Lo so non vi sto prendendo in giro con questo titolo, ma capire qual'è il vero motivo per cui ho scritto queste parole... E sono stato ancor più sadico non mettendo nessuna foto per dare quell'alone di mistero che questi personaggi tra i più amati della Lancio, hanno regalato in vent'anni e dico vent'anni di storia dei fotoromanzi. Ma partiamo con ordine (e non è davvero una cosa semplice): un grazie enorme alla nostra splendida MIRELLA che è stata la fatina della situazione e complice straordinaria, ma passiamo ora a scoprire il mistero che aleggia in questa vicenda.
Fare un'intervista ai protagonisti agli attori della nostra amata ex-Lancio è piuttosto facile, un po' perché li si conosceva tramite foto, interviste ed altri aneddoti ma quando si tratta di “scavare” nelle persone che lavoravano dietro le quinte è più difficile. Se poi si tratta uno sceneggiatore è molto più complicato. Con le amiche Silvana Gay e Germana Di Rienzo è stato piuttosto facile, ci si è conosciuti su facebook e col tempo si è instaurata una bella amicizia fatta di rispetto, stima e condivisione di idee ma... L'intervista che sto per proporre è davvero inusuale. Io starei intervistando uno dei più, anzi forse il più prolifico degli sceneggiatori Lancio tra i più amati ma sinceramente con lui, dovrei intervistare Max De Nigro, Nicole Xavier, Andrea Lopez e Ruggero Rossi Ragazzi...
Come? Che dite? Sono tanti in un'intervista sola? Ehm io direi, più che tanti tutti questi favolosi sceneggiatori targati Lancio sono... anzi... è una persona sola. Si lo giuro una persona sola il cui nome corrisponde a STEFANO CARBONI, praticamente alias Nicole, Max, Andrea e Ruggero.
Incredibile ma vero! Davvero come neo scrittore e collaboratore di blog e social network ed anche ghost-writer non riesco a capacitarmi di una simile fantasia da un giovane uomo (iniziò la sua carriera da ragazzo praticamente), un uomo che ha saputo creare innumerevoli storie d'amore, di avventura, di drammaticità e di allegria... Insomma una fonte inesauribile di creatività, di amore per la scrittura. Tante sono state le storie che ha scritto e che pubblicherò dopo questa intervista che sono sicuro sarà ancor più complicata di quella fatta con Pascal al telefono (dato il suo perfezionismo) e sinceramente ho un po' di paura di non essere all'altezza con le domande. Ma passiamo ora a capire un po' chi è il nostro Andrea-Nicole-Max-Ruggero in pratica Stefano che vi confermo è un bellissimo ed affascinante uomo.
Non lo conosco personalmente ma ho potuto sbirciare una sua foto (da futuro e vecchiotto giornalista-non gossip ma curioso come una scimmia non potevo non farlo ovviamente e spero che Stefano mi perdoni) ed ho visto un “ragazzo” anzi un bel ragazzo coetaneo, dai capelli scuri e dagli occhi profondi che sanno esprimere molte cose, so che è originario della bellissima Sardegna e vive a Roma ma stop, tutto quello che so è questo ma non demordo...
Quindi sono partito come un carro armato scrivendogli delle domande quasi a raffica scoprendo (almeno spero) chi si nasconde davvero in tutte queste 5 persone di cui una in carne ed ossa e qual'è il segreto della sua fantasia incredibile e da cosa si ispirava.
Ma andiamo con ordine altrimenti mi ci perdo pure io, i lettori e tutto il gruppo.
Giampaolo:
Stefano Carboni, un nome che ad alcuni potrebbe essere normale ma se dicessi Max De Nigro, Andrea Lopez, Nicole Xavier e Ruggero Rossi Ragazzi, qual'è la verità, quale saresti tu in realtà? Il primo o tutti insieme? E in ognuno di loro c’è qualcosa di te?
Stefano:
In effetti sono tutti nomi che ho utilizzato nei miei anni, bellissimi, trascorsi alla Lancio. Nomi tra l’altro scelti da quel genio che era Stelio Rizzo, vero “papà” del fotoromanzo, creatore di una serie cult come Jacques Douglas, e mio mentore. Fu lui a intuire le mie potenzialità e fu sempre lui a decidere che, vista la mia capacità di scrivere storie molto diverse, sarebbe stato simpatico “griffarle” con nomi diversi. E così Max De Nigro divenne lo sceneggiatore di storie brillanti e un po’ pazze. Andrea Lopez, invece, era il creatore dei plot più drammatici. A Ruggero Rossi Ragazzi venivano attribuiti i fotoromanzi più vicini al genere thriller. Mentre Nicole Xavier era il mio alter ego femminile, il nome con il quale firmavo le storie più intense, quelle più dolci. La cosa più divertente è che quando scrivevo io “diventavo” davvero Max, Andrea, Ruggero e Nicole e ognuno aveva un suo stile, delle caratteristiche che il pubblico riconosceva e amava. Diciamo che all’epoca ero affetto da una sorta di bellissimo disturbo da personalità multipla.
Giampaolo:
Praticamente quasi un bipolarismo positivo (penso sorridendo) e passo subito ad una domanda quasi uguale alla prima, devo dire che per me è stato emozionante. I nomi con cui hai firmato grandi storie Lancio sono stati casuali, di fantasia o ti sei ispirato a persone viventi e che conosci? E soprattutto come ci sei arrivato alla Lancio.
Stefano:
In realtà, come ti ho detto, i nomi li scelse tutti Stelio Rizzo e, per ognuno di loro, aveva una spiegazione affascinante. Max De Nigro era nato, bontà sua, dall’idea che io rendessi al massimo (Max) quando scrivevo storie brillanti. Il fatto che io fossi molto scuro, di capelli e di carnagione fece il resto (De Nigro). Andrea Lopez venne fuori perchè Andrea è un nome che mi è sempre piaciuto mentre Lopez fu deciso da Rizzo perché secondo lui avevo un aspetto che ricordava uno spagnolo. Ruggero Rossi ragazzi piacque a entrambi per via delle tre erre che formavano le inziali e perché suonava piuttosto altisonante. Per Nicole fu una scelta dovuta alla musicalità dell’insieme. Per quanto riguarda il come sono arrivato alla Lancio è una bella storia. Sono sempre stato piuttosto bravo nell’inventare storie, abile nei dialoghi, portato nella costruzione dei plot narrativi (a dodici anni avevo già letto centinaia di romanzi e visti non so nemmeno io quanti film). Quando nemmeno ventenne trovai il coraggio di mandare un soggetto alla lancio non avevo idea di come sarebbe potuta andare a finire. Rizzo mi convocò con una telefonata a dir poco lapidaria (“L’aspetto dopodomani alle 11.00 nella nostra sede”). Arrivai lì armato della mia faccia tosta e lui mi fossi negli occhi e mi chiese: “Cosa le fa pensare di poter diventare uno sceneggiatore Lancio”. “Il fatto di essere bravo”, gli risposi. “Vedremo cosa sarà capace di fare”, ringhiò il grande Stelio. Quello fu l’inizio che mi portò a scrivere circa 800 fotoromanzi e 500 novelle. Ti dico solo una cosa che ti potrà sembrare incredibile. Nel corso di un’intervista radiofonica con la Rai, Stelio Rizzo, alla domanda sul successo dei fotoromanzi in Italia e nel mondo, rispose che lo “scrittore” più letto del pianeta non era Stephen King ma un ragazzo romano, del quale non fece giustamente il nome, che scriveva la media di quattro fotoromanzi al mese e che totalizzava centinaia di milioni di lettori spersi in tutti i continenti. Il giorno dopo andai alla Lancio e dissi a Rizzo che forse aveva esagerato; lui mi fece vedere i dati di vendita nei vari Paesi del mondo dei miei fotoromanzi…e io rimasi letteralmente a bocca aperta. Erano numeri stratosferici!
Giampaolo:
Sono sbalordito e devo dire che avendone letti tanti dei tuoi fotoromanzi, si può dire di non aver avuto dubbi a riguardo. Le tue sono state tantissime le storie che hai scritto per la Lancio e deduco che in un certo senso è stata parte della tua vita, ovviamente la fantasia è un dono naturale... Da dove prendevi le fonti d'ispirazione per scrivere tutto quello che hai fatto? C'è qualche storia in particolare a cui sei più affezionato indipendentemente da “chi” l'ha scritta? E qual'era il genere che ti riusciva meglio? E se ci fossero degli attori o attrici in particolare che potevano “aiutarti” nella sceneggiatura immaginandone i volti?
Stefano:
Vediamo di rispondere per ordine. Certo, hai ragione quando dici che la fantasia è un dono naturale… diciamo che io ho saputo coltivare al meglio, questo dono. Spesso come fonte di ispirazione utilizzavo il racconto di qualche amico, una scena rubata per strada, una mia vicenda personale. Ma la maggior parte delle volte scattava qualcosa nella mia testa, partivo per la tangente dicendo a me stesso “ma pensa cosa succederebbe se un ragazzo e una ragazza si ritrovassero da soli, in una casa, in mezzo a una tempesta e scoprissero di essersi già conosciuti anni prima”. E partivo di getto. Storie in particolare alle quali sono legato… sai, le storie sono un po’ come i figli, difficili preferirne uno. Però forse ho un debole per alcuni fotoromanzi firmati da Max De Nigro… scrivevo e ridevo da solo… un vero spasso! Attori e attrici che mi hanno particolarmente ispirato. Forse Roberto Farnesi ma solo perché in qualche modo contribuii a crearlo, in qualche modo. Ma questa è una storia lunga, magari la raccontiamo un’altra volta.
Giampaolo:
Certamente, capisco (dico con finta sincerità ma... mmm che rabbia non saperlo subito). Com'era il tuo rapporto con la Lancio, con lo staff e gli attori, sempre se puoi e vuoi raccontarcelo ed ovviamente magari qualche aneddoto simpatico accaduto nelle fasi di lavorazione oppure con lo staff o attori.
Stefano:
Considera una cosa, io sono entrato nella scuderia Lancio che avevo 20 anni e ne sono uscito che avevo compiuto i 40… una vita! Per me la lancio è stata una famiglia, una grande esperienza di vita, una enorme opportunità dal punto di vista professionale e umano. Quindi di aneddoti potrei raccontartene a decine. Ne scelgo tre, che hanno segnato il mio percorso. Il primo fu la volta in cui i “grandi vecchi” della Lancio mi convocarono perché spiazzati dal mio modo di raccontare i personaggi femminili. Sai, fino ad allora c’erano state queste eroine tutte votate alla dolcezza e a una sorta di castità, con un linguaggio assai pudico. Io raccontavo donne forti, capaci di fare delle battute anche sul sesso… non una cosa semplice da accettare per chi era cresciuto con un altro ideale femminino. Spiegai le mie ragioni, dissi loro che le mie amiche erano così, che le ragazze degli Anni Ottanta erano così, che bisognava svecchiarsi per non rimanere indietro. Inizialmente erano perplessi ma alla fine li convinsi e la Lancio, almeno nelle mie storie, cambiò decisamente stile. Un’altra storia carina è legata a una mia serata in compagnia di Sebastiano Somma e Roberto Farnesi. Io ho sempre avuto un discreto successo con le donne ma uscire con loro fu una sorta di bagno di umiltà. Eravamo in un locale, le ragazze si avvicinavano e a me sembrava di essere diventato improvvisamente… invisibile. Tutta l’attenzione era rivolta a Seba e Roberto… io ero una specie di simpatico contorno! L’ultimo è un episodio triste e risale e non moltissimo tempo fa. Per varie ragioni cercavo da giorni di mettermi in contatto con Fernando Mercurio, uno dei grandi capi della Lancio, un uomo di grande valore. Non riuscendoci chiamai Barbara, sua nipote e mia amica, e lei mi disse che lo zio era morto tre giorni prima. E’ stata una delle poche volte, nella mia vita, in cui ho pianto.
Giampaolo:
Credo che la sua scomparsa sia stata un dolore forte per tutti quelli che lo avevano conosciuto, sapevo quanto era stimato. Poi come tutte le belle favole che finiscono presto, relativamente ovvio... La Lancio chiuse i battenti, naturalmente i rapporti si allontanarono nonostante il bene, la nostalgia ed altro. Com'è cambiata la tua vita dopo quest'esperienza di sceneggiatore-scrittore... E di cosa ti occupi attualmente?
Stefano:
In realtà io avevo dato una svolta alla mia vita quando ancora ero uno sceneggiatore della Lancio, cominciando a occuparmi di comunicazione e organizzazione eventi nel settore enogastronomico. Ho una mia società che attualmente è considerata tra le più importanti nel mondo dell’enogastronomia. Lavoro tantissimo, e con soddisfazione, raccontando il grande patrimonio agroalimentare italiano: cibo, vini, ristoranti importanti, in Italia e all’estero… questo ora è il mio mondo. Ma non ho dimenticato il mio grande amore, la scrittura. Recentemente mi è stata accettata una sceneggiatura addirittura dai Rai Cinema International e a gennaio dovrebbe uscire il mio primo romanzo che si intitolerà “Il paradosso del calabrone”.
Giampaolo:
Complimenti davvero Stefano sei un uomo in gamba e lo dico sinceramente, però ora... ehm.. Non vorrei entrare nel privato, ma so che molti lettori e lettrici piacerebbe sapere anche di come è ed è stata la vita di un beniamino, di una persona che ha regalato tanti sogni a molte persone. Non vorrei entrare in chissà quali particolari ma sarebbe bello che tu potessi raccontare un po' di te, della tua infanzia, di com'eri e di ciò che sei adesso.
Stefano:
Ho avuto una vita non facilissima ma bella. Sono stato un ragazzino precoce, molto vivace, capace di passare ore sui libri ma anche portato per lo sport (ho giocato in serie A a calcetto, ho raggiunto ottimi livelli nello judo, ora pratico la boxe). Negli anni della Lancio sono stato sposato con una ragazza meravigliosa, Anna, con la quale ho trascorso degli anni bellissimi. Ci siamo lasciati da ottimi amici, al punto che ora lavora spesso con me. Nel frattempo mi sono risposato con quella che è sempre stata la mia migliore amica, Maria Grazia, con la quale ho un rapporto persino difficile da descrivere. Lei ha un figlio, Lorenzo, che per me è come se fosse il mio. E’ un ragazzo fuori dal comune, bello e simpaticissimo, grande sportivo e a giorni otterrà la laurea in fisioterapia. Cosa posso dire ancora? Solo che sono un uomo realizzato e felice. Con un bellissimo presente e con un passato dove la Lancio ha un posto importante, un ruolo da protagonista. Anche per questo mi ha fatto estremamente piacere rispondere alle tue domande e rientrare in contatto con i miei lettori di un tempo.
Giampaolo:
Stefano che dirti, grazie infinite. Grazie per la tua disponibilità, sincerità e per aver raccontato tutto ciò che eri e ciò che sei ora, senza punte di vanità, arroganza, ma solo di orgoglio e amore per il lavoro svolto alla Lancio e credimi non è poco. Tutti noi ti ringraziamo per ciò che ci hai regalato e donato in vent'anni di fotoromanzi, tanti sogni incredibili, divertenti, drammatici, pieni di sentimento.
- Giampaolo -
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