martedì 23 dicembre 2025

OCCHI AZZURRI

Occhi Azzurri

Un gioco di luce a Sitges

“Ogni sfera di luce che colpisce gli occhi è un invito a ridere del tempo.”

Sitges – Spagna, 10.09.2010

Una vacanza fantastica con il mio amore e i nostri amici: quindici giorni a Barcellona con vari spostamenti in Catalunya, ma soprattutto tanto mare e relax dopo un anno di lavoro.

Quel giorno, nel tardo pomeriggio di un venerdì molto caldo, mentre tutti erano in spiaggia per un bagno rinfrescante, disteso sul mio lettino sulla sabbia decisi di passeggiare solitario sul lungomare. 

Mi alzai, misi un pareo sui fianchi e infilai le ciabatte da spiaggia. Dissi ai miei amici che andavo a fare un giretto lì vicino.

Salii i gradini che portavano alla strada: le palme ombreggiavano il mio cammino sul terrapieno, mentre persone passeggiavano bevendo una bibita o assaporando un gelato. 

Mi venne improvvisamente voglia di mangiarne uno anch’io. Il mio sguardo si fermò davanti a una gelateria dall’altra parte del lungomare.

La tentazione fu troppo forte: mi sedetti a un tavolino sul terrazzino con vista panoramica, circondato da vasi di oleandro. Ordinai un gelato gigante alla panna e fragola. 

Non appena fu posato sul tavolino, mi rilassai allo schienale della sedia e incominciai a gustarmelo guardando il mare blu poco distante. Una leggera brezza rinfrescava la giornata. Che meraviglia, cosa potevo volere di più?

Al terzo cucchiaino, una sfera dispettosa di luce mi colpì gli occhi. Mi girai e vidi due ragazze e un giovane seduti poco distanti con uno specchietto in mano. Sorrisi tra me pensando: “Che matti!”, e invidiai la loro età e spensieratezza. 

Ridevano allegri e di nuovo, con lo specchietto, fecero il giochetto con la luce colpendo i miei occhi. Li guardai sorridendo, ma con la testa feci un cenno come dire: “Perché?”.

La ragazza dai capelli lunghissimi e corvini, con occhi penetranti, guardò il ragazzo ricciolino e l’altra giovane dalla treccia scura al suo fianco. Poi mi sorrise e disse: — A todos nos gusta tus ojos azules…

“Sfacciata”, pensai. “A un uomo della mia età!”. Poi continuò maliziosa: — Y usted, ¿cuál de nuestros tres ojos oscuros favorito?

Mi sentii leggermente in imbarazzo e non sapevo se far finta di arrabbiarmi o stare allo scherzo. Giocavano alla provocazione con l’incoscienza dei loro anni. 

Tre sfacciati. 

Però erano simpatici. 

Mi alzai sotto il loro sguardo, mi avvicinai e dissi: — Mi abuela solía decir: para una buena comida tiene muchos cursos, pero en este caso yo prefiero mi helado con crema batida y fresas. Adiós muchachos. (Mia nonna diceva che a un buon pranzo ci vogliono molte portate, ma in questo caso preferisco il mio gelato alla panna e fragola.)

Mi voltai e feci per andarmene: avevo finito il gelato. Dopo tre secondi scoppiarono a ridere. La voce della ragazza mi fece girare: parlò in perfetto italiano. — Peccato, forse qualcuno di noi si sarebbe perso nei tuoi occhi blu…

Ridendo fece segno verso il ragazzo, che diventò rosso: forse non si aspettava che la sua amica lo dicesse così apertamente.

“Doppiamente sfacciati”, pensai ridendo anch’io. Però era stato divertente: un innocente gioco di un tardo pomeriggio spagnolo.

Ricordai che mi aspettavano in spiaggia e affrettai il passo. In un certo senso la cosa mi aveva lusingato. È vanitosamente gradevole sapere che, a questa età, si può piacere ancora… Ma sarà stato merito solo degli occhi? Chissà.

 “E se fu solo un gioco, resta comunque un sigillo: la certezza che gli occhi brillano ancora.”

Una pagina rituale:

"Questa pagina è stata incisa nel giorno in cui la luce di Sitges giocò con i miei occhi. Il gelato alla fragola fu la mia difesa, il sorriso fu la mia risposta, e il sigillo custodisce la certezza che gli occhi brillano ancora."

Giampaolo Daccò Scaglione

 










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