Sotto la Madonnina in viaggio col tempo – Milano, Giugno 1981 / Giugno 2010
Milano, Giugno 1981
Lori, Francesca, Graziano, Max ed io. Una serata magnifica, calda, profumata, piena di colori, suoni, gente. I magnifici anni ’80.
In pieno centro, avevamo deciso di fare una passeggiata prima della discoteca. C’era vociare allegro fuori dai bar e dai locali.
In vari angoli di piazze e vie, complessi e cantanti si esibivano dal vivo. Pensai che forse ballare lì era meglio di un locale assordante.
Ci prendemmo un gelato. Seduti sui gradini del Duomo, osservavamo la gente che rideva, parlava, camminava. Nell’aria c’era una sensazione di tranquillità, di divertente follia.
Facemmo amicizia con due ragazzi incontrati lì. Ridemmo, scherzammo. Altri ragazzi fermarono mia sorella, facendole i complimenti per le gambe — era in minigonna — senza cadere nel volgare. Che ridere.
Più tardi ci incamminammo verso il parcheggio, e proseguimmo in auto, la strada verso la discoteca.
Milano, Giugno 2010
L’altra sera, con alcuni amici, siamo usciti per una passeggiata e un gelato. Seduti a un tavolino esterno del bar, lo gustavamo nella prima vera sera calda dell’estate.
Osservando la gente che passava, mi è venuto in mente l’episodio del 1981.
Non so perché, non riuscivo a sentire i profumi, a vedere i colori, a percepire l’allegria di allora.
Qualcuno si esibiva col violino. Più in là, un’orchestrina di ragazzi stranieri suonava un pezzo classico — sempre quello — per tutto il tempo.
La gente camminava veloce. Solo qualche gruppo di ragazzi, alcuni correvano spintonandosi, rischiando di far cadere i passanti.
Più tardi, uno dei miei amici disse che voleva tornare a casa presto: aveva lasciato la macchina in un posto isolato e temeva brutti incontri.
Mi è piombata addosso una tristezza. Quasi un magone.
A casa, accesi la TV, ma non vedevo lo schermo. Mi chiesi solo se davvero le cose sono cambiate in peggio… oppure se, con l’età, mi sono disincantato io.
Dedica finale
A te, Milano, che mi hai fatto danzare sotto la Madonnina, tra gelati, complimenti innocenti e discoteche che sembravano sogni. A te, città che cambia, che corre, che si trasforma. A me stesso, che ho camminato tra due epoche, e ho sentito il profumo svanire, ma non il ricordo. Questa pagina è per te. E per il ragazzo che ero, che guardava il mondo dai gradini del Duomo, senza sapere che un giorno avrebbe scritto tutto questo.
Giampaolo Daccò Scaglione


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