✨Il Sogno del Tulipano
Quella notte, Giampaolo sognò di camminare scalzo su un sentiero di piume. Il cielo era viola, e le stelle sembravano occhi che lo osservavano con dolcezza. Accanto a lui, camminava Alisso, ma non era più un bambino: aveva un mantello di foglie dorate e una corona fatta di petali.
“Dove siamo?” chiese Giampaolo. “Nel luogo dove si ricordano le cose che non si possono dire.” rispose Alisso.
Camminarono fino a un albero altissimo, con una porta incisa nel tronco. Alisso la toccò, e la porta si aprì. Dentro c’era una stanza piena di candele Lilla, e al centro, un libro aperto.
Giampaolo si avvicinò. Sul libro c’era scritto:
“Il bambino che hai accolto è il fiore che ti ha scelto. Il tulipano non cresce da solo: cerca il giardiniere che lo riconosce.”
Alisso si voltò e disse:
“Io non sono perso. Sono stato mandato da chi ti ama, per ricordarti chi sei davvero.”
Giampaolo si inginocchiò. Una lacrima cadde sul libro, e si trasformò in una piuma blu.
✨ La Quercia e il Risveglio
Giampaolo si svegliò di soprassalto. Non si sentiva assonnato come quando si alza per andare al lavoro. Si accorse che nel letto il bambino non c’era più.
Scattò in piedi. Il sole filtrava dalle persiane. Le tirò su, guardando il cielo azzurro.
“Ma che ore sono? E dov’è quel bimb… Alisso?”
Si infilò un paio di pantaloni sopra l’intimo e corse verso la cucina. Lo vide lì: vestito di tutto punto con i suoi abiti, pettinato, pulito, e profumava di bagnoschiuma.
Alisso lo guardò e sorrise.
“Ho fatto una doccia e mi sono cambiato. Mi avevi promesso di andare in centro per una bella colazione.”
“Sì sì, piccolo… lasciami fare la barba e la doccia. Aspettami qui, e se vuoi vedere la TV, fai pure. Arrivo subito.”
Ma il bambino non accese la TV. Prese un libro dallo scaffale: un volume di astrologia, che parlava dei pianeti e delle loro posizioni.
Giampaolo lo guardò stupito, con l’accappatoio in mano.
“Ma non preferisci dei cartoni animati? Invece di quel…”
Guardò il libro, poi il bambino. Gli occhi di Alisso emanavano saggezza. Giampaolo si vide dentro quelle pupille, e si agitò un po’.
“Non è troppo…”
“Troppo impegnativo, dici Giampaolo? Non penso. Conosco tanto di questa materia.”
“Materia?”
“Sì, materia, signore. Perché ti stupisci di questo, Giampaolo?”
“Io… io… non sono stupito, ma… quanti anni hai, Alisso?”
Il piccolo alzò le spalle.
“Non saprei. Un anno fa ero in una scuola, se non ricordo male. Dicevano che avevo otto anni.”
“Chi lo diceva?”
“Due belle signore, e i bambini che erano seduti sui banchi.”
“Ok… aspettami un poco che mi preparo. Poi, mentre andiamo in centro, mi racconti.”
Giampaolo corse in bagno. Barba, doccia, capelli. Poco dopo uscì, si vestì con jeans, maglietta rosa e sneakers. Ritornò dal bambino, che era già in piedi davanti a lui.
Quasi ebbe un sobbalzo.
“Oh, sei qui piccolo.”
Gli diede una carezza sulla testa. Il bambino gli diede la mano e sorrise.
“Dai, andiamo. Non è lontano.”
Uscirono. Girato l’angolo, mentre si avviavano sulla via principale, Alisso guardò il grande parco vicino e si fermò.
Giampaolo si bloccò con lui.
“Giam, possiamo andare lì?” disse indicando il parco. “C’è un posto dove si fa colazione?”
“Sì, caro, c’è. Bella idea, in mezzo al verde. Andiamo al baretto che non lo è poi… ci vanno tante persone, la colazione costa meno ed è buona. Vedrai quanti animali nei laghetti e sugli alberi. Ci sono tanti poliziotti e militari a fare colazione. Vedrai che sarà bello.”
Il bambino annuì. Entrarono nel parco, camminarono tra grandi alberi, e arrivarono al barettino. Si sedettero sotto la veranda coperta da teli.
Giampaolo ordinò alla simpatica cameriera: due cappucci — uno con caffè, l’altro con orzo — e due grandi croissant alla crema.
Poi sorrise al bambino, che intanto si era girato da tutte le parti. Aveva visto poliziotti, e uno gli aveva fatto ciao. Sentiva il trenino dei bambini poco lontano, l’autoscontro, i cani, le persone.
L’aria era pulita e tiepida.
Improvvisamente, Alisso guardò Giampaolo e disse:
“Sai? Io quell’albero laggiù…” L’uomo si voltò verso una grande quercia verde. “…lo conosco bene. So chi ci abita.”
Giampaolo restò incantato. Si girò verso il bambino, che intanto gustava la colazione e gli fece un cenno di sì con la testa.
“Tu… tu conosci quell’albero?” gli disse stupito.
Intanto pensava a quando era piccolo, quando con mamma e nonna andava a giocare lì. Spesso si sedeva sotto quella quercia, allora poco più giovane, e sognava di parlare con folletti e maghi.
In quell’attimo, si spaventò.
Chi era quel bambino?
✨ Il Passerotto e il Ricordo
Finita la colazione, Alisso gli diede la mano. Camminarono piano verso la grande quercia. Si sedettero sotto le fronde verdi, che offrivano una frescura gentile, come se l’albero li riconoscesse.
Giampaolo si guardò intorno. Quel luogo… Quel preciso punto sotto la quercia… Era lo stesso dove, a otto anni, aveva conosciuto un bambino biondo che diceva di parlare con i folletti.
“Lo faccio anche io,” aveva risposto Giampaolo, quel giorno lontano.
Ora si spaventò. Quel bambino di allora… assomigliava ad Alisso.
“Come si chiamava?” pensò l’uomo. “Quel bambino di allora… chi era?”
Improvvisamente, Alisso lo prese per un braccio.
“Guarda.”
Un passerotto si avvicinava. Si posò sul ginocchio del piccolo. Nel parco succedeva spesso — i passeri erano quasi addomesticati — ma così, all’improvviso, sembrava un messaggero.
Alisso allungò la mano. Il piccolo uccellino saltò nella sua mano, senza paura.
Giampaolo si bloccò. Ricordò un episodio identico. Quel bambino, tanti anni fa, gli aveva detto:
“Metti la mano allungata. Vediamo se si posa una farfalla o un passerotto.”
Giampaolo aveva riso. Ma il passerotto era arrivato davvero. E il bambino gli aveva detto:
“Hai visto? Sei uno speciale.”
Giampaolo si risvegliò dal pensiero. Lo colpì una frase di Alisso, detta il giorno prima:
“Mi sono perso.”
Perso dove? Perso quando?
Si era perso nel tempo. Anni fa. E se fosse… quel bambino?
Giampaolo Daccò Scaglione

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