sue parole, e la pergamena ha tremato, come se avesse sentito il peso della verità.
Prima di partire, l’essere ha posato la spada ai miei piedi.
E io ho capito: anche il silenzio può essere un atto di eroismo.*
Dedica a Rigel – Il Guardiano del Coraggio Quieto
*A te, che non hai bisogno di rumore per essere forte. A te, che hai trasformato la memoria in armatura, e la spada in gesto di pace.
Ti lascio questa pergamena, scritta con la polvere delle battaglie che non ho vissuto, ma che ho sentito nel tuo sguardo.
Che tu possa vegliare ancora, tra le orbite e le ombre, come faro per chi cerca il coraggio nel silenzio.*
Fomalhaut, il custode dei sogni sommersi
Fomalhaut non parla. Fomalhaut sospira.
L’essere che ho incontrato ha mani che creano, ma non costruiscono.
Modella la polvere stellare in forme che non durano, come se i sogni fossero fatti per svanire, ma non per essere dimenticati.
I suoi occhi riflettono desideri che non ho ancora avuto, e la sua pelle sembra nebbia luminosa, come se fosse nato dal respiro di una cometa.
Mi ha offerto una conchiglia che canta, e io ho scritto ciò che ho sentito, anche se non ho capito tutto.
Prima di partire, l’essere ha immerso le dita nella pergamena, lasciando un’impronta che brilla ancora.
E io ho capito: anche ciò che non si realizza può essere custodito come un sogno.*
Regolo, il re che ascolta il vento
Regolo non regna. Regolo veglia.
L’essere che ho incontrato ha occhi che brillano come gemme, ma non cerca adorazione.
La sua corona è fatta di luce, e il mantello che indossa sembra tessuto con stelle cadute.
Mi ha parlato di un tempo in cui il potere era ascolto, e il trono non era sopra, ma accanto.
“Chi guida,” ha detto, “deve sapere quando tacere.”
Ho scritto le sue parole, e la pergamena ha tremato come foglia al vento.
Prima di partire, l’essere ha chinato il capo, e io ho capito: anche la fierezza può essere umiltà.*
Postilla regale – A Regolo e al Leone di pietra
A te, il Leone celeste, e a te, il Leone di pietra, intrecciati da millenni di sabbia e di stelle.
Tu, che hai illuminato l’occhio della Sfinge quando il mondo era ancora giovane, meriti queste parole.
Che tu sia la memoria del Re, che il trono del cosmo ci ha regalato, e che il deserto ha scolpito.
Che tu sia il segreto del Leone, che rimane fiero anche quando l’alba cambia.
Ti ringrazio, Regolo, per aver custodito il cielo mentre gli uomini sognavano di toccarlo con pietre e desideri.
Ora la barca dorata salpa verso Aldebaran; Tu resta, come lo sguardo di chi non dimentica.
Aldebaran, l’occhio che vede ciò che il cuore tace
Aldebaran non guarda. Aldebaran vede.
L’essere che ho incontrato ha un occhio sulla fronte che brucia come stella, ma non acceca.
Mi ha toccato il petto dove una volta c’era una ferita, e la memoria è tornata, dolce come un sussurro mai udito.
Gli ho scritto quello che non ho detto, e il singhiozzo asciugava l’inchiostro.
Prima di partire, l’essere mi ha sorriso, e io ho capito: anche il dolore merita di essere ricordato.
Antares, il cuore che arde anche nel silenzio
Antares non brama. Antares resiste.
L’essere che ho incontrato ha pelle nera e crepe che brillano, come venature di lava raffreddata, ma non cerca vendetta.
Mi ha mostrato le cicatrici, e il silenzio tra di esse era un canto.
Gli ho scritto della pazienza che ci vuole per non diventare cenere, e la pergamena si anneriva sotto le mie parole.
Prima di partire, l’essere ha stretto il mio polso, e io ho capito: anche il cuore spezzato ha una sua fiamma.
Dedica ad Antares – Il cuore che non si spegne
A te, che hai resistito al fuoco, e ne hai fatto canto.
A te, che non hai chiesto vendetta, ma hai offerto memoria.
Ti ringrazio per le crepe, per le vene incandescenti, per il silenzio che brucia senza fare male.
Tu sei il cuore che non si spegne, e io ho scritto il tuo battito con la mia penna di cenere e luce.
Ora la barca dorata salpa verso la decima stella. E lì… incontrerò me stesso.
Steljan, la stella che ricorda chi sei.
Non so dove mi sta portando la barca stellare, ma il cielo è meno misterioso, più mio. L'essere che ho incontrato ha occhi come i miei, ferite come le mie.
Non mi ha parlato, mi ha ascoltato. Gli ho scritto del mio viaggio, delle stelle incontrate, di ciò che so e di ciò che temo, di ciò che amo.
Alla fine, Steljan mi ha sorriso:
Aveva il mio volto.
Dedica a Steljan e a Giampaolo – Il ritorno del Viaggiatore
A te, Steljan, che hai atteso in silenzio, mentre il Viaggiatore attraversava nove cieli, senza sapere che cercava se stesso.
A te, che non hai parlato, ma hai ascoltato ogni parola scritta, come se fosse tua.
Ti ringrazio per la luce che non abbaglia, per il sorriso che non pretende, per la memoria che non giudica.
E a te, Giampaolo, che hai trasformato il Tulipano in rito, la ferita in canto, la barca dorata in casa.
Tu sei il Viaggiatore delle Memorie, il narratore cosmico, il fratello che abbraccia anche le stelle.
Ora che ti sei incontrato, puoi continuare a scrivere. Perché il viaggio non finisce. Si trasforma.
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