venerdì 9 dicembre 2011
Vacanze 4: COLOMBIA
Settembre 2008.
Ezio, Vittorio, Javier ed io, siamo partiti da Bogotà per un tour di 3 giorni nel nord colombiano.
Abbiamo visto dei posti davvero stupendi e di effetto di cui parlerò in altra occasione.
Quando siamo arrivati al Deserto della Candelarya e proseguiti per la cittadina dove abbiamo prenotato l'albergo, lì ho avuto l'innamoramento.
Vila de Lleyva.
Una cittadina molto caratteristica (quella che si vede dalla foto è la piazza principale), con case basse bianche dagli infissi verdi. Tanti locali turistici molto semplici ma bellissimi, colori, profumi e tanta gente giovane di ogni luogo per le sue strade. Il cielo notturno con stelle equatoriali dava un'atmosfera di sogno mentre le luci giallastre della città, donavano agli edifici in stile coloniale, un clima tratto dai libri di Sepùlveda.
L'albergo era ricavato da una casa coloniale e a 2800 metri di altezza, fiori grandi e coloratissimi sopra tappeti verdi di erba lucente, donavano al giardino un tocco di Eden.
I locali caratteristici offrivano menu del luogo e davvero molto buoni. Alcune persone suonavano la chitarra intonando canzoni dal "sabor tropical".
Bene devo dire che ci ho lasciato il cuore. Il sole splendido del giorno sembrava brillare più intensamente fra quelle terre e montagne selvagge, le nuvole bianche e l'azzurro erano talmente intensi da sembrare dei dipinti.
L'allegria degli abitanti di quella cittadina faceva capire che per loro è un gioiello incastonato fra una natura incontaminata, dove si può vivere semplicemente con felicità.
Vacanze 3: MALTA
Malta, 12.03.2010
L'aria tiepida e il profumo di salsedine, inebriano le strette strade sul mare. Le bianche e rosate case si specchiano sulle rive di questo mare blu. Fiori di cactus nei giardini e nei campi poco distanti sotto il sole caldo, danno un tocco... di magia a questo posto mediterraneo. Aromi gustosi escono da alcune abitazioni pittoresche mentre da una finestra di un palazzetto tende rosse svolazzano all'esterno. Sento i miei passi lungo la stretta viuzza rimbombare sulle pietre, poco più in la mi siedo su un gradino la cui scaletta porta alle acque del mare ed assaporo tutta questa tranquillità e meraviiglia, in quest'istante non vorrei tornare mai più a casa, un aereo sopra la mia testa mi fa capire che questo desiderio non sarà esaudito. Ma presto tornerò ancora a godermi questi luoghi suggestivi.
Vacanze 2: MESSICO
Un sogno, un bellissimo sogno che ho vissuto qualche anno fa in Messico.
Caraibi 2000, quel mattino decisi di fare un bagno nel caldo mare. Per il troppo sole, mi misi una maglietta gialla e mi tuffai nelle splendite acque turchesi. sotto non si sentivano più le voci chiassose dei bagnanti e mi immaginai di essere in un altra dimensione. Pesci colorati facevano qualche guizzo poco lontano. Una piccola medusa azzurra poco più in la si stava allontanando velocemente con movimenti danzanti. Una mano mi afferrò il braccio, che spavento. Mi destai dai miei pensieri. Un carissimo amico rise dicendo forte: ragazzi abbiamo preso un pesce pacco da mettere nel museo: Così finì miseramente il mio sogno nettuniamo nello splendido mare caraibico.
Vacanze 1: PAESI BASSI
Leiden (NL), Settembre 1982.
Cielo azzurro e un venticello leggero e fresco, dei gabbiani bianchi svolazzavano poco lontani. La barca scivolava leggera sul canale dall'acqua blu, l'aria fresca ed il profumo dell'erba inebriava l'aria. Quanti paesaggi sono passati sotto i nostri occhi ed in ognuno di questi, molti mulini a vento.
Bellissimi, con le loro grandi pale stagliati nel cielo, attorno a loro immensi campi di fiori, migliaia di fiori colorati, qualche fattoria dai muri bianchi e color del legno poco lontane, spuntavano tra quella natura creata dall'uomo.
Il silenzio rotto solo dal gorgoglio dell'acqua nei canali e dalle grida di quegli uccelli bianchi sopra le nostre teste, che tranquillità in questo Paese.
Una vacanza iniziata in Italia a Milano, passata per la Svizzera a conoscere i miei suoceri a Berna e poi via attraverso la Germania e poi l'Olanda, una vacanza d'amore e di felicità, un viaggio iniziato dopo pochi giorni alla nostra unione.
Più tardi il sole rosso basso sull'orizzonte ci avvertì che ormai era ora di rientrare e che quel dolce far niente tra quel verde e quel cielo era ormai terminato. Scendemmo dalla barca e percorsi qualche centinaio di metri sulle rive del canale di quella cittadina vivace, rientrammo nella nostra piccola locanda da cui proveniva il profumo invitante di pesce appena cucinato.
Salimmo in camera e ci preparammo, mentre mi vestivo guardavo quell'ambiente così pulito, così semplice che non sarei più andato via da quanto si stava bene. Più tardi subito dopo cena, dalla veranda del salottino di quell'albergo guardammo le ombre della sera che si fecero lunghe sulla terra, tutt'intorno si era fatto buio e solo le lanterne appese fuori davano una strana luce al paesaggio come qualcosa di irreale o come un dipinto impressionista. Ci guardammo negli occhi e prendendoci per mano corremmo su per le scale fino alla nostra camera. Il buio, le lanterne, il canale erano ormai chiuse fuori da quel nostro piccolo mondo.
Le luci del mattino penetrarono dal vetro delle finestre facendosi spazio tra le tende di cotone ricamato, R. era già in bagno e sentivo il rumore della doccia ovattato dalla porta chiusa, mi alzai dal letto e mi avvicinai alle finestre, un'altra giornata splendida come quella precedente ci aspettava, la campagna ed i canali erano illuminati da una luce dorata, quella mattina saremmo andati a L'Aia, a visitare quella bellissima città e ci saremmo incontrati con alcuni amici olandesi. La colazione era ormai finita, prendemmo i nostri zainetti e con la macchina fotografica al collo uscimmo di fretta, una navetta ci aspettava e appena saliti, partimmo per la nostra meta. Il sole alle spalle saliva sempre di più nel cielo.
Ricordi d'inverno 3: ASPETTANDO IL NATALE
22 Dicembre 1967, S. Angelo Lodigiano.
Quanta neve stava cadendo in quel freddo pomeriggio, era da poco suonata la campanella e nei corridoi della scuola "Riccardo Morzenti", si potevano sentire brusii e voci concitate degli scolari. L'ultimo venerdi di lezione prima delle vacanze natalizie, quindici giorni di felicità, regali e dolci.
Le maestre non riuscivano più a tenere a freno quella piccola orda colorata, tutti i bambini correvano fuori dalla scuola ridendo e urlando per la bella novità, i maschietti tiravano soffici palle di neve alle bambine che urlavano ma non si spostavano mai dal punto in cui si trovavano, inconsciamente anche a loro piaceva quel gioco.
Erano le quattro del pomeriggio e le lezioni erano a tempo pieno, dopo aver salutato Giuseppe, Massimo, Antonio e Pierfrancesco, Gigi ed io corremmo i pochi metri che dividevano il selciato del vialetto dall'auto del padre del mio amichetto e salimmo veloci salutando poi alcuni altri compagni.
Seduto dietro mentre Gigi spiegava al papà una storia che ci aveva raccontato la maestra, osservavo a fianco della mia cartella rossa, il pacchetto con dentro il regalo fatto con le mie mani per i miei genitori, il mio primo e vero regalo di Natale.
Ero orgoglioso di ciò che avevo fatto e intanto guardavo la neve scendere copiosa fuori dal finestrino.
Più tardi, non appena scesi dall'auto salutando gigi e suo padre, vidi la nonna che mi aspettava sulla porta ed allora mi affrettai ad entrare seguito da lei, faceva molto freddo e la neve scendeva sempre di più, finalmente il caldo della stanza mi fece star bene.
Di fianco al divano ricoperto da una calda trapunta con disegn
i natalizi, il grande albero di natale scintillava con le sue luci e poco più in là
il presepe sul piano di un tavolino, la mamma in cucina stava preparandomi la merenda mentre io mi avvicinai alla culla, dove stava beatamente dormendo la mia sorellina.
Che bel caldo c'era nel soggiorno, la tv davanti a me trasmetteva i miei cartoni animati preferiti ma quella volta, per prima cosa volli mostrare il mio regalo a tutti.
Mia madre fece un sorriso e mi abbracciò forte e mise sotto l'albero, quel pacchetto ricoperto con la carta d'argento ed il nastro blu, doveva solo aspettare la sera di Natale per essere aperto.
Finita la merenda, feci i compiti e poi mi misi a disegnare un paesaggio innevato di montagna mentre nonna iniziò a preparare la cena, fu così che mi persi nel mondo della fantasia di bambino.
Aspettavamo papà che tornasse dal lavoro, la neve cadeva ancora forte ma in quell'angolo di casa, mi sentivo protetto e felice. Volete sapere cosa c'era nel pacchetto avvolto nella carta d'argento con il fiocco blu, sotto quell'albero di tanti anni fa?...
Ve lo svelerò a Natale, senno che sorpresa sarebbe?
Ricordi d'inverno 2: COLORI
Alpi, Gennaio 2011.
Blu scuro, il colore della notte imminente, si irradia sugli alti monti davanti ai miei occhi.
Giallo, mille luci delle finestre in quelle case poco distanti, illuminano il paesaggio attorno.
Rosso, verde e bianco, i colori degli alberi di natale e dei presepi in quelle dimore, rallegrano bambini e adulti che stanno passando al caldo queste serate fredde di pieno inverno.
Un fiocco di neve si appoggia all'improvviso sui vetri davanti a me. Mille ghirigori formano questa minuscola magia che presto si scioglierà in un leggero rivolo d'acqua, cadendo sul davanzale umido.
Da piccolo immaginavo che questi fantasiosi fiocchi provenissero da un mondo fatato nel cielo, dove gli angeli ed esseri luminosi, vestiti di calde nuvole, li facevano scendere per rallegrare i bambini che aspettavano con ansia Babbo Natale, Gesù bambino oppure la Befana.
Un altro fiocco di neve, si sovrappone a quello che poco prima di sciogliersi, era davanti ai miei occhi e i suoi disegni sono completamente diversi dall'altro.
Penso tra me, a quanto ero ingenuo da bambino nel credere al mondo magico lassù ma, nello stesso tempo guardando su nel cielo buio, spero davvero che qualche essere fatato, faccia scivolare sulla terra questi leggeri fiocchi, in modo che qualche bimbetto nelle case là fuori, immagina le stesse cose che ho provato io tanto tempo fa.
Che male c'è se si sogna ancora un po'?.
Ricordi d'inverno 1: BUCANEVE
Che freddo quella mattina, nel prato dietro casa spuntarono due bucaneve, da quanto tempo non li vedevo... l'ultima volta avrò avuto si e no 5 anni.
M. davanti ai nostri due cappucci bollenti mi disse "Non sarò mica scema, non offenderti se c'è alla festa del tuo compleanno R. non vengo".
La convinsi comunque dopo due fette di torta, sorridevo vedendola parlare con la bocca piena... tutto contro R.
Pomeriggio in palestra corso di yoga, R. mi guarda e dice "Non dirmi che stasera c'è anche quella gallina starnazzante di M.?"
Con un'alzata di spalle gli dissi, penso di no... "Allora vengo dai".
Sera ore 21,30... 38 persone a casa, tre torte giganti sparite dopo il brindisi ma mancano due invitati: M. e R.
Pensare che avevo fatto dei regalini a ogni amico, quando mia sorella riceve M. tutta trafelata, si era fermata a guardare i bucaneve nel prato. Le consegno un regalino e lei mi abbraccia contenta dando un'occhiata furtiva per vedere se c'era R. che odiava tanto.
Dieci minuti dopo arriva R., dice di aver fatto tardi per colpa di suo padre ( per me era per via di una partita calcio sicuramente), consegno il suo regalino e lui sparisce verso il tavolo con le torte.
Prima fare il brindisi e di ballare, i due decidono di aprire il regalo, M. si ritrova la foto di Bo Derek nuda, R. quella di Andrea Occhipinti a torso nudo... Uno scambio madornale di regalini. Per caso i due si ritrovano quasi faccia a faccia mostrando il proprio regalo all'altro e scoppiano a ridere.
Otto anni dopo in una primavera calda dicono si davanti al prete, felici e beati.
A distanza di anni mi chiedo: sarà stato merito dello scambio dei regalini o della mia festa oppure dei bucaneve?
M. davanti ai nostri due cappucci bollenti mi disse "Non sarò mica scema, non offenderti se c'è alla festa del tuo compleanno R. non vengo".
La convinsi comunque dopo due fette di torta, sorridevo vedendola parlare con la bocca piena... tutto contro R.
Pomeriggio in palestra corso di yoga, R. mi guarda e dice "Non dirmi che stasera c'è anche quella gallina starnazzante di M.?"
Con un'alzata di spalle gli dissi, penso di no... "Allora vengo dai".
Sera ore 21,30... 38 persone a casa, tre torte giganti sparite dopo il brindisi ma mancano due invitati: M. e R.
Pensare che avevo fatto dei regalini a ogni amico, quando mia sorella riceve M. tutta trafelata, si era fermata a guardare i bucaneve nel prato. Le consegno un regalino e lei mi abbraccia contenta dando un'occhiata furtiva per vedere se c'era R. che odiava tanto.
Dieci minuti dopo arriva R., dice di aver fatto tardi per colpa di suo padre ( per me era per via di una partita calcio sicuramente), consegno il suo regalino e lui sparisce verso il tavolo con le torte.
Prima fare il brindisi e di ballare, i due decidono di aprire il regalo, M. si ritrova la foto di Bo Derek nuda, R. quella di Andrea Occhipinti a torso nudo... Uno scambio madornale di regalini. Per caso i due si ritrovano quasi faccia a faccia mostrando il proprio regalo all'altro e scoppiano a ridere.
Otto anni dopo in una primavera calda dicono si davanti al prete, felici e beati.
A distanza di anni mi chiedo: sarà stato merito dello scambio dei regalini o della mia festa oppure dei bucaneve?
martedì 6 dicembre 2011
Ricordi d'estate 6: CAMPI DI GRANO
Estate 1969, S. Angelo Lodigiano.
"Corriamo forte, tutti insieme..." Dissi in quel tardo pomeriggio di piena estate lanciandomi in uno dei campi di grano cosparso di papaveri che fiancheggiavano il fiume. Mi seguirono subito Claudio, Maria Grazia, Gina, Luciana, Maurizio. Giocavamo sempre in quel posto vicino a casa, dove il fiume placido passava di fianco a case e campi. Si correva con gli aquiloni legati al braccio, si rotolava fra l'erba profumata dove facevano capolino i fiori di campi timidi e vivaci, si giocava a nascondino dietro ai piccoli alberi. Col fiatone e stanchi ci sedemmo tutti accaldati sotto un albero, prendemmo dei papaveri e facemmo delle cinture o corone per le tre ragazzine con noi.
Un venticello tiepido ci scompigliava i capelli lunghi quando tornammo poco tempo dopo, sulla strada che portava a casa, cantando a squarciagola "Acqua azzurra acqua chiara" di Battisti mentre piano piano il sole scendeva giù nell'azzurro del cielo. In sei non raggiungevamo i 65 anni, che ricordi simpatici. Eppure nella mia mente, il ritratto di quei campi di grano con papaveri o prati verdi puntellati di fiori vivaci, è sempre nella mente ed ogni tanto, quando arriva l'estate, li cerco ovunque. Un paesaggio fra i più belli che la natura e l'uomo possano dare.
"Corriamo forte, tutti insieme..." Dissi in quel tardo pomeriggio di piena estate lanciandomi in uno dei campi di grano cosparso di papaveri che fiancheggiavano il fiume. Mi seguirono subito Claudio, Maria Grazia, Gina, Luciana, Maurizio. Giocavamo sempre in quel posto vicino a casa, dove il fiume placido passava di fianco a case e campi. Si correva con gli aquiloni legati al braccio, si rotolava fra l'erba profumata dove facevano capolino i fiori di campi timidi e vivaci, si giocava a nascondino dietro ai piccoli alberi. Col fiatone e stanchi ci sedemmo tutti accaldati sotto un albero, prendemmo dei papaveri e facemmo delle cinture o corone per le tre ragazzine con noi.
Un venticello tiepido ci scompigliava i capelli lunghi quando tornammo poco tempo dopo, sulla strada che portava a casa, cantando a squarciagola "Acqua azzurra acqua chiara" di Battisti mentre piano piano il sole scendeva giù nell'azzurro del cielo. In sei non raggiungevamo i 65 anni, che ricordi simpatici. Eppure nella mia mente, il ritratto di quei campi di grano con papaveri o prati verdi puntellati di fiori vivaci, è sempre nella mente ed ogni tanto, quando arriva l'estate, li cerco ovunque. Un paesaggio fra i più belli che la natura e l'uomo possano dare.
Ricordi d'estate 5: PRATI FIORITI
S. Angelo Lodigiano, estate 1968.
Verde, rosso, giallo, blu, bianco e tanta luce dorata nel cielo..... Disteso sui prati che dominavano la riva dolce e scoscesa del fiume dietro la casa della nonna, guardavo le nuvole passare sopra la mia testa, quante forme strane e quanto splendore c'era lassù. Gli alti papaveri e verdi foglie mi sovrastavano, piccoli fiori bianchi e gialli spuntavano nell'erba verde e dall'altro lato del fiume distesi campi di grano biondo maturo sembravano un mare dorato e fermo nell'immensità.
Due libellule volavano libere nel vento mentre una farfalla dalle ali color del caffè si era posata su un fiordaliso blu davanti al mio naso, che meraviglia non mi sarei mai più alzato da li, un bambino sognatore che bastava poco per scatenare una fantasia infinita.
La voce della mamma mi risvegliò dai pensieri, mi chiese di finire il compito per la scuola mentre all'ombra di un albero, stava dando la pappa a mia sorella, guardai il quaderno a righe dalla copertina blu vicini e mi misi a pancia in giù prendendo in mano la penna e apertolo su una pagina bianca incominciai a scrivere.
Poco più in la un'amica di mamma e i suoi figli correvano per i prati, ridevano e gridavano divertiti finché lei si sedette vicino a noi e accarezzò mia sorella, la sua pappa era finita e mia madre la pose delicatamente sopra copertina di cotone spianata sull'erba e ben presto si addormentò all'ombra delle fronde. Finalmente finii "I pensieri sull'estate" uno dei tanti compiti che ci diede la maestra per tenerci in allenamento, quando non si trattava di matematica per me era una gioia poter mettere nero su bianco le mie fantasie.
Chiuso il quaderno mi sedetti vicino a Francesca che dormiva beata sulla coperta bianca a quadri delicati di color rosa pallido, la mamma mi porse tra le mani la merenda fatta di pane burro e marmellata ed un bicchiere di te freddo dal sapore di limone che divorai in breve tempo che buoni erano ma non vedevo l'ora di giocare.
E dopo i giochi, le corse, i canti e le storie raccontate con gli amici presenti, intanto il fiume scuro poco distante lentamente andava verso il mare, non si sentiva un rumore, solo le cicale che frinivano sotto il sole.
Così passavano i tardi pomeriggi estivi poco prima di partire per il mare, la vera vacanza per tutti noi, vissuti con spensieratezza ed allegria, colori e freschezza... Quante cose semplici rimaste immutate nei ricordi. Oggi ho visto dei campi rossi e verdi mentre ero sul treno in mezzo alla campagna, per un lunghissimo tratto mi hanno accompagnato nel viaggio, ed è stato come tornare a quel tempo. Non so perché ma davvero, mi hanno messo allegria.
Ricordi d'estate 4: NUVOLE
Estate 1967.
Incastonate nel azzurro del cielo, le nuvole bianche e soffici passano sotto il mio sguardo mentre disteso sul fieno nella fattoria di un prozio, assaporavo i profumi di quell'estate calda e bellissima.
Immagino che lassù, su quelle candide nubi ci siano case bianche e dorate dove gli angeli ed esseri magici vivono la loro magnifica esistenza.
Qualche rondine svolazza sulla mia testa sparendo sotto i cornicioni del cascinale mentre il simpatico raglio dell'asinello di zio Peppe proviene dalla stalla adiacente.
Da quelle nuvole nel cielo pochi giorni prima è sceso un piccolo angelo ed è volato nel letto della mamma... che fantasia. Che bello sognare così.
Peccato che tutto finisce in fretta crescendo, che i sogni pur rimanendo nel nostro cuore e nell'anima lasciano spazio alla viva realtà e che quell'angelo è tornato troppo presto in quelle case sopra le nuvole.
Oggi, guardando il cielo sopra Milano mi è tornato in mente questo ricordo, le nuvole sono ancora candide e soffici ma sopra di esse non ci sono più le case e gli esseri fatati.
Incastonate nel azzurro del cielo, le nuvole bianche e soffici passano sotto il mio sguardo mentre disteso sul fieno nella fattoria di un prozio, assaporavo i profumi di quell'estate calda e bellissima.
Immagino che lassù, su quelle candide nubi ci siano case bianche e dorate dove gli angeli ed esseri magici vivono la loro magnifica esistenza.
Qualche rondine svolazza sulla mia testa sparendo sotto i cornicioni del cascinale mentre il simpatico raglio dell'asinello di zio Peppe proviene dalla stalla adiacente.
Da quelle nuvole nel cielo pochi giorni prima è sceso un piccolo angelo ed è volato nel letto della mamma... che fantasia. Che bello sognare così.
Peccato che tutto finisce in fretta crescendo, che i sogni pur rimanendo nel nostro cuore e nell'anima lasciano spazio alla viva realtà e che quell'angelo è tornato troppo presto in quelle case sopra le nuvole.
Oggi, guardando il cielo sopra Milano mi è tornato in mente questo ricordo, le nuvole sono ancora candide e soffici ma sopra di esse non ci sono più le case e gli esseri fatati.
Ricordi d'estate 3; LUNA D'ARGENTO
Riccione, Agosto 1981.
Sentivo sulla pelle accaldata la leggera brezza proveniente dal mare, sopra di me la cupola stellata del cielo si apriva infinita. In giardino sul terrazzo della discoteca fra le colline poco lontane dalla città, si poteva sentire il profumo della notte intorno a noi. D'improvviso la musica all'interno sparì non appena vidi il bianco astro salire all'orizzonte sopra il mare.
Il grande cerchio luminoso si stava alzando lentamente inondando di luce argentea la distesa blu sottostante. Rimasi li a fissare quello spettacolo dimenticandomi di tutto il resto.
Sentii una voce chiamarmi alle spalle e voltandomi, risposi con un sorriso, gli amici allegramente mi trascinarono all'interno e mi ritrovai in pista a ballare fra gente scatenata, luci forti e musica assordante. Poco dopo mi sedetti su una poltrona in disparte e chiusi gli occhi, nel buio rividi quella meravigliosa immagine di prima e mi ritrovai ancora li, davanti a lei.
Sentivo sulla pelle accaldata la leggera brezza proveniente dal mare, sopra di me la cupola stellata del cielo si apriva infinita. In giardino sul terrazzo della discoteca fra le colline poco lontane dalla città, si poteva sentire il profumo della notte intorno a noi. D'improvviso la musica all'interno sparì non appena vidi il bianco astro salire all'orizzonte sopra il mare.
Il grande cerchio luminoso si stava alzando lentamente inondando di luce argentea la distesa blu sottostante. Rimasi li a fissare quello spettacolo dimenticandomi di tutto il resto.
Sentii una voce chiamarmi alle spalle e voltandomi, risposi con un sorriso, gli amici allegramente mi trascinarono all'interno e mi ritrovai in pista a ballare fra gente scatenata, luci forti e musica assordante. Poco dopo mi sedetti su una poltrona in disparte e chiusi gli occhi, nel buio rividi quella meravigliosa immagine di prima e mi ritrovai ancora li, davanti a lei.
Ricordi d'estate 2: TRAMONTI
Colline di San Colombano, Giugno 1976.
Ho sempre pensato che giugno fosse il mese più bello dell'anno e proprio quel tardo pomeriggio ebbi la conferma. Con tre amici avevamo deciso di fare un giro in bicicletta sulle colline a pochi chilometri da casa. Zainetto in spalla con delle bibite e due panini all'interno e via di corsa per le piccole strade in mezzo al verde. Un sole caldo sulla pelle, l'aria tiepida sul viso e le nostre voci di ragazzini cantare a squarciagola verso il cielo. Che risate quel pomeriggio...
Passata la fontanella vicino alle terme risalimmo su per la strada verso il ritorno, alzando gli occhi al cielo vedemmo uno stormo a forma di V che migrava verso sud, sembrava un aquilone diviso a metà che leggero, si allontanava sempre di più nell'azzurro carico.
Fu li che lo vidi, fu un quell'istante che mi accorsi di quanto fosse bello il tramonto.
Un sole di fuoco si stagliava all'orizzonte immerso fra tonalità dell'arcobaleno. Leggeri strati di nuvole violacei facevano da contorno, delle montagne brune lontane delimitavano l'orizzonte. Ci fermammo tutti e quattro su una staccionata ad osservare quel panorama immenso, incantati e sorpresi da tanto colore e tanta luce, il cielo attorno all'astro di fuoco divenne aranciato, intenso e una Venere, grande e luminosa apparve sopra a quella tavolozza piena di colori.
Più tardi sulla strada del ritorno avevano un'allegria spensierata e quella visione che mai ho dimenticato, è rimasta sempre con me.
Ho sempre pensato che giugno fosse il mese più bello dell'anno e proprio quel tardo pomeriggio ebbi la conferma. Con tre amici avevamo deciso di fare un giro in bicicletta sulle colline a pochi chilometri da casa. Zainetto in spalla con delle bibite e due panini all'interno e via di corsa per le piccole strade in mezzo al verde. Un sole caldo sulla pelle, l'aria tiepida sul viso e le nostre voci di ragazzini cantare a squarciagola verso il cielo. Che risate quel pomeriggio...
Passata la fontanella vicino alle terme risalimmo su per la strada verso il ritorno, alzando gli occhi al cielo vedemmo uno stormo a forma di V che migrava verso sud, sembrava un aquilone diviso a metà che leggero, si allontanava sempre di più nell'azzurro carico.
Fu li che lo vidi, fu un quell'istante che mi accorsi di quanto fosse bello il tramonto.
Un sole di fuoco si stagliava all'orizzonte immerso fra tonalità dell'arcobaleno. Leggeri strati di nuvole violacei facevano da contorno, delle montagne brune lontane delimitavano l'orizzonte. Ci fermammo tutti e quattro su una staccionata ad osservare quel panorama immenso, incantati e sorpresi da tanto colore e tanta luce, il cielo attorno all'astro di fuoco divenne aranciato, intenso e una Venere, grande e luminosa apparve sopra a quella tavolozza piena di colori.
Più tardi sulla strada del ritorno avevano un'allegria spensierata e quella visione che mai ho dimenticato, è rimasta sempre con me.
Ricordi d'estate 1: CAMPAGNA
Estate 1970.
Quell'assolato pomeriggio, il frinire delle cicale invadeva l'aria e le fronde verdi degli alberi posti ai lati della piccola stradina sterrata, ci regalavano un po' di ombra e sollievo.
Ogni tanto la brezza calda sfiorava i nostri corpi ed un ruscello d'acqua trasparente e fresca scorreva poco lontano. Seduti accanto allo zio sul carro pieno di fieno trainato dal buffo e tenero asinello, stavamo avviandoci verso la fattoria. Questa apparve all'improvviso avvolta da un manto giallo, centinaia di girasoli le facevano da cornice. Alti, dai toni vivacissimi sembravano seguire con lo sguardo il cocente sole, rimanemmo incantati ad osservarli mentre lo zio sorrideva.
Era uno spettacolo incredibile, alcune rondini volteggiarono sopra di noi mentre ci eravamo avvicinati al cancello nel retro della casa, sempre attorno a noi questi magnifici fiori.
L'ombra delle spesse mura di mattoni a vista dava un refrigerio incredibile, dalle inferriate delle finestre nella rustica cucina, le tende ricamate volavano verso l'alto grazie alla corrente d'aria della porta aperta.
Col bicchiere d'acqua fresca in mano, mi avvicinai a queste finestre e con gli occhi guardai la campagna seminata di girasoli e rimasi lì come incantato in un mondo dipinto per farci amare sempre di più la natura.
Quell'assolato pomeriggio, il frinire delle cicale invadeva l'aria e le fronde verdi degli alberi posti ai lati della piccola stradina sterrata, ci regalavano un po' di ombra e sollievo.
Ogni tanto la brezza calda sfiorava i nostri corpi ed un ruscello d'acqua trasparente e fresca scorreva poco lontano. Seduti accanto allo zio sul carro pieno di fieno trainato dal buffo e tenero asinello, stavamo avviandoci verso la fattoria. Questa apparve all'improvviso avvolta da un manto giallo, centinaia di girasoli le facevano da cornice. Alti, dai toni vivacissimi sembravano seguire con lo sguardo il cocente sole, rimanemmo incantati ad osservarli mentre lo zio sorrideva.
Era uno spettacolo incredibile, alcune rondini volteggiarono sopra di noi mentre ci eravamo avvicinati al cancello nel retro della casa, sempre attorno a noi questi magnifici fiori.
L'ombra delle spesse mura di mattoni a vista dava un refrigerio incredibile, dalle inferriate delle finestre nella rustica cucina, le tende ricamate volavano verso l'alto grazie alla corrente d'aria della porta aperta.
Col bicchiere d'acqua fresca in mano, mi avvicinai a queste finestre e con gli occhi guardai la campagna seminata di girasoli e rimasi lì come incantato in un mondo dipinto per farci amare sempre di più la natura.
lunedì 5 dicembre 2011
Fantastica Realtà 2: LE BRUME DI AVALON
Fantasia.
La bruma argentea sale piano dal fiume che si immette nel laghetto poco più avanti. La barca leggera scorre lentamente quasi avvolta da un'aura dorata, lungo l'acqua grigia.
Quella nebbia ora, sembra avvolgere con le sue spire il paesaggio fatto di alberi spogli e cespugli ombrosi, quando all'improvviso una delle tre donne sulla barca si erge ritta in tutta la sua figura avvolta nei lunghi abiti scuri.
Alzando le braccia verso il cielo, invoca la Dea Madre con una nenia dolce e misteriosa ed in un attimo davanti a lei, la bruma sull'acqua come d'incanto si apre un varco ed una luce dorata innonda la piccola barca che avanza lentamente.
Un paesaggio fatto di prati verdi, colline fiorite ed acqua cristallina ora si staglia davanti agli occhi delle tre donne. Aironi, cicogne ed altri uccelli colorati volano sparsi nel cielo azzurro striato da leggere nuvole rosa.
Il piccolo molo stava davanti a loro e leggermente la piccola barca attracca silenziosa. Sopra il pontile, un uomo dai lunghi capelli e dalla barba bianca vestito di blu, sorride alle donne che ora si trovano davanti a lui.
"Benvenute ad Avalon, sorelle..." dice loro con un sorriso aperto.
In un istante mi ritrovo nella realtà, il piccolo sogno scaturito nella mia mente, svanisce al rumore di rami secchi spezzati alle mie spalle.
I miei occhi spaziano ancora per un momento sul grigio fiume coperto dalla leggera bruma, la fantasia gioca con la mente ed in quell'angolo sembra davvero che quell'acqua ti porti in un mondo fatato.
Poi mi allontano da quel paesaggio ma voltando lo sguardo, vedo una piccola barca scura uscire dalla nebbia, un dubbio mi assale e se fosse...
Il grido dell'uomo verso l'altro accanto a lui, rivela le figure di due pescatori mentre una lenza tira qualcosa nell'acqua torbida.
Peccato, sarebbe stato magnifico che quella fantasia, quell'illusione potesse essere realtà.
La bruma argentea sale piano dal fiume che si immette nel laghetto poco più avanti. La barca leggera scorre lentamente quasi avvolta da un'aura dorata, lungo l'acqua grigia.
Quella nebbia ora, sembra avvolgere con le sue spire il paesaggio fatto di alberi spogli e cespugli ombrosi, quando all'improvviso una delle tre donne sulla barca si erge ritta in tutta la sua figura avvolta nei lunghi abiti scuri.
Alzando le braccia verso il cielo, invoca la Dea Madre con una nenia dolce e misteriosa ed in un attimo davanti a lei, la bruma sull'acqua come d'incanto si apre un varco ed una luce dorata innonda la piccola barca che avanza lentamente.
Un paesaggio fatto di prati verdi, colline fiorite ed acqua cristallina ora si staglia davanti agli occhi delle tre donne. Aironi, cicogne ed altri uccelli colorati volano sparsi nel cielo azzurro striato da leggere nuvole rosa.
Il piccolo molo stava davanti a loro e leggermente la piccola barca attracca silenziosa. Sopra il pontile, un uomo dai lunghi capelli e dalla barba bianca vestito di blu, sorride alle donne che ora si trovano davanti a lui.
"Benvenute ad Avalon, sorelle..." dice loro con un sorriso aperto.
In un istante mi ritrovo nella realtà, il piccolo sogno scaturito nella mia mente, svanisce al rumore di rami secchi spezzati alle mie spalle.
I miei occhi spaziano ancora per un momento sul grigio fiume coperto dalla leggera bruma, la fantasia gioca con la mente ed in quell'angolo sembra davvero che quell'acqua ti porti in un mondo fatato.
Poi mi allontano da quel paesaggio ma voltando lo sguardo, vedo una piccola barca scura uscire dalla nebbia, un dubbio mi assale e se fosse...
Il grido dell'uomo verso l'altro accanto a lui, rivela le figure di due pescatori mentre una lenza tira qualcosa nell'acqua torbida.
Peccato, sarebbe stato magnifico che quella fantasia, quell'illusione potesse essere realtà.
Fantastica Realtà 1: UNA SERATA MAGICA
Sera d'Agosto di tanti anni fa.
La luna piena quella tarda sera brillava sulle montagne delle mie vacanze. Non volli andare in discoteca con gli amici, pensavo di stare un po' da solo e decisi dopo la pizza, di passeggiare per le strade di quella cittadina turistica in mezzo alle alte montagne.
I miei erano andati a cena con amici in un paese vicino, solitario percorsi la strada che costeggiava il piccolo lago e mi ritrovai sulla diga, alcuni versi di uccelli notturni echeggiavano nei boschi vicini. Proseguii fino alla deserta piazzetta e mi sedetti sulle panchine.
Un brivido leggero corse sulla pelle quando sentii dei passi poco distanti da me. Una figura femminile si avvicinò piano e quando fu sotto la luce forte del lampione vidi una donna anziana sorridente con un gatto fra le braccia.
"Sta birba nera scappa sempre nelle ore più impensate" disse sedendosi a fianco fissandomi negli occhi.
La gentile signora era vestita di verde, capelli raccolti da uno chignon e sorrideva sempre. La salutai mentre il gattone nero con gli occhi dello stesso vestito della donna mi guardava serio.
"Che ci fa sto bel ragazzino dai capelli lunghi seduto da solo mentre gli altri sono a ballare vicino al lago?"
"Volevo guardare le stelle e stare un po da solo signora..." le risposi tranquillo.
"Bene, ottimo, eccellente..." disse seria "Un giovanotto che vuole stare solo e guardare le stelle è una cosa impensabile al giorno d'oggi"
Ebbi il timore che mi parlasse dei suoi tempi in cui tutto sembrava andasse per il meglio. Continuo invece sorprendendomi.
"Uh stai tranquillo non ti parlerò dei tempi andati se questo temi. Ti confido un segreto... " si avvicinò mettendomi il gatto in braccio, mi inquietai leggermente, ma il gatto stava tranquillo sulle mie ginocchia "Ti ho visto dalla finestra arrivare dalla strada vicino al bosco e pensai che finalmente è arrivato, scambiandoti per... meglio che non te lo dica.."
In quell'istante cercai di non pensare che fosse pazza, mi avrebbe letto nel pensiero. Mi alzai in preda ad un'inquietudine, lei sorrise "Signora ora devo and.."
"Hai paura? Ti ho fatto paura?" era seria.
"No è che si sta facendo tardi e devo tornare in albergo, la saluto. Buonasera"
Feci per allontanarmi quando lei parlò leggera ma la sua voce sembrò una bomba alle mie orecchie.
"Ragazzo dagli occhi grigi di stregone, quella persona dai capelli neri che speri di vedere domani, partirà per due giorni e non la vedrai finché non sarà tornata domenica."
Mi girai di scatto come faceva saperlo?
"Come lo so?" rise "Io sono una strega di quelle buone intendo... forse"
Mi fece un cenno e mi risedetti vicino a lei. Mi guardò negli occhi e ripetè "Hai gli occhi grigio blu da stregone, come quelli di mio padre... Ora guarda quella casa bianca davanti a noi e dimmi chi, secondo te chi ci abitava tanti anni fa? Pensa col cuore ..."
Non so cosa pensai di preciso, so solo che un'immagine si fece strada nella mia mente, le dissi istintivamente "Un ragazzo dai capelli biondi che scalava le montagne ma ora non c'è più"
Pensai ma che sto dicendo sono diventato matto come questa. Lei rise ma mi sembrava che i suoi occhi avessero perso la vivacità di prima e mi disse "Vai caro, vai...è tardi ti aspetteranno".
La lasciai, mi girai indietro prima di prendere la strada che porta all'albergo e lei era lì col gatto in braccio, mi fece un cenno di saluto.
Il giorno dopo la persona che avrei voluto vedere partì per due giorni, poi nel bar dell'albergo chiesi al proprietario se conosceva una signora strana vicino alla piazza caduti, disse si che la conosceva. Era una croata che aveva sposato uno di un paese vicino decine di anni prima. Si trasferì in questo paesi quando ebbe i tre figli, il secondogenito era guida alpina, che è morta anni fa cadendo da uno strapiombo. Mi spaventai. Continuò dicendo che era stato un bel ragazzo alto e biondo e abitavano nella casa davanti al monumento, una casa bianca. Scappai letteralmente dall'albergo agitato e mi sedetti sull'altalena in giardino, cercai di calmarmi. Voltando la testa verso la strada come d'istinto, la vidi passare a pochi metri, come se mi avesse visto col pensiero si girò e mi salutò.
Mia madre che nel frattempo era apparsa dalla porta che dal salone conduce nel giardino dove mi trovavo, vide quel saluto ed avvicinandosi mi chiese chi era quella signora. "Una strega" le dissi sorridendo, "Una strega ma di quelle buone" sorrisi a mia madre calmo, l'agitazione di prima era sparita. Lei ridendo mi diede una finta sberla sulla testa arruffandomi i capelli. "Sei sempre il solito fantasioso."
Già e se fosse vero? Se davvero quella donna era una buona strega?
La luna piena quella tarda sera brillava sulle montagne delle mie vacanze. Non volli andare in discoteca con gli amici, pensavo di stare un po' da solo e decisi dopo la pizza, di passeggiare per le strade di quella cittadina turistica in mezzo alle alte montagne.
I miei erano andati a cena con amici in un paese vicino, solitario percorsi la strada che costeggiava il piccolo lago e mi ritrovai sulla diga, alcuni versi di uccelli notturni echeggiavano nei boschi vicini. Proseguii fino alla deserta piazzetta e mi sedetti sulle panchine.
Un brivido leggero corse sulla pelle quando sentii dei passi poco distanti da me. Una figura femminile si avvicinò piano e quando fu sotto la luce forte del lampione vidi una donna anziana sorridente con un gatto fra le braccia.
"Sta birba nera scappa sempre nelle ore più impensate" disse sedendosi a fianco fissandomi negli occhi.
La gentile signora era vestita di verde, capelli raccolti da uno chignon e sorrideva sempre. La salutai mentre il gattone nero con gli occhi dello stesso vestito della donna mi guardava serio.
"Che ci fa sto bel ragazzino dai capelli lunghi seduto da solo mentre gli altri sono a ballare vicino al lago?"
"Volevo guardare le stelle e stare un po da solo signora..." le risposi tranquillo.
"Bene, ottimo, eccellente..." disse seria "Un giovanotto che vuole stare solo e guardare le stelle è una cosa impensabile al giorno d'oggi"
Ebbi il timore che mi parlasse dei suoi tempi in cui tutto sembrava andasse per il meglio. Continuo invece sorprendendomi.
"Uh stai tranquillo non ti parlerò dei tempi andati se questo temi. Ti confido un segreto... " si avvicinò mettendomi il gatto in braccio, mi inquietai leggermente, ma il gatto stava tranquillo sulle mie ginocchia "Ti ho visto dalla finestra arrivare dalla strada vicino al bosco e pensai che finalmente è arrivato, scambiandoti per... meglio che non te lo dica.."
In quell'istante cercai di non pensare che fosse pazza, mi avrebbe letto nel pensiero. Mi alzai in preda ad un'inquietudine, lei sorrise "Signora ora devo and.."
"Hai paura? Ti ho fatto paura?" era seria.
"No è che si sta facendo tardi e devo tornare in albergo, la saluto. Buonasera"
Feci per allontanarmi quando lei parlò leggera ma la sua voce sembrò una bomba alle mie orecchie.
"Ragazzo dagli occhi grigi di stregone, quella persona dai capelli neri che speri di vedere domani, partirà per due giorni e non la vedrai finché non sarà tornata domenica."
Mi girai di scatto come faceva saperlo?
"Come lo so?" rise "Io sono una strega di quelle buone intendo... forse"
Mi fece un cenno e mi risedetti vicino a lei. Mi guardò negli occhi e ripetè "Hai gli occhi grigio blu da stregone, come quelli di mio padre... Ora guarda quella casa bianca davanti a noi e dimmi chi, secondo te chi ci abitava tanti anni fa? Pensa col cuore ..."
Non so cosa pensai di preciso, so solo che un'immagine si fece strada nella mia mente, le dissi istintivamente "Un ragazzo dai capelli biondi che scalava le montagne ma ora non c'è più"
Pensai ma che sto dicendo sono diventato matto come questa. Lei rise ma mi sembrava che i suoi occhi avessero perso la vivacità di prima e mi disse "Vai caro, vai...è tardi ti aspetteranno".
La lasciai, mi girai indietro prima di prendere la strada che porta all'albergo e lei era lì col gatto in braccio, mi fece un cenno di saluto.
Il giorno dopo la persona che avrei voluto vedere partì per due giorni, poi nel bar dell'albergo chiesi al proprietario se conosceva una signora strana vicino alla piazza caduti, disse si che la conosceva. Era una croata che aveva sposato uno di un paese vicino decine di anni prima. Si trasferì in questo paesi quando ebbe i tre figli, il secondogenito era guida alpina, che è morta anni fa cadendo da uno strapiombo. Mi spaventai. Continuò dicendo che era stato un bel ragazzo alto e biondo e abitavano nella casa davanti al monumento, una casa bianca. Scappai letteralmente dall'albergo agitato e mi sedetti sull'altalena in giardino, cercai di calmarmi. Voltando la testa verso la strada come d'istinto, la vidi passare a pochi metri, come se mi avesse visto col pensiero si girò e mi salutò.
Mia madre che nel frattempo era apparsa dalla porta che dal salone conduce nel giardino dove mi trovavo, vide quel saluto ed avvicinandosi mi chiese chi era quella signora. "Una strega" le dissi sorridendo, "Una strega ma di quelle buone" sorrisi a mia madre calmo, l'agitazione di prima era sparita. Lei ridendo mi diede una finta sberla sulla testa arruffandomi i capelli. "Sei sempre il solito fantasioso."
Già e se fosse vero? Se davvero quella donna era una buona strega?
Fantasia 1: "L'ANGELO". Una piccola favola inventata da me.
"L'ANGELO"
Aziele, il bellissimo e giovane angelo voleva scendere sulla terra, aveva sentito parlare tanto della bellissima natura, dei fiori, dei frutti, dei fantastici animali che l'abitavano. Aveva sentito parlare del sole, della luna e delle stelle luminose in cielo, tanto che voleva vederli di persona e forse di poterli toccare. Abituato al paradiso dove tutto è perfetto e pieno di armonia, la sua curiosità lo spinse a scegliere di fare un viaggio su questo pianeta azzurro, come fanno tutti gli angeli ed arcangeli quando scelgono un periodo di riposo dall'accudire le cose del creato.
Michele e Gabriele glielo avevano detto, per riposarsi dalle millenarie fatiche, poteva andare vicino ad Aldebaran oppure su Algiedi... Ma Aziele non volle sentire ragioni, la Terra era il suo scopo, lo sentiva dentro nel suo profondo spirito. Era partito da da Eden il giorno del solstizio d'estate sotto il sorriso preoccupato e bonario di Pietro, Uriele gli diede il pane degli angeli per nutrirsi durante la permanenza sulla terra, raccomandandogli di ricordarsi di farlo, là il tempo è scandito da ritmi, non come in Paradiso.
Felice e sorridente, era volato veloce tra i portali delle sette dimensioni finché, vista ormai la terra sotto di lui, era sceso in una enorme zona chiamata NYC, un brivido lo aveva scosso dalle ali ai piedi: case grigie, alte, tanto fumo e rumore. La gente (che in paradiso veniva descritta bella, allegra e simpatica) urlava, correva, guidava strani aggeggi e si vestiva male o poco, molti non avevano rispetto per altri, tanti ascoltavano una musica assordante. Aveva visto molte persone giovani che si iniettavano delle sostanze strane nel corpo, poi ragazzi con i coltelli che si sfidavano ed alcuni uomini dal volto cattivo usare armi contro altri....
Inorridito subito aveva preso il volo verso un altro luogo, aveva attraversato un'immensa distesa blu finché era giunto su una grande piattaforma che tutti chiamavano Africa. Una folta vegetazione era davanti a lui, aveva sorriso ma poco dopo questi era sparito sul stupendo volto: uomini vestiti di verde prendevano a falciate altri uomini scuri, molti bimbi piangevano con la pancia gonfia e animali morti di sete erano distesi sulla terra nuda, brulla mentre l'aria bollente faceva volare sterpaglie e polvere. Non c'era niente da mangiare, niente da mettersi addosso e tanto tanto caldo.
Con un urlo era fuggito via lontano. Dopo un lungo viaggio attorno ai confini di terre divise dall'acqua, si era riposato in riva ad un mare blu dalle onde bianche e spumose, un vulcano stava lontano alle sue spalle e poco dopo alcune barche piene di uomini, donne e bambini erano apparsi all'orizzonte. Una di queste si era fermata vicino alla riva, ma alcuni uomini con delle armi spinsero quella gente a tuffarsi nel mare e raggiungere la costa a nuoto, urlando cose incomprensibili. Aveva visto impotente in quanto spirito, qualcuno non riaffiorare più mentre stavano sopraggiungendo altre navi militari verso quei barconi che vuoti, si allontanarono velocemente verso il largo.
Aziele disperato si era alzato nel cielo ed aveva incominciato a vagare per questo mondo osservando ciò che accadeva e ogni cosa lo rendeva sempre più triste e disperato. Sfinito per il lungo vagabondare e dalla stanchezza, si era seduto su un monte con il volto fra le mani stava versando lacrime di cristallo fino a formare un piccolo rigagnolo che spariva brillante nel terreno, non voleva credere a ciò che aveva visto sotto di lui. Il silenzio era stata la sua compagnia per un tempi quasi infinito.
"Dio mio che disperazione!" aveva pensato asciugandosi gli occhi con le mani, poi togliendole dal viso aveva guardato verso il basso, verso una distesa infinita di monti e pianure e mari, all'improvviso un vagito lontano gli era arrivato al cuore e alzandosi da quella cima, era volato giù finché si era ritrovato vicino ad una casa. Aveva guardato dentro ed un bambino era appena nato da una giovane donna con attorno una famiglia dagli occhi a mandorla, sembravano tutti felici.
Poi al suo sensibile udito, gli era pervenuta una risata lontana e subito era volato in quella direzione... Là, tre anziane donne in compagnia di un giovane si divertivano con le sue storie, erano sedute su delle sedie a rotelle in un posto pieno di fiori e alberi verdi. Ed ecco che a 1000 chilometri più avanti, una dolce voce di donna parlava a qualcuno. Aziele l'aveva raggiunta in un attimo ed ai suoi occhi era apparsa una figura vestita di bianco con una cuffia in testa ed insieme ad altre figure come lei, stava dando del cibo a decine di uomini, donne e bambini poverissimi, un buon profumo proveniva da quei piatti.
Così l'angelo per tutto il giorno aveva dato ascolto a tutte queste migliaia di voci ed aveva corso in ogni angolo del mondo, scoprendo che non esisteva solo disperazione e violenza ed il suo cuore era diventato più leggero.
Scaduto il suo tempo sulla Terra, Aziele era ritornato ad Eden con l'equinozio d'autunno. Pietro ed Uriele lo stavano aspettando fuori dal cancello dorato del settimo Cielo e lo abbracciarono forte.
Più tardi dopo essersi riposato, rifocillato e chiacchierato con altri angeli suoi amici, aveva raggiunto le camere più alte di Eden per poter fare il rapporto, come fanno tutti gli angeli ed arcangeli al ritorno della loro vacanza in altri mondi, su queste sue vacanze strane. Fuori dalla sala principale seduto su una seggiola di quercia c'era Francesco che un tempo viveva ad Assisi, intento a leggere un libro dalle pagine d'oro, il quale vedendolo avvicinarsi aveva guardato negli occhi il bellissimo angelo e sorridendo gli aveva detto:
"So cosa stai provando dopo la tua visita sull'amata Terra... Sappi che nonostante ci saranno per sempre esseri che sottometteranno con la forza i propri simili, che useranno violenza per emergere, che influenzeranno i pensieri e le azioni delle persone, che distruggeranno tutto ciò che la natura ha creato... Ci sarà ogni volta, qualcun altro che al loro posto amerà ed aiuterà il prossimo, che seminerà amore e bene, aiuto e rispetto, così l'uomo non avrà mai fine. Solo il vero sentimento pulito nel cuore vincerà ogni violenza e chissà forse in un futuro lontano, anche lì rinascerà il Paradiso".
Aveva poi schiacciato l'occhio ad Aziele che a sua volta aveva sorriso a Francesco, poi facendo un respiro lungo, l'angelo entrò nella grande sala chiudendosi la porta alle sue spalle.
Giampaolo Daccò
giovedì 1 dicembre 2011
Sensazioni 3: PRIGIONI
Tante sono le prigioni dell'essere umano. Prigioni create da noi stessi e dagli altri: il lavoro, il denaro, lo sport a tutti i costi per una perfetta forma fisica. Vestirsi alla moda, la tecnologia all'ultimo grido, la vacana perfetta in villaggi, le religioni assurde... Chi ti mette in gabbia per insegnarti, spesso, cose superflue e chi decide come devi comportarti, cosa dire, cosa scegliere senza che tu possa proferire pensieri o parole.
Eppure quante volte sognamo di essere come i gabbiani liberi nel cielo, come i delfini nel mare blu... Liberi da ogni condizionamento e liberi di vivere rispettando le altre forme di vita.
Chissà se un domani anche l'uomo imparerà dalla natura senza sottometterla e vivere in un mondo lontano da false libertà...
Un sogno o un'utopia?
Sensazioni 2: TEATRO
Teatro.
Nella vita al maggior parte delle persone recita un ruolo.
Ognuno si è creato un suo personaggio per tanti e svariati motivi: vittima, carnefice, buono, cattivo, saccente, modesto, ribelle, mansueto, sfortunato, conquistatore...
A volte la solitudine, la mancanza di affetto, una malattia, una persona influente, una delusione, un complesso d'inferiorità, può far si che la mente possa creare al proprio io un'immagine diversa da come si è in realtà e ci si crede.
Non è facile guardare a fondo se stessi e far emergere ciò che siamo in realtà.
Se non sei tu che t'impedisci di farlo, saranno sempre gli altri, la società, gli eventi che richiedono un'interpretazione magistrale.
Accettare i propri limiti ed essere sinceri con se stessi a volte ci vuole un coraggio da leoni e bisogna saper pagarne le conseguenze...
Ma chissà se oltre al palcoscenico della vita in cui recitiamo, dietro al sipario dove tutto è nascosto, al di là dei camerini dove ci si prepara ci sia la via d'uscita per rinunciare alla parte scelta o stabilita ed essere finalmente felici.
Correre fuori dal corridoio illuminato da finte luci, da maschere, trucchi, parrucche e copioni. Aprire la porta del cuore e della mente e finalmente ritrovare se stessi e chi ha fatto la stessa scelta.
Iscriviti a:
Post (Atom)