lunedì 29 dicembre 2025

LUCA


LUCA

"Un ricordo tornato in mente dopo aver saputo di una tragedia causata da intolleranza, da pregiudizio e cattiveria. Luca, un ragazzo fragile che conoscevo bene e non solo io. C'è chi pensa - Non può essere possibile - eppure si, è possibile, tutti i giorni, nelle scuole, per strada, in casa e la cosa più terribile oltre l'indifferenza è "il non fare davvero nulla" per estirpare dalla società (che siamo noi dopotutto) questo male. Vorrei ricordare Luca, con affetto e che c'è sempre qualcuno che pensa a lui."

E' passato tanto tempo, non importa dove sia la città o il luogo dove era accaduto tutto, è importante la sua storia per capire, imparare, che siamo tutti uguali seppur differenti. Questa è la tua storia Luca, solo per te indimenticabile amico dei nostri anni più giovani.

 Luca era un bambino dolce, bello dai grandi occhi azzurri, gli piaceva correre nei prati e nei boschi, giocare con gli amichetti e le bambine del suo vicinato. 

Era intelligente, vivace però spesso si sentiva solo, vivere con la nonna gli pesava e poteva vedere i genitori solo nei week end, in quanto erano per lavoro, continuamente in viaggio per tutta l'Italia.

Luca amava disegnare e stare seduto in giardino a guardare le stelle e sognare, poi a sei anni la sua vita cambiò, i genitori decisero di fermarsi in quella grande città. avevano ricevuto un'offerta importante della loro azienda a cui non potevano certo rinunciare.

Suo padre lavorava in uno studio manageriale affiancando uno dei direttori generali, la mamma collaborava nell'ufficio amministrativo, ma spesso riusciva a rimanere a casa portandosi il lavoro dietro e così Luca iniziò ad ottobre il suo primo giorno di scuola elementare in un istituto importante.

Che bello, quanti bambini, quanti amici e che belle le materie che si studiavano, disegno, storia, geografia però non capiva perché ogni volta che incrociava gli occhi di suo padre una volta a casa, sentiva astio e non capiva perché solo la mamma ogni tanto gli faceva le coccole, mentre con le due sorelle Marina e Stefania, papà era dolcissimo.

Intanto il tempo passava, suo padre era sempre più freddo, e capitò soprattutto quella volta quando Luca disse che voleva praticare dello sport dopo la scuola: atletica, mentre il genitore gli disse che avrebbe preferito che giocasse a calcio.

"Atletica! Roba da femminucce." si era sentito dire.

Il giorno prima del suo decimo compleanno finalmente capì il perché fosse già da un po' di tempo veniva isolato dagli amici, e spesso si ritrovava a parlare o giocare con due o tre amichette: Sandra, Martina e Giulia.

Avendo organizzato una festa di compleanno a casa, Luca nell'intervallo tra le lezioni aveva rinnovato a tutti l'invito a casa sua il giorno dopo. Antonio il "boss del gruppo di calcio" gli rise in faccia e le sue parole furono un colpo nello stomaco: 

"A casa di una donnetta? Ahahah crescerai culattone caro Luca se non lo sei già."

Giulia infuriata gli gridò in faccia: "Cretino, solo un idiota come te può dire questo."

Luca uscì dall'aula inseguito dall'amica, mentre lei cercava di consolarlo lui si chiedeva il perché di quelle parole. Più tardi a casa volle raccontare alla mamma quello che era accaduto a scuola, lei senza nessun segno d'affetto come lo è un abbraccio rispose:

"Son cose da bambini, passerà. E' tutta invidia perché sei bello ed intelligente."

Da quel giorno la sua vita si fece un inferno "Non crescermi frocio." gli fu detto da suo padre quando lo vide a dodici anni pettinarsi i capelli lunghi.

"E se se lo sei cerca di uscire presto di casa, non voglio finocchi qui."

Molti erano i cattivi scherzi che gli venivano fatti, il peggiore sono state le botte di un gruppo di teppisti fuori dal palazzo dove abitava Sandra, solo per il fatto di indossare un cappotto azzurro, secondo loro da "finocchio".

Luca in quegli anni visse una vita d'inferno, dovette cambiare scuola, evitare le vie o luoghi dove chi lo conosceva, crudelmente lo prendeva in giro davanti alla folla. 

Luca voleva morire, voleva uccidere chi gli stava facendo del male, solo Giulia e Sandra gli furono vicine amiche di sempre. Il padre non gli parlava quasi più, si vergognava di lui, Luca un giorno dalla sua cameretta, lo sentì dire a sua madre "Meglio un ladro in casa che quello."

Arrivarono i diciotto anni, poi i venti e Luca aveva trovato lavoro in una città vicina dove nessuno lo conosceva, dove si era fatto un piccolo giro di amici e spesso la sera poteva andare a divertirsi nei locali dove non avrebbe avuto mai più nessun problema.

Poi stranamente nella sua città conobbe un ragazzo poco più grande di lui, con cui riuscì a instaurare prima un bellissimo rapporto di amicizia e poi nacque qualcosa di più. Prima un abbraccio, poi un bacio delicato. 

A Luca sembrava di aver toccato il cielo, finalmente qualcosa in cui credere, qualcosa che poteva cambiare la sua vita e con quel qualcuno avrebbe costruito il suo futuro.

Quel qualcuno, il ragazzo di cui si era innamorato, una sera gli sorrise caldamente e lo invitò nella sua casa fuori città, loro due soli, per un week end dove finalmente avrebbero chiarito tutto sul loro rapporto, di cui oltre ad un bacio, un abbraccio e qualche coccola, non erano mai andati oltre.

Luca, nel pomeriggio del venerdì della partenza, preparò la sua borsa cantando felice, non vedeva l'ora di stare con quel qualcuno. Solo Giulia a cui aveva confidato tutto, non ne era molto convinta, un posto isolato anche se l'altro, Luca lo conosceva già da settimane, ma poi nonostante i dubbi fu felice per lui e l'abbracciò.

Il sabato mattina, giorno della partenza c'era un sole d'autunno quasi caldo che inondava di luce dorata le colline, illuminava la strada dove tra poco sarebbero arrivati a destinazione.

Quel qualcuno prese la sua borsa e condusse Luca fino in casa, era una villa di vacanze molto bella, probabilmente dei suoi genitori, una casa in pietra e legno e dal retro si poteva passare lo sguardo su tutta la pianura, e fu li che si abbracciarono guardando quel panorama stupendo.

Dopo aver pranzato nella cucina da dove si vedevano colline piene di vigneti ormai senza frutti, Luca fu condotto da quel qualcuno nel salotto vicino al camino, un tepore scaldava i loro corpi finché lui incominciò a spogliare Luca.

Quando il ragazzo fu completamente nudo davanti all'altro, da una porta che accedeva alla cantina apparvero tre altri ragazzi col sorriso cattivo. Quel qualcuno si rimise la camicia, si alzò mettendosi di fianco a quelli. 

Luca terrorizzato da quello che stava accadendo, si sentì perduto, aveva capito che quella era solo una trappola, che quel qualcuno aveva finto fino a quel momento e nonostante conoscendo ormai il pericolo in cui era finito, sentì il cuore spezzarsi.

"Frocio."

"Culattone!" (subito uno schiaffo sulla testa). 

"Finocchio."

"Feccia Umana!" (e un calcio violento arrivò alla gamba sinistra). 

Luca cercò di non piangere, tentò di alzarsi, prendere i pantaloni e cercare di fuggire ma dopo non vide più nulla. Sentiva pugni e sputi sul corpo, forse era arrivata finalmente la sua fine.

Davanti al pronto soccorso la madre piangeva nel vedere il volto tumefatto del figlio, Luca non disse a loro che successe nella villa, non fu per paura e per le minacce. 

Buttò via portafogli e borsa raccontando di essere stato picchiato e derubato, il padre fece partire la denuncia contro ignoti. 

Giulia due giorni dopo voleva sapere la verità e lui guardandola negli occhi disse con voce incolore "La verità è solo questa, non ce n'è nessun altra." lei tremò nel vedere il gelo in quello sguardo limpido e capì che Luca non sarebbe mai stato più lo stesso.

Quando quattro mesi dopo ripresosi dalle ferite e dal trauma, Luca prese il treno per cambiare definitivamente vita in una grande metropoli del nord Europa dove aveva trovato un nuovo lavoro e alloggio, grazie allo psicologo che lo aveva curato in quei mesi.

Luca sulla banchina dei treni si ritrovò solo con sua madre, una delle sorelle e Giulia, due ore prima suo padre gli mise in tasca delle banconote: "Potrebbero servirti, non si sa mai" gli disse freddo, Luca voltò le spalle dicendo grazie e una volta in auto le fece cadere sul sedile dietro di nascosto.

Giulia pianse ma lo abbracciò forte "Scrivimi appena arrivi, appena potrò verrò a trovarti." poi il treno partì e scomparve nella campagna fuori da quella città.

Molti anni erano passati da quel giorno in cui Luca, prese il treno e se ne andò via da tutto e da tutti.

Incontrai Giulia qualche tempo fa e dopo qualche chiacchiere su di noi, chiesi di Luca.

"Sta bene, vive sempre a Berlino, ha un compagno già da otto anni e pensano di sposarsi, collabora con lui in uno studio di architettura ed è felice, spesso vado a trovarli, sono contentissima per lui.".

"Salutamelo tanto se lo senti, non lo vedo da quella volta." lei mi guardò con un sorriso amaro, poi mi fissò negli occhi.

"Tu sai chi sono stati vero?" non dissi nulla feci solo una smorfia con la bocca.

"Capisco..." rispose lei rassegnata, l'abbracciai promettendoci di vederci qualche volta e mi girai a guardarla mentre saliva sul tram da dove mi mandava cenni di saluto dal finestrino sul retro. Sorrisi alla bella ragazza ricambiando i saluti.

"Ho voluto dedicare questo racconto a Luca, un amico perso nei meandri del tempo tantissimi anni fa per colpa di pregiudizi e cattiveria umana che ancora non si è spenta e che forse mai si spegnerà. Se si parla tanto di rispetto ed uguaglianza perché esistono ancora queste cose?"

Giampaolo Daccò Scaglione

 

 o ed uguaglianza perché esistono ancora queste cose?

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