FIGLI DI SERIE B
“Ogni ferita è parola, ogni silenzio è memoria.
Qui si incide la voce dei figli dimenticati.”
Fuori dalla camera del notaio, Luca avrebbe voluto piangere. Ma un uomo non lo fa davanti a tutti. Si era sempre sentito il figlio non amato, quello di serie B, sballottato tra nonni e parenti mentre i genitori, giornalisti importanti, portavano Massimo - il primogenito perfetto - nei loro viaggi. Bello, geniale, egoista e superbo, proprio come loro.
Davanti all’ufficio in centro a Milano, Luca osservava il fratello, la cognata e i tre nipoti: volti soddisfatti, incapaci persino di fingere dispiacere per la morte dell’arcigna madre e per il misero lascito che gli aveva riservato.
Luca era nato per caso, quattro anni dopo Massimo, durante un viaggio in California. Da bambino aveva già intuito la differenza: abbracci, regali, complimenti e inviti erano sempre per il fratello. Lui restava indietro, troppo piccolo per seguirli.
I nonni lo adoravano, ma presto erano morti, e Luca era finito in collegio dai frati, mentre Massimo partiva per l’Inghilterra, in scuole di lusso.
Quante volte aveva pianto? Non lo sapeva. In quel collegio c’erano tanti ragazzi di serie B, ma Luca non riusciva a sentirsi parte di loro: era troppo introverso.
Poi lo scandalo: il padre trovato a letto con una cantante famosa in Francia. I giornali ne parlarono ovunque. La madre, Ludovica Monegaschi, riversò tutta la sua rabbia su Luca: “Sei uguale a tuo padre, uno che non vale niente…” erano le frasi più gentili.
Un giorno, nascosto in camera, sentì la madre confidare alla sorella Laura: “Era arrivato nel momento sbagliato, non potevamo permetterlo…” Laura le fece cenno di tacere davanti a Massimo.
Non approvava, ma non voleva litigare. Alla fine propose di occuparsi lei di Luca. Ludovica accettò con sollievo: si era liberata di quel peso.
Così Luca, dopo il collegio, si trasferì a Trieste dalla zia. Furono gli anni più belli della sua vita: Laura era stata la madre che avrebbe voluto avere.
Gli anni passarono. La madre andò in pensione, Massimo si sposò con una nobile inglese e ebbe tre figli viziati. Luca li vedeva solo a Natale e Pasqua, sempre circondato da freddezza.
Quando presentò Claudia, la sua fidanzata, l’inverno entrò in quel salone di lusso. Dopo qualche anno, Claudia se ne andò, stanca di sentirsi emarginata.
Luca rimase solo. Qualche avventura, nessuna relazione stabile.
Ed ora, davanti al testamento, riceveva le briciole: un piccolo appartamento in zona Solari e ottantamila euro. Tutto il resto a Massimo: villa, case, azioni, patrimonio.
Non aveva voglia di impugnare il testamento, né di spaccare la faccia soddisfatta del fratello. Nonostante tutto, aveva voluto bene a sua madre. Ma il dolore di non essere mai stato amato lo stava uccidendo.
“Bene caro fratello, grazie per aver accettato le volontà di mamma…” disse Massimo, stringendogli la mano senza abbracciarlo. La cognata lo baciò sulle guance, con occhi soddisfatti. Poi sparirono nella loro Mercedes.
Figlio di serie B. Lo era sempre stato, e lo aveva accettato. Ma questa volta era una ferita al cuore.
Non tornò subito a casa. Entrò in un bar vicino al tribunale. “Un caffè ristretto”, disse al cameriere. All’unisono, una giovane donna rispose: "Un caffè ristretto..." sorridendo continuò "Anche per me, grazie.”
Si guardarono, scoppiò una risata. I loro occhi si incrociarono e rimasero fermi per un istante.
Fuori, il sole brillava sulla città. La Madonnina dorata del Duomo scintillava come un segno di luce e di amore.
“Il dolore si è inciso, la pagina si è compiuta. E nel sole di Milano la speranza ha trovato casa.”
Sigillo universale:
“Non esistono figli di serie B, solo anime che cercano amore. Ogni lacrima è seme, ogni ricordo è luce. E nella pagina incisa tutti i dimenticati diventano fratelli.”
Giampaolo Daccò Scaglione

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