mercoledì 24 dicembre 2025

UN SOFFIO LEGGERO

UN SOFFIO LEGGERO

“Un soffio leggero ha liberato i semi del cuore, e l’amore è nato dal vento.”

Ero disteso sull'erba con gli occhi chiusi, sentivo il profumo dell'autunno arrivare nonostante fossimo ai primi di settembre. Ero lì in quel prato, disteso su una coperta sopra l'erba. 

Avevamo appena stuzzicato qualcosa quando avevo sentito il bisogno di distendermi e godermi l'azzurro tenue del cielo solcato da nuvole bianche. Il profumo di alcuni fiori giungeva alle mie narici ed avevo sorriso a quella sensazione. 

All’improvviso un soffio leggero, un alito di qualcosa, aveva colpito il mio volto.

Avevo aperto gli occhi ed una nuvoletta di semi di quel fiore così delicato mi aveva sfiorato la faccia. Il sorriso di Mauro era su di me: aveva preso il fiore e soffiato davanti al mio viso. Forse la mia espressione di sorpresa lo aveva divertito.

Due giorni prima avevamo deciso, lui ed io, di passare una giornata nella campagna poco distante, un po’ per trascorrere il tempo insieme in un posto non stressante come la grande città, un po’ perché Mauro aveva bisogno di parlare ancora della fine della sua storia con Silvia.

Con la moto eravamo giunti un paio d’ore prima in questa radura stupenda, da dove si poteva vedere la città da lontano, il laghetto dei pescatori poco più sotto e quel bosco di betulle dietro di noi. 

Il profumo di fiori e di erba, qualche insetto svolazzante qua e là, un nitrito lontano e quel cielo azzurro incredibile erano la nostra cornice.

Avevamo parlato di Silvia mentre preparavamo il posto in cui volevamo stare: una storia sofferta durata cinque anni, dove lei, ambiziosa - troppo - aveva scelto alla fine la carriera in una metropoli straniera, indipendentemente dall’amore che provava per lui. 

Certo, Mauro l’aveva presa molto male e per giorni era stato da me, sfogando tutta la sua rabbia, amore, tristezza e gioia del tempo passato con lei.

Non so perché, ma più ascoltavo le sue parole, più vedevo il suo volto soffrire, più stavo male anche io, come se mi fossi immedesimato troppo in lui. Era stato difficile essere obiettivo e dare consigli giusti provando la stessa rabbia, ma ci ero riuscito. 

Ero riuscito a fargli comprendere come siamo diversi, come ognuno mette al primo posto la propria esigenza anche facendo del male all’altro. Che ognuno di noi ama a modo suo e che l’amore significa rinuncia e comprensione molte volte.

Mauro sembrava più sollevato nel corso dei giorni e la nostra amicizia più rinforzata. Ecco, lui aveva preso di nuovo un altro soffione e con il fiato fece volare nuovamente i suoi semi verso di me.

“Ehi…” gli avevo detto ridendo. “Cos’è, una provocazione, o non hai niente di meglio da fare?” La sua risata era davvero divertita. 

“Dai Stefano, è un po’ come tornare bambini, non lo facevi anche tu?” Avevo annuito. “Sì, certo, ma non a ventotto anni, rovinando la vita di quei piccoli fiori.”

Si era girato di spalle, mettendosi seduto sull’erba con le ginocchia chiuse tra le braccia. L’avevo guardato fisso: aveva i capelli ondulati al vento leggero e lo sguardo lontano. Prima che io potessi dire qualcosa, mi aveva preceduto.

“Non sto pensando a lei ora, Stefano. Sto guardando quell’orizzonte e come le cose possano cambiare da un momento all’altro. Come se un giorno si aprisse una porta verso un cielo diverso, dove magari prima vedevi un’alba rosa ed ora vedi un tramonto di fuoco…”

Si era girato verso di me, guardando la mia faccia stupita da quelle parole quasi poetiche. Non era da lui esprimersi così: Mauro era sempre stato un ragazzo molto concreto, poco romantico almeno apparentemente.

I suoi occhi mi avevano guardato per un attimo in un modo strano. Mi ero alzato anche io, sedendomi accanto per guardare l’orizzonte che stava fissando. Poi aveva girato il viso verso lontano.

“Ecco, vedi quei colori, quei paesaggi davanti a noi?” Annuivo senza capire. “Avevo soffiato su quei fiori pensando alla vita. Basta un alito di vento e le cose si muovono in tante direzioni, si aprono nuove strade, tante strade da poter scegliere in cui dirigersi o prendere decisioni.”

“Stai diventando saggio, Mauro.” gli avevo detto mettendogli una mano sulla spalla. “Il dolore fa cresc…” — non mi aveva fatto finire la frase.

“Non è solo il dolore, ma anche una presa di coscienza di ciò che vuoi, di ciò che sei diventato, di ciò che un amico ti ha dato in questo periodo.”

Ora mi stava guardando nuovamente, nei suoi occhi c’era qualcosa di strano. “Hai visto come volavano leggeri i semi del soffione prima? Sopra il tuo viso, sopra l’erba, nel cielo… come parole, come poesie, come aliti colorati d’argento in freddi inverni oppure come farfalle sui prati… 

Non capisci, vero? Ti stai chiedendo cosa mi sta succedendo? Di come sono diventato dolce e romantico?” 

Il mio silenzio era eloquente. 

“Eppure sei stato tu! È merito tuo. Mi hai fatto capire tante cose, aperto gli occhi, mi hai fatto comprendere che l’uscita di Silvia dalla mia vita non era il dolore più grande… Stefano, tu… tu mi hai fatto crescere, davvero.”

Mi ero sentito bene ed imbarazzato: dopo tutto avevo solo aiutato il mio migliore amico a uscire da una situazione di sofferenza. Un vento leggero in quel momento si era alzato tra noi, eravamo come fuscelli d’erba che vibravano a quel tiepido alito. 

Mauro, di colpo, si era voltato ancora una volta verso di me e il suo viso, dopo un sorriso caldo, si faceva sempre più vicino al mio. Dolcemente mi aveva preso la testa, baciandomi prima a fior di labbra, poi in modo appassionato.

Non so il perché, ma senza divincolarmi da lui, come se una calamita mi avesse bloccato tra le sue braccia, in quel momento avevo capito tutto. I semi di quel fiore si erano liberati anche nella mia mente.

Un tramonto rosso fuoco è davanti ai miei occhi. Sono sul terrazzo di casa che spazia verso il fiume e le ville del mio quartiere. 

Sono passati tre anni da quel giorno e Mauro è seduto alla scrivania nella stanza dietro di me, finendo una pratica del suo lavoro. Sento il battito delle sue dita sulla tastiera del computer e sorrido tra me.

Quel sole che stava sparendo alla vista ed il caldo della sera estiva mi hanno fatto tornare indietro nel tempo, a quel ricordo che ha cambiato le nostre vite. Vite che ancora erano celate nel nostro cuore e nella nostra mente. 

Una cosa è certa: il legame profondo con Mauro si è rivelato come un sogno pieno di felicità, da quel giorno in cui tutta la nostra esistenza era cambiata. Non era stato solo un soffio leggero posato su un delicato fiore.

Dedica per chi scopre l'amore con un soffio leggero:

Un soffio leggero

ha liberato i semi del cuore,

e l’amore è nato dal vento.

Giampaolo Daccò Scaglione

 

 

 

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