giovedì 24 novembre 2011

Paesaggi Italiani 7 - Salento







Salento, Luglio 1984.


Blu, ocra, bianco e qualche spruzzo di verde qua e là. Una luce immensa diversa ad ogni ora del giorno e quei tramonti indimenticabili. Un cielo stellato così grande da far quasi paura.
Da Metaponto dov'ero ospite, con un'auto piena di musica e borsoni siamo partiti all'avventura con l'incoscienza dei vent'anni. La costa di Ginosa la pineta di Castellana scorrevano sotto i nostri occhi, la luce abbagliante rifletteva su un mare verde-azzurro. Taranto coi suoi tentacoli era davanti a noi, passando oltre nel tardo pomeriggio arrivammo 
a Manduria.le cittadine bianche e ocra erano come grandi fortezze nel tavoliere pugliese.
La sera lasciata Nardò ci fermammo a Gallipoli. Cittadina fantastica con un mare da sogno.Tre giorni,e tre notti indimenticabili.
Scoprii una terra dalle mille suggestioni, dalle mille tinte e dai mille paesaggi. Eppure in tutta quella bellezza c'era una struggente malinconia forse proveniente dal passato, quando ancora era una terra dura ed il pane quotidiano era sudato con fatica.
Pochi giorni, poi tornammo a Metaponto, dalle colline nei pressi di Matera vidi il più bel tramonto della mia vita, neanche nei paesi tropicali ne ricordo uno così.
Il sole era quasi sceso e le sfumature della volta spaziavano dall'oro, al rosa, al rosso finendo in un viola e blu notte. Venere e Mercurio all'orizzonte sembravano due gemme incastonate e su una collina più in là bruciavano i resti di covoni di grano, le fiamme gialle e rosse si stagliavano nel tramonto e le prime luci di paesi lontani apparivano come lucciole.
Eravamo pronti per altri giorni in qualche posto più a nord, ma non trovai più quella magia di colori così intensi di quell'atmosfera di sogno.

Paesaggi Italiani 6 - Genova-Nervi







Nervi-Genova, 05 Settembre 2010


Un tramonto di fuoco si staglia nel cielo, il sole color dell'oro è basso all'orizzonte.  
Sul terrazzo sopra il mare, mille fiori del parco vicino emanano profumi intensi.
Gente colorata passeggia per le viuzze strette e le luci dei ristoranti fanno 
capolino nella sera che sta per giungere.
Un gabbiano sopra le nostre teste, vola verso quel tramonto gridando la sua 
gioia.
Invidia, provo invidia della sua libertà. La persona che sta con me da tanti anni, 
mi appoggia la mano sul braccio e indica una grande barca candida all'orizzonte.
Sorrido e so che non è, quella che invidio, la libertà dai legami.
Quel gabbiano che torna su di noi in compagnia di un altro, leggeri planano sullo 
scoglio sottostante mentre onde leggere si infrangono vicine.
Invidio la sua libertà lontana da obblighi sociali, morali, lavorativi.
Invidio la sua mancanza di regole, di riti, di orari, di denaro, di... tante altre 
cose.
Invidia di poter volare nel cielo, fermarsi a guardare il mare, di cibarsi senza 
preoccuparsi del domani.
Ora riprende il suo volo con il compagno o la compagna, liberi nel vento.
Abbraccio leggero la mia metà ed insieme nella sera, lasciando alle spalle il 
tramonto ci avviamo per ritornare a casa. 
Eppure... Eppure insieme mi sento libero, libero di amare.

Paesaggi Italiani 5 - Monferrato (AL)







27 Settembre 2010, Colline del Monferrato.


Immobile e seduto sulla poltrona davanti alla finestra, dimentico la mia sofferenza davanti al paesaggio che osservo.
Non è ancora autunno inoltrato ma già foglie gialle e rosse cadono dalle piante in giardino.
Alcune nuvole grigie veloci, passano nel cielo blu e da lontano si ode un latrare di un cane. 
Mi ritornano nella mente immagini di quando bambino in casa malato, la nonna alleviava le mie sofferenze con qualche dolce e tanto amore.
Ogni tanto un cuginetto o cuginetta veniva a farmi compagnia, ma ora vicino a me ci sono i miei piccoli animali e non so perchè mi sento un po' solo.
So che tra poco tornerà a casa il mio amore ma, in quest'istante, una leggera malinconia prende il mio animo.
A volte le sofferenze passeggere alimentano sensazioni che spesso sono sopite dalla vita di tutti i giorni e ci si ricorda quanto è importante ogni cosa che giudichiamo banale od ovvia.
La gatta ora mi è saltata sulle ginocchia e si struscia cercando calore, una carezza sul suo musino me la fa avvicinare di più.
Appoggio la testa sullo schienale sorridendo, l'attimo di malinconia sparisce in un incanto mentre aspetto la sera quando torneranno i miei cari.

Paesaggi Italiani 4 - Monferrato (AL)







2 Ottobre 2010, Monferrato.
Per la prima volta dopo tanti giorni sono uscito di casa, il mattino mi accoglie fresco con un pizzico di bruma grigia.
La strada in mezzo alle colline davanti a me ha già i colori dell'autunno, passeggio fra le foglie gialle cadute ed intanto un leggero raggio di sole appare dalla nebbiolina all'orizzonte.
Una gazza si posa gracchiando su un ramo di fronte a me ed appoggiandomi alla staccionata che spazia sulla valle, osservo il fiume che serpeggia fra i campi color ocra e poco più in là veloci molte automobili sfrecciano sull'autostrada scura.
Il grigio del cielo lascia posto ad un azzurro leggero mentre un vento tiepido muove le fronde degli alberi sopra la mia testa, una piccola volpe attraversa saltando la strada mentre da lontano si odono latrati di cani.
E' bello star qui nel silenzio guardando la natura attorno a me, un altro autunno è arrivato, un'altra atmosfera che ci seguirà per qualche tempo prima di lasciare il posto al gelido inverno.
Riprendo il cammino questa volta verso casa ed appena varcato il cancello, mi accorgo che piccoli boccioli di rose selvatiche accanto alla fontana stanno sbocciando come fosse primavera.
Mi rendo conto sempre di più quant'è bella la natura in tutti i suoi colori e profumi, com'è piacevole lasciarsi andare a queste sensazioni, cui ormai molta gente non bada più.
Rientro in casa ed il buon profumo del caffè-latte mi aspetta invitante accanto a biscotti, pane, burro e marmellata. E capisco che dopo tutta questa poesia e romanticismo anche il mio stomaco reclama la sua parte e chiudendo la porta alle spalle mi avvio verso la tavola.

Paesaggi Italiani 2 - Valle d'Aosta







Valle d'Aosta, estate 1994.
Il panorama che si stagliò davanti ai nostri occhi, ci fece mozzare il fiato da tanta bellezza. La vallata incastonata fra alte montagne era coperta da miriadi di fiori colorati che spaziavano dal violetto al rosso, dal giallo al bianco. Sembrava un tappeto delicato diviso da un largo ruscello di acqua cristallina.
Maurizio ed io scendemmo dai nostri cavalli e camminammo per la sterrata respirando quell'aria fresca piena di profumo di resina.
Campanelli di mucche al pascolo poco più in la e due cascinali col fieno arrotolato in grandi balle, completavano quel quadro montano spesso ritratto nelle cartoline.
Le montagne altissime coperte di bianco sulle loro cime, circondavano quel paradiso e mentre i nostri cavalli bevevano l'acqua fresca di quel ruscello, un rumore provenne sulla nostra sinistra fra le rocce.
Due stambecchi, curiosi ed impauriti dalla nostra presenza scapparono veloci nel bosco di abeti sopra le nostre teste mentre il sole tiepido illuminava la valle.
Riprendemmo il nostro cammino cavalcando lentamente verso il piccolo paese, ma ogni tanto volgevo lo sguardo verso quel panorama, non sarei più andato via.
Ma ci aspettavano altri posti ed altre meraviglie nei giorni seguenti di questa bellissima vacanza.

Paesaggi Italiani 1 - Mondovì-Langhe





20 Novembre 2011, Piemonte - Langhe - Mondovì.
Ezio ed io in un breve viaggio in una domenica soleggiata e fredda. Passata Alba, il paesaggio che si aprì ai nostri occhi era semplicemente bellissimo: sulle cime delle colline circondate da vigneti immensi, spuntavano paesi da fiaba con castelli e chiese in vista. Salendo su questi pendii, i colori gialli, rossi, mattone e verdastri dell'autunno regnavano su tutto il paesaggio, piccoli e grandi quadri dipinti dalla natura. Poi scendendo a valle da lontano sotto una leggera foschia ecco Mondovì, una cittadina davvero caratteristica e molto piacevole. Dopo un piccolo momento per una breve passeggiata insieme ad una coppia di amici carissimi, siamo andati a pranzo in una trattoria dove ci siamo rimpinzati fino a scoppiare. Nel pomeriggio prima di tornare nella metropoli, un altro giro per la cittadina mentre un tramonto rosso si stagliava dietro i monti da cui svettava la punta altissima del Monviso. Un ottimo caffè per scaldarsi e poi il ritorno a casa, il paesaggio dietro noi imbruniva veloce mentre le luci della periferia di Torino si stagliavano davanti. Poi verso Asti la nebbia calata insieme alla sera buia celò ai nostri occhi tutto il paesaggio attorno ma non nella nostra mente. Una piacevole domenica fatta di colori, paesaggi, profumi, sapori che fanno bene al cuore.

Milano 9







Milano, Giugno 1981.
Pilori, Francesca, Graziano, Max ed io, una serata magnifica, calda, profumata e piena di colori e suoni, di gente. 
I magnifici anni 80.
In pieno centro della città, avevamo deciso di fare una passeggiata prima di recarci in discoteca, c'era un vociare allegro fuori dai bar e dai locali, in vari angoli di piazze e vie complessi e cantanti si esibivano dal vivo, pensai che forse ballare qui era meglio di un'assordante locale. Ci prendemmo un gelato e seduti sui gradini del Duomo osservavamo quella gente che rideva, parlava e camminava. 
Nell'aria c'era una sensazione di tranquillità, di divertente follia. Facemmo amicizia con due ragazzi incontrati lì, ridemmo e scherzammo con loro. Degli altri ragazzi fermarono mia sorella facendole i complimenti per le gambe (era in minigonna) senza cadere nel volgare... che ridere. 
Più tardi ci incamminammo a piedi fino al parcheggio e proseguimmo in auto, la strada verso la discoteca.

Milano, Giugno 2010.
L'altra sera con alcuni amici siamo usciti per una passeggiata ed un gelato. Ci eravamo seduti ad un tavolino esterno del bar, gustandolo piacevolmente nella prima e vera sera calda di quest'estate. Osservando la gente che passava mi è venuto in mente l'episodio che ho descritto poc'anzi.
Non so perchè non sono riuscito a sentire i profumi e vedere i colori e l'allegria di allora, qualcuno in strada si esibiva col violino e più in la l'orchestrina di ragazzi stranieri suonava un pezzo classico (sempre quello) per tutto il tempo che siamo stati lì. Le gente camminava veloce e solo qualche gruppo di ragazzi e alcuni di loro correvano spintonandosi a vicenda col rischio di far cadere qualche passante.
Più tardi uno dei miei amici dice che vorrebbe tornare a casa presto perchè ha lasciato la macchina in un posto isolato ed aveva paura di fare brutti incontri.
Non so perchè mi è piombata addosso una tristezza. 
Quasi un magone.
Più tardi a casa, accesi la tv ma non vedevo lo schermo, mi chiesi solo se davvero le cose sono cambiate in peggio oppure con l'età, mi sono disincantato io.
Eppure...

Milano 8







Milano, 10.06.2010.
Camminando per le strade del centro, osservo migliaia di persone, visi, portamenti diversi, abiti a volte eleganti a volte sciatti. Un vociare indistinto di umanità che cammina veloce, si ferma a guardare le vetrine, che ride, che telefona, a volte immersa nei suoi pensieri e spesso distratta.
Mi fermo davanti ad una vetrina e osservandomi riflesso mi chiedo se almeno una persona fra le presenti abbia i miei stessi pensieri, la mia voglia di fuggire da tutto questo caos, il desiderio di vedere il blu del mare, il verde dei boschi.
Girandomi vedo uno stuolo di ragazzini che ridono raccontandosi chissà cosa, qualcuno di loro ha le cuffie mentre ascolta una musica assordante, ripetitiva e martellante. Mi viene da ridere a pensare al mio mangiacassette dei miei 12 anni, probabilmente sorrido davvero quando una voce gentile mi dice "Finalmente qualcuno con un viso simpatico" mi volto e una signora anziana mi guarda serafica, elegante e dolce. La riconosco subito è un'amica di una vicina. La saluto cordialmente e accompagnandola per un breve tratto mi dice: "Sa? Ho capito quello che stava pensando... Un tempo anche a me veniva voglia di scappare da tutto questo... e sognavo sempre il mare, poi con gli anni ho capito che non potevo farne a meno di questa splendida e terribile città".
Più tardi sul ritorno di casa, pensando alle sue parole ho cercato di immaginarmi qui da vecchio ma non ci sono riuscito, ho visto solo un uomo anziano dai capelli bianchi seduto su una panchina in riva al mare blu mentre un vento caldo proveniva dall'orizzonte, con la persona che mi sta accanto da una vita e un buffo cane... 
Chissà...

Milano 7







Milano, 23.07.2010.
La mia via.
Una folata di vento ha spalancato le finestre di casa mia e all'improvviso il cielo è diventato scuro. Una pioggia forte ed intensa cade nel giardino e sul gazebo sottostante, finalmente l'odore della pioggia e dell'erba bagnata colpisce le mie narici.
Scendo in strada per godermi questo fresco dopo giorni di caldo asfissiante e l'iimmagine che ho davanti agli occhi è questa.
I fiori bianchi della piazzetta e l'erba delle aiuole sembrano più vividi, il parco poco lontano da casa è silenzioso e splendido nel suo verde brillante. 
Assaporo questa piccola fetta di Milano tranquilla come un sogno, pochissime auto, piccoli passeri svolazzano sopra cinguettando...
All'improvviso una nota stonata nel paesaggio: un elicottero militare sfiora i tetti dei palazzi storici interrompendo quell'incanto.
Peccato.

Milano 6







L'incanto che ti può regalare un paesaggio metropolitano.
Milano sa essere incantevole e magnifica in molte occasioni, questa è una delle più belle. Ci si dimentica dello smog, del traffico, della fretta. Angoli storici, tranquilli e piacevoli per una passeggiata, una cioccolata calda, un acquisto oppure incontrare qualche amico. Sedersi in un locale davanti ad un caffè osservando il passaggio fuori. Spesso si è alla ricerca di chissà quale avventura, di emozioni forti che durano un attimo o lasciano insoddisfazione, dimenticandosi di queste piccole cose che possono far bene all'animo.

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Milano, Giugno 1981.
Una calda primavera inoltrata, un sabato mattino pieno di sole. Ricordo feci un po' di shopping prima di partire per le vacanze, pochi giorni prima avevo accompagnato la mia amica Lori (Pilori) al treno, ci eravamo fermati con mia sorella al "nostro" bar in piazza Duomo e pensai che dovevo tornarci presto per via dell'ottimo cappuccio che facevano.
Infatti quel mattino caldo d
ecisi di fare un'abbondante colazione godendomi corso Vittorio Emanuele in pieno relax, vasi di fiori dividevano il bar dalla folla quando dal tavolo vicino, due ragazzi iniziano una discussione.
Poco dopo lei si alza e corre via, "Giulia" urla lui mentre la gente si volta a quel grido... il ragazzo lascia giù delle banconote sul tavolino e corre nella direzione che ha preso lei.
D'improvviso lei si ferma e si volta, poi incomincia a correre verso piazza Liberty... In un'istante la riconobbi.
Maggio 1973, tanti ragazzi delle medie che uscivano di corsa dalla scuola, io e con altri 3 amici ci fermammo a prendere un gelato, una voce allegra mi disse "E a me non lo offri?".
Giulia, capelli biondi e occhi verdi, carina e dolcissima, la passione di Marco, troppo piccolo per lei nonostante la stessa età.
Le offrii il gelato e l'accompagnai a casa mentre gli altri ridevano prendendomi in giro.
Sulla porta di casa mi disse che a luglio coi suoi si trasferiva a Milano e non sarebbe più tornata al paese, pensai beata te, mi guardò negli occhi e mi disse "Mi mancherai", le risposi che mi sarebbe mancata anche lei ma forse voleva qualche parola in più. Ma io ero troppo piccolo e pensavo allo sport e allo studio...
Che strano a pensarci, spesso si ritrovano persone che hanno fatto parte della tua vita, dopo tanti anni e solo per pochi minuti.
Finii la mia colazione e tornai alle mie cose, ma chissà ora che fine avrà fatto Giulia...

Milano 1







Milano, Dicembre 1980


Dieci giorni prima, finalmente fui congedato dal servizio militare, per festeggiare l'evento i miei amici più cari di allora, decisero di dedicarmi un'intera giornata passata, in giro per la città'. Colazione, pranzo, shopping natalizio, una puntata al palazzetto del pattinaggio sul ghiaccio, interminabili camminate mentre il freddo si faceva sentire sempre di più. Il sole era tramontato presto e le lunghe ombre si stagliavano già sui marciapiedi e sull'asfalto delle strade.
 
   Era calata un po' di nebbia quella sera, ormai l'ora di tornare alle proprie case stava sopraggiungendo veloce, decidemmo di bere qualcosa di caldo vicino alla Galleria Vittorio Emanuele. Entrati nell'elegante locale, Giulio, Maurizio, Ugo ed io ci sedemmo vicino alla vetrata che spaziava in piazza Duomo la cattedrale gotica illuminata a giorno si stagliava davanti a noi, mentre luci colorare degli addobbi natalizi davano un senso di gioia tutto intorno,  poco dopo quattro cioccolate con panna stavano sul tavolino sotto i nostri occhi. 
  Una musica leggera si irradiava attorno a noi, canzoni romantiche a volte allegre a volte malinconiche, facevano  da sottofondo alla clientela che affollava quel bar, in quel mentre non ascoltai più le chiacchiere dei miei amici, la musica, il mio sguardo era puntato su quello che c'era là fuori.
 Osservavo la gente in piazza Duomo camminare in quel freddo e pungente dicembre, le luci dei lampioni erano quasi sfuocati dalla nebbia e quelle delle vetrine dei negozi i stavano spegnendo. Mi piaceva osservare tutte quelle persone e immaginare la loro vita, i loro segreti, seguii con lo sguardo i passi frettolosi di tre uomini elegantemente vestiti che con le loro valigette affrettavano il passo verso i taxi parcheggiati dall'altro lato della piazza.
   Poi quattro donne con cappotti colorati, camminavano lente con le borse piene di pacchetti regalo mentre il passaggio rumoroso di un tram, le nascose ai miei occhi. Poco più in là una bimba per mano alla sua mamma sembrava non voler camminare e puntava i piedi sul selciato mentre due ragazzi abbracciati stretti stretti s'infilarono sotto i portici della Galleria. Scene normali di ogni giorno ma che con le feste natalizie sembravano più vivaci, più intense.
   Delle risate, unite alle voci dei miei amici, mi richiamarono alla realtà. In quell'istante Giulio mi disse: "Ehi sognatore svegliati e ascolta questa canzone! E' bellissima, la conosci?" Sorrisi annuendo, era appunto "Il Duomo di notte" del grande Alberto Fortis... Li guardai "E' stupenda..." dissi ma allo stesso tempo pensai: ma io ero già in questa canzone poco fa. 






Milano 2






Milano, Dicembre 1982.

"The Winner Takes it All",
Il vincitore prende tutto.
La canzone degli Abba faceva da sottofondo in quel gelido pomeriggio d'inverno, mentre preparavo le mie valigie. Con un nodo in gola, mi fermai a guardare dalle finestre la sagoma lontana del Duomo innevato. Ombre grigie ed azzurre giocavano sui tetti delle case, sulle guglie, sui terrazzi spogli di piante e fiori, sotto la gente camminava veloce mentre una leggera pioggerellina scendeva giù silenziosa.
"The Winner Takes it All". 
Quel giorno non c'era nessun vincitore o forse tutti e due, attorno a me il vuoto di quella casa, di quel appartamento all'ultimo piano che faceva parte della mia vita. Errori fatti involontariamente, le cose che ci accomunavano erano sparite quasi all'improvviso e l'insofferenza di essere vicini. La casa era quasi vuota, qualche oggetto inutile sparso quai e là tra le stanze non destavano nessuna emozione se non quella della fine di un amore durato troppo poco.
"The winner take is all"
Chiusi le valigie con tristezza e rabbia, come quel giorno di poco tempo prima, quando mi sentii dire era finita, che tutto quello che ci univa non esisteva più... Non volli chiederne il vero motivo, forse inconsciamente pensavo fosse per un altro, per le mie giornate piene di lavoro, per la sua famiglia che non amava troppo gli italiani, per le vedute di due persone di diversi paesi, per... ma che importava ormai. Ed ora, in quella casa fredda, senza più amore, senza più calore, restavano solo i ricordi di una unione che avevo sperato fosse per sempre. Mi voltai ad osservare ancora quel luogo, era l'ultima volta che l'avrei visto, poi presi le valigie spensi quella radio sopra una mensola vicino alla porta d'ingresso e la misi un uno zaino.
"The Winner Takes it All"
La canzone, si chiuse come quella porta chiara alle mie spalle.
La pioggia mista al nevischio si era fermata, l'aria era azzurra e gelida, le luci delle vetrine addobbate per il prossimo natale avevano qualcosa di stonato come assurde erano le luminose appese sopra la via tra una casa e l'altra. Misi tutto in macchina e partii quasi sgommando, dal retrovisore vidi piazzale Lodi allontanarsi sempre di più mentre il semaforo segnava il verde, poco dopo su un cavalcavia pensavo alla vecchia casa dove c'erano ancora i miei, avrei avuto di nuovo la mia stanza, le mie cose ed i miei vecchi oggetti ma di cui m'importava poco, avrei voluto scappare ma il destino era là. Voltai a destra ed entrai in autostrada, l'auto si confuse con le altre ed una leggera bruna scura ci inghiottì.
"The Winner Takes it All"
Capitolo chiuso ma ancora quella canzone era nella mia mente, accompagnandomi lontano da quel posto che amavo tanto.

Milano 3







Milano, 17 Agosto 2011
Caldo, un'afa terribile mi soffocava così ho deciso di andare sul terrazzino del tetto del palazzo in cui vivo. Era tempo che non lo facevo soprattutto la sera. Davanti a me una distesa infinita di case e altissimi nuovi grattacieli, le prime luci delle case, le prime ombre della sera e stagliato all'orizzonte, un tramonto magnifico. Com'è cambiata Milano da quassù, decine di grattacieli altissimi troneggiano sulla città, il Duomo con le sue guglie rosate imperiosamente domina ancora il paesaggio. Il castello più distante e un lontano rintocco di campana scuote l'aria ferma e il silenzio di questo agosto luminoso... Eppure guardando quel rosso caldo e fiammante del cielo al tramonto, ti accorgi che lassù nulla è cambiato, che le nuvole, le stelle, il sole e la luna sono sempre lì, uguali ad osservare sotto, le nostre vite. Rimango fermo a fissare quei toni così intensi da non vedere più ciò che mi sta attorno, sono scomparsi palazzi, grattacieli, il Duomo, il castello e restano solo quelle immagini intense della natura che a volte dimentichiamo di guardare. Resto li, appoggiato al muretto col mento sopra un braccio ad osservare l'astro rosso sparire all'orizzonte mentre il blu forte della notte alle mie spalle sta per inghiottire il giorno appena finito. Finalmente una leggera brezza anche se tiepida, incalza alle mie spalle e a malincuore ritorno sui miei passi, ma dentro di me quell'immagine mi accompagnerà per tutta la serata.

Milano 4







Novembre 1981, Milano.
Le luci delle vetrine spuntavano fioche tra la nebbia che era scesa in quella serata d'autunno inoltrato, parevano lanterne davanti a case di gnomi, di nani e di elfi. Un venditore di caldarroste chiacchierava ad alta voce con un tizio poco più in là mentre una bella musica arrivava alle nostre orecchie dalle porte aperte della Rinascente, ogni qual volta che i clienti entravano o uscivano dal quel grande magazzino davanti al Duomo. Intorno a noi altre luci, le prime degli addobbi natalizi, sembravano stelle di ogni colore offuscate da quel manto grigio e umido. Nonostante il freddo pungente, questo paesaggio donava fascino e mistero, come fosse un mondo magico ed ovattato. All'interno dei locali pubblici si potevano notare gente che seduta sorseggiava caffè o bibite calde. Ci accolse con un caldo tepore un noto magazzino di libri, dischi e video e ci rifugiammo lì come piccoli cuccioli nella tana. Miriadi di colori, di addobbi e di musica, c'erano tante persone con cappotti colorati e tanti ragazzi che giravano attorno a noi, uscimmo dopo poco più di un'ora con i nostri acquisti e ci ritrovammo in quell'affascinante bruma grigia. Che fascino e che mistero questa nebbia che tanti odiano eppure a me piaceva, donava e dona tutt'ora la sensazione di avvoglimento, di riparo. La guardavo dalla finestra mentre le sagome dei tetti e delle case davanti sembravano fantasmi apparsi all'improvviso, mi avevano trasportato in un mondo di sogno, in cui realtà e fantasia, in quell'istante sono tutt'uno.

Parigi 1










Parigi, molti anni fa.
La pioggerellina scendeva lenta sui tetti e nei viali, le bancarelle dei fiori e dei libri sul Boulevard dell'Ile Saint-Louis, erano quasi deserte. Mi fermai davanti ad una boulangerie, avevo fame, quando sentii una voce alle spalle.
- Bonjour, je suis désolé pour le retard Jeanpaul -
- Pas de problème, Louis. Je suis ici depuis quelques minutes. -
Il mio amico parigino, non sapeva più come scusarsi. Allora dopo aver chiuso i nostri ombrelli, l'ho "obbligato" visto il ritardo, ad offrirmi la colazione.
Ridendo siamo entrati in un bar pasticceria e ci siamo seduti vicino ad una finestra sulla strada. E davanti a due tazze di latte e caffè con croissants, pain et beurre et confiture, facemmo una grande colazione.
Ero ospite da lui per una breve vacanza e quel mattino avevamo deciso di fare una visita al Louvre.
Alle nove e trenta ci raggiunsero tre coppie di suoi amici. Una sposata, una fidanzata da una vita ed una coppia di ragazze gay. Martine, Lorraine, Didier, Jiulienne, Jean Marc e Francine.
Mentre la pioggia cadeva ancora lenta visitammo una parte del museo, pranzato in una brasserie e infine una passeggiata lunghissima a Montparnasse.
Mentre Louis mi raccontava della sua storia un po' incasinata, vedevo le tre coppie sotto gli ombrelli colorati davanti a noi e le invidiavo un po'. Ogni tanto la risata di Martine risuonava cristallina alle battute della sua compagna Lorraine.
Che atmosfera stupenda di fine estate, poi la brillante idea di prenderci una cioccolata, Louis ci portò in una pasticceria nei pressi del Boulevard De Clichy, decidendo di offrire per questa volta.
All'interno le note di una canzone di Yves Montand proveniva da una radio nascosta dietro al bancone. Una bella ragazza dagli occhi blu ed i capelli neri, sorrideva dalla cassa dove andai ad ordinare. Lei mi sorrise ed alla fine dopo aver pagato disse.
- Monsieur, êtes-vous italien? -
- Il savait de mon accent? - le risposi
- Non seulement cela, mais son visage en dit. Bienvenue à Paris alors.- continuò simpaticamente
- Merci, elle est très gentil mademoiselle ...? -
- Claudine, je m'appelle Claudine - sorrise alla grande.
- Giampaolo, plaisir. - dissi un po' imbarazzato.
Lei continuava a guardarmi al tavolo con i miei amici, mi girai verso la strada, la pioggia continuava a cadere, un'altra coppia sotto l'ombrello correva sul marciapiede per raggiungere un portone.
All'orecchio giunse una musica bellissima "Le foglie morte", voltai lo sguardo verso Claudine e ricambiai un sorriso.
"Benvenuto a Parigi"... mi dissi da solo. Louis mi guardò con aria interrogativa, presi un pasticcino al cioccolato e me lo gustai tranquillo,
mentre la pioggia continuava a cedere davanti a noi.

Parigi 2



Allee in Giverny - Claude Monet.

Le Louvre - Parigi 1998,
si tornava da una mostra di pittura, il viale che avevamo imboccato aveva sui lati decine di bancarelle piene di fiori colorati. Mentre ci incamminavamo verso il bistrot per un leggero pranzo, immaginai di essere in questo quadro. Con la fantasia assaporavo i profumi intensi di gardenie, viole, rose e gigli. Ascoltavo il canto degli uccellini tra le fronde di alberi verdi e tra l'erba dei prati il mormorio leggero delle fontane piene di acqua cristallina. Raggi di sole facevano capolino tra i rami ed il tepore di questo meraviglioso settembre si faceva sentire sulla pelle. Un campanellino di bicicletta irruppe questo sogno e un uomo vestito da "Monsieur 1870" ci tagliò la strada sul velocipede dalla ruota enorme. Due clown con palloncini colorati saltavano davanti a noi e decine di bambini e persone ridevano ed applaudivano allegre. Un risveglio da un sogno per entrare in uno reale? Sorrisi a quell'immagine e ci avviammo per il viale, oltre ai sogni un leggero languorino stimolava l'appetito con la speranza di trovare un bistrot da... sogno.