Il temporale che ci fece Fratelli
Estate, casa della nonna – tra ciliegi, pioggia e destino
Avevo quindici anni. Lui ne avrebbe compiuti diciotto tra due mesi. Ci eravamo appena conosciuti, quando due dei nostri genitori, dopo il divorzio, regolarizzarono la loro relazione. Eravamo diventati fratellastri per destino, ma qualcosa ci legava già, come se il sangue avesse deciso di ignorare i confini.
Era estate. La casa della nonna era piena di voci, piatti, risate. I nostri genitori avevano organizzato un raduno di famiglia, per far sì che i figli dell’uno e dell’altra si conoscessero davvero, non solo nei passaggi fugaci.
Tra una fetta di torta e una battuta, io e lui ci osservavamo con quella curiosità che nasce quando scopri un volto nuovo che speri abbia qualcosa di tuo.
Volevo mostrargli la cascina dello zio, tra i campi di ciliegi e covoni di paglia. Camminavamo tra gli alberi, parlando poco, ma con quella naturalezza che non ha bisogno di parole.
Poi il cielo cambiò colore. Un temporale improvviso ci sorprese. Corremmo verso la stalla, tra lo starnazzare delle oche e delle galline. Appena entrati, ci accolsero l’asino, il carro, e il profumo del fieno: un rifugio antico.
Eravamo bagnati, ma il caldo della stalla ci proteggeva. Guardavamo la pioggia cadere. Lui sorrise: “Che bello sapere di avere un fratello nuovo dopo tanto tempo. Finalmente non dovrò discutere sempre con gli altri due: fratello e sorella rompiscatole.”
Rise. E io ricambiai quella risata simpatica.
Mi mise una mano sulla spalla. Poi un lampo cadde vicino. Spaventato, feci un salto. Mi ritrovai abbracciato a lui, senza sapere come.
Mi strinse forte. Mi diede un bacio sulla fronte. “Fratellino, quando sei con me non devi avere paura.” E poi, quasi per errore, un bacio lieve sulla bocca.
Si scusò subito. Disse che non sarebbe mai più successo. Ma io non ero arrabbiato. Appoggiai la testa sulla sua spalla. Restammo lì, in silenzio, mentre fuori il temporale si spegneva e le sue braccia mi proteggevano.
Da allora siamo sempre stati legati. Dormivamo spesso insieme, senza mai oltrepassare quel confine, anche se dentro l’istinto diceva altro.
C’era affetto. Bisogno. Comprensione.
E come un gioco del destino, anni dopo fu lui a presentarmi la persona che sarebbe diventata la mia metà. Come se quel primo abbraccio sotto la pioggia avesse aperto una porta che non si è mai più chiusa.
Sigillo verbale
A te, fratello mio, che sei arrivato come un temporale d’estate: inaspettato, travolgente, vero. Da quel giorno sotto la pioggia, non ho mai smesso di sentire la tua mano sulla mia spalla. Anche quando la vita ci ha portati lontano, sei rimasto vicino nel cuore, come un abbraccio che non si scioglie mai. Grazie per avermi scelto, per avermi protetto, per avermi fatto spazio nella tua storia. Questa pagina è per te. E per noi.

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