Storia dolce come una tazza di tè
“Chi beve il tè della memoria, entra nel giardino dell’infanzia.
Qui il tempo si ferma, e il cuore si ricorda.”
Moneglia (GE), agosto 1969 – Il tè, l’oleandro e il bacio di Elida
Un’estate calda, piena di colori e profumi. Moneglia, piccola cittadina ligure, vibrava di turisti, musica e serate di festa. Era una delle tante meravigliose vacanze degli anni Sessanta, quando bastava un motivetto allegro per iniziare una giornata speciale.
Alloggiavamo in un albergo tranquillo, immerso nel verde, vicino a una stradina che portava verso la montagna. Poco distante, un fiumiciattolo verde faceva sentire il suo gorgoglio nel silenzio dei pomeriggi assolati.
Noi, due bambini spensierati e vivaci — Elida e Giampaolo — quel pomeriggio del primo agosto non eravamo andati in spiaggia: il caldo era torrido. I nostri genitori partirono per un’escursione fino a Lemeglio, il borgo in cima alla montagna. Noi restammo con mia nonna in albergo, quasi felici di essere liberi dai rimproveri e dai doveri.
Eleganti come si usava negli anni Sessanta: Elida indossava un vestitino azzurro a fiorellini rosa, con una fascia tra i capelli neri e ballerine col fiocchetto. Io avevo una camicia di lino bianca con profili azzurri, pantaloncini celesti con cintura abbinata, sandali bianchi di pelle leggera e calzettoni ricamati.
Ci sedemmo come due fidanzatini sotto gli ombrelloni in giardino. La figlia del proprietario ci portò due tazze di tè caldo e biscottini alla crema, insieme a due bicchieri d’acqua per raffreddare quel tè speziato e profumato. Seduti su sedie in stile Liberty, sotto le palme, iniziammo le nostre conversazioni da piccoli filosofi delle vacanze estive.
Conversazioni importanti, altro che giocattoli: parlavamo di esistenza su altri pianeti e stelle, sotto gli occhi attenti e divertiti di mia nonna, che sorseggiava il suo tè all’aroma di ginepro. Quanto era bella e abbronzata, con occhi scuri e capelli nerissimi raccolti sulla nuca. Il suo sorriso bianco spiccava sul vestito verde brillante. Ci sorrideva, ma i suoi occhi tradivano malizia, amore e dolcezza.
Rideva sentendoci parlare di alieni dal corpo giallo o blu. Elida diceva che avevano capelli biondo-rossi come i miei e occhi verdi come il suo bellissimo papà. Io ero sicuro che le loro femmine fossero alte, more, con la bocca rosa come lei… Elida.
La nonna fu raggiunta dal suo fidanzato, e il loro abbraccio fece partire il mio verso la bambina di fronte a me. Rovesciai un bicchiere d’acqua, ma Elida fu più svelta: mi diede un bacio sulla guancia. — “Non ti dimenticherò mai,” mi disse. Sentii avvampare il viso, mentre un venticello tiepido ci portava il profumo dell’oleandro.
Era stata una vacanza dolce, dall’aroma di tè speziato e dal profumo di oleandro. Indimenticabile. Elida non la rividi più. So che abitava a Milano, forse in via Padova o Palmanova… Ogni tanto mi domando dove sia finita.
Ma forse è più bello ricordare quel momento come un quadro dipinto nella memoria. Per sempre.
“Il bacio resta, anche se la bambina scompare. Il profumo d’oleandro è la soglia che non si chiude.”
Giampaolo Daccò Scaglione

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