Sotto i miei passi cadenzati, le foglie d’autunno cadute sulla stradina in mezzo alle colline avevano un fruscio quasi musicale. Sembravano un lungo tappeto colorato di giallo, rosso e bronzo, che proseguiva senza fine tra gli alti alberi quasi spogli. Adornavano queste piccole alture piene di vigneti: l’unica isola in mezzo alla pianura lombarda.
La leggera nebbiolina aveva ormai lasciato il posto a un sole tiepido, stagliato in un cielo azzurro striato di nuvole bianche. Una brezza fresca proveniva da sud-est. Era il secondo giro della mia corsa mattutina, ma avevo già parecchia sete. Le Terme di Miradolo erano qualche chilometro più avanti, ma sapevo che, qualche centinaio di metri più in là, c’era una fontanella dove molti si fermavano a bere.
Pochi minuti dopo ero già lì. Non vedevo l’ora di rinfrescare la gola. Anche se il sapore era leggermente strano, almeno potevo dissetarmi.
Qualcuno davanti a me stava già sorseggiando l’acqua fresca. Mi avvicinai piano e aspettai il mio turno. Vidi una figura vestita con una tuta blu, con una striscia bianca ai lati delle maniche e dei pantaloni.
Chi stava bevendo sentì la mia presenza, si girò… e in un istante il mio cuore fece un tuffo.
Davanti a me, due splendidi occhi chiari, del colore del mare in una giornata di tempesta. Ricci biondi uscivano dal cappellino di lana, e un sorriso smagliante mi si aprì davanti come un fiore di primavera.
“Prego, è sua ora…” disse. In quel momento capii che non potevo lasciar andar via quell’angelo.
Poco più tardi, correndo per la salita dopo l’albergo Milano, vidi di nuovo quella figura seduta sul ciglio, evidentemente stanca.
Sorrisi. “È un po’ dura oggi…”
Mi rispose con un broncio sincero. “Se vuole le faccio compagnia… E magari, se va verso Sant’Angelo, possiamo fare insieme la strada. Mi chiamo Paolo.”
“G…” mi disse, porgendomi la mano. Si alzò. “Solo che ho lasciato l’auto parcheggiata vicino alla cascina Villa Favorita. Magari, se vuole, le do un passaggio…”
Avevo anch’io l’auto nei pressi. Riuscimmo a scambiarci il numero di telefono, promettendoci di correre insieme. Così ci saremmo annoiati di meno.
Per molto tempo, le corse non furono più solitarie. Ricordo che, un mese dopo, aveva incominciato a piovere. Ci ritrovammo insieme in auto. Non so cosa scattò, ma ci guardammo negli occhi… e in un attimo le nostre labbra si toccarono.
Così iniziò la nostra storia d’amore. Le stagioni lente correvano davanti a noi, e noi vivevamo quell’avventura spensieratamente.
Solo mia sorella seppe di noi. Non so perché, ma la vivemmo distaccati da tutto.
La nostra vacanza estiva fu bellissima: i tuffi nel mare, le passeggiate serali sul lungomare, le mattinate in giro per i mercati…
Poi arrivò settembre. E con settembre, un altro autunno.
Ma quando arrivò prepotente, restai solo fra i boschi rossi di quelle colline. Da parte sua, era finito quell’entusiasmo. Io avevo voglia di incominciare un’altra vita.
Non ricordo di aver sofferto molto, ma quel pomeriggio dell’addio c’era un sole assurdamente limpido, non degno di un amore finito.
Ero in bicicletta. Pedalai di corsa fino a casa. Ma fu sotto la doccia che mi liberai dal pianto e dalla rabbia. E tutto finì lì.
Sono passati tantissimi anni. L’angelo uscì dalla mia vita poco più di un anno dopo il nostro incontro.
Ci siamo rivisti una sera, in una discoteca della zona. Sorridemmo entrambi. Mi presentò la persona che aveva sposato qualche anno prima. Ci guardammo negli occhi per un istante. Poi ci salutammo come vecchi amici. E da quel giorno non ci incontrammo più.
Tempo fa tornai in quei posti a me familiari. La fontanella era sempre là. Ma tutto era cambiato.
Forse solo i nostri ricordi restano uguali per sempre.
Dedica rituale:
A chi ha bevuto da una fontanella nel cuore dell’autunno, e ha trovato negli occhi di uno sconosciuto una primavera inattesa. A chi ha corso tra le foglie, ha baciato sotto la pioggia, e ha lasciato che le stagioni portassero via l’amore, senza rancore, solo con memoria.
Alla persona, che fu angelo di tempesta e sorriso di sole, che ha lasciato un’impronta lieve tra le colline, e che forse, un giorno, tornerà a bere da quella stessa fontanella.
A me, Giampaolo, che trasformo ogni incontro in una pagina che non si scolora, che so custodire anche ciò che è finito, come si custodisce una foglia caduta: non per nostalgia, ma per gratitudine.
Questa storia è una fontanella che continua a sgorgare, dissetando chi ha sete di ricordi, di sguardi, di verità vissute.
Giampaolo Daccò Scaglione

Nessun commento:
Posta un commento