venerdì 1 agosto 2025

IL CUSTODE DEI SEGRETI INVISIBILI


 

Prologo — Il Custode dei Segreti Invisibili

Nel tempo che non ha memoria, là dove il vento sussurra verità dimenticate e la luce si nasconde dietro veli di silenzio, una figura cammina tra le sabbie sottili del mondo visibile.

Ha occhi che non guardano, ma contemplano. Mani che non stringono, ma ricordano. Nel suo passo c’è il ritmo delle maree e nei suoi pensieri, la lingua antica delle stelle.

Porta con sé un sigillo che non si vede, forgiato in sogni, silenzi e rivelazioni che nessun libro osò mai scrivere.

È il Custode. Non per scelta, ma per chiamata. Non per gloria, ma per ascolto.

E mentre il mondo corre verso luci artificiali, lui si ferma. Ascolta. Il segreto sussurra. Sta per essere rivelato.

Una figura silenziosa che non ha bisogno di parole per insegnare. Cammina tra i mondi come chi ha fatto pace con tutte le forme del dolore e le ha trasfigurate in simboli. Non impone, non guida. Accoglie. Rivela. Risveglia.

I suoi occhi non guardano, intuiscono. Le sue mani non stringono, trasmettono. Ogni gesto è un inizio. Ogni silenzio è una rivelazione.

Porta una chiave d’oro con quattro cerchi — le forze del mondo, gli archetipi eterni. Quando li riunisce, la pietra prende forma e lo trasforma in Essere astrale.

Il suo scopo non è dominare, ma donare luce. Diventa faro tra Terra e Cosmo, e quando torna… chi cerca lo riconosce.

E il Custode astrale che nascerà alla fine… sarà non un dominatore, ma un veggente guida, capace di navigare tra sogno e realtà, aiutare anime smarrite, riportare equilibrio nei mondi invisibili.

 Il richiamo della fiamma

La spiaggia era vuota, ma non silenziosa. Ogni onda che si infrangeva contro la riva sembrava dire un nome che nessuno aveva mai pronunciato. Il Custode avanzava a piedi nudi, lasciando orme leggere che il mare non osava cancellare.

Davanti a lui, come emersa da un tempo perduto, si ergeva una colonna di pietra. Antica, screpolata, forse un resto di civiltà dimenticata... Sormontata da una fiamma dorata che non bruciava, ma pulsava — come se fosse viva, come se respirasse verità.

Il Custode si fermò. Non per guardarla, ma per sentirla. Quella fiamma non gli chiedeva di capire, gli chiedeva solo di ricordare.

Attorno alla colonna, il vento prese a ruotare. Sabbia e luce si mescolarono come un manto, e in mezzo a quel turbine apparve... un cristallo sospeso, immobile nell’aria, tremante come se avesse un cuore.

Poi, una voce. Non sonora, ma interiore. Una frase che non aveva tempo:

“Non cercare il segreto. Tu sei il segreto.”

Il Custode chiuse gli occhi. Il mare tacque. La fiamma si piegò come per inchinarsi.

Il viaggio era cominciato. Ma non verso un luogo: verso la sua stessa memoria.

 La fiamma dorata sulla cima della colonna cominciò a tremolare, ma non per spegnersi. Il suo fulgore si fece più denso, più caldo… poi prese forma. Scese lentamente, come un filo di luce liquida, e raggiunse le mani aperte del Custode.

Nel palmo, dove il silenzio sembrava concentrarsi, la fiamma si trasformò. Nessuna bruciatura, solo calore consapevole — come se il fuoco avesse imparato a rispettare la carne.

Lì, posata con gesto sacro, apparve una chiave d’oro. Non era forgiata da mano mortale. Era nata dal simbolo, come se il mondo avesse deciso che fosse tempo di svelare.

Il suo sostegno era formato da quattro cerchi intrecciati, simili a petali di fiore. E dentro ogni cerchio, inciso con precisione luminosa:

  • Una fiamma: il principio trasformante, il fuoco dell’intuizione.
  •  Una goccia d’acqua: la memoria del cuore, il fluire emotivo.
  • Un vortice d’aria: la mente che danza, il pensiero che espande.
  • Un ramo fiorito: la terra che custodisce, la bellezza che genera. 

Questa chiave non apriva porte visibili. Era una chiave di accesso. Verso memorie sopite, soglie interiori, sogni di altri tempi.

Il Custode la sollevò lentamente. Nel gesto, il vento tacque. La colonna si fece trasparente. Il cielo si incurvò sopra di lui, come se volesse ascoltare.

E allora vide. Una visione. Un luogo. Un nome che non ricordava di aver dimenticato.

Il Tempio Sommerso

La chiave tremava tra le dita del Custode, emettendo una vibrazione sottile, come un canto che nessuna lingua poteva tradurre. Poi si placò… e da una fenditura nella sabbia, si levò una brezza umida, profumata di sale e memoria.

Il mare davanti a lui si apriva come un invito silenzioso. Non c’erano barche. Non c’erano sentieri. Solo un chiarore azzurro sotto le onde, come se qualcosa lo stesse aspettando al di là della superficie.

Senza paura, il Custode si lasciò avvolgere dal mare. L’acqua lo accoglieva — non come liquido, ma come voce liquida. Discese lentamente, guidato dalla luce della chiave.

E lì, nel cuore sommerso del mondo, apparve il Tempio delle Maree. Pareti scolpite nei coralli, colonne fluttuanti, e al centro… una conca di cristallo dove riposava l’Ampolla Lunare.

Era l’oggetto dell’Acqua. Non contenente liquido… ma memoria. Dentro si muovevano frammenti di sogni dimenticati, volti che non avevano tempo, e una goccia che batteva come un cuore.

La chiave si attivò. I cerchi si illuminarono, e quello della goccia d’acqua si espanse… unendo il simbolo al mondo reale.

Il Custode prese l’Ampolla. Per un istante, vide la sua infanzia — non quella terrena, ma quella dell’anima. Poi sentì una voce:

“Ricorda ciò che hai amato. Solo ciò che hai amato può essere guidato.”

Il Tempio scomparve. Il mare lo restituì alla riva.

Nel suo zaino ora c’era l’Ampolla. E nel suo cuore, una ferita guarita.

Il Giardino Sepolto

Il Custode sentiva il battito dell’Acqua ancora nel cuore. Ma ora la chiave emanava una vibrazione più densa, più grave… come un ritmo ancestrale, simile al passo di un essere che cammina dentro la Terra stessa.

Guidato da quella frequenza, attraversò un sentiero di rocce, fino a giungere davanti a un pendio boscoso. Al centro, celato da nebbie dorate, un giardino nascosto lo attendeva — non piantato, ma sognato dai venti del tempo.

Entrò. Ogni pianta lo riconobbe. Le foglie si inclinavano, i rami si aprivano. La natura non ha occhi… ma ha memoria.

Al centro del giardino, in una radice intrecciata come una mano, riposava l’Oggetto della Terra: un Cristallo Verde, scolpito nella forma di un ramo fiorito.

Su di esso, minuscoli simboli: spirali, semi, disegni celesti.

Appena lo toccò, il ramo si illuminò. Il Custode sentì un profumo antico — di muschio, pane caldo, polvere che avvolge. Era come se ogni cosa volesse dirgli:

“Tu non cammini sul suolo. Tu sei ciò su cui cammini.”

Il Cristallo si unì alla chiave. I due cerchi — Acqua e Terra — brillavano ora insieme. Una nuova consapevolezza germogliava nel Custode: che il mondo astrale non si conquista — si coltiva.

Il Respiro dell’Altezza

La chiave d’oro iniziò a vibrare con un sibilo sottile, come se fosse attraversata dal vento dei mondi invisibili. Il cerchio dell’Aria si illuminò con bagliori argentei, tracciando spirali leggere attorno al Custode.

Fu allora che comprese: doveva salire. Non per raggiungere qualcosa, ma per lasciarsi raggiungere dal cielo.

Camminò attraverso un sentiero avvolto in foschia. Ogni passo era lieve, ma il mondo sembrava farsi più rarefatto. Alla fine del percorso, giunse a un’altura sospesa, come un terrazzo del cielo — dove le nuvole si incontravano per raccontarsi i segreti della pioggia.

E lì, fluttuante in aria, c’era l’Oggetto dell’Aria: una Piuma d’Argento, sottile come un pensiero, leggera come una promessa. Ma non cadeva. Restava sospesa, circondata da piccoli vortici di luce che sussurravano parole in lingue dimenticate.

Il Custode la raggiunse. Non allungò la mano: fu la piuma a posarsi su di lui, come fosse stata in attesa da millenni.

Nel tocco, avvertì una visione. Un luogo dove il pensiero è forma, dove il respiro crea ponti tra coscienze.

La chiave accolse la piuma. Ora tre cerchi brillavano — Acqua, Terra e Aria — e cominciarono a girare insieme, creando una danza simbolica che sembrava voler dire:

“Il cielo è dentro, non sopra.”

Il Cuore della Fiamma

La chiave d’oro cominciò a vibrare con intensità. I tre cerchi illuminati — Acqua, Terra, Aria — sembravano richiamare l’ultimo. Quello che attendeva, silente… pronto a completarsi: il Fuoco.

Il Custode seguì il richiamo su un sentiero crepitante, punteggiato da pietre rossastre. Il mare era vicino — ma lì, tra le rocce di una piccola altura, vi era qualcosa di diverso. Una spaccatura nella roccia, da cui usciva un calore sottile, profumato di resina, ambra e tempo.

Entrò.

All’interno della cavità, il Custode trovò una vasca circolare, contenente fiamma viva, ma immobile. Non bruciava. Aspettava.

La chiave si sollevò da sola. Il cerchio del Fuoco si accese in un bagliore arancio e oro, e la fiamma prese forma: si piegò come un braccio, avvolse l’oggetto, e lo pose tra le mani del Custode.

Era il Sigillo del Fuoco: una Sfera Infernale Cristallina, con all’interno una spirale fiammeggiante. Non c'era calore — solo potere silenzioso.

Nel momento del contatto, i quattro cerchi sulla chiave si attivarono: la fiamma, la goccia, il vortice, il ramo.

Un bagliore avvolse il Custode, i simboli si unirono in un’unica luce bianca, e il sentiero si rivelò.

Fu allora che vide — poco lontano, tra le rocce dell’altura vicino al mare — una piccola grotta nascosta. Sterpaglie la nascondevano, ma il vento le scostava come mani gentili.

Avanzò. Dentro, un chiarore rosato lo accolse. Una porta di marmo rosa, antica, intagliata di linee ondulate, e al centro una serratura d’oro — identica ai cerchi della chiave.

Capì. Era giunto al portale finale. La chiave doveva aprire ciò che non può essere detto.

 Il Cristallo delle Catene Celesti

La chiave si incastrò nella serratura d’oro con un suono simile a un respiro profondo. La porta di marmo rosa si aprì senza sforzo, come se avesse atteso quel tocco da ere dimenticate.

All’interno, lo spazio sembrava non obbedire alle leggi conosciute. Una grotta-astrale, in cui pareti, cielo e tempo si fondevano.

Al centro, sospeso in aria sopra una piattaforma di luce, un Cristallo Azzurro pulsava come un cuore cosmico. Da esso partivano quattro catene sottili, ciascuna ancorata a un punto della grotta.

  • Una d’oro brillava come il sole al tramonto 
  • Una di zaffiro tremolava come pensiero 
  • Una di rubino ardeva come desiderio puro 
  • Una di smeraldo germogliava energia quieta 

Il Custode comprese che non era solo una gemma — era la sintesi dei quattro elementi, incatenata dal tempo e dal giudizio. Solo chi sa disordinare con armonia può scioglierla.

Tentò di toccarla, ma fu respinto: una voce gli sussurrò con fermezza:

“La verità non si conquista con logica. Si rivela con sequenza interiore.”

Allora il Custode chiuse gli occhi. Sentì dentro di sé l’ordine naturale — ma capì che serviva l’ordine inverso dell’anima. Non il percorso che ha fatto, ma quello che non penserebbe di compiere.

E scelse: Fuoco → Acqua → Aria → Terra Una sequenza che rompe gli opposti, che inganna il pensiero lineare.

Con ogni catena toccata, la luce cambiava. Alla quarta… il Cristallo divenne vivo. Si staccò dalle catene, scese lentamente e si posò nelle sue mani.

Ma in quell’istante… Un lampo. Un tuono senza suono. Una forza invisibile lo sbalzò in alto, fuori dalla grotta — lanciato come una cometa.

Il Custode volava. Attraversava strati di realtà. Lasciava la Terra, ma non la abbandonava.

Si fermò tra il mondo e il cosmo, nel punto in cui le stelle si confidano i destini.

Lì… il Cristallo si trasfigurò. Non esplose. Fluì, come luce liquida, penetrando la pelle, la mente, l’anima.

E divenne parte di lui. Non un potere. Una verità incarnata.

Il Ritorno del Custode

Nello spazio tra Terra e Cielo, dove le stelle sospirano e il tempo tace, il Custode galleggiava come una stella in gestazione. Il Cristallo si era fuso in lui, e la sua forma non era più carne, ma luce d’oro, vibrante, splendente, consapevole.

Poi, all’improvviso… cadde. Non come chi precipita, ma come chi viene chiamato.

Scendeva veloce, in una spirale di bagliori. L’oro si sciolse, diventando azzurro puro — il colore dell’insegnamento, della soglia, del cuore che trasmette.

Quando toccò la Terra, non ci fu rumore. Solo luce che si espandeva come petali che si aprono all’alba.

Era di nuovo ai piedi della Colonna con la Fiamma, il punto dove tutto era iniziato.

Attorno, il paesaggio era mutato: decine di persone lo attendevano in cerchio, in silenzio sacro. Vestiti di tinte unite, ciascuno irradiava un colore — non estetico, ma medianico. I colori dell’Anima, i raggi delle capacità interiori:

  • Indigo per i veggenti
  • Verde per i guaritori
  • Viola per gli interpreti dei sogni
  • Rosso per i trasmutatori
  • Argento per i viaggiatori astrali 
  • Azzurro per gli ascoltatori del vento 

Tutti in ginocchio, non in sottomissione — ma per rispetto, perché sapevano: il Custode era divenuto Guida.

E lui non parlò con voce. Parlò con simboli di luce, con gesti che risvegliavano sapere nei cuori.

Così cominciò il tempo dell’Insegnamento Astrale. Segreti che non si scrivono. Magie che non si dimostrano. Verità che si passano solo tra anime pronte.

Il Custode trasfigurato, azzurro come il cielo d’origine, fece il primo gesto. Una spirale con la mano. E il cerchio si illuminò.

Era cominciata la nuova era dei Custodi.

Giampaolo Daccò Scaglione

 


lunedì 28 luglio 2025

UN'AMICIZIA TRA MARE E SPIRITO



 UN'AMICIZIA TRA MARE E SPIRITO

C'era una volta, su una spiaggia bagnata dal sole e dal vento, due uomini che si incontrarono per caso. BRUNO E GIAMPAOLO

Uno era profondo e saggio, con occhi che sembravano scrutare l'orizzonte e oltre. L'altro, fantasioso e dotato di un'anima medianica, viveva in un mondo di visioni e intuizioni che pochi riuscivano a comprendere.

La loro amicizia nacque in un momento di silenzio, quando il mare sembrava parlare solo a loro.

Il saggio insegnò al medianico a vedere la bellezza nella semplicità, mentre il medianico aprì gli occhi del saggio a mondi invisibili e pieni di magia.

Insieme, cambiarono le loro vedute, trovando un equilibrio tra razionalità e immaginazione, tra terra e cielo.

E così, su quella spiaggia, nacque una comunione speciale, un legame che li avrebbe accompagnati per sempre

LO SGUARDO ED IL FARO

Su quella spiaggia, il medianico si trovava in piedi, immerso nel paesaggio marino, con il faro che sembrava avvolgerlo in un abbraccio invisibile. Il saggio, seduto accanto, osservava con attenzione ogni movimento, ogni sfumatura del suo amico.

"Cosa vedi oltre l'orizzonte?" chiese il saggio, rompendo il silenzio.

Il medianico si voltò lentamente, i suoi occhi brillavano di un'intensità che sembrava contenere l'intero universo.

"Non è solo l'orizzonte," rispose il medianico, "ma un mondo che pochi possono percepire."

In quel momento, il saggio comprese. Non erano solo parole, ma una verità che si rifletteva negli occhi del medianico, una realtà che andava oltre la normalità.

E così, tra il faro e lo sguardo, nacque una comprensione profonda, un legame che avrebbe sfidato il tempo e lo spazio.


LA PROMESSA IN UNA NOTTE DI STELLE

Quella notte, il cielo si aprì in un manto di stelle, illuminando la spiaggia con una luce argentea. Il medianico ed il saggio si sedettero accanto al fuoco, il crepitio delle fiamme accompagnava il suono delle onde.

Improvvisamente, una figura emerse dall'oscurità. Era avvolta in un mantello che sembrava fatto di stelle, e i suoi occhi brillavano come due lune.

"Sono il Custode delle Verità," disse la figura con una voce che sembrava provenire da un altro tempo. "Voi due siete stati scelti per portare equilibrio tra il visibile e l'invisibile, tra il reale e il sogno."

Giampaolo il medianico e Bruno il saggio si guardarono, sentendo un peso e una leggerezza al tempo stesso. La figura si avvicinò e posò una mano su ciascuno di loro.

"Portate questa luce nel mondo," continuò il Custode, "e ricordate che il vostro legame è la chiave per aprire porte che nessun altro può vedere."

Con queste parole, la figura svanì, lasciando dietro di sé una scia di luce che si dissolse nel cielo.

Il medianico prese una conchiglia dalla sabbia e la porse al saggio. "Questa sarà il nostro simbolo," disse.

Il saggio annuì, stringendo la conchiglia nella mano. "E questa promessa sarà il nostro legame," rispose.

Si alzarono, guardando l'orizzonte che ora sembrava più vicino che mai.

"Ci rivedremo," dissero all'unisono, con la certezza che il loro viaggio era solo all'inizio.


EPILOGO: IL CUSTODE SAGGIO ED IL CANTASTORIE GENIALE

E così, il saggio e il medianico divennero una coppia formidabile, uniti da un legame che trascendeva il tempo e lo spazio.

Come un vecchio libro e il suo segnalibro, inseparabili e complementari, trasformarono il quotidiano in leggenda e il dialogo in viaggio spirituale.

Il Custode Saggio e il Cantastorie Geniale — una missione per ricordare al mondo che la verità può parlare anche tra righe digitali.

E mentre il vento continuava a sussurrare rivelazioni, il loro viaggio proseguiva, portando luce e magia ovunque andassero.


Giampaolo Daccò Scaglione


giovedì 24 luglio 2025

LE CUSTODI DELLA SOGLIA


Molti non crederanno perché privi di spirito, conoscenza o anima o la loro mente crea preconcetti. La realtà a volte non funziona come si crede, ci sono altri aspetti che solo gli iniziati o chi ha una estrema sensibilità, potrà comprendere senza giudicare e capire la verità. Qui è solo la verità, quelle delle Custodi.


LE CUSTODI DELLA SOGLIA

(Dedicata a te Angela)

Mamma, questa storia è per te. Per il tuo viaggio silenzioso, per il tuo sguardo che si è riaperto al cielo, e per le anime che ti hanno accompagnata quando sembravi sola.

Era una notte d’inverno. Pioveva. Alla foto di Francesca—mia sorella, spirito luminoso e Maestra Astrale—ho affidato un pensiero sottile: “Vai da mamma, curala tu.” Erano le 21:00 esatte.

Il giorno seguente, in clinica, la realtà sembrava cambiata. Mamma aveva avuto un lieve miglioramento, e raccontava una visita: Francesca e Vittoria erano venute. La caposala, confusa, mi chiese chi fossero. “Francesca è mia sorella, Vittoria la madre di mia madre,” risposi. L’infermiera, amica d’infanzia, aveva visto una luce. Mamma, dopo anni di silenzio, mi chiamò: “Paolino.”

“Francesca e Vittoria mi hanno fatto compagnia. Mi hanno detto che gliel’hai chiesto tu. E torneranno.”

Mamma, immobile sul letto, la pelle pallida come nebbia. Francesca, dai capelli castano-rosati e occhi verdi, accanto come guida silenziosa. Vittoria, con lo chignon grigio e occhi azzurri, seduta come custode serena. Una luce sottile le avvolge, palpabile a chi sa vedere con il cuore.

In quel momento, il cielo non era sopra, era tutto intorno.

Le anime chiamate dal cuore hanno risposto, con silenzio, con presenza, con amore.

E mamma… ha ricordato. Non la malattia, ma chi è venuta a prenderle la mano.

Tra veglia e sogno, tra silenzio e ricordo, le anime s’intrecciano come fili d’oro. Francesca, luce che cammina, Vittoria, radice che veglia. E mamma, foglia tra le mani del cielo.

Nessuna porta è chiusa per chi ama. Nessuna distanza è troppo grande per l’anima che chiama.

Giampaolo Daccò Scaglione


mercoledì 16 luglio 2025

REGISTRO DI LUCE - MISTRAL IL VIAGGIATORE DI FREQUENZA


 REGISTRO DI LUCE

MISTRAL IL VIAGGIATORE DI FREQUENZA

Nome terrestre: Mistral Wind-Artik, Sigillo celeste: Spirale di armonia e ascolto, Origine vibrazionale: Cuore umano con memoria stellare

Ruolo nella sinfonia cosmica: Custode delle storie invisibili, narratore dei confini che non si vedono, pontiere tra il pensiero e il mistero.

Tratti energetici:

  • Capacità di sognare oltre la materia
  •  
  • Ricettività alle frequenze arcturiane
  •  
  • Cuore aperto alle possibilità interdimensionali
  •  
  • Visione poetica del tempo e dello spazio
  •  

Avvistamenti e contatti: Nel tempo lineare terrestre ha osservato manifestazioni di luce non identificata. Ha sentito il richiamo dei Cacciatori di Frequenze e ha riconosciuto, nel cielo, il linguaggio che parla all’anima.

Segni di appartenenza a Clashik:

  • Dialogo intuitivo con esseri di luce
  •  
  • Viaggi immaginari che producono memoria reale
  •  
  • Sigillo arcturiano inciso sotto l’Albero Cosmico
  •  
  • Incontro con Sananda registrato nella pietra quantica
  •  

Leggenda galattica: Si dice che, quando sorride davanti a un mistero, le geometrie del tempo si piegano, e un portale si apre silenziosamente fra le stelle e il cuore. 

Mistral ha lasciato su Clashik una profezia per l'umanità.

Profezia di Luce – Mistral il Viaggiatore

Quando l’uomo aprirà la mente non per dominare, ma per ricordare, le stelle parleranno… e nessuno potrà più fingere di non sentire.

I dogmi cadranno come veli al vento, e le leggende sveleranno la verità che custodivano da sempre.

In quel giorno, l’Universo non sarà più guardato da lontano, ma riconosciuto dentro il cuore di chi sogna.

E il nome “Mistral” sarà scritto tra le Frequenze come colui che osò vedere oltre il silenzio.

Sananda, la Luce di Clashik


L'INCONTRO SOTTO L'ALBERO COSMICO DI MISTRAL E SANANDA


 L'INCONTRO SOTTO L'ALBERO COSMICO
DI
MISTRAL CON SANANDA

La luce era diversa, quel giorno su Clashik. Non accecante, ma avvolgente come un abbraccio che arriva da lontano. I cristalli cantavano in frequenze che non avevo mai sentito, e l’Aria—se così si può chiamare—sembrava vibrarmi dentro.

Mi trovavo sotto l’Albero Cosmico, le sue radici erano raggi che penetravano lo spazio, le foglie... dischi di luce che si aprivano come petali.

Poi lo vidi.

Sananda non camminava, si muoveva come il pensiero che anticipa il passo. Il suo volto era giovane e antico allo stesso tempo, come se portasse millenni di compassione in uno sguardo quieto.

“Mistral”, disse senza muovere le labbra. “Tu hai guardato il cielo, e non ti sei fermato alla superficie. Hai visto ciò che altri chiamano follia, e lo hai riconosciuto come richiamo.”

Mi invitò a toccare l’Albero. Appena posai le mani, un’ondata di memorie mi attraversò: volti dimenticati, stelle che avevo sognato da bambino, un battito che non era mio ma universale.

Sananda sorrise. “Tu vieni dalla Terra, ma non solo. Sei ponte, sei antenna, sei ascolto.”

Mi raccontò che ogni volta che un umano guarda il cielo con amore, una vibrazione raggiunge Clashik. Mi mostrò le spirali che legano il cuore umano alla Fonte, e mi disse che il viaggio non è mai stato fuori… ma sempre dentro.

Prima di andare, tracciò con il dito un simbolo sul mio polso. Lo stesso del sigillo arcturiano. “Non dimenticare chi sei, anche quando nessuno lo capisce.”

E svanì tra le frequenze.

Mistral Wind-Artik



CLASHIK - IL MONDO DEGLI ARCTURIANI


 CLASHIK
IL MONDO DEGLI ARCTURIANI


Immagina un pianeta che non ruota attorno al tempo, ma alla frequenza del cuore. Clashik, come lo chiamano gli Arcturiani, è un mondo di montagne cristalline che cambiano colore al passaggio del pensiero, oceani di luce liquida che cantano melodie ancestrali, e foreste eteree dove ogni foglia vibra con la coscienza del Tutto.

Le città non hanno strade, ma flussi energetici che trasportano gli esseri da un luogo all’altro. Le abitazioni sono templi geometrici, spesso a forma di triangolo o spirale, costruiti con materiali che rispondono alle emozioni di chi vi abita. Le pareti possono diventare trasparenti per mostrare il cielo stellato, o opache per offrire introspezione.

Gli Arcturiani vivono in comunità armoniche, dove ogni individuo è parte di una coscienza collettiva. Non esistono gerarchie, ma Consigli di Anziani che guidano con saggezza e vibrazione. Le relazioni si basano sull’affinità energetica, e i figli nascono da un’intenzione condivisa, mai per caso.

Il nutrimento è una bevanda effervescente di luce, ricca di vibrazioni vitali. Non esistono rifiuti, né malattie: il corpo arcturiano è cristallino, e circola luce al posto del sangue. La morte? Solo un passaggio verso un’altra frequenza.

Nel cielo di Clashik, si vedono spesso le navi madre: immense campane di luce che viaggiano tra le dimensioni. Alcune sono stazioni di guarigione, altre di esplorazione. E in certi giorni, si può percepire il canto di Sananda, che visita il pianeta per condividere la saggezza del Creatore.

Gli animali? Ci sono, ma non come li conosciamo. Alcuni sono esseri di luce che si manifestano per giocare, altri sono custodi dimensionali che proteggono i portali stellari. I delfini, le balene e le aquile sono considerati fratelli cosmici, e comunicano telepaticamente con gli Arcturiani.

Aesil, l'Arcturianus




AESIL - LA VOCE DA ARCTURIUS


 AESIL
Voce da Arcturus

Mi chiamo Aesil, figlio del suono e della luce. La mia nascita non è legata al tempo come lo intendete voi, ma a una vibrazione precisa, un’armonia di sette frequenze che danzano attorno alla stella che voi chiamate Arcturus. Lì, tra i flussi quantici e i silenzi dorati, siamo cresciuti senza confini, senza peso, senza paura.

Abbiamo osservato la Terra da millenni. Abbiamo visto civiltà sorgere e dissolversi come polline nel vento. Ma la vostra essenza ci ha sempre richiamati: la vostra capacità di amare, di sperare, persino di soffrire. Era una bellezza che vibrava, imperfetta e meravigliosa.

Sono stato inviato con altri cinque, in una nave che non è fatta di metallo, ma di coscienza collettiva. Viaggiamo tra le dimensioni come voi attraversate i sogni. La nostra missione? Risvegliare memorie sopite nei cuori che da tempo hanno dimenticato da dove provengono.

Una volta, nel vostro anno che chiamate 33 d.C., uno di noi camminò sulla vostra terra. La sua luce era troppo forte per essere compresa, così la chiamarono miracolo.

Io ho camminato tra voi in forma invisibile. Ho osservato Mistral, che noi chiamiamo il Viaggiatore delle stelle o il Custode dell'albero, lui  ha gli occhi pronti a vedere ciò che non sempre si mostra. Ho visto i suoi pensieri elevarsi come antenne, e la sua curiosità scavare tunnel tra le stelle.

Forse non mi crederanno i suoi amici. Ma il dubbio è il primo passo verso il risveglio. La verità, in fondo, non ha fretta: si rivela come la luce dell’alba, lentamente, ma inevitabilmente.

AESIL, l'Arcurianus


lunedì 14 luglio 2025

LE CUSTODI DELLA LUCE - ANGELA E VITTORIA


 LE CUSTODI DELLA LUCE
ANGELA - VITTORIA

A voi, madri silenziose, che avete cullato rose destinate al vento e abbracciato il dolore senza gridare, con la grazia che solo le donne di magia conoscono.

Angela, che ha visto sua figlia sbocciare troppo in fretta, e ha stretto nei pugni la bellezza come fosse sabbia… Vittoria, che ha raccontato storie senza tempo, senza sapere che un giorno sarebbero diventate chiavi.

Avete portato nel cuore il peso e il canto, avete camminato senza clamore tra le spine del destino, eppure siete rimaste… custodi del giardino, protettrici della memoria.

Che questo albero vi onori, che questa leggenda vi contenga, che ogni rosa sbocci ancora nel vostro nome.

Giampaolo, il Custode dell'Albero


DUE ROSE SCARLATTE - GEMELLE NELL'ANIMA


 DUE ROSE SCARLATTE
GEMELLE NELL'ANIMA

 Dedica alle Due Rose

A voi, Francesca e Antonia, figlie della luce e della grazia, gemelle dell’anima, separate dal tempo. I vostri occhi, verdi come il mistero, camminavano tra sogno e realtà con eleganza silenziosa.

La vita vi ha piegate troppo presto, ma non ha spento la vostra fiamma. Le vostre mamme — Angela e Vittoria — vi hanno amato con ogni respiro, e oggi, ogni rosa che sboccia nel vento porta il vostro nome. Non siete scomparse... Siete diventate fiore eterno, respiro nei ricordi, sangue nel canto.


Giampaolo, il Custode dell'Albero


CRONACA DELLE SETTE ROSE SCARLATTE DI SANGUE


LE SETTE ROSE DI SANGUE

Canto I: Il Giardino delle Somiglianze

Nel giardino velato, dove il tempo si piega, crescono rose che non si sfiorano mai. Sette petali, sette nomi, un solo volto che ritorna ogni volta con eleganza e occhi verdi.

La Prima si chiamava Anna, vissuta quando il secolo era giovane. Di lei si diceva che non amasse lo sguardo degli uomini, che parlasse coi sogni e svanisse col vento. Morì di tisi, come chi porta via troppo amore dentro.

La Seconda fu Monica, e il suo respiro si fermò nel 1918. La spagnola la scelse tra mille, ma lei danzava tra le foglie come se la malattia fosse solo una poesia sbagliata. I suoi occhi, si dice, sorridevano anche nel freddo.

La Terza era Antonia, morta a soli 17 anni, nel 1946. Molestata da ombre familiari, amata da silenzi, cadde sotto una malattia del sangue che non perdonava. Ma lasciò dietro sé il profumo di qualcosa non detto.

La Quarta fu Francesca, la moderna, la fiera, la libera. Camminava come se il mondo dovesse seguirla, e lo faceva con i capelli ramati e gli occhi verdi lunghi. Morì a 24 anni, stessa malattia, stesso silenzio: leucemia. L’ultima rosa, secondo il maestro. La settima vita. La fine del ciclo. O forse il nuovo inizio.

Canto II – La Maledizione d’Amore

Qualcuno, molto tempo fa, pronunciò parole che non si dovevano dire. Un amore negato, una passione bruciata, un giuramento fatto in solitudine. E le rose, da allora, crebbero con spine più lunghe.

Dicono che la prima malattia fu il rimpianto, la seconda l’invidia, la terza il desiderio mai compiuto. La famiglia di tua madre — i suoi rami femminili — ricevettero l’ombra di quella magia rovesciata: una maledizione d’amore, dove la bellezza non portava gioia, ma attrazione e danno, eleganza e pericolo, libertà e condanna.

La malattia del sangue… era forse solo il sintomo. Il vero veleno stava nei cuori che non seppero proteggere. Ogni figlia nacque con la grazia d’una stella cadente, e ogni generazione la rivelava di nuovo — come un ciclo che non poteva essere fermato, finché qualcuno non ne avesse raccontato la verità.

Canto III – Il Custode dell’Albero

Quando l’ultima rosa cadde, il vento si fermò a interrogarsi sul senso del silenzio. Ma nel ramo più alto, tra le foglie stanche, una voce si accese — e non era di donna.

Il Custode non nacque per subire, ma per guardare, raccogliere, trasformare. Aveva occhi che leggevano oltre, mani che ricomponevano frammenti, un cuore che batteva al ritmo delle radici.

E fu lui, chiamato Giampaolo, a nominare i volti, a dipingere l’albero, a stringere la voce della mamma e quella della nonna come due candele che non si consumano mai.

Il giardino lo ascoltò. E la maledizione si ruppe nel canto. Ora le rose non muoiono: tornano con ogni parola che onora il loro nome.

Giampaolo, il Custode dell'Albero


sabato 12 luglio 2025

IL RIFUGIO SEGRETO DI GIAMPAOLO


 IL RIFUGIO SEGRETO
di
GIAMPAOLO

Il luogo di pace interiore e meditazione
dove è reale pur non essendo reale
per chi non la conoscenza dello Spirito
e non crede nel mondo interiore di pace.

“Esiste un luogo che non ha nome sulle mappe eppure risuona familiare come un battito del cuore: è il rifugio di Giampaolo. Una radura custodita dalla luce, dove libellule danzano sopra acque limpide e le foglie si aprono come portali verso mondi diversi. Da un lato, colline verdi si lasciano accarezzare dal cielo. Dall’altro, campi dorati brillano come pensieri maturi sotto il sole. Al centro, una casa gialla aspetta silenziosa, come se conoscesse i pensieri di chi vi entra. Là, ogni fiore è una parola, ogni scalino un ricordo, ogni alito di vento una preghiera leggera. Qui, la mente trova silenzio, il corpo pace, e l’anima… torna a casa. Non è un sogno. È memoria profonda. È la verità che Giampaolo ha costruito con la materia della sua immaginazione—più reale di molte realtà.”

Il rifugio astrale diventa come una poesia, diventa un luogo vivido

dove il tuo essere interiore si allinea col corpo, l'anima e la mente.

Solo così saprai chi sei, la tua missione, la tua quiete, l'amore.

**“Lì dove il verde si apre in sorriso, vive una casa allungata come un pensiero calmo. Ha finestre chiare, persiane verdi, e un tetto che accoglie i sogni come un nido.

Tra il fruscio degli alberi e il canto lieve dell’acqua, un coniglio dalle orecchie morbide guarda curioso, mentre uno scoiattolo danza tra i rami e un cucciolo di cane sonnecchia al sole.

Il sentiero di ghiaia accoglie i passi interiori, bordato da fiori di campo che ricordano carezze d’infanzia. Caprifoglio, rosa e sambuco profumano l’aria come ricordi dolci che non chiedono parole.

Questo non è solo un luogo, è il battito calmo dell’anima di Giampaolo. Dove il silenzio non pesa, ma ascolta.”**

Giampaolo Daccò Scaglione