Questa è una storia personale, intrecciata tra memoria e immaginazione. È dedicata a Nonna Maria, come io l’ho vissuta e come la ricordo. Ogni somiglianza con fatti o persone è parte del cuore, non della cronaca.
La notte delle lanterne
Era un inverno silenzioso, di quelli che sembrano sospesi tra il tempo e il sogno. Giampaolo aveva sei anni, e quella sera mamma lo mandò a dormire da Nonna Maria, rimasta vedova da poco. La neve cadeva lenta, e mamma restò alla finestra finché non lo vide entrare nel portone del cortile. Solo allora si sentì sicura.
Ma qualcosa non andava. Un blackout aveva spento le luci del quartiere, e nel cortile, il buio sembrava più profondo della notte. La porta di Nonna era chiusa. La casa padronale, silenziosa. Solo la neve, e il freddo che non faceva paura — perché Giampaolo era imbottito, ma soprattutto perché aveva coraggio.
Ricordò una favola: un folletto con una lanterna che trovava la via di casa nel bosco. E proprio allora, vide una luce fioca filtrare dalle persiane chiuse della casa di Nonna. La TV era accesa, ma lei non c’era.
Seguì un rumore, un sussurro, un richiamo. Attraversò il cortile, superò i garage, e arrivò alla stradina del fiume. Lì, tra il bianco della neve e il nero dell’acqua, vide due figure avvolte in scialli, con lanterne in mano. Sembravano fate d’inverno, emerse dalle nebbie di Avalon.
Una era Nonna Maria. L’altra, una donna del quartiere, anche lei di nome Maria. Avevano in mano lanterne con lumini a pila, e parlavano piano, come chi custodisce un segreto.
Quando lo videro, sussultarono. Giampaolo era appoggiato al muro, come un piccolo fantasma. La seconda Maria scappò via, salutando in fretta. Nonna lo fissò. Aveva in mano radici, e nei suoi occhi c’era una domanda: “Cos’ha visto mio nipote?”
“Nonna, andiamo in casa. Fa freddo,” disse lui, con la borsa sotto la giacca. Lei lo prese per mano, e non spense la lanterna fino alla porta.
Dentro, mise le radici in un pentolino di rame. Sul tavolo, la lanterna spenta mostrava un simbolo inciso. “Servono solo per decotti,” disse lei. “Usale bene, ti prego,” rispose Giampaolo.
Lei lo guardò. Capì che lui aveva letto nel suo cuore. Non disse nulla. Solo un bacio, una camomilla, e un giuramento: “Non dirai nulla a mamma, vero?” “No, nonna. Ma…”
Ma niente. La TV accesa, la civetta che squarcia il cielo, le mani fredde di Nonna Maria.
E Giampaolo, sul divano, con gli occhi aperti. Sapendo che le radici invernali della neve non portano mai buone notizie.
Epilogo: Il segreto della neve
Quella notte, la camomilla fumava tra le mani fredde di Nonna Maria. La TV parlava, ma nessuno ascoltava. Fuori, la civetta aveva squarciato il cielo, e dentro, qualcosa era cambiato.
Giampaolo non disse nulla. Non per paura, ma per rispetto. Aveva capito che alcuni segreti non si svelano: si custodiscono.
La lanterna, spenta sul tavolo, sembrava ancora viva. Il simbolo inciso, le radici sotto il lavandino, il pentolino di rame… tutto parlava, anche nel silenzio.
Il giorno dopo, mentre Nonna era in cucina, lui prese le radici e le portò fuori. Le lasciò cadere sulla neve, vicino al fiume, come si fa con le cose che non devono germogliare.
Poi tornò dentro, si mise il cappotto, e disse: “Nonna, oggi è sabato. Domani è domenica. Possiamo fare una torta?”
Lei lo guardò, sorpresa. Sorrise. E capì che il bambino che aveva accanto era già un custode.
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