Il Calzino che non trova l’altro
Come sappiamo tutti, quando si mettono un paio di calzini dentro la lavatrice ne esce uno, a volte tre e credo che oggi sia un mistero studiato in tutte le università mondiali e persino su Marte.
Si, anche su Marte e penso persino su X-green nella costellazione di Andromeda. Eh? Come sarebbe a dire che sto dicendo un mucchio di cavolate?
Ma siete davvero increduli e quindi informatevi. Comunque da che mondo e mondo i calzini spariscono nelle lavatrici.
Fortunate le donne che da quando hanno i collant il problema non esiste più ma anche loro prima, avevano un bel da fare a cercare la calza mancante.
Poi c'erano i poveri che nei secoli scorsi li lavavano nei torrenti e fiumi e si potrebbe anche capire la sparizione, uno scivola via nell’acqua e fa: “Ciao ciao all’altro.”
Il signor Scarpetta che viveva in un cortile vicino a mio cugino Battista, era un appassionato di calzini ed al quartiere Costa dove c'era la sua casa, era famoso perché dava i nomi ai suoi calzini: Puzzetto, Righetto, Allucino, Tally (da tallone), Cinquedita, Verdecalcagno, Lunghino e così via.
Un giorno il signor Scarpetta era talmente disperato che quando incontrò mio cugino Battista e la sua fidanzata disse loro "Aiuto, è fuggito Solo, e non lo trovo più".
I due lo videro talmente abbacchiato che si fermarono ad ascoltare la storia e mai più pensavano che Solo si trattasse del suo calzino preferito a cui aveva dato quel nome.
Solo era un calzino solo da anni e lui lo teneva come reliquia, capitava che ogni tanto lo vedeva per terra in salotto, in cortile, sulla pianta di mele dell’orto, in casa della vicina e in altri posti.
Non capiva perché facesse così, Solo sembrava voler scappare da lui eppure era ben accudito anche se Solo, viveva nel cassetto con tanti altri suoi calzini, proprio non capiva il perché.
Si sedettero in cortile e il signor Scarpetta iniziò come una favola a raccontare la storia del suo calzino preferito (la fidanzata di mio cugino fingeva di commuoversi mentre si sganasciava dalle risate con la faccia nascosta nel fazzoletto.):
- C’era una volta un calzino di nome Solo, che viveva in un cassetto pieno di speranze e mollette. Era a righe blu e verdi, con un piccolo buco sul tallone che sembrava una bocca che diceva:
“Ehi… qualcuno mi ha visto?”
Solo aveva perso il suo compagno durante una lavatrice del 2003. Da allora, ogni giorno si svegliava e gridava:
“Fratellooo! Dove sei?” Ma nessuno rispondeva. Solo si ritrovava circondato dai miei calzini arroganti, calzini sportivi, calzini da cerimonia che lo guardavano con sufficienza, poverino e lo posso capire.
Spero che un giorno lo possa ritrovare - conclude il signor Scarpetta avviandosi verso casa, salutando mio cugino e fidanzata e quando lui sparì alla vista, tutt'e due si buttarono a terra rotolando dalle risate.
Il giorno in cui il calzino decise di partire dalla casa del signor Scarpetta, saltò fuori dal cassetto, rotolò giù dalle scale, e si infilò in una scarpa vuota, gridando:
“Io camminerò anche da solo!”
Durante il viaggio, incontrò:
una pantofola depressa,
un laccio che voleva diventare serpente,
una suola che parlava in dialetto veneto,
ed un tacco che si lamentava perché era alto solo 10 centimetri.
Ma il suo segreto era questo: Solo non cercava davvero il suo gemello di cui ormai aveva perso la speranza. Cercava qualcuno che lo volesse anche se spaiato e non piegato amorevolmente dal signor Scarpetta e lasciato lì nel cassetto al buio.
Stava rinunciando alla ricerca quando sulla strada del ritorno vide un quartiere piene di case nuove e incominciò a curiosare fuori da tutte queste belle dimore con prati e giardini pieni di fiori.
Alla fine, arrivò in una casa dove viveva un bambino che cantava in maniera talmente stonata tant’è che dal giardino erano fuggite tutte le farfalle, i topolini, i bruchi e anche le lumache che erano note per non sentire proprio bene.
Questo bambino ogni mattina indossava un calzino diverso su ogni piede, e diceva:
“Così i miei piedi non litigano.”
Solo si commosse e non ebbe nessun dubbio. Si infilò nel piede sinistro del piccolo. E da quel giorno, fu finalmente considerato calzino speciale non per essere uguale, ma per essere diverso con dignità.
Alla fine si ritrovò felice tra tanti calzini diversi che al mattino facevano il coro stonato col bambino che cantava stonato mentre le cicale ed i grilli fuggivano dal prato dietro casa correndo verso la campagna lontana.
Rito finale per il lettore
“Prendi due calzini spaiati. Indossali con orgoglio. Scrivi una frase che ti rende unico. Poi cammina per casa dicendo:
“Io sono scelto. Anche se non combacio.”
Giampaolo Daccò Scaglione

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